Questo libro di Franco Giulio Brambilla, teologo e vescovo di Novara, è una bussola, che guida e offre per il nostro tempo l’orientamento verso l’autentica direzione della fede. Il volume è concepito analogamente a un polittico di quattro tavole: la sua prima disamina, che corrisponderebbe alle prime due tavole, si sofferma ed esorta tutti (credenti, tiepidi e indifferenti) su Le Dieci Parole della fede, attraverso un confronto tra il Credo Apostolico e il Credo Niceno-costantnopolitano, nell’anno del XVII centenario del Concilio di Nicea (325). «Il Credo è un segno di comunione fraterna: riconosce che tu, io e noi siamo uniti nella forza e nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito – scrive Franco Giulio Barmbilla –. La “tessera della fede” non è la fede, ma ne è il sigillo di riconoscimento». «Il simbolo – spiega – è la bussola», non il cammino, perché «senza bussola il cammino della fede può perdersi nei sentieri interrotti della vita».
Da esperto conoscitore della storia ecclesiastica e non solo, Brambilla, per molti anni docente ordinario di cristologia e antropologia, sa cogliere tra le pieghe dell’attualità i limiti di un esasperato solipsismo. «Anche noi – sottolinea – stiamo vivendo un grande cambiamento d’epoca», ma corriamo «il pericolo della diminuzione della specificità della vita umana della differenza di uomo e donna».
Una scrittura, la sua, caratterizzata da semplici immagini che permettono di penetrare agevolmente il contenuto del testo. È questo un metodo che consente di afferrare il senso e la bellezza meravigliosa della Parola di Dio, il Logos, nella persona di Gesù Cristo, l’unico che possa anche oggi significativamente trasformare le coscienze. «Tuttavia – afferma il vescovo –, la Chiesa non potrebbe trasmettere la fede, se la famiglia donasse solo la vita e non anche la fiducia che essa possa essere spesa nel tempo e cambiare il mondo. Dal grembo fiorisce la speranza!».
Le altre due tavole del polittico tracciato dall’autore s’intrecciano con le prime due, che in questo ambito rappresentano i pannelli principali. «Le seconde due tavole – continua il teologo – riguardano gli attori del “triangolo educativo” (famiglia, comunità, scuola, nel quadro della società) che sono chiamati ad operare in stretto contatto tra loro». La terza tavola, invece, è dedicata al «tema dei padrini, che oggi versa in profonda crisi e che potrà ricevere nuova luce» solo se si passerà «dai padrini presenti per un giorno (sponsor) ai padrini compagni di viaggio (testimoni) lungo il cammino della crescita», scrive. Nella quarta tavola, infine, l’autore disegna le linee di fondo della spiritualità del catechista: «Il suo ministero, di fatto o istituito – auspica il vescovo –, sia attraversato dalla passione della testimoniana personale, nella rete dei rapporti con la famiglia, la comunità e la scuola».
R. Cutaia, in
Avvenire 4 novembre 2025