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Il messaggio di Amoris Laetitia
Walter Kasper

Il messaggio di Amoris Laetitia

Una discussione fraterna

Prezzo di copertina: Euro 10,00 Prezzo scontato: Euro 9,50
Collana: Giornale di teologia 406
ISBN: 978-88-399-3406-2
Formato: 12,3 x 19,3 cm
Pagine: 80
Titolo originale: Die Botschaft von Amoris l.titia. Ein freundlicher Disput
© 2018

In breve

Un testo di grande autorevolezza per fare finalmente luce sul senso e sul contenuto di Amoris laetitia, che riporta l’attenzione sul cuore pulsante dell’esortazione apostolica: indicare come e in che cosa la Chiesa, dato l’attuale contesto, può contribuire positivamente alla riuscita dell’amore in famiglia e nel matrimonio. Un contributo a un dibattito sereno, per il bene dell’unità ecclesiale e a servizio della gioia dell’amore.

Descrizione

Negli ultimi decenni, non c’è documento papale che sia stato tanto atteso, prima, e tanto serratamente discusso, poi, come Amoris Laetitia: se n’è fatto un pomo della discordia. Prendendo atto di questo bizzarro “primato”, il cardinal Kasper riporta l’attenzione dei lettori sul cuore pulsante dell’esortazione apostolica: indicare come e in che cosa la chiesa, dato l’attuale contesto, può contribuire positivamente alla riuscita dell’amore in famiglia e nel matrimonio.
Lungi da qualsiasi intenzione polemica, il porporato tedesco si impegna a dimostrare che papa Francesco non propugna alcuna dottrina “nuova”. Amoris Laetitia si colloca in perfetta continuità con la tradizione autentica della chiesa, non da ultimo con Tommaso d’Aquino, il Vaticano II e il magistero degli ultimi pontefici. E, in maniera del tutto conseguente, Amoris Laetitia sviluppa per l’oggi un patrimonio tradizionale e al tempo stesso attuale, segnando un progresso nella comprensione della verità – quella verità che è stata rivelata una volta per sempre.

Recensioni

Questo breve saggio si apre con un’affermazione significativa: «La mia relazione introduttiva al Concistoro del 20-21 febbraio 2014, Das Evangelium von der Familie – Il vangelo della famiglia, pubblicata con il medesimo titolo […], ha innescato una vivace discussione. Purtroppo, però, il confronto ha riguardato solamente l’ultimo capitolo sul problema di una possibile ammissione dei divorziati risposati ai sacramenti» (p. 5). In queste parole è tratteggiato il rischio del riduzionismo da cui è frequentemente segnata la riflessione su Amoris laetitia, uno dei documenti piú attesi e piú vivacemente discussi nella storia recente della chiesa. Kasper si inserisce in questa discussione, e lo fa con tono fraterno. Lo scopo dichiarato è di mostrare come l’esortazione post-sinodale: 1. Rappresenti un rinnovamento creativo della Tradizione; 2. corrisponda alla visione sul matrimonio promossa dal Vaticano II; 3. si ponga in continuità con i due pontificati precedenti.

L’A. afferma che si tratta di uno scritto dalla visione profetica, che affronta il tema grande dell’amore tra un uomo e una donna collocando in questo quadro fondamentale ogni questione: «Matrimonio e famiglia sono la culla dell’umanità; perciò quando si parla di matrimonio e famiglia si tratta anche del futuro dell’umanità […]. Il rinnovamento deve avvenire partendo dalla culla dell’umanità e di ogni singola persona. Questo vale anche per la chiesa» (p. 7). In questa prospettiva ampia, la controversia intorno alla comunione ai divorziati risposati può trasformarsi in un «problema paradigmatico interessante, la cui soluzione può dimostrarsi orientativa anche per molte altre questioni urgenti» (p. 10). A sostegno di questa prospettiva nel primo capitolo, Comunione di cammino di una chiesa in cammino, viene ripercorso il processo sinodale, «di per sé già straordinario», da cui l’esortazione ha avuto origine: «La grande rilevanza che la chiesa e il papa attribuiscono alla famiglia discende unicamente dal fatto che l’Amoris laetitia non è stata preparata durante un sinodo dei vescovi del mondo, ma durante due», preceduti da un’inedita consultazione dei fedeli a livello mondiale (p. 11). Da questo esercizio di ascolto è emersa con chiarezza «una frattura tra la dottrina della chiesa sul matrimonio e sulla famiglia e la vissuta convinzione di fede di un gran numero di cristiani» (p. 14), la cui consapevolezza ha condotto a intraprendere un cammino dai tratti originali, per scoprire insieme come contribuire, in quanto chiesa, alla riuscita dell’amore nella famiglia. I caratteri dell’intero processo sono stati la franchezza, che ha generato un dibattito aperto e vivace, e la ricerca del consenso nel solco vivo della Tradizione, con cui si è cercato il dialogo sincronico (tra le diverse posizioni della chiesa attuale) e diacronico (tra le posizioni del passato e quelle di oggi). In Amoris laetitia Francesco si attiene scrupolosamente ai risultati sinodali e alle relative votazioni: «non è andato oltre, ma non è pure rimasto un millimetro indietro» (p. 16).

Dopo il cammino dei pastori, il secondo capitolo considera Matrimonio e famiglia come cammino, pastorale del matrimonio come accompagnamento. La metafora del cammino ritorna con insistenza, non in funzione di «artificio retorico» ma come elemento fondamentale per comprendere il dinamismo della realtà familiare. Spazio, tempo, cultura in cui le famiglie vivono immerse, sono accolti come coordinate essenziali tanto per la lettura del reale che per l’evangelizzazione. In Amoris laetitia si compie, in tal modo, il passaggio «da un’antropologia astratta, che parla in generale dell’uomo, a un’antropologia concreta» (p. 24). Questo non significa cedere al relativismo: «la legge vale sempre e vale interamente, ma noi la possiamo realizzare solo passo dopo passo» (p. 27). Per questo l’azione pastorale deve configurarsi come accompagnamento. Il capitolo si conclude con un accenno al ‘catecumenato al matrimonio’, di cui papa Francesco ha parlato a piú riprese implicitamente (AL 201, 205, 207) ed esplicitamente (nei discorsi per l’inaugurazione dell’anno giudiziario del tribunale della Rota romana degli anni 2016, 2017, 2018). Kasper sottolinea come, anche attraverso questa proposta, venga valorizzata un’idea di matrimonio come realtà non statica e definita, ma in continua crescita.

