Dopo essersi interessato ai grandi ambiti della teologia della grazia, della teologia trinitaria e dell’escatologia, l’importante teologo – già docente a Vienna, Freiburg in Breisgau e, dal 1998 al 2006, professore invitato alla Gregoriana di Roma – si è dedicato all’ecclesiologia e in essa particolarmente al tema della comunione e al ruolo del presbitero. Non ha disertato la teologia spirituale, interessandosi alla figura di Charles de Foucauld.
In quel che lui stesso chiama il più grande tra i suoi ultimi lavori teologici (cf. p. 5), egli si interessa alla figura di Maria nel suo intersecarsi con il tema ecclesiologico. Lo fa per motivi autobiografici (oscillazioni e movimento ondivago nella vita personale circa la questione mariologica, con vari problemi irrisolti che richiedevano una ripresa meditata) e uno di natura sistematica (il rapporto tra il Dio infinito e la creazione, e come possa il Dio infinito entrare nella realtà finita e appropriarsene, cf. pp. 5-15; 15-17).
Quali novità
La mariologia si presta come campo di ricerca in cui si intersecano pressoché tutte le tematiche teologiche. L’autore afferma che la novità del suo studio, rispetto ai più di 100.000 volumi dedicati alla mariologia, sono soprattutto due: 1) esaminare i riflessi dell’espressione Maria-Ecclesia per le tematiche fondamentali della fede e della teologia, in vista di un rinnovamento della Chiesa che sembra essere diventata «vecchia»; 2) studiare fino a che punto sui può estendere il binomio «Maria-Chiesa» al concetto, già dei padri, di una «ecclesia primigenia» o come applicare concretamente, e non solo allegoricamente, a Maria e alla Chiesa l’idea – centrale nell’AT – della sapienza che sta «all’inizio delle vie di Dio».
La parte prima studia come «prolegomeni» la figura di Maria nella Scrittura, nella dottrina della Chiesa e nella storia della teologia. L’accento tenuto è quello di una visione estremamente «sobria» di Maria, che ne sottolinea l’aspetto «non privilegiato», ma quello «generalmente-umano» che la fa simile a tutti gli uomini quale loro «sorella nella fede».
Nella parte seconda («Maria-Ecclesia. Riflessioni e impulsi»), lo studioso sottolinea – in una certa qual tensione con la prima parte, ammette lui stesso – ciò che in Maria appare come «singolare», secondo tre prospettive: come credente, come Chiesa in persona, come «inizio, prototipo» e forma personale della creazione.
L’impianto del volume
Le due massime poste in esergo all’opera sottolineano, la prima il «nulla creaturale» di Maria (Luigi Maria Grignon de Montfort), la seconda il massimo che si possa dire di Maria, l’essere «sede di Dio, l’Infinito» (Inno Akathistos), il «luogo che Dio stesso ha scelto per essere “EGLI stesso in Maria”: “Dio in Maria”».
Si studia quindi, nella parte prima (pp. 29-374), Maria nella sacra Scrittura e nello sviluppo successivo della testimonianza biblica, Maria come Mater Ecclesia, con le problematiche sulla maternità divina e sul suo essere o meno “corredentrice”.
Maria Virgo Ecclesia è il capitolo dedicato al tema della verginità, mentre quello intitolato Maria Immacolata Ecclesia ne studia la santità e il suo essere “immacolata”. Lo studio di Maria Assumpta Ecclesia precede quello su Maria Sapientia Ecclesia, intersecando continuamente le riflessioni ecclesiologiche con quelle riguardanti Maria, inserita pienamente nel corpo ecclesiale e non ad esso sovrastante. Il settimo capitolo presenta la figura di Maria come è vista nelle Chiese non romane.
La seconda parte (pp. 375-610) studia dapprima Maria come Colei che ha creduto, «Maria quale est sancta Ecclesia» come si esprime Cirillo di Alessandria, Maria – Ecclesia «collaboratrice di Dio» (2Cor 6,1) e, infine, Maria sulla falsariga della sapienza, «Creata come principio delle sue vie [di Dio]». Chiude un capitolo dedicato a Maria come appare in alcune rappresentazioni pittoriche. Una citazione significativa: «Ella [= Maria] non è neanche la Mediatrice della salvezza (…) ma è colei che – in riferimento all’evento “oggettivo” della salvezza e della redenzione – ha detto sì all’unica mediazione della salvezza in Gesù Cristo, facendo così entrare la salvezza nel mondo e in questo senso mediandola al mondo, e che – in riferimento all’evento “soggettivo” della salvezza – è la ricapitolazione e la forma personale del communio sanctorum e, dunque, di ogni mediazione salvifica ecclesiale, “comunionale”. Maria ha così un ruolo di rappresentanza (…) per tutti noi, per tutta l’umanità: lei è eletta da Dio come suo dono che precede ed è da lui chiamata come colei che pre-cede e pre-corre, che si rende presente per gli altri fino a quando tutti prenderanno il loro posto e si apriranno ad accogliere il dono e il compito della salvezza» (p. 499).
Icona della vera riforma
La chiusura, situata volutamente al posto della conclusione, intende sottolineare la preziosità della figura di Maria come icona della improcrastinabilità di una vera riforma della Chiesa, che non può partire dall’esterno delle istituzioni, ma dal suo interno, con la riscoperta della fede, della carità, della spiritualità del Magnificat, del porre al centro l’attenzione per i poveri.
Volume di studio e di aggiornamento teologico che interseca mariologia ed ecclesiologia, ma anche altri filoni teologici fondamentali, ricordati a p. 17: «Dignità e libertà dell’uomo, sapienza di Dio, Paradiso, peccato originale, elezione e predestinazione, redenzione e storia della salvezza, popolo di Dio, resto santo, giudaismo e Chiesa, messia, figlio di Dio, cooperazione con lo Spirito Santo, Chiesa e comunicazione della grazia, teologia battesimale, nuzialità con Dio, compimento della Chiesa e compimento del mondo» (citato da G. Lohfink – L. Weimer , Maria – nicht ohne Israle, Freiburg im Br. 2008, 398 [trad. it. Bari 2010, 539]).
R. Mela, in
SettimanaNews.it 15 maggio 2017