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Tacere
Klaus Berger

Tacere

Una teologia del silenzio

Prezzo di copertina: Euro 33,00 Prezzo scontato: Euro 31,35
Collana: Giornale di teologia 466
ISBN: 978-88-399-3466-6
Formato: 12,3 x 19,3 cm
Pagine: 256
© 2025

In breve

Uno dei libri più personali di Klaus Berger

Un libro pubblicato postumo, che suona come il testamento di uno dei più apprezzati esegeti e teologhi tedeschi.

Descrizione

Se il cristianesimo è una religione della parola, mettere a tema il silenzio significa generare una tensione. Eppure Berger raccoglie il guanto di questa sfida, chiedendosi: Dio parla veramente quando “parla”? Quanto è comprensibile il suo discorso? Parla anche nel silenzio, cioè quando tace?
Per rispondere a queste domande, l’esegeta e teologo tedesco sviluppa dapprima una “fenomenologia del silenzio” e poi un’ampia indagine sul tacere: dal silenzio dei grandi testimoni biblici, a quello dei cristiani di ogni epoca; dalla quiete silente della creazione, fino al silenzio della liturgia (specie del Sabato santo); dal silenzio dei mistici a quello ascetico, fatto di riverenza per il Mistero.
Da questi passaggi Berger ricava gli elementi di una teologia del silenzio: tacendo, Dio si rivela. Dio si rivela quando gli uomini si lasciano raggiungere dal suo silenzio, lo interpretano e lo comprendono, quando nel loro stesso silenzio si fanno simili a Dio, quando si rivolgono a lui senza troppe parole e, così, avvertono la sua volontà.

Recensioni

Tacere, una teologia del silenzio, di Klaus Berger, è una dimostrazione esemplare degli esiti positivi che si possono ottenere utilizzando un punto di vista apparentemente semplice all’intero sistema teologico. Il silenzio, se accolto con rispetto e desiderio di accettazione si rivela di una ricchezza inattesa.

I passaggi di Berger sui quali fermarsi a riflettere sono numerosi, efficaci nella loro essenzialità: «L’esperienza più comune che gli uomini fanno con il Dio della Bibbia è il silenzio», «il silenzio di Dio è la sua pazienza», «la domanda “chi sono io?” trova risposta solamente se si trova lo stile di volta in volta individuale del proprio silenzio», «se l’uomo rimane in silenzio, Dio può parlare e agire».

Un libro da meditare, più che da leggere, che aiuta a riflettere sulla condizione umana, senza spirito rivendicativo e con grande consapevolezza della ricchezza insita nello status di quanti beneficiano del rapporto con un Dio capace per primo a essere silenzioso ascoltatore di ciò che gli viene detto nella preghiera.

O in qualsiasi altro momento della vita, che altro non è se non una preghiera ininterrotta, anche se inconsapevole.


S. Valzania, in Toscana Oggi 20 aprile 2025

«C’è un tempo per tacere e un tempo per parlare», ricorda Qohèlet. E sin dall’inizio il cristianesimo si è manifestato come la religione del silenzio. Santi, monaci e mistici in particolare ce l’hanno testimoniato. Come Isacco di Ninive: «Ama il silenzio: ti reca un frutto che la lingua non è in grado di descrivere». O Gregorio di Nazanzio, che di fronte all’immensità di Dio chiede di elevare «un inno di silenzio». I Padri del deserto sono stati un modello di questa scelta a favore del silenzio: il deserto esteriore diventa la via per il deserto interiore. La solitudine, il rifiuto del mondo con le sue seduzioni è una prova di verità per l’eremita, lo mette faccia a faccia con Dio e spesso con il demonio. Ma tutto il monachesimo, anche quello cenobitico, esprime una vita fatta di silenzi, dai pasti consumati insieme senza pronunciare una parola a una disciplina complessiva che privilegia l’astensione da ogni discorso. All’elenco dei sette peccati capitali il predicatore domenicano Guillaume Peyraut ne aggiunge un ottavo: il peccato della lingua.

Nell’era delle comunicazioni esasperate e delle connessioni istantanee giunge quanto mai opportuna la pubblicazione di un libro postumo di Klaus Berger dal titolo emblematico Tacere. Una teologia del silenzio (Queriniana, pagine 244, euro 33,00). Conosciuto da tutti gli studiosi per il best-seller Gesù, pubblicato nel 2007 e tradotto in molte lingue – citato da Ratzinger nei suoi libri su Gesù di Nazaret -, il biblista tedesco è scomparso nel 2020 ed è singolare che le ultime due opere che ci ha lasciato siano state dedicate all’umorismo e al silenzio. Nel 2022 infatti sempre da Queriniana era uscito il volume Un cammello per la cruna di un ago?, che prendeva di petto una delle questioni che più hanno intrigato teologi ed esegeti, vale a dire se Gesù avesse mai riso.