Nel terzo capitolo, Matrimonio e famiglia nel segno dell’alleanza di Dio con gli uomini, Kasper richiama i tratti fondamentali della visione scritturistica e conciliare che sono a fondamento dell’esortazione. In questo percorso emergono alcune questioni critiche, come quella delle teorie gender: pur rigettandone gli aspetti ideologici, l’esortazione resta aperta alle forme di ricerca che «si interrogano sulle caratteristiche sociali e culturali del rapporto tra uomo e donna» (p. 38). Vengono poi poste due domande cruciali per la pastorale: «Come possiamo aiutare i bambini e i giovani ad avere un rapporto corretto e al tempo stesso responsabile coll’éros e la sessualità? Oppure ci siamo forse già molto allontanati da questo compito e lasciamo ad altre forze l’educazione sessuale?» (p. 40). Sacramentalità, indissolubilità, fecondità sono gli altri tratti della sezione, che si conclude considerando la famiglia come chiesa domestica e ricordando che «matrimonio e famiglia non sono soltanto oggetto della cura d’anime, ma anche soggetto» (p. 50).

Il quarto capitolo affronta il nodo piú scottante dell’esortazione, ossia Le situazioni dette irregolari. L’A. sintetizza le tre coordinate per il discernimento proposte in Amoris laetitia, e ricorda come nell’esortazione non vada cercata una risposta precisa al «che cosa dobbiamo fare adesso?», quanto piuttosto un quadro, dei criteri, entro i quali sviluppare un discernimento spirituale adeguato a ciascuna situazione concreta. Aggiunge poi che «alcuni hanno definito la posizione di Amoris laetitia una svolta nella teologia morale e un cambio di prospettive o di paradigmi. Non parlerei di una svolta, poiché nulla è cambiato nelle norme oggettive, mentre si può parlare di cambio di prospettive e di paradigmi […] [che] pone piuttosto le leggi in un orizzonte nuovo, piú ampio» (p. 67). Si tratta comunque di una sfida, che si aggiunge alle molte emergenti in questo ambito cruciale. Non a caso, le pochissime pagine del capitolo conclusivo, Spiritualità del «sempre di più» nel matrimonio e nella famiglia, rimandano al capitolo finale di Amoris laetitia e alla via erta che essa propone: è la via della santificazione attraverso il matrimonio, da percorrere nello Spirito, chiedendone la grazia nella preghiera.

Il libro ha il pregio della sintesi, che permette un’agile fruizione e provoca all’approfondimento. Consente di intuire come, attraverso il confronto con Amoris laetitia, i temi classici della relazione uomo-donna, della sessualità, o della generazione, non possano piú essere considerati solo come capitoli della teologia morale, ma chiedano di essere affrontati in una prospettiva piú ampia, ossia quella della pastoralità, intesa come annuncio del vangelo facendosi carico del destinatario (Theobald): questo implica il ri-pensamento di alcune dimensioni fondamentali del pensiero teologico, come l’antropologia, l’ecclesiologia, la teologia della missione.


A. Steccanella, in Studia Patavina 3/2018, 573-575

In questo scritto il card. Kasper compie una densa e profonda analisi delle strutture portanti dell’esortazione apostolica Amoris laetitia. Introduce il lettore nella valenza teologica del percorso seguito dal Papa. [...]

Nella visione teologica di Kasper, noi siamo in cammino verso una meta. La pastorale ecclesiale deve accompagnare i fedeli nell’intero percorso che va dalla graduale maturità sessuale al fidanzamento e al matrimonio. In questo itinerario è rilevante la presenza dei laici sposati, chiamati ad aiutarsi gli uni gli altri lungo quel sentiero accidentato. Oggi siamo in presenza di varie forme di convivenza, magari stabile. La pastorale deve aiutare le coppie a crescere nella fede e nell’amore reciproco, tenendo conto del positivo che c’è anche nelle fasi iniziali, che sfoceranno poi – così si spera – nel sacramento del matrimonio. E per quanto riguarda i divorziati risposati? Essi anzitutto devono essere accompagnati nel difficile percorso verso la maturità umana e cristiana; non si esclude che gradualmente possano pervenire a una vita di fede che consenta di ammetterli ai sacramenti.

L’ Amoris laetitia ci invita a concepire la tradizione come «vitale». La legge naturale non è fissata una volta per sempre, per tutte le culture, fino ai casi particolari. Il giudizio di coscienza sull’atto da porre qui e ora non è determinato da un procedimento logico a base di sillogismi, ma deve tener conto della situazione particolare del soggetto. All’origine di tali affermazioni si colloca uno sviluppo sia della dogmatica sia della teologia morale che ha richiesto quasi un secolo di riflessione. Il libro del card. Kasper aiuta a comprendere l’insieme del discorso di papa Francesco, innovativo nel solco della Tradizione.


F. Cultrera, in La Civiltà Cattolica 4035-4036 (4 agosto – 1 settembre 2018), 328-329

Negli ultimi decenni non c’è stato documento papale che sia stato tanto atteso, prima, e tanto discusso e contestato, poi, come Amoris Laetitia. Lo stesso car­dinale se ne assume le responsabilità quando nel concistoro del 20-21 febbraio 2014 fece la relazione introduttiva innescando una vivace discussione. In quella circo­stanza il confronto riguardava solamente l’ultimo capitolo sul problema della possibile ammissione dei divorziati risposati ai sacramenti. Lo stesso porporato in questo libret­to porta l’attenzione dei lettori sul cuore pulsante dell’esortazione apostolica: indicare come e in che cosa la Chiesa, dato l’attuale contesto, può contribuire positivamente alla riuscita dell’amore in famiglia e nel matrimonio.

