«Se è vero, come affermava qualche filosofo e teologo, posto tra l'esistenzialismo e la teologia dialettica, che nella vita è importante non rispondere a tutte le domande, bensì porsi l'interrogativo giusto, quello centrale, fondante, il presente volume si rivela un testo intelligente. Perché il suo autore, pur raccogliendo memorie già intraviste, […] ricentra l'originalità della proposta cristiana, oggi, proprio nell'esperienza di morte e risurrezione del Nazareno. Nel tempo della crisi e dei cambiamenti, l'annuncio del Vangelo si offre come nuova opportunità per l'uomo perso fra i tempi, ammaliato sempre più dalla bellezza penultima, da un orizzonte semantico solamente immanente. L'itinerario che il volume suggerisce non è semplicemente teologico, bensì antropologico: si tratta di riscoprire la qualità dell'umano in senso cristiano. È l'umano trinitario, l'umano ecclesiale. Un po' come diceva Yves Congar o Henri de Lubac: l'être ecclesial».
V. Picazio, in Asprenas 2-3/2008, 367-370