[…] Il libro "Senza impedimenti. Le donne e il ministero ordinato" esce poco prima dell'intervista di Papa Francesco alla televisione statunitense CBS; in occasione della Giornata Mondiale dei Bambini, in cui il Pontefice, fortemente sollecitato dalla giornalista a dare una risposta chiara, afferma il 'no' all'accesso delle donne al Diaconato se inteso come ministero ordinato. Ministero riservato esclusivamente agli uomini in quanto uomini. I suoi predecessori lo avevano ribadito più volte che la questione della ordinazione delle donne era un tema chiuso.
«Dal fatto che la chiesa ha fatto una cosa, possiamo concludere che poteva e può farla. Ma dal fatto che non ha fatto una cosa, o almeno non sappiamo se l'ha fatta, non è sempre prudente concludere che non può farla e che non la farà mai» (Yves Congar).
Il Sinodo sull’Amazzonia e la prima sessione del Sinodo sulla Sinodalità hanno riaperto il dialogo sull’ordinazione delle donne o dei viri probati. Nelle sintesi dei gruppi di lavoro di entrambi i Sinodi si pongono domande chiare ed esplicite che richiedono e meritano una risposta, non solo, però, alla luce di ciò che già sappiamo; ma con un’attenzione a tutte le posizioni teologiche, senza paure di scomodare posizioni consolidate.
Il libro, curato dal teologo Andrea Grillo, presenta il contributo di 3 teologhe e 3 teologi, con una prefazione di Marinella Perroni, biblista. Tutti gli interventi mirano a offrire una prospettiva critica sulle motivazioni che la riserva maschile all'accesso delle donne al ministero ordinato continua a sostenere.
La Chiesa non ha il potere di cambiare la Tradizione e di modificare qualcosa che è stato rivelato nella Parola. Quindi se il sacerdozio è legato al genere maschile, deve anche essere legato agli altri aspetti culturali legati a Gesù: le sue origini giudaiche.
«… il ministero sacerdotale attuale corrisponde al ministero apostolico; il ministero apostolico è affidato solo ai Dodici, come estensione del ministero di Gesù; i Dodici erano maschi come Gesù era maschio e questa caratteristica è essenziale per l'incarico ricevuto» (Emanuela Buccioni).
Il ruolo della donna si è andato modificando notevolmente negli ultimi due secoli; pertanto, la giustificazione dell'incapacità del genere femminile di gestire la vita pubblica è oggi anacronistica. Il tema era stato già sdoganato dall'Enciclica Pacem in Terris di Giovanni XXIII, quando afferma: «In secondo luogo viene un fatto a tutti noto, e cioè l'ingresso della donna nella vita pubblica: più accentuatamente, forse, nei popoli di civiltà cristiana; più lentamente, ma sempre su larga scala, tra le genti di altre tradizioni o civiltà. Nella donna, infatti, diviene sempre più chiara e operante la coscienza della propria dignità. Sa di non poter permettere di essere considerata e trattata come strumento; esige di essere considerata come persona, tanto nell'ambito della vita domestica che in quello della vita pubblica».
Un testo profetico, vedendo il ruolo che, oggi, giocano le donne nella società, nella scienza e nella politica. In questo la Chiesa è in un ritardo mostruoso. Non è sufficiente chiamare a lavorare in Vaticano donne, consacrate e laiche, per vedere un discepolato di eguali farsi realtà, come tante donne e uomini chiedono.
Nel testo dell'Enciclica si evidenzia anche un altro elemento importante: il ruolo della donna non è vissuto nello stesso modo nei diversi contesti geografici e culturali. Così come il desiderio per una giustizia di genere nella Chiesa non è sentito e abbracciato da tutte le donne a tutte le latitudini. Questo è un dato che va accolto e rispettato.
