In breve
Uno dei libri più personali di Klaus Berger
Un libro pubblicato postumo, che suona come il testamento di uno dei più apprezzati esegeti e teologhi tedeschi.
Descrizione
Berger affronta un’apparente contraddizione: il cristianesimo è una religione della parola. Se si mette a tema il silenzio bisogna essere consapevoli della tensione esistente fra parola e silenzio. Berger raccoglie il guanto della sfida, chiedendosi: Dio parla veramente quando “parla”? Quanto è comprensibile il suo discorso? Egli parla anche nel silenzio, cioè quanto tace?
Per cercare di rispondere a queste domande, l’esegeta e teologo tedesco sviluppa dapprima una “fenomenologia del silenzio”, poi un’indagine ampia ed esauriente sul tacere: dal silenzio dei grandi testimoni biblici, a quello dei cristiani di ogni epoca; dalla quiete silente della creazione, fino al silenzio della liturgia (in particolare del Sabato santo); dal silenzio mistici a quello ascetico, fatto di riverenza per il Ministero.
Da questi passaggi Berger ricava gli elementi di una teologia del silenzio: tacendo Dio si rileva. Dio si rivela quando gli uomini si lasciano raggiungere dal suo silenzio, lo interpretano e lo comprendono, quando nel loro stesso silenzio si fanno simili a Dio, quando si rivolgono a lui senza troppe parole e, così, avvertono la sua volontà.