Disponibile
Maria Maddalena
Sylvaine Landrivon

Maria Maddalena

La fine della notte

Prezzo di copertina: Euro 16,00 Prezzo scontato: Euro 15,20
Collana: Books
ISBN: 978-88-399-2890-0
Formato: 13,5 x 21 cm
Pagine: 192
Titolo originale: Marie-Madeleine. La fine de la nuit
© 2019

In breve

Questo libro riesce a ritrovare lo slancio teologico prodotto da Maria di Magdala – fedele quando i discepoli tradivano, coraggiosa quando fuggivano, fiduciosa quando avevano rinunciato a ogni speranza.

Descrizione

In quell’alba che annuncia la fine della notte, in quell’ora in cui «è ancora buio» (come annota l’evangelista Giovanni), esplode la gioia della Pasqua per Maria Maddalena, l’amica di Gesù, la prima persona a cui il Signore si mostra risorto.
La tradizione occidentale, in seguito, ha però mescolato e confuso le figure femminili che attorniavano Gesù. E così Maria Maddalena, erroneamente associata da Gregorio Magno la peccatrice (anonima), è stata immersa nella notte delle forze oscure di una corporeità che potrà sublimarsi solo nello slancio mistico e in una vita di penitenza.
Superando questa confusione grazie a un ritorno critico sulle fonti, il XX secolo ha ripulito a poco a poco l’immagine più autentica di Maria di Magdala. Oggi, mediate gli apporti di esegeti e teologi, ma anche per merito delle scienze umane e del nuovo sguardo che esse posano sulle donne, è ora di dare impulso a una nuova uscita dalla notte per la Maddalena, rinnovando il senso del celebre appellativo che le è riservato da secoli: “apostola degli apostoli”.
E, a partire da questa compagna di Gesù riconosciuta finalmente nella sua dignità, nella sua fedeltà, nella sua fede senza difetti, è possibile rivalutare da capo la luce che la sua figura riflette su tutte le donne nella chiesa di domani.

Recensioni

Magdala è citata nei Vangeli come la città di Maria Maddalena, una delle discepole itineranti di Gesù. Situata sulla sponda occidentale del lago di Tiberiade (o Genezaret), è nota dalle fonti giudaiche per la coltivazione delle acacie, il cui legno era trattato con rispetto perché utilizzato nella costruzione dell’Arca dell’alleanza. Di cultura ellenistica, doveva la sua importanza alla fiorente industria ittica (come indicato anche dal suo nome talmudico di Migdal Nunaya, torre dei pesci, e da quello greco di Tarichea, pesci salati) che la vedeva dotata di una flotta di 230 pescherecci. Durante la rivolta anti-romana in Galilea ebbe un ruolo di rilievo quale quartier generale di Flavio Giuseppe, finendo per essere assediata e distrutta dalle truppe di Vespasiano e di Tito.

Ricostruita, tornò ad essere prospera fino al declino economico e all’abbandono definitivo nel IV secolo, dopo il terremoto del 363 che determinò il trasferimento dell’attività commerciale ittica nella vicina Cafarnao. Una certa ripresa si riscontrò nel periodo bizantino quando, accanto ad un monastero dotato di strutture di accoglienza, venne edificato un santuario in cui si venerava la “casa” della Maddalena, meta di pellegrinaggi almeno fino alla fine del XIII secolo. In seguito sulle loro rovine s’installò un villaggio arabo distrutto nel 1948.

Porzioni dell’antica città e delle strutture portuali sono state riportate alla luce negli scavi archeologici che da anni vanno conducendo i francescani dello Studium Biblicum di Gerusalemme. Tra il resto, un complesso termale ha restituito, insieme ad altri manufatti che rimandano alla vita quotidiana, balsamari per prodotti cosmetici e profumi del tipo di quelli menzionati da Luca nel suo Vangelo: «Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato; e stando dietro, presso i suoi piedi, piangendo cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato”». […]

Ma torniamo al discusso personaggio che ha dato luogo a tutta una serie di equivoci sui quali ora fa chiarezza il saggio edito dalla Queriniana: Maria Maddalena. La fine della notte. Fine della notte perché, mentre era ancora buio, stava per sorgere l’alba della resurrezione che avrebbe inondato di gioia la discepola di Gesù.

