A partire dal 2021 la Conferenza episcopale italiana (CEI) organizza un incontro annuale destinato ai vescovi provenienti dalle aree interne della nostra penisola, per le quali s’avverte l’urgenza di un’attenzione pastorale specifica. Tre relazioni principali dei raduni finora svoltisi a Benevento sono ora raccolte nel volume curato dall’arcivescovo locale Felice Accrocca.
Mons. Mariano Crociata, vescovo di Latina-Terracina-Sezze-Priverno e presidente della Commissione degli episcopati dell’Unione europea (COMECE), parte dalla considerazione che negli ultimi decenni si è passati «da una fede percepita come ovvia a una fede considerata come un’opzione tra le altre» (16). Anche la parrocchia, che «è la scoperta e l’applicazione del principio territoriale come condizione di incarnazione dell’annuncio cristiano» (25), è coinvolta in questi cambiamenti. Accade così che «il territorio di residenza non è più così determinante nella conduzione dell’esistenza di molte persone» e che «l’appartenenza ecclesiale può essere gestita su base elettiva» (27). Da rivedere il ruolo dei presbiteri, il cui ministero dev’essere «a servizio delle persone e delle comunità, e non occupazione da guardiani di chiese da tenere aperte a tutti i costi. Non si decidono gli orari e il numero delle celebrazioni, per esempio, solo per garantire la valorizzazione di una o più chiese» (44).
Il card. Roberto Repole, arcivescovo di Torino e vescovo di Susa, con un articolato ragionamento storico e teologico raccomanda d’evitare «soluzioni che mettano in campo una concezione del presbitero esclusivamente cultuale e magari sacrale» (66), riscoprendo il ruolo del diaconato che, «nell’impegno a tessere e curare le relazioni, prepari per così dire il terreno al servizio di presidenza del presbitero» (70).
Mons. Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara e presidente della Commissione della CEI per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi, denunciando come contraddittoria la retorica di «una Chiesa tutta ministeriale» (78), auspica «una Chiesa che non sia solo di collaboratori, ma di corresponsabili» (91).
F. Casazza, in
Il Regno Attualità 20/2025, 596