Non è facile oggi parlare ai ragazzi, soprattutto di tematiche legate alla fede. Ben venga allora la condivisione di esperienze positive, non solo nel numero dei partecipanti ma anche nella qualità dell’esperienza vissuta. È il caso delle meditazioni tenute a Torino dall’arcivescovo Roberto Repole, raccolte e rielaborate in questo libro.
Lo scopo è suscitare un interrogativo: che «cosa ha a che fare la vicenda di Gesù con la mia vita?» (6). Il punto di partenza è la presa di coscienza di non essere i padroni del mondo, accorgendosi d’avere «bisogno di altro e di altri per vivere» (21).
Le esperienze negative dell’esistenza possono indurre a perdere lo sguardo positivo sulle persone e sulle realtà. L’incontro con il Signore, nella liturgia domenicale, fa però riscoprire a ciascuno la consapevolezza d’essere «amato e riempito dell’amore di Dio, che resiste e rimane, anche quando sperimentassi la distanza di altre persone, il tradimento di alcuni amici, l’indifferenza di qualcuno da cui mi aspetterei attenzione. Io sono amato per quello che sono» (26). Insomma, «noi non siamo i nostri sbagli» (28).
Naturalmente non mancano le difficoltà esterne, che nella nostra società secolarizzata si manifestano spesso con il dileggio e la presa in giro, ma in molte parti del mondo anche con la violenza e la persecuzione: eppure Gesù «vuole che gli uomini vedano e sperimentino che neppure chi rifiuta l’amore di Dio viene escluso da questo amore» (37).
Le relazioni non sono sempre facili. Il fatto è che spesso «noi confondiamo l’amicizia, la simpatia o la sintonia con l’amore. Amare non è per forza sentirsi amici e vicini. Amare è sempre anche decidere di volere bene, pure quando l’altro non appare amabile. E questo è possibile solo se noi stessi ci sentiamo amati così» (43).
Fare proprio lo sguardo di misericordia di Cristo in croce è una strada per vivere e condividere l’amore. Il percorso proposto ai giovani in questo libro dall’arcivescovo Repole aiuta a rendere vitale nell’esistenza quotidiana il mistero pasquale che si celebra nella fede, ma che non di rado rimane ai margini della vita, anche di quella dei credenti.
F. Casazza, in
Il Regno Attualità 10/2024, 307