Nei Vangeli, precisa l’autrice, la biblista Sylvaine Landrivon, si parla di tre donne distinte che ebbero a che fare con Cristo in relazione ad un profumo. Una è Maria di Magdala dalla quale – leggiamo in Luca – «erano usciti i sette demoni»; Giovanni la menziona presente sotto la croce, Marco al sepolcro «con Maria madre di Giacomo e Salome» per ungere il corpo del Maestro, e ancora Giovanni la descrive a colloquio col Risorto, inizialmente scambiato col custode del giardino. Un’altra è l’anonima prostituta che in casa del fariseo Simone cosparge di olio profumato i piedi di Gesù e li asciuga con i suoi capelli. La terza è Maria di Betania, sorella di Marta e di Lazzaro, che compie lo stesso gesto di unzione nei riguardi del Signore, suscitando il rimprovero di Giuda. Tre donne distinte, dunque: e tali le considerarono i Padri Greci, da Severo di Antiochia a Giovanni Crisostomo.

Diversamente da loro, Agostino, e più ancora Gregorio Magno in Occidente, seguito da altri, identificarono le tre in una sola: Maria Maddalena, peccatrice pentita trasformatasi, secondo una leggenda medievale, in santa e patrona degli eremiti per aver condotto vita monastica e penitenziale in Francia nella grotta della Sainte Baume. Questa tradizione ha messo in ombra, al dire di Tommaso d’Aquino e degli ultimi due papi, la peculiare funzione di Maria di Magdala: essere stata prima testimone del Risorto e, secondo una definizione di Ippolito di Roma, “apostola degli apostoli” ai quali annunciò l’evento della resurrezione (senza peraltro essere creduta).

È comunque un personaggio che ha lasciato un segno importante nella storia dell’arte e nell’immaginario comune fino ai nostri giorni. Come testimonia la stessa copertina del volume, che di Georges de la Tour, originale interprete delle innovazioni apportate dal Caravaggio, riproduce una delle sue versioni della Maddalena penitente, quella esposta al Metropolitan Museum di New York. La donna vi è raffigurata nel drammatico momento della conversione, seduta accanto ai gioielli simbolo dei suoi trascorsi, mentre contempla uno specchio e in grembo poggia le mani su un teschio, emblema di ciò che passa. L’atteggiamento meditativo e l’intimità della stanzetta – un interno buio illuminato solo da una candela – trasmettono un senso di pace finalmente raggiunta dopo i tormenti della vita passata.


O. Paliotti, in CittàNuova.it 15 novembre 2019

«Giù le mani da Maria Maddalena»: così titolammo su queste pagine diversi anni fa un articolo di Gianfranco Ravasi. Era il tempo dell'uscita in libreria del Codice da Vinci di Dan Brown, con le sue fantasie sul personaggio femminile dei Vangeli e sulla sua relazione con Gesù. Ma oltre a smontare gli equivoci su Maria di Magdala, nonché le suggestioni gnostiche degli scritti apocrifi, il biblista ora cardinale delineava i contorni della sua figura, che erroneamente molti Padri della Chiesa hanno identificato con la prostituta pentita che unge i piedi di Cristo con olio profumato e li asciuga con i capelli. L'episodio è raccontato da Luca nel capitolo 7 e in quello immediatamente successivo fra le discepole del Messia viene citata Maria di Magdala «dalla quale erano usciti sette demoni». Di qui la confusione. Vanno poi ricordati gli episodi narrati da Marco e Matteo sulla donna anonima che nella casa di Simone il lebbroso a Betania versa sul capo di Gesù un vaso d'alabastro contenente olio aromatico e, infine, quello analogo di Maria di Betania, la sorella di Marta e di Lazzaro che sempre in Luca si siede ai piedi del Salvatore compiendo anch'essa il gesto dell'unzione.

Ecco, un'ampia tradizione teologica ha finito per riunire tutte queste figure femminili in una sola persona, Maria Maddalena, grande peccatrice redenta da Gesù. Condizionando anche in maniera decisiva il mondo dell'arte e della letteratura, che l'ha ritratta con il corpo spesso denudato e i capelli sciolti in un atteggiamento di penitenza (si pensi al famoso quadro di Georges de la Tour conservato al Metropolitan Museum di New York) o alle opere di Pasternak e Achmatova, Jacob e Claudel, fino a Rebora e Saramago.

