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Dio
Manfred Lütz

Dio

Una piccola storia del più Grande

Prezzo di copertina: Euro 24,50 Prezzo scontato: Euro 23,25
Collana: Books
ISBN: 978-88-399-2866-5
Formato: 13,5 x 21 cm
Pagine: 288
Titolo originale: Gott. Eine kleine Geschichte des Größten
© 2008

In breve

Un libro che punta all’essenziale, su un tema che sta sempre – e da sempre – al di là di ogni narrazione e argomentazione.
Un saggio su Dio scritto con umorismo e saggezza, senza tecnicismi filosofici e teologici, per raggiungere ogni lettore e lettrice di oggi.

Descrizione

Di rado si è scritto su Dio in maniera tanto intensa, con umorismo e saggezza, con uno stile tanto avvincente eppure tanto rispettoso del più Grande!
Sotto la penna di Manfred Lütz, autore di bestseller, la questione di Dio si trasforma in lettura piacevole ed emozionante, che arricchisce e al tempo stesso rende più saggi tanto gli scettici quanto i credenti.

«Il libro propone “una piccola storia”, nonostante sia storia di secoli e millenni, non solo perché intende andare all’essenziale, ma anche per sottolineare che il tema proposto sta sempre al di là di ogni narrazione e argomentazione, in quanto propone la storia “del più Grande”, che si può assumere come un altro nome di Dio, meno connotato sotto il profilo filosofico e teologico. In questa sfumatura si evidenzia lo sforzo dell’Autore di raggiungere ogni lettore e lettrice».
Dalla Introduzione alla edizione italiana di Rosino Gibellini.

Commento

Recensioni

Manfred Lütz non è un teologo e dunque sa parlare benissimo di Dio: espressione paradossale, eppure adatta per segnalare questo libro recentemente mandato in libreria dall'Editrice Queriniana di Brescia. Infatti Lütz è uno psichiatra che lavora in un ospedale di Colonia e tuttavia il suo volume si presenta come un'ottima, seppur volutamente «piccola», storia di Dio, caratterizzata da una straordinaria leggibilità, forse dovuta proprio al fatto che egli non è uno specialista della materia.
Il volume è stato un fortunato bestseller in Germania e, vista la notevole carenza di conoscenze riguardo al tema in esso affrontato, c'è da augurarsi che lo diventi anche in Italia, dove, purtroppo, l'ignoranza religiosa è tanto diffusa quanto sottovalutata. Scrive l'autore, spiegando lo stato d'animo con cui si è accinto a comporre l'opera: «Ho quindi semplicemente immaginato di dialogare su Dio con un tipo brillante, ma non esaltato. Sicuramente non si tratta soltanto di teorie, anzi, la questione di Dio è sempre, detto tra noi, una questione sulla vita e sulla morte». Il problema-Dio non è certamente secondario: «Chi crede veramente in Dio - afferma Lütz - vive diversamente da chi non crede», e proprio per questo il linguaggio di chi vuol parlare di Dio all'uomo di oggi deve avere il timbro della quotidianità, anche perché «quanto più importanti le cose sono per tutti, tanto più bisogna saperle esprimere in maniera semplice e universalmente comprensibile». Così ha fatto Manfred Lütz, il non-teologo che sa parlare benissimo di Dio!