Il trasgressore di tabù, l’araldo dell’umorismo assurdo, il disturbatore esagerato: così Berger definiva Gesù. Ora si passa dall’umorismo al silenzio e anche in questo caso Cristo è protagonista, ad esempio il Venerdì e il Sabato santo. C’è poi un detto di Gesù, un agraphon extrabiblico che è stato tramandato e che recita così: «Chi ha a che fare con Dio, ha bisogno di dieci cose, una parte di solitudine e nove parti di silenzio». Commenta il teologo: «Lo sfondo è il mondo dei primi cristiani arabi, in cui soprattutto padri e madri del deserto, figure solitarie in un paesaggio arido, furono i rappresentanti del cristianesimo. Dunque, il silenzio è nove volte più importante della solitudine». Il biblista è consapevole che questa affermazione stride con l’impianto giudaico-cristiano basato sulla predicazione della Parola di Dio e che occorre semmai muoversi nel solco di una tensione fra il parlare e il tacere.

La preferenza per il silenzio risulta decisiva dinanzi allo strapotere debordante e spesso inutile della parola, ad esempio nelle funzioni religiose e nelle omelie in particolare. Il discorso sul silenzio è fondamentale soprattutto all’inizio e alla fine del mondo. Con la creazione, le tenebre e il silenzio vengono sostituite dalla luce e dall’intervento di Dio anche tramite la parola, con i tempi ultimi il silenzio si trasforma in una grande festa che garantisce stabilità e libertà da minacce e paure. Spiega Berger: «Abitualmente noi, cresciuti nella sfera d’influenza di Gen 1-2 e Gv 1, nonché del Faust di Goethe, alla creazione colleghiamo “la parola” e comunque non il silenzio. Se (come il Faust) si colloca al principio “l’azione” allora il silenzio ha già perso in partenza. Già queste osservazioni molto concise contengono in sé il dramma culturale dell’estraniazione dell’Occidente dall’Oriente».

È noto infatti che in ambito occidentale prevale il parlare e il discorrere su tutto, mentre in quello orientale il silenzio viene tenuto in grande considerazione. Tornando al racconto della creazione, per Berger «il silenzio articola l’attività di Dio, rende possibile separazione e differenziazione nella storia del corso del mondo. Il silenzio anticipatore è addirittura una carta d’identità della sovranità dell’agire di Dio». Il silenzio nel cielo è visto poi, ad esempio da Guglielmo di Saint-Thierry, come il valore più alto della vita eterna, nel luogo del riposo che la Bibbia greca chiama katàpausis.

Il Giudizio avverrà nel silenzio e il silenzio del Sabato è il modello di ogni silenzio alla fine del tempo, come si legge in Ap 8,1. Naturalmente risalta il contrasto fra la teodicea e la teologia negativa, in un’esplorazione che va da Cusano a Merton e persino a Julien Green, secondo una tradizione teologica e mistica ove il nome di Dio è impronunciabile, anzi Dio stesso è inafferrabile, comprensibile solo come abisso di silenzio. «Dio è silenzio perché è vita. È il Vivente per antonomasia», precisa alfine Berger, e dato che è Amore totale è Qualcuno a cui dobbiamo osare di dare del Tu.


R. Righetto, in Avvenire 3 aprile 2025

Il rumore del silenzio. La voce del silenzio. La musica del silenzio. Queste espressioni si sentono spesso e definiscono qualcosa che sembra una contraddizione in termini. I poeti, gli scrittori, gli artisti in generale, conoscono invece questa possibilità. Il silenzio non è semplicemente assenza di suoni, rumori, ma un ritmo interiore, una voce particolare, una risonanza che si dilata nell’anima e permea tutto di sé. Allora, allargando il campo, ci si chiede se può esistere una teologia del silenzio? 

Klaus Berger, teologo, affronta questo tema, partendo da un’apparente contraddizione: il cristianesimo è una religione della parola. Ma si chiede: Dio parla veramente quando “parla”? Quanto è comprensibile il suo discorso? Egli parla anche nel silenzio, cioè quando tace? Per cercare di rispondere a queste domande, l’autore presenta un testo affascinante, Una teologia del silenzio, in cui si sviluppa dapprima una “fenomenologia del silenzio”, poi un’indagine ampia ed esauriente sul tacere: dal silenzio dei grandi testimoni biblici, a quello dei cristiani di ogni epoca; dalla quiete silente della creazione, fino al silenzio della liturgia (in particolare del Sabato santo); dal silenzio dei mistici a quello ascetico, fatto di riverenza per il Mistero. Da questi passaggi Berger ricava gli elementi di una teologia del silenzio: tacendo Dio si rivela. Questo accade quando gli uomini si lasciano raggiungere dal suo silenzio, lo interpretano e lo comprendono, quando si rivolgono a lui senza troppe parole e, così, avvertono la sua volontà. […]


C. Maniaci, in ACIstampa.com 28 febbraio 2025