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I cristiani delle origini
Klaus Berger

I cristiani delle origini

Gli anni fondatori di una religione mondiale

Prezzo di copertina: Euro 33,00 Prezzo scontato: Euro 31,35
Collana: Books
ISBN: 978-88-399-2872-6
Formato: 13,5 x 21 cm
Pagine: 376
Titolo originale: Die Urchristen. Gründerjahre einer Weltreligion
© 2009

In breve

Come è potuto accadere che un piccolo gruppo di ebrei abbia conquistato, nel giro di pochi decenni, il mondo allora conosciuto?
Chi erano i primi cristiani?
Klaus Berger, uno dei migliori conoscitori del cristianesimo delle origini, presenta in questo libro la continuazione del suo bestseller teologico: Gesù.
Un panorama complesso della vera storia della chiesa delle origini.

Descrizione

Con il suo Gesù, autentico bestseller, Klaus Berger ha pubblicato una summa, apprezzata a livello internazionale, della ricerca storica e scientifica sul fondatore e fondamento del cristianesimo. Berger si dedica ora – in questo testo che costituisce la continuazione dell’opera precedente – agli anni di fondazione del cristianesimo, a quel cinquantennio che va dalla risurrezione fino alla scomparsa della prima generazione dopo Gesù o – come lo si chiama tradizionalmente – al “periodo apostolico”.
Se Gesù è stato la matrice, l’innesco, l’irruzione sorprendente grazie alla quale si è messa in moto l’avventura, dall’iniziativa locale di una manciata di pescatori e contadini dalle umili origini, nell’angolo più remoto dell’antichità, è nata in un battibaleno una religione mondiale.
I primi cristiani rappresentavano un’alternativa attraente alla religiosità pagana dell’epoca – e questo sul piano intellettuale, etico ed esistenziale – non solo per il fatto che professavano la fede in un unico Dio, ma soprattutto perché era dimostrabile che il loro Cristo era esistito realmente. La loro dottrina si basava dunque su un fondamento storico. Diversamente dalla società romana emarginante, poi, il cristianesimo era egualitario e universale: poveri e ricchi, uomini e donne, tutti erano benvenuti, per tutti gli strati sociali e per tutti i popoli una via nuova era aperta. A differenza dei culti sacrificali dell’epoca, i seguaci di Cristo offrivano una forma religiosa al cui centro stava l’amore: il pasto eucaristico invitava a partecipare al divino e rendeva possibile una genuina identificazione umana con il Dio fatto uomo.
Un saggio imperdibile che fa chiarezza su una delle epoche più appassionanti non soltanto della storia della chiesa, ma della storia in generale.

Recensioni

«A circa quattro anni dal suo fortunatissimo “Gesù”, […] Klaus Berger prosegue la sua accattivante presentazione delle origini cristiane […]. Il piano espositivo dell’opera segue la ricostruzione degli eventi, per come essi sono attingibili entro l’ambito delle prime comunità: la gente, la vita comunitaria e liturgica, l’impianto ministeriale, la presenza di gruppi in contrasto, la formazione del canone cristiano dei libri biblici, le ragioni del successo del cristianesimo come religione universale. Come nel precedente “Gesù”, la scrittura di Berger si dimostra qui letterariamente pregevole e, anche per tale ragione, accattivante per il lettore. Non mancano, tra le pieghe dell’esposizione prese di posizione anche vivaci sull’attualità, giacché il rigore della ricostruzione storica non è mai disgiunto da un autentico páthos ecclesiale (ed ecumenico). […] Malgrado tali incursioni su alcune delle problematiche oggi più scottanti, la trattazione si è fatta qui forse più compatta rispetto al volume precedente, nel complesso meno incline agli excursus di carattere esperienziale e perciò forse più prossima al saggio storiografico come tradizionalmente inteso. Ciò nondimeno, le scelte espositive qui riconfermate dall’Autore di procedere nell’esposizione per tesi personali più che non per rassegna e discussione di opinioni altrui, di escludere le note in calce e limitare al massimo la bibliografia avvicinano questa singolare opera a un taglio che potrebbe definirsi di "riflessione" storica, piuttosto che trattatistico o ancor meno manualistico nel senso convenzionale del termine. Un saggio quindi che seppure obiettivamente difficile, a motivo del suo peculiare genere e stile espositivo, da porre in adozione entro un corso accademico, merita ciò nondimeno di essere considerato con attenzione non solo da studenti e cultori della materia, ma anche dagli operatori della pastorale per l’efficacia con cui riesce a richiamare l’attenzione su problematiche storiche decisive, dimostrandone la connessione con l’autocoscienza e la prassi ecclesiale».


F. Pieri, in Rivista Teologia dell’Evangelizzazione 28/2 (2010) 481-484