Lungi da qualsiasi intenzione polemica, il porporato tedesco si impegna a dimostrare che papa Francesco non pro­pugna alcuna dottrina “nuova”. Amoria Laetitia si colloca in perfetta continuità con la tradizione autentica della Chiesa, non da ultimo con Tommaso D’Aquino, il Vaticano II e il magistero degli ultimi pontefici. «Nella chiesa che si dice cattolica – afferma Kasper nella prefazione – possono e devono ovviamente esserci delle differenti opinioni di scuola. Perciò non dobbiamo avere paura delle discussioni. Le dobbiamo sostenere e accettare perché servono all’unità della Chiesa e risultano essere un servizio alla gioia dell’amore. Soltanto di questo si tratterà in questo libretto, con amichevole affetto per tutti coloro che sono di opinione diversa».


M. Ballarin, in Nuova Scintilla 8 luglio 2018

Su Amoris Laetitia si può ancora scrivere oggi in modo sereno, cordiale (freundlich)?In un libretto ordinato e dal tono disteso, uscito a quasi due anni dalla pubblicazione di AL, il cardinal Kasper offre il suo contributo prezioso alla recezione dell'esortazione apostolica (W. Kasper. Il messaggio di Amoris Laetitia. Una discussione fraterna, Queriniana, GdT 406, Brescia 2018). L'autore mostra di essere profondamente al corrente delle querelles in atto, ma assume una postura diversa, essenziale. Per cogliere, infatti, il centro di AL è indispensabile riguadagnarne lo specifico che è la gioia per una possibile sfida ricca di futuro, e non perderlo «per un'ostinata discussione limitata all'unica frase di una nota, che con la buona volontà si potrebbe comprendere correttamente» (p. 71).

Nella traduzione italiana, per Queriniana, si preferisce nel sottotitolo interpretare l'aggettivo "amichevole" dell'originale tedesco, rendendolo correttamente con il tema della fraternità: si può affrontare una disputa serena, perché è tipico della fraternità il confronto anche difficile in alcuni momenti storici di discernimento sinodale. Per questo, nella fraternità del processo in atto oggi, «non c'è alcuna ragione di allarmarsi particolarmente» (p. 17).

La riflessione si struttura in cinque capitoletti che permettono di leggere tutto il processo, in cui AL è collocata dentro una chiara continuità con la tradizione ecclesiale. Nel primo capitolo si recupera una concezione viva di Tradizione ed ampia di magistero (Comunione in cammino di una chiesa in cammino). La stessa espressione (cammino) permette una brillante sintesi del magistero sul matrimonio di Papa Francesco nel secondo capitoletto (Matrimonio e famiglia come cammino, pastorale del matrimonio come accompagnamento). Con questa chiave, si riassume poi la lettura del sacramento del matrimonio contenuta in AL, nel terzo capitolo (Matrimonio e famiglia nel segno dell'alleanza di Dio con gli uomini). Al discusso capitolo VIII di AL è dedicato il n. 4 (Le situazioni dette irregolari). L'ultimo capitoletto di appena tre pagine (Spiritualità del "sempre di più" nel matrimonio e nella famiglia) rilancia la proposta di andare oltre la polemica, cogliendo AL per ciò che intende essere: un kairòs di nuova gioia nella Chiesa, in continuità con i progetti dei predecessori di Francesco. […]

Il lavoro di Kasper riporta utilmente lo sguardo su AL e non su ciò che ostinatamente da essa è nato. Amoris laetitia è stata voluta come un testo capace di diffondere "un liberante messaggio sulla gioia dell'amore". Con un gioco di specchi, si potrebbe dire che il libretto del cardinale è certamente frutto di discernimento: più che sostenere la disputa che egli sarebbe certamente stato in grado di rilanciare, è parso necessario riguadagnare urgentemente il linguaggio fraterno, sereno, scelto da chi ha scritto il testo dell'Esortazione post-sinodale. Più del resto, una tale postura permetterà di non guastare tanti preziosi guadagni di AL, che da due anni già stanno agendo nella vita della Chiesa.


M. Gallo, in Munera. Come se non 16 aprile 2018

Se esiste un documento papale in grado di suscitare una notevole attesa e, una volta pubblicato, un’accesa discussione, quel documento è certamente l’Amoris laetitia. Com’è noto, la polemica evidenziata dai dubia di quattro cardinali e da una lettera aperta di diversi laici e teologi contenente una rispettosa ma dichiarata correzione del papa circa la diffusione o, peggio ancora, la supposta accettazione di alcune formulazioni considerate eretiche, è ormai un episodio consegnato alla storia di questo pontificato (cf. Regno-att. 20,2017514ss; Regno-doc. 19, 2017,585ss). L’a., con l’intelligenza e onestà intellettuale che da sempre lo contraddistinguono, mostra, al contrario, la perfetta continuità del testo con la tradizione autentica della Chiesa, a iniziare da san Tommaso d’Aquino.
D. Segna, in Il Regno Attualità 8/2018, 222

«I dibattiti nella Chiesa sono necessari; non bisogna averne paura! Ma c’è un dibattito troppo acerbo, troppo forte, con l’accusa di eresia. Un’eresia è un tenace atteggiamento che nega un dogma formulato. La dottrina dell’indissolubilità del matrimonio non è messa in questione da parte di papa Francesco!». Così si esprimeva la settimana scorsa il cardinale Kasper in un’intervista a La Stampa: una profonda convinzione già ribadita nel suo ultimo libro appena tradotto in italiano dall’editrice Queriniana che ha per tema l’esortazione apostolica Amoris lætitia.