M. Schoepflin, in Giornale di Brescia del 18/10/2008 p. 46



In Germania questo libro [...] ha raggiunto in breve centomila copie. È un saggio su Dio scritto con umorismo e saggezza, senza tecnicismi filosofici e teologici, anzi con uno stile quasi scanzonato e provocatorio. [...] La struttura del libro è molto semplice. Anzitutto affronta la questione dell'ateismo contemporaneo, esaminando la critica proveniente dalla psicanalisi, dal marxismo e dal nichilismo alla Nietzsche. Dopo questo excursus nella modernità, seguono alcuni capitoli emblematici: il Dio dei bambini, dei professori, degli scienziati e dei filosofi, in cui si ripercorrono le risposte date al problema di Dio nei vari momenti. Molto bello il capitolo sui bambini e sulla naturalezza con cui credono in Dio. Gli ultimi capitoli (dal 9 al 13) cambiano ancora prospettiva, che diventa biblica (il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe) e prende in esame la testimonianza dei convertiti (ad es. Edith Stein) e dei mistici, per finire con una esaltazione estetica della verità, come si rivela nell'arte e nella musica. Quest'ultimo aspetto è presente tuttavia in ogni capitolo: ad esempio, è significativo il confronto tra Michelangelo che dipinge il Giudizio Universale, dove implicitamente si critica la mondanizzazione della Chiesa, e Lutero in visita a Roma. Se i due si fossero parlati, forse il rigore religioso del tedesco si sarebbe attenuato di fronte alla sensualità latina del grande artista. Così è toccante l'emozione estetico-religiosa di fronte all'Assunta dipinta da Tiziano nella chiesa dei Frari a Venezia, o l'ascolto del “Requiem” di Verdi in un concerto dove il pubblico fu invitato a non applaudire, dato che l'esecuzione si tenne la sera del venerdì santo. Sono solo alcuni esempi di come l'autore riesce a indicare le molte vie in cui Dio si fa percepire misteriosamente all'uomo e di come unisca la competenza storica e filosofica con la curiosità critica del cronista che coglie lo spunto da una canzone di Elton John al funerale di Lady Diana, per smascherare il cinismo di fronte alla morte che permea la cultura contemporanea. Ogni pagina del libro è tessuta di questi passaggi tra l'attualità e il passato, tra la storia di ieri e le scelte che la storia di Dio ci chiama a compiere oggi.

L. Dal Lago, in CredereOggi n. 168 (6/2008) pp. 130-131

Recensioni

«L'autore, psichiatra e teologo, si cimenta in forma originalissima nella perorazione della causa di Dio ritenendola imprescindibile agli effetti della scoperta del senso della vita. Nella brillante esposizione - Lütz intende scrivere nel linguaggio comprensibile da tutti, scevro da tecnicismi e da note a piè di pagina - nella quale spazia dalla teologia alla filosofia, alla psicologia, all'arte, alla musica (prende avvio dal Elton Jobn che suona e canta nella cattedrale di Westrninster in occasione del funerale di Lady Diana e termina con un richiamo a Bach e a Mozarr), nella convinzione che “la musica è la dimostrazione esistenziale che c'è qualcosa di immateriale e che può essere cosa buona e sussistere” (279), cerca di far capire che l'ateismo di ogni tempo e soprattutto quello di alcuni (perché «gli scienziati tornano a mostrare, in misura crescente, interesse per Dio» [143]) scienziati attuali (il riferimento è soprattutto a Steven Hawking), che “si buttano sul mercato delle anticaglie intellettuali ottocentesche” (144), non è per nulla razionale e sfocia nel nichilismo (caso esemplare è Nietzsche, che a differenza di tanti altri è consapevole di questo esito). L'impostazione ha radici in Pascal e in Kierkegaard; privilegia quindi la via dello stupore (non a caso il cap. 5 è dedicato al "Dio dei bambini") e dà valore ad alcune conversioni (Editih Stein, André Frossard, Teresa di Calcutta). Dal punto di vista 'teoretico' si ispira prevalentemente a Karl Jaspers, Martin Heidegger (quello di Essere e tempo), Robert Spaemann, dal quale trae una "prova grammaticale dell'esistenza di Dio. Se non ci fosse un Dio, non si potrebbe più dire davvero: ci sarà stato qualcosa. Prima o poi, infatti, non ci sarà più nessuno che si ricordi e questa sarebbe anche la fine di ogni passato” (278). Un'opera dotta, ma piacevole, che si legge come un romanzo e aiuta a superare - a volte in maniera ironica, per non dire disinvolta - alcuni luoghi comuni relativi alla questione di Dio».


In Orientamenti Bibliografici 45/2015