In breve
Un saggio, dotto e raffinato, che getta nuova luce sulle ragioni profonde della riforma liturgica del concilio Vaticano II, vista come passaggio necessario della coscienza ecclesiale contemporanea. Né contro né senza Pio V, ma senza dubbio oltre Pio V.
Descrizione
La riforma liturgica del concilio Vaticano II rischia di non essere più compresa. Diversi segnali sollevano dubbi e perplessità nel corpo ecclesiale. Estensione della validità dell’“indulto” per l’uso del Messale di Pio V, richieste di maggiore impegno nell’uso delle lingue “morte”, interviste disinvolte o superficiali di importanti ufficiali della Curia romana, irrigidimenti poco giustificabili – e spesso peggio giustificati – in fatto di traduzioni, inversione delle priorità tra mistero e disciplina.
Il compito cui si dedica questo saggio è di riscoprire le ragioni profonde che ci permettono di leggere la riforma liturgica come passaggio necessario della coscienza ecclesiale contemporanea, né contro né senza Pio V, ma senza dubbio oltre Pio V.
Purché non abbiamo deciso – disperatamente – di essere gli ultimi cristiani ancora fedeli ad una grande tradizione (solo) antica, ridotta alla figura di un passato prezioso da chiudere in un museo, con aria condizionata e sistemi di sicurezza, ma senza vita e senza figli.