Non perché fosse necessario un altro testo per interpretare il pensiero del papa – spiega il cardinale nella presentazione –, ma per il fatto che l’esortazione, da parte di alcuni, è stata oggetto di un duro contrasto. Anzi, sembrerebbe addirittura che nessun’altra esortazione apostolica sia stata tanto attesa e, dopo la sua pubblicazione, abbia suscitato una discussione tanto vivace come l’Amoris lætitia (l’opinione pubblica ricorda i “Dubia” dei quattro cardinali, e poi lettere, interviste, conferenze…, frange minime se vogliamo, ma pur sempre da non sottovalutare).

Questo il motivo che indotto il cardinale tedesco – già arcivescovo di Stoccarda per dieci anni (il suo motto Veritatem in caritate), membro della Commissione teologica internazionale e di quella per il Dialogo cattolico-luterano e poi presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani – a ripercorrere «con amichevole affetto per tutti coloro che sono di opinione diversa» le parole di papa Bergoglio alla ricerca degli elementi essenziali del suo scritto nel contesto di una discussione fraterna. E dimostrare che una lettura scevra dai pregiudizi non può che riconoscere che l’Amoris lætitia non sia altro che «un rinnovamento creativo della tradizione» corrispondendo pienamente alla rinnovata visione del concilio Vaticano II su matrimonio e famiglia e al magistero dei due precedenti pontificati.

Perché è possibile leggere l’Amoris lætitia senza puntare immediatamente a quel capitolo VIII che ha suscitato le critiche dei più conservatori (o comunque degli oppositori irriducibili del pontefice), per il semplice motivo che l’esortazione apostolica post-sinodale di Francesco è molto di più. Non riesce proprio a capacitarsi il cardinale che possa “passare” solo una lettura estremamente riduttiva del testo, limitata alla possibilità di ricevere l’eucaristia da parte dei divorziati risposati: «Di fronte alla situazione drammatica di oggi appare quanto mai grottesco che nella Chiesa la discussione sull’Amoris lætitia si aggrappi coi denti all’ottavo capitolo, anzi a un’unica nota dell’ottavo capitolo e, anche qui solo a un’unica frase (AL 305, nota 351)». Perché la questione dell’ammissione all’eucaristia da parte delle persone cosiddette irregolari «è indubbiamente “un” problema pastorale, ma non è “il” problema, e neppure è il tema globale dell’Amoris lætitia».

Non permettiamo, allora, che un’ostinata discussione riduttiva di un testo ricchissimo – dove «non c’è posto per l’accusa di eresia, prerogativa esclusiva del magistero, non di altri!» – impedisca di cogliere la provocazione e la sfida in essa contenuta. La sfida è quella di una nuova gioia (lætitia) nella Chiesa, perché «vuole indicare in che cosa e come la Chiesa può contribuire positivamente alla riuscita dell’amore nella famiglia e nel matrimonio (AL 307)» e far sì che le persone trovino in quel contesto la loro felicità.

Per Kasper, Bergoglio ha ricollocato nell’orizzonte più ampio i molti problemi urgenti di oggi sul matrimonio e sulla famiglia e la grande maggioranza del popolo di Dio l’ha accolto con entusiasmo come «un liberante bel messaggio sulla gioia dell’amore». Il cardinale – che aveva tenuto la relazione introduttiva al Concistoro del 20-21 febbraio 2014 in preparazione ai Sinodi sulla famiglia (anch’essa pubblicata da Queriniana) – riesce a smontare pezzo per pezzo le critiche degli irriducibili preferendo procedere “in positivo”, nel senso di far emergere i contenuti del testo e mostrando che, talvolta, si può anche parlare di novità, peraltro più metodologica che dottrinale.

Solo qualche esempio: troppo spesso si dimentica il processo che ha condotto alla stesura dell’esortazione, frutto non di uno, bensì di due Sinodi dei vescovi, preceduti da un’intensa preparazione e, per la prima volta nella storia della Chiesa, da una consultazione dei fedeli. «I padri e le madri di famiglia sono i primi esperti, sono loro ad avere l’“experientia”, l’esperienza, ed essi in primo luogo devono essere ascoltati». Da questo, che viene definito «sondaggio in piena regola», anche se privo degli stretti connotati di scientificità (individuazione di un campione statistico, metodi di analisi ecc.), è apparso chiaro che «matrimonio e famiglia non sono affatto un modello di fine serie, ma ancora oggi un progetto di vita e che il messaggio della Chiesa su matrimonio e famiglia rispondono ad un profondo desiderio umano».

Ma c’è anche un elemento in più da non sottovalutare: all’inizio dei Sinodi, il papa aveva auspicato una discussione aperta, aveva invocato parresìa, franchezza ovviamente da accompagnarsi a umiltà e disponibilità ad ascoltare il pensiero altrui. Questo ha fatto sì che molte sezioni dell’esortazione apostolica siano addirittura un mosaico delle differenziate affermazioni espresse nel Sinodo: «Pertanto chi oggi avanza critiche, non critica solo il papa, ma si pone anche contro il pensiero della maggioranza di tutto l’episcopato». Chi ha orecchie da intendere, intenda, altro che accusare Bergoglio a livello personale!

L’elenco delle novità metodologiche – secondo Kasper – è molto lungo e comprende prevalentemente concetti a declinazione pastorale come quello di «matrimonio e famiglia come cammino» e della «pastorale del matrimonio come accompagnamento». Nel caso specifico, questa è da leggersi come una metafora che non rappresenta solo un artificio teorico, in quanto esprime qualcosa di assai più profondo: prendere le distanze da una morale fredda e da un ideale astratto di matrimonio e di famiglia per cogliere invece la realtà concreta della vita delle persone, qui e ora. E in questo cammino la parola di Dio non è una concreta indicazione di cammino, quasi una guida turistica, bensì una luce che rischiara.