A una revisione di questo modello consolidato anche nel pensiero di tanti fedeli invita un saggio della teologa francese Sylvaine Landrivon, docente all'Università Cattolica di Lione, che definisce sin dalle prime pagine Maria di Magdala, villaggio posto sulle rive occidentali del lago di Tiberiade, «un personaggio scomodo che non ha mancato di suscitare sospetto e interrogativi», spesso divenuto simbolo dell'immoralità capace di uscire dal buio con una vita di penitenza e di sublimarsi nello slancio mistico. L’autrice bene mette in luce la differente valutazione espressa dalla tradizione occidentale, propensa a riconoscere una sola donna negli scritti degli evangelisti, rispetto a quella orientale, che ha accolto senza confonderli la presenza di personaggi femminili differenti. I Padri greci non stabiliscono nessun rapporto fra Maria di Magdala e le donne protagoniste delle varie scene di unzione. Così ad esempio Severo di Antiochia: «Ci furono tre donne distinte per le qualità personali, per il modo di agire, per la diversità del tempo». Allo stesso modo Tertulliano, Clemente Alessandrino, Giovanni Crisostomo e Romano il Melode evitano ogni sovrapposizione.

Non così Agostino, secondo il quale abbiamo a che fare con «la stessa peccatrice». Ma in Occidente sarà soprattutto Gregorio Magno a fare di queste donne del Vangelo una sola e medesima persona, ormai chiamata Maria Maddalena, e a determinarne il culto di santa peccatrice, considerata patrona dei penitenti. «Forti di questo messaggio potente – scrive Landrivon – i secoli successivi non considereranno più questa discepola di Gesù secondo criteri diversi da quelli di una donna di malaffare, toccata dal rimorso, dalla desolazione e dal pentimento».

È noto che papa Francesco nel 2016 ha elevato a grado di festa la celebrazione di santa Maria Maddalena (che finora era stata solo "memoria"), mettendo in risalto la peculiare funzione di Maria di Magdala quale prima testimone che vide il Risorto e prima messaggera che annunciò agli apostoli la risurrezione del Signore. Ed è proprio questo ruolo essenziale che secondo l'autrice nel cristianesimo occidentale ha finito per essere posto in secondo piano. Tutti gli evangelisti concordano nel rimarcare in primo luogo la sua presenza al momento della crocifissione e della sepoltura di Cristo. Il tutto culmina poi nel famosissimo incontro tra Cristo e Maria di Magdala davanti alla tomba raccontato dal Vangelo di Giovanni, allorché la donna inizialmente lo scambia per il custode del giardino, sino al momento in cui Gesù si fa riconoscere e alla famosa scena del Noli me tangere, così tante volte illustrata dall'iconografia.

Ma Gregorio e con lui molti altri privilegiano il mix dilussuria e lacrime nel presentarne la figura: «Cosa significano questi sette demoni – scrive nell'Omelia XXIII – se non la totalità dei vizi?». In realtà, come ha precisato Ravasi, «il demonio nel linguaggio evangelico non è solo radice di un male morale ma anche fisico che può pervadere una persona. Il "sette", poi, è il numero simbolico della pienezza. Non possiamo, dunque, sapere molto sul male grave, morale o psichico o fisico che colpiva Maria e che Gesù le aveva eliminato». I demoni cacciati dal suo corpo non rappresentano per forza i vizi, e la lussuria in particolare.

