«A un insegnante di teologia morale capita spesso, anzi sempre più spesso, di sentirsi rivolgere in termini quasi ultimativi la domanda: ma allora la coscienza è voce di Dio o voce dell’uomo? Domanda vecchissima alla quale è stata data ora l’una, ora l’altra delle risposte. Aristide Fumagalli, docente di teologia morale alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, riprende nel saggio che presentiamo un dibattito plurisecolare e lo reimposta con intelligenza e accurata sistematicità, non senza aver prima analizzato da un punto di vista storico il pensiero e l’interpretazione di quasi tutti i grandi pensatori dell’Occidente che si sono cimentati con questa domanda, giungendo per altro a conclusioni le più disparate. Il dibattito è ancora attuale e pertinente. Oltretutto serve a mettere ordine sulle vicende storiche e concettuali di una categoria, la coscienza morale, sulla quale gravano tuttora numerosi equivoci che l’Autore riprende e chiarisce con encomiabile precisione ed erudizione storica, filosofica, teologica. Per verificarlo è sufficiente scorrere gli indici dell’opera, leggere le analisi e le ricostruzioni del pensiero di questo o quell’autore dal nome famoso, o più semplicemente controllare citazioni, note e rimandi bibliografici che arricchiscono le tre parti del volume. Dedicate rispettivamente alla Questione, alla Tradizione e all’Interpretazione di quel fenomeno semplice e complesso al tempo stesso, in parte anche misterioso, che siamo soliti indicare con il termine coscienza. […]
Nella terza e ultima parte del saggio, dedicata alla Interpretazione (pp. 321-418), Fumagalli illustra la sua concezione della coscienza morale che lo porta a ridefinirla non secondo la logica della contrapposizione, che è poi la logica della bilancia, per cui quando si alza un piatto, l’altro si abbassa; e nemmeno secondo la logica della giustapposizione, delle parallele che non si incontrano mai; bensì secondo la logica della relazione, dei vasi comunicanti: più si alza il livello di uno, più si alza anche il livello dell’altro. È la logica dell’Incarnazione a partire dalla quale Fumagalli ridefinisce la coscienza morale come "eco dello Spirito" riflessa dalla libertà. Ridefinizione che gli permetterà di avvalersi di una rinnovata intelligenza delle sue caratteristiche e qualità e gli offrirà anzi le migliori indicazioni per una sua formazione più teologica e antropologica insieme».
G. Trentin, in
Studia Patavina 59/2 (2012) 523-526