Un cammino – continua il cardinale tedesco – non si percorre mai di corsa, perché la meta si raggiunge solo con la costanza dei piccoli passi, anche se non sempre regolari. Da qui l’importanza di un accompagnamento pastorale, all’insegna della pedagogia divina, che è pedagogia di misericordia. E una pastorale misericordiosa «non significa affatto una pastorale a prezzi ribassati, né una svendita della dottrina e della morale della Chiesa», in quanto procede esattamente come indicato nel Vangelo.

Il servizio decennale alla guida di una diocesi come quella di Rottemburg-Stuttgard – all’incirca 2 milioni di cattolici, quasi un terzo degli abitanti – emerge ad ogni passo della riflessione che, pur mostrando tutta la competenza del grande teologo, resta sempre aderente alla realtà delle persone. Come in quella sottolineatura, ripresa da Bergoglio, alla necessità quanto mai urgente di un accompagnamento in ogni momento della vita delle coppie, anche perché talvolta assistiamo pure a occasioni di accompagnamento sprecate (AL 230), come al battesimo del primo figlio o alla prima comunione, e così pure quando i figli si rendono indipendenti o alla morte di un coniuge (in una società che invecchia, si cura abbastanza la pastorale delle persone vedove, rendendole anche soggetti attivi nei confronti delle giovani coppie?).

Nell’ambito poi di un superamento definitivo di ogni demonizzazione o sospetto verso la sessualità e l’éros, nessuno può ignorare il rischio della vulnerabilità e della sua fragilità. È vero che ogni pastore d’anime conosce la difficoltà di far passare la ricchezza del sacramento del matrimonio a coppie giovani che scelgono di sposarsi in Chiesa (di qui la necessità di predisporre adeguati cammini di preparazione), ma ci si può consolare – commenta Kasper con la sua proverbiale ironia – «pensando che anche la Chiesa ha avuto bisogno di molto tempo per arrivare a riconoscere nel XII secolo la sacramentalità del matrimonio!».

E qui il cardinale giunge al tema della fedeltà, dove riconosce che «il papa riesce a mettere in luce nuova la dottrina della Chiesa»: nella promessa di fedeltà degli sposi Dio promette loro la sua fedeltà che sorregge la fragile fedeltà umana, la abbraccia, la rafforza e la porta a compimento.

Ma è soprattutto nel non detto, nel non voler entrare nella casistica e nel rigorismo privilegiando invece il discernimento e la scelta in coscienza che il cardinale punta l’attenzione per cogliere, non un ribaltamento della dottrina – come ipotizzano i detrattori – bensì una modalità nuova di affrontare le questioni relative alle coppie, come nel caso della comune responsabilità di mettere al mondo dei figli. Oppure nell’eventualità (sempre dietro l’angolo per la fragilità umana) di un fallimento e, nello specifico, dell’instaurarsi di una nuova relazione: l’Amoris lætitia non dà risposte dirette, spiega Kasper con pazienza didattica, per il semplice motivo che non esiste «un toccasana generale» e papa Francesco «preferisce piuttosto collegarsi alla tradizione del discernimento degli spiriti o della discrezione spirituale, una tradizione antica che è fondata nella Bibbia e percorre tutti i secoli».

Non si può mai scadere – aggiunge Kasper – in «una visione semplicemente bianco e nero» (cf. il canone 915 del CIC). Quando papa Francesco non sviluppa tutte le regole canoniche da applicare in ogni situazione concreta, ma non lo fa per debolezza («non è la via di un laissez-faire»), bensì perché mosso dalla consapevolezza che dai principi generali non si possono trarre regole universalmente valide. L’esortazione non si conclude col capitolo VIII, ma con uno specifico sulla spiritualità e ciò fa comprendere, qualora ce ne fosse ancora bisogno, quale sia l’interesse generale e la motivazione di fondo: la gioia della Chiesa nell’annunciare lo sguardo di Dio sull’amore umano, da lui espressamente voluto fin dalla creazione.

Ma non dimentichiamo – ricorda Kasper – quel magis («sempre di più»), di matrice ignaziana che il papa gesuita utilizza per descrivere l’alta via della libertà cristiana e della coscienza, uno dei concetti cardine del Vaticano II, forse da troppo tempo dimenticato. Un motivo in più per riprenderlo e farne tesoro per dischiuderlo in tutta la sua pienezza per il bene di ciascuno, leggi gradualità del cammino personale.

E allora, bando alle sterili discussioni – conclude Kasper – per, invece, «cogliere la provocazione dell’Amoris lætitia come un kairós, per trasformare l’epoca della misericordia inaugurata da papa Francesco in prosecuzione dell’opera dei suoi predecessori, non già in un’epoca di fatali conflitti, ma di nuova gioia (lætitia) nella Chiesa». Una «comunione di cammino di una Chiesa in cammino».


M.T. Pontara Pederiva, in SettimanaNews.it 12 marzo 2018

Non una nuova dottrina ma un rinnovamento creativo della tradizione. Si esprime in questi termini il cardinale Walter Kasper nel suo ultimo libro "II messaggio di Amoris laetitia. Una discussione fraterna" (Ed. Queriniana), traendo un bilancio dell'Esortazione apostolica a quasi due anni dalla pubblicazione.

"La tradizione non è un lago stagnante, ma è come una sorgente, un fiume: è una cosa vivente - ha puntualizzato il porporato tedesco in un'intervista a VaticanNews -. La Chiesa è un organismo vivente e così si deve tradurre la sempre valida tradizione cattolica nell'attuale situazione. Questo è il senso dell'aggiornamento di cui aveva parlato Papa Giovanni XXIII".