Di Maria di Magdala bisogna piuttosto rilevare la specificità di prima testimone della Resurrezione: perché Gesù apparve a lei per prima e non agli Undici? Persino Tommaso d'Aquino ha sottolineato tre suoi privilegi: «Primo, il privilegio dei Profeti, perché essa meritò di vedere gli angeli. Secondo, la sublimità degli angeli, per il fatto che vide il Cristo, nel quale gli angeli desiderano fissare lo sguardo. Terzo, il compito degli apostoli; anzi, essa fu fatta apostola degli apostoli, perché le fu affidato l'incarico di annunziare ai discepoli la risurrezione del Signore». La denominazione di "apostola degli apostoli" risale a Ippolito di Roma ma raramente è stata ripresa e sviluppata. La si ritrova appunto nell'Aquinate e nelle espressioni recenti di alcuni pontefici, fra cui Benedetto XVI e Francesco. «Come sembra invitarci a fare papa Francesco» conclude l'autrice del saggio «mediante la nuova liturgia riservata a Maria Maddalena, forse è venuto il momento sia di riconoscere meglio il valore di questa testimonianza femminile, così vicina alla rivelazione, sia di concedere sulla base di questo fondamento alle donne altre funzioni nella Chiesa».

Senza proporre il sacerdozio femminile, Landrivon suggerisce apertamente nuove valorizzazioni per la donna, ma soprattutto un nuovo approccio. Un po' come ha fatto il Papa stesso al vertice sulla pedofilia in Vaticano del febbraio scorso dopo aver ascoltato l'intervento di una relatrice: «Tutti noi abbiamo parlato sulla Chiesa, stavolta era la Chiesa stessa che parlava. È il genio femminile che si rispecchia nella Chiesa che è donna. Non si tratta di dare più funzioni alla donna nella Chiesa – sì, questo è buono, ma non risolve il problema –, si tratta di integrare la donna come figura della Chiesa nel nostro pensiero». Maria di Magdala, discepola e amica di Gesù, che per prima lo vide risorto, può aiutarci in questa riscoperta contro il clericalismo e il maschilismo che attanaglia il cattolicesimo.


R. Righetto, in Avvenire 19 luglio 2019, 13

In quell'alba che annuncia la fine della notte esplode la gioia della Pasqua per Maria Maddalena, l'amica di Gesù, la prima persona alla quale il Signore si mostra risorto. La tradizione occidentale, in seguito, ha però mescolato e confuso questa figura femminile, erroneamente associata alla peccatrice (anonima). Il ritorno critico alle fonti ha consentito di ripristinare gradualmente l'immagine più autentica di Maria di Magdala, rinnovando il senso del celebre appellativo che le è riservato di "apostola degli apostoli".

A partire da questa grande figura, riconosciuta nella sua fedeltà e ostinata fede, è possibile avviare una nuova riflessione sulle donne nella Chiesa di domani.


L. Cabbia, in Rogate Ergo 5/2019, 59

Nell'Introduzione l'autrice Sylvaine Landrivon, teologa francese, ripercorre le varie interpretazioni assegnate nel corso dei secoli alla figura di Maria di Magdala, che San Tommaso d'Aquino nel "Commento al Vangelo di Giovanni" definisce "apostola degli apostoli", perché le fu affidato l'incarico di annunziare ai discepoli la risurrezione del Signore. Questo riconoscimento, accostato alla figura di Maria, la madre di Gesù, induce a riflettere sull'importanza delle figure femminili nelle Scritture.

Partendo proprio dai Vangeli, l'autrice nota come le donne sono presenti durante gli anni della predicazione di Gesù, assistono alla sua crocifissione e saranno le prime ad arrivare davanti alla tomba vuota. Negli Atti degli Apostoli il servizio della parola non è assegnato a nessuna donna, a causa delle credenze ebraiche per cui contavano solo le testimonianze maschili. Gesù invece oltrepassa la barriera delle classi sociali.

Maria di Magdala compare sette volte nel Vangelo di Giovanni. L'identificazione con una prostituta è frutto di una serie di equivoci. Maria di Magdala fu una fedele seguace di Gesù, stava sotto la Croce. Fu la prima, il mattino di Pasqua, a cui il Signore apparve chiamandola per nome.

