In breve
Editoriale di Rosino Gibellini
«Le tre parti in cui si articola questa teologia della speranza si riferiscono ai tre grandi inizi della nostra esistenza: nascita, rinascita, risurrezione. Nella prima parte tratto infatti della fanciullezza e della gioventù, quindi degli inizi temporali della vita. Nella seconda parte tratto del coraggio di vivere. Solo nella terza parte tratterò, poi, delle cosiddette “cose ultime”: morte, giudizio, vita eterna».
Descrizione
Il cristianesimo vive di una promessa, la risurrezione di Cristo, che dischiude un orizzonte di speranza a tutta l’umanità: «È come una freccia lanciata nel mondo per indicarne il futuro».
Di questa speranza noi non siamo gli interpreti o i fruitori passivi. Siamo invece «collaboratori del futuro», in azione per dare concretezza alla speranza, già incamminati verso il compimento finale. Parliamo di una speranza creativa, dinamica, militante. In chiave messianica, noi viviamo di anticipazione (che non è ancora compimento, ma frammento del tutto che viene): resistiamo alle forze del male e della morte, ci dedichiamo al presente perché si apra al futuro, rappresentiamo ciò che ancora deve venire. Lo facciamo evitando due estremi esiziali: l’entusiasmo fanatico e la rassegnazione tragica.
«Dalla speranza cristiana ci viene la forza di risorgere dopo tutti i fallimenti e le sconfitte della nostra vita, la forza di rinascere a vita nuova dalle tenebre della morte, la forza di ricominciare quando la colpa ci aveva reso la vita impossibile» (J. Moltmann).