Secondo l'ex presidente del Pontificio Consiglio per l'Unità dei Cristiani, "non bisogna avere paura" dei dibattiti nella Chiesa. "La dottrina dell'indissolubilità del matrimonio non è messa in questione da parte di Papa Francesco", sottolinea Kasper. Quanto alla Nota 351 dell'Esortazione apostolica di Papa Francesco, l'ex capo dicastero ha ricordato che "l'Eucaristia toglie il peccato veniale" e, comunque, il peccato non pertiene solo al "precetto oggettivo" ma anche alla "coscienza della persona" e al "foro interno". Alla luce di ciò, l'assoluzione del penitente e la sua riammissione al sacramento eucaristico "corrisponde alla dottrina di Papa Giovanni Paolo Il e, in questo senso, Papa Francesco è in piena continuità sulla scia aperta dal Papa precedente”. 

L’Esortazione apostolica di Bergoglio, ha aggiunto il porporato, presenta un “linguaggio chiaro”, ben lontano da qualunque forma di “alta teologia incomprensibile per la gente”, quindi “il popolo di Dio capisce” e “il Papa ha un’ottima alleanza con il popolo di Dio”.


In Frammentidipace.it 6 marzo 2018

«La tradizione non è un lago stagnante, ma è come una sorgente, un fiume: è una cosa vivente. La Chiesa è unorganismo vivente e cosÌ si deve tradurre la sempre valida tradizione cattolica nell'attuale situazione. Questo è il senso dell'aggiornamento di cui aveva parlato Papa Giovanni XXIII». Lo afferma il cardinale Walter Kasper, che oggi compie 85 anni, intervistato da VaticanNews.

Il porporato tedesco ha appena mandato in libreria il volume «Il Messaggio di Amoris laetitia. Una discussione fraterna» e nell'intervista afferma che i fedeli hanno compreso il messaggio dell'esortazione apostolica, invitando a smetterla con le accuse di eresia. Kasper, nelle prime pagine del suo libro, sottolinea che Amoris laetitia non è una dottrina nuova, ma un rinnovamento creativo della tradizione nel senso dell'aggiornamento di cui parlava Giovanni XXIII.

A proposito del dibattito suscitato dal documento papale, il cardinale spiega: «Prima di tutto vorrei dire che i dibattiti nella Chiesa sono necessari; non bisogna averne paura! Ma c'è un dibattito troppo acerbo, troppo forte, con l'accusa di eresia. Un'eresia è un tenace atteggiamento che nega un dogma formulato. La dottrina dell'indissolubilità del matrimonio non è messa in questione da parte di Papa Francesco! Prima di dire che si tratta di eresia bisognerebbe sempre chiedersi come intende l'altro una sua affermazione. E, prima di tutto, bisognerebbe presuppore che l'altro sia cattolico e non supporre il contrario!».

A proposito della famosa "Nota 351" di Amoris laetitia sull'ammissione ai sacramenti dei divorziati e risposati, Kasper afferma che andrebbe letta alla luce del Decreto del Concilio di Trento sull'eucaristia: «Il Concilio di Trento dice che nel caso in cui non ci sia un peccato grave, ma di natura veniale, l'eucaristia toglie questo peccato. Peccato è un termine complesso. Non è soltanto il precetto oggettivo, ma c'è anche l'intenzione, la coscienza della persona, e si deve vedere nel foro interno - nel sacramento della penitenza – se c'è veramente un peccato grave o forse un peccato veniale o forse nulla. Se è soltanto un peccato veniale, la persona può essere assolta ed essere ammessa al sacramento dell’eucaristia. Questo corrisponde già alla dottrina di Papa Giovanni Paolo II e, in questo senso, Papa Francesco è in piena continuità sulla scia aperta dal Papa precedente. Non vedo ragione allora per dire che questa sia un’eresia».  

Il cardinale sottolinea quindi la ricezione del documento da parte dei fedeli. «Conosco alcune parrocchie, anche qui a Roma, che fanno dei raduni con sposati o nubendi che sono in preparazione al matrimonio e leggono alcune parti di questa esortazione apostolica. Il linguaggio di questo documento è così chiaro che ogni cristiano lo può capire. Non è alta teologia incomprensibile per la gente. Il popolo di Dio è molto contento, è lieto di questo documento perché dà spazio alla libertà, ma interpreta anche la sostanza del messaggio cristiano in un linguaggio comprensibile. Quindi il popolo di Dio capisce! Il Papa ha un’ottima alleanza con il popolo di Dio».  

«Oggi viviamo un tempo di violenza inedita nel mondo. Molte persone sono ferite. Anche nei matrimoni - conclude il porporato - ci sono molto ferite. La gente ha bisogno della misericordia, dell’empatia, della simpatia della Chiesa in questi tempi difficili in cui viviamo oggi. Penso che la misericordia sia la risposta ai segni del nostro tempo».


A. Tornielli, in VaticanInsider.it 6 marzo 2018

Kasper: fedeli hanno capito Amoris laetitia, basta accuse di eresia

Intervista con il porporato tedesco sull'Esortazione apostolica post-sinodale sulla famiglia e sul dibattito che ha suscitato nel mondo cattolico

Alessandro Gisotti – Città del Vaticano

Il cardinale Walter Kasper compie oggi 85 anni. Presidente emerito del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e teologo di fama internazionale, il porporato tedesco presenterà domani, a Roma, assieme all’arcivescovo Vincenzo Paglia, il suo ultimo libro “Il Messaggio di Amoris laetitia. Una discussione fraterna”, edito dalla Queriniana. Il cardinale Walter Kasper si sofferma - in questa intervista con Vatican News - proprio sul dibattito suscitato dall’Esortazione apostolica di Papa Francesco e sui frutti di Amoris laetitia per le famiglie:

D. - Cardinale Kasper, nelle prime pagine del suo libro, lei sottolinea che Amoris laetitia non è una dottrina nuova, ma un rinnovamento creativo della tradizione. Può spiegare questo punto?

R. - La tradizione non è un lago stagnante, ma è come una sorgente, un fiume: è una cosa vivente. La Chiesa è un organismo vivente e così si deve tradurre la sempre valida tradizione cattolica nell’attuale situazione. Questo è il senso dell’aggiornamento di cui aveva parlato Papa Giovanni XXIII.

