Diciassettemila chilometri sono veramente tanti! Se poi pensiamo che a percorrerli, nell'arco di circa venticinque/trent'anni, è stato un uomo vissuto nella prima metà del primo secolo dopo Cristo, il quale, oltre che delle proprie gambe, poteva servirsi soltanto di carri traballanti e di navi malsicure, l'impresa appare ancora più eccezionale. A compierla fu Saulo di Tarso, ovvero san Paolo, l'Apostolo delle genti, che la portò a termine per non venir meno a una missione che, come afferma in Paolo. L’ultimo apostolo (Queriniana, pagine 312, Euro 37,00) Fik Meijer, docente emerito di storia antica all'Università di Amsterdam, si presentava quasi impossibile: «Convincere i Giudei che Gesù di Nazaret era il messia promesso e nello stesso tempo mostrare ai greci, ai romani e ad altri popoli che il suo Dio era onnipotente e che i loro dèi erano i prodotti di una perniciosa superstizione».
Proprio a motivo di ciò, la biografia di Paolo risulta straordinariamente avvincente e la sua ricostruzione si presenta anche come un'affascinante descrizione di un mondo, di un'epoca e di eventi che si sono rivelati decisivi per le sorti dell'umanità. Meijer dedica i vari capitoli del libro ai seguenti argomenti: le fonti a cui attingere per conoscere la figura di Paolo, le origini e la formazione dell'Apostolo, i suoi viaggi missionari, il finale trasferimento a Roma, dove fu giustiziato, e, da ultimo, la situazione del mondo da lui lasciato all'indomani della sua morte, che, senza dubbio, conservò una traccia indelebile del passaggio di quell'uomo prodigioso.
Sono molto numerosi gli spunti che il libro suggerisce. Particolarmente significative suonano le parole con le quali lo studioso olandese narra l'evento-cardine della vita dell'apostolo: «In ogni caso si può difficilmente parlare di una conversione nel senso tradizionale del termine. La sua adesione alla fede cristiana non fu il risultato di un percorso di apprendimento o la conseguenza diretta di un discorso ispirato di un discepolo di Cristo. Egli non ebbe alcun contatto con cristiani che avrebbero potuto istruirlo. Il suo cambiamento fu radicale e lo trasformò da un momento all'altro in un uomo "nuovo"».
M. Schoepflin, in
Avvenire 17 ottobre 2017