L'autrice analizza poi gli scritti dei Padri della Chiesa in cui si rilevano confusioni sulle figure delle donne che ungono il Signore; Maria di Magdala più delle volte è ridotta all'immagine di una peccatrice pentita. Nel Vangelo di Giovanni Maria di Magdala è la prima che, dopo il "sì" di Maria - madre di Gesù - accoglie il Salvatore misurando tutta l'immensità della sua divinità. Anche san Tommaso d'Aquino nel "Commento al Vangelo di Giovanni" riconosce la superiorità dell'amore di Maria di Magdala rispetto a quello degli altri discepoli, ma aggiunge che ella era "inferior sexus", cioè un essere inferiore. Questo dipende dalle credenze del tempo. L'autrice cita l'''lnno sulla Risurrezione di Gesù" di Romano il Melode, poeta nato a Emesa in Fenicia verso la fine del V secolo. Per lui il testimone centrale della risurrezione è Maria di Magdala; inoltre presenta le donne che piangono davanti alla tomba vuota, chiamandole "sostegno del Signore"; tra queste si evidenzia Maria, che diventa la consolatrice e la guida. Romano le attribuisce la missione di messaggera e diventa non solo la prima testimone della risurrezione, ma anche il primo anello dell'assemblea che formerà la Chiesa.

Nel Vangelo di Giovanni (20,17) Gesù affida una missione a Maria: "Va' dai miei fratelli" e precisa che il suo impegno consiste nell'annunciare loro la risurrezione; quindi si può dire che Maria di Magdala è "apostola". Gregorio di Antiochia riprende questo concetto, come pure Tommaso d'Aquino, che nel "Commento al Vangelo di Giovanni" spiega che Maddalena (dal termine ebraico Magdal significa "torre"), quindi Maria di Magdala, elevata come una torre, è la figura della Chiesa.

Nell'ultimo capitolo l'autrice, per sottolineare il ruolo delle donne nella Chiesa, cita i numerosi riferimenti nelle Lettere di Paolo, in cui si parla di "opera di evangelizzazione" da parte di alcune (Evodia e Sintiche), come pure in Clemente Alessandrino. L'autrice continua notando come la donna è unita all'uomo fin dalla creazione dell'umanità. Da qui la lotta di numerose donne per un inizio di uguaglianza tra i sessi, ben rimarcato dal Concilio Vaticano Il, in cui le competenze e le attitudini delle donne non sono più dichiarate inferiori a quelle degli uomini.

Anche la figura di Maria, madre di Gesù, si pone come esempio del "sì" che ogni cristiano deve pronunciare; nella "Lumen Gentium" si precisa infatti il ruolo di "cooperazione" di Maria. Maria di Magdala è presente ai piedi della croce, raccoglie la Buona Notizia e la comunica al mondo. Nella Conclusione l'autrice dichiara che ridare importanza a queste figure fondamentali significa che Cristo ha concesso loro un vero posto nella prospettiva del Regno di Dio. Attraverso la citazione di testi biblici, di Padri della Chiesa, di esegeti e di teologi, l'autrice si propone di sottolineare, in particolare attraverso la figura di Maria Maddalena, normalmente citata come una prostituta, l'importanza delle figure femminili nella vita della Chiesa.


G. Stucchi, in ValtellinaNews.it 10 aprile 2019

Sylvaine Landrivon è una teologa francese particolarmente attenta alla questione dell’identità femminile e del suo rapporto con l’elemento maschile. Tale rapporto è analizzato dall’Autrice a partire dai fondamenti biblici e dai significati che di esso dettero i Padri della Chiesa. Di recente la Queriniana ha pubblicato la traduzione dal francese di un suo volume dedicato a Maria di Magdala. Nel titolo, Maria Maddalena. La fine della notte (pp. 192, euro 16) si manifesta già l’intento dell’autrice, che è quello di far uscire questo personaggio da un contesto di oscurità nel quale è stato spesso relegato, anche a motivo di una confusione sorta tra le varie «Marie» che gravitarono intorno a Gesù. La Maddalena fu l’amica fedele di Cristo e da secoli a lei è riservato l’appellativo di «apostola degli apostoli».

La teologia del XX secolo, grazie a una rivisitazione critica delle fonti, ha restituito a questa figura di donna l’immagine più autentica e il ruolo più genuino, e ciò rende possibile, secondo la Landrivon, non solo «rivedere i criteri antropologici e teologici che presiedono alla particolarizzazione del femminino», ma anche «riconoscere la ricchezza e la necessità dell’alterità», in una visione del mondo in cui a ciascuna persona venga riconosciuto il ruolo che le compete.


M. Schoepflin, in Toscana Oggi 7 aprile 2019