D. - Il sottotitolo del suo libro è: “Una discussione fraterna”. Scrive anche che non bisogna avere paura delle discussioni, però aggiunge che “non c’è posto per l’accusa di eresia”. Cosa la colpisce di questo dibattito così accesso che è seguito alla pubblicazione di Amoris laetitia?

R. – Prima di tutto vorrei dire che i dibattiti nella Chiesa sono necessari; non bisogna averne paura! Ma c’è un dibattito troppo acerbo, troppo forte, con l’accusa di eresia. Un’eresia è un tenace atteggiamento che nega un dogma formulato. La dottrina dell’indissolubilità del matrimonio non è messa in questione da parte di Papa Francesco! Prima di dire che si tratta di eresia bisognerebbe sempre chiedersi come intende l’altro una sua affermazione. E, prima di tutto, bisognerebbe presuppore che l’altro sia cattolico e non supporre il contrario!

D. - Proprio parlando della contestata “Nota 351” di Amoris laetitia sull’ammissione ai Sacramenti dei divorziati e risposati, lei afferma nel libro che questa nota andrebbe letta alla luce del Decreto del Concilio di Trento sull’Eucaristia. Per quale ragione?

R. - Il Concilio di Trento dice che nel caso in cui non ci sia un peccato grave, ma di natura veniale, l’Eucaristia toglie questo peccato. Peccato è un termine complesso. Non è soltanto il precetto oggettivo, ma c’è anche l’intenzione, la coscienza della persona, e si deve vedere nel foro interno - nel Sacramento della Penitenza - se c’è veramente un peccato grave o forse un peccato veniale o forse nulla. Se è soltanto un peccato veniale, la persona può essere assolta ed essere ammessa al Sacramento dell’Eucaristia. Questo corrisponde già alla dottrina di Papa Giovanni Paolo II e, in questo senso, Papa Francesco è in piena continuità sulla scia aperta dal Papa precedente. Non vedo ragione allora per dire che questa sia un’eresia.

D. - Qual è l’aiuto più grande che, secondo lei, Amoris laetitia dona alle famiglie di oggi? Come si può far “camminare” questo documento nella vita quotidiana delle famiglie?

R. - Conosco alcune parrocchie, anche qui a Roma, che fanno dei raduni con sposati o nubendi che sono in preparazione al matrimonio e leggono alcune parti di questa Esortazione Apostolica. Il linguaggio di questo documento è così chiaro che ogni cristiano lo può capire. Non è alta teologia incomprensibile per la gente. Il Popolo di Dio è molto contento, è lieto di questo documento perché dà spazio alla libertà, ma interpreta anche la sostanza del messaggio cristiano in un linguaggio comprensibile. Quindi il Popolo di Dio capisce! Il Papa ha un’ottima alleanza con il Popolo di Dio.

D. - Come è noto a tutti, nel suo primo Angelus da Papa, Francesco citò il suo libro intitolato “Misericordia”. Perché, secondo lei, la misericordia è così importante in questo Pontificato, anche guardando al mondo delle famiglie?

R. - Oggi viviamo un tempo di violenza inedita nel mondo. Molte persone sono ferite. Anche nei matrimoni ci sono molte ferite. La gente ha bisogno della misericordia, dell’empatia, della simpatia della Chiesa in questi tempi difficili in cui viviamo oggi. Penso che la misericordia sia la risposta ai segni del nostro tempo.


In VaticanNews.va 5 marzo 2018

È possibile leggere l’Amoris laetitia senza pregiudizi? Senza puntare immediatamente a quel capitolo VIII che ha suscitato le critiche dei più conservatori (o comunque degli oppositori irriducibili del Pontefice)? Certamente, perché l’esortazione apostolica post-sinodale di Papa Francesco è molto di più: ha ricollocato nell’orizzonte più ampio i molti problemi urgenti di oggi sul matrimonio e sulla famiglia e la grande maggioranza del popolo di Dio ha accolto con entusiasmo questo scritto come «un liberante bel messaggio sulla gioia dell’amore». È questa la sfida dell’Amoris laetitia nel contesto di oggi. Semplicemente perché «vuole indicare in che cosa e come la chiesa può contribuire positivamente alla riuscita dell’amore nella famiglia e nel matrimonio (AL 307)» e far sì che le persone trovino in quel contesto la loro felicità. 

Eppure, per alcuni, il testo è diventato oggetto di duro contrasto. Anzi sembrerebbe addirittura che nessun’altra esortazione apostolica sia stata tanto attesa e, dopo la sua pubblicazione, abbia suscitato una discussione così vivace (su tutto l’opinione pubblica ricorda i “Dubia” dei quattro cardinali, ma c’è stato molto altro). Un motivo in più per ripercorrere le parole di Papa Bergoglio alla ricerca degli elementi essenziali nel contesto di una discussione fraterna e dimostrare che, in fine dei conti, una lettura oggettiva non può che riconoscere che l’Amoris laetitia non sia altro che «un rinnovamento creativo della tradizione» corrispondendo pienamente alla rinnovata visione del Concilio Vaticano II sul matrimonio e la famiglia e ai due precedenti pontificati.  

È questo l’intento che ha indotto il teologo e cardinale tedesco Walter Kasper a scrivere - «con amichevole affetto per tutti coloro che sono di opinione diversa» - un breve saggio tradotto ora in italiano dall’editrice Queriniana (la stessa che aveva pubblicato la sua relazione introduttiva al Concistoro del 20-21 febbraio 2014), dal titolo “Il messaggio di Amoris laetitia. Una discussione fraterna”.  

«Di fronte alla situazione drammatica di oggi – si legge nel testo - appare quanto mai grottesco che nella chiesa la discussione sull’Amoris laetitia si aggrappi coi denti all’ottavo capitolo, anzi a un’unica nota dell’ottavo capitolo e, anche qui solo a un’unica frase (AL 305, nota 351)». Perché la questione dell’ammissione all’eucaristia da parte delle persone cosiddette irregolari «è indubbiamente un problema pastorale, ma non è il problema, e neppure è il tema dell’Amoris laetitia». Non permettiamo allora che un’ostinata discussione riduttiva di un testo ricchissimo, impedisca di cogliere la provocazione in essa contenuta che è quella di una nuova gioia (laetitia) nella chiesa. 

