«Il lavoro che, fin da subito, si può definire completo, documentato e ricco dal punto di vista teologico e dottrinale, si suddivide in tre distinte parti precedute da una significativa introduzione. Prendendo in esame ciascuna di queste sezioni, si può intanto rilevare che l’introduzione intende già mettere a tema e illuminare alcune questioni preliminari circa la pensabilità di Dio. […] A sua volta, la prima parte dell’opera, prendendo sul serio l’istanza biblica che connota la scelta ermeneutica dell’Autore, si presenta come un vero e proprio "Saggio di lettura trinitaria della Scrittura". […] La seconda parte dell’opera, come suggerisce il titolo, si rivolge in modo molto ampio e ordinato allo studio dell’evoluzione della dottrina trinitaria lungo tutto il percorso della storia della chiesa, dai primi secoli fino all’epoca contemporanea segnata dalla “riscoperta” del mistero trinitario in prospettiva storico-salvifica e nel contesto del pluralismo religioso che caratterizza l’incontro e il dialogo tra le religioni. […] L’opera si conclude infine, con una terza parte dedicata da Cozzi alla presentazione della sua proposta sistematica in merito alla teologia trinitaria. […]
Senza dubbio, al di là dell’accurato apparato tecnico di documentazione del testo, degli indici che accompagnano il lavoro e dell’ampia bibliografia, ciò che va segnalato sul piano non solo didattico ma anche formativo dell’opera sono i numerosi "Temi di studio" che chiudono i singoli capitoli. Essi, infatti, offrono ulteriori piste di lavoro per l’approfondimento delle questioni trattate, ampliando così le possibilità di utilizzazione dell’opera anche in vista della redazione di lavori specialistici che vogliano mettere a tema aspetti particolari del discorso trinitario. Non è, inoltre, da sottovalutare, in un lavoro del genere rivolto anche agli studenti dei primi anni della formazione teologica, il linguaggio piano utilizzato che permette una migliore comprensibilità del testo anche laddove le questioni trattate risultano particolarmente difficili nella loro tematizzazione».
P. Sguazzardo, in
Lateranum LXXVII/3 (2011) 717-721