Il rumore del silenzio. La voce del silenzio. La musica del silenzio. Queste espressioni si sentono spesso e definiscono qualcosa che sembra una contraddizione in termini. I poeti, gli scrittori, gli artisti in generale, conoscono invece questa possibilità. Il silenzio non è semplicemente assenza di suoni, rumori, ma un ritmo interiore, una voce particolare, una risonanza che si dilata nell’anima e permea tutto di sé. Allora, allargando il campo, ci si chiede se può esistere una teologia del silenzio?
Klaus Berger, teologo, affronta questo tema, partendo da un’apparente contraddizione: il cristianesimo è una religione della parola. Ma si chiede: Dio parla veramente quando “parla”? Quanto è comprensibile il suo discorso? Egli parla anche nel silenzio, cioè quando tace? Per cercare di rispondere a queste domande, l’autore presenta un testo affascinante, Una teologia del silenzio, in cui si sviluppa dapprima una “fenomenologia del silenzio”, poi un’indagine ampia ed esauriente sul tacere: dal silenzio dei grandi testimoni biblici, a quello dei cristiani di ogni epoca; dalla quiete silente della creazione, fino al silenzio della liturgia (in particolare del Sabato santo); dal silenzio dei mistici a quello ascetico, fatto di riverenza per il Mistero. Da questi passaggi Berger ricava gli elementi di una teologia del silenzio: tacendo Dio si rivela. Questo accade quando gli uomini si lasciano raggiungere dal suo silenzio, lo interpretano e lo comprendono, quando si rivolgono a lui senza troppe parole e, così, avvertono la sua volontà. […]
C. Maniaci, in
ACIstampa.com 28 febbraio 2025