Allo stesso tempo, non è possibile aspettare che tutto il mondo faccia un cammino culturale per arrivare a riconoscere che l'esclusione delle donne perché donne a ruoli e spazi nella Chiesa è da rivedere e rileggere, alla luce della tradizione e delle scienze umane, teologiche e bibliche.
«Forte è la speranza che, dopo il tempo dell'ascolto, arrivi il tempo del confronto e della discussione e che vengano messe apertamente sul tavolo le questioni e ricercate insieme possibili vie di soluzione». Così scrive Marinella Perroni nella prefazione.
I capitoli del libro sono divisi per temi e autrici/autori, offrendo diverse letture dello stesso tema:
1. Emanuela Buccioni: prospettiva biblica
2. Cristina Simonella: prospettiva storica
3. Luigi Mariano Guzzo: prospettiva canonica
4. Serena Noceti: prospettiva teologica ecclesiale
5. Luca Castiglioni: prospettiva teologica del ministero ordinato
6. Andrea Grillo: prospettiva teologica degli impedimenti
Un assunto comune alle diverse posizioni è il sacerdozio battesimale comune a tutto il Popolo di Dio: concetto fortemente ribadito nei documenti conciliari del Vaticano II. Luigi Mariano Guzzo, rifacendosi alla Lumen gentium scrive: «Pur mantenendo una divina e gerarchica costituzione, la chiesa si concepisce anzitutto come popolo di Dio. Tale categoria esprime una società di 'eguali' fondata sul battesimo, in un dialettico rapporto tra 'sacerdozio comune dei fedeli' e 'sacerdozio ministeriale o gerarchico'».
Così come il sensus fidei e il sensus fidelium: il popolo di Dio come spazio teologico, dove Dio si esprime e si rivela.
«Qual è il modello di teologia del ministero ordinato che assumiamo come riferimento nel dibattere sull'ordinazione delle donne? Quale modello motiva nel magistero pontificio post-conciliare le dichiarazioni sulla non-ordinazione sàcerdotale delle donne? E quali altri modelli di teologia del ministero ordinato, invece, orientano e sostengono la possibilità di ordinazione femminile?», si domanda Serena Noceti.
Cristina Simonelli, nel suo percorso storico, ci mette in guardia dalle 'rimozioni che annebbiano la vista e invalidano il processo': «Pare talmente scontata non solo l'assenza delle donne dalla scena autorevole della tradizione, ma anche l'esplicita proibizione della loro assunzione di ruoli ministeriali ordinati, che la questione viene sbrigata con poche citazioni scontate per lo più riferibili alla sanzione di donne 'eretiche'».
Come dire l'assenza di riferimenti femminili nei Padri della Chiesa non ci dice dell'assenza effettiva del femminile; ci racconta di una difficoltà tutta maschile a narrarne la presenza.
La riflessione di Luca Castiglioni pone in evidenza la debolezza della definitività del no al tema dell'ordinazione, così come delle motivazioni a sostegno della posizione. «In ogni caso, il punto decisivo è che l'atto di costituzione dei Dodici da parte di Gesù Cristo non poteva essere governato da una questione relativa al ruolo delle donne nel successivo ministero della chiesa, perché in esso ciò che conta è il valore simbolico del numero e del gruppo, riferito alle sue dodici tribù, che hanno come capi i dodici apostoli».
Desidero chiudere questa recensione con le parole che Andrea Grillo usa al termine della sua riflessione che decostruisce le diverse motivazioni della riserva maschile all'ordinazione femminile. «Si apre così lo spazio teorico e pratico per configurare una vocazione universale al ministero ecclesiale. Tutti i battezzati, uomini e donne, possono accedere al ministero ordinato. Non perché ne abbiano il diritto – nessuno, né maschio né femmina, ha 'diritto' di ricevere i sacramenti –, ma perché non si legge più nel sesso femminile un impedimento all'esercizio dell'autorità, nella società come nella chiesa».
P. Morgante, in
Studi Storici e Religiosi 2/2024, 127-132