In breve
Il saggio di Hans Urs von Balthasar, qui presentato in rinnovata traduzione italiana, rappresenta probabilmente il centro della produzione balthasariana, l’opera in cui sono raccolti i motivi più originali e pregnanti del teologo svizzero. L’esperienza della morte del Cristo, confermata dalla sua discesa agli inferi (morte effettiva, solidarietà con i morti dell’Ade, perdizione e lontananza da Dio), non viene interpretata mitologicamente, ma si rivela come estrema obbedienza del Figlio-servo e, proprio in quanto tale, come traduzione suprema del suo amore eterno al Padre. E, dunque, come pegno di risurrezione.
Descrizione
Questo libro è apparso dapprima come un capitolo della grande trattazione dogmatica dal titolo Mysterium Salutis (volume VI, Brescia 1971) ed è stato poco dopo ripubblicato dallo stesso autore come libro a sé stante (1969). Questo contributo di von Balthasar fu riconosciuto da tutti i critici come un'opera teologica e spirituale di ampio respiro, anzi come «il centro della produzione balthasariana, l’opera in cui sono raccolti i motivi più originali e pregnanti al tempo stesso del teologo svizzero» (dalla Introduzione di Giuseppe Ruggieri). Si tratta di una intensa meditazione del mistero pasquale secondo la scansione dei tre giorni: il mistero del venerdì santo (la croce nella vita di Gesù, l'eucaristia, l'agonia), il mistero del sabato santo (in cui il Cristo fa l'esperienza della 'seconda morte') e infine il mistero della Pasqua come teologia della risurrezione, della glorificazione del Figlio.
In questo libro l'autore ci guida, con profondità teologica, alla contemplazione di ciò che di più sconvolgente vi è nel mistero cristiano: l'abbassamento abissale del Figlio che ci rivela il mistero della vita trinitaria e ci coinvolge chiamandoci a parteciparvi. «Il paradosso consiste nel fatto che il massimo della ricchezza coincide con il massimo dell’autoimpoverimento, che si danno forme di silenzio che superano ogni clamore, che la “figura sfigurata” del Cristo possa rivelare la gloria luminosa del Padre» (Giuseppe Ruggieri).