A questo riguardo, a suo dire, neppure il testo di Rocco Buttiglione, «uno dei migliori conoscitori della filosofia e teologia di papa Giovanni Paolo II», che ha fornito «una concreta risposta ai Dubia», ha soddisfatto l’accesa discussione di alcuni. Ma un punto è fermo, dice il cardinale tedesco, «in questa discussione non c’è posto per l’accusa di eresia», prerogativa esclusiva del magistero, non di altri.  

Una lettura senza pregiudizi sarà allora in grado di far emergere gli elementi essenziali, non senza qualche novità, più metodologica che dottrinale. Per cominciare troppo spesso si dimentica il processo che ha condotto alla stesura dell’esortazione, frutto non di uno, bensì di due Sinodi dei vescovi, preceduti da un’intensa preparazione e, per la prima volta nella storia della Chiesa, da una consultazione dei fedeli («un sondaggio in piena regola»). «I padri e le madri di famiglia sono i primi esperti, sono loro ad avere l’experientia, l’esperienza, ed essi in primo luogo devono essere ascoltati». I risultati non sono stati vincolanti, ma istruttivi sì e hanno chiarito che matrimonio e famiglia non sono affatto un modello di fine serie, ma ancora oggi un progetto di vita e che il messaggio della chiesa su matrimonio e famiglia rispondono ad un profondo desiderio umano.  

Occorre pure ricordare che all’inizio dei Sinodi il papa aveva chiesto una discussione aperta, aveva auspicato parresìa, franchezza - e questo ha condotto ad un dibattito inedito nelle occasioni precedenti – accompagnata da umiltà e disponibilità ad ascoltare. Il dibattito franco ha fatto sì che molte sezioni dell’Esortazione apostolica siano addirittura un mosaico delle affermazioni fatte nel Sinodo. «Pertanto chi oggi avanza critiche, non critica solo il Papa, ma si pone anche contro il pensiero della maggioranza di tutto l’episcopato». 

E che dire del concetto, ribadito a più riprese, del «matrimonio e famiglia come cammino» e della «pastorale del matrimonio come accompagnamento»? Una metafora che non rappresenta solo un artificio teorico, in quanto esprime qualcosa di molto più fondamentale: prendere le distanze da una morale fredda e un ideale astratto di matrimonio e famiglia per cogliere invece la realtà concreta della vita delle persone, qui ora. E in questo cammino la Parola di Dio non è una concreta indicazione di cammino, quasi una guida turistica, bensì una luce che rischiara. Un cammino non si percorre mai di corsa perché la meta si raggiunge solo con la costanza dei piccoli passi, anche se non sempre regolari. Da qui l’importanza di un accompagnamento pastorale, all’insegna della pedagogia divina, che è misericordiosa. E una pastorale misericordiosa «non significa una pastorale a prezzi ribassati, né una svendita della dottrina e della morale della Chiesa». Un servizio pastorale quanto mai urgente in ogni momento della vita delle coppie anche perché talvolta assistiamo pure a occasioni di accompagnamento sprecate (AL 230), come al battesimo del primo figlio o alla prima comunione, ma anche quando i figli si rendono indipendenti o alla morte di un coniuge. 

Altro elemento fondamentale è il superamento definitivo di ogni manicheismo, ogni demonizzazione o sospetto verso la sessualità e l’éros, ben consapevoli, però, della vulnerabilità e della sua fragilità. E qui una considerazione del teologo mostra tanta concretezza e personale esperienza pastorale (come arcivescovo di Stoccarda per 10 anni): ogni pastore d’anime conosce la difficoltà di far passare la ricchezza del sacramento del matrimonio a coppie giovani che scelgono di sposarsi in chiesa, ma ci si può consolare, commenta Kasper, «pensando che anche la Chiesa ha avuto bisogno di molto tempo per arrivare a riconoscere nel XII secolo la sacramentalità del matrimonio». 

È piuttosto sul tema della fedeltà che «il Papa riesce a mettere in luce nuova la dottrina della chiesa»: nella promessa di fedeltà degli sposi Dio promette loro la sua fedeltà che sorregge la fragile fedeltà umana, la abbraccia, la rafforza e la porta a compimento. Ma è soprattutto nel non detto, nel non voler entrare nella casistica e nel rigorismo privilegiando invece il discernimento e la scelta in coscienza che il cardinale punta l’attenzione per cogliere una modalità nuova di affrontare le questioni relative alle coppie, come nel caso della comune responsabilità di mettere al mondo dei figli. 

O in occasione del fallimento e di una nuova relazione dove l’Amoris laetitia non dà risposte dirette, perché non esiste «un toccasana generale» e papa Francesco «preferisce collegarsi alla tradizione del discernimento degli spiriti o della discrezione spirituale, una tradizione antica che è fondata nella Bibbia e percorre tutti i secoli». Non si può mai scadere, aggiunge Kasper, in «una visione semplicemente bianco e nero» (sottinteso il canone 915 del CIC). 

Il Papa, spiega il cardinale teologo, non sviluppa tutte le regole canoniche da applicare in ogni situazione concreta, ma non lo fa per debolezza («non è la via di un laissez faire»), bensì nella consapevolezza che dai principi generali non si possono trarre regole universalmente valide. Il fatto che lo scritto non si concluda col capitolo VIII, ma con uno specifico sulla spiritualità fa capire ancora una volta quale sia l’interesse essenziale. Quel magis, «sempre di più», di matrice ignaziana che il gesuita Bergoglio, a detta di Kasper, utilizza per descrivere l’alta via della libertà cristiana e della coscienza. Purtroppo da troppo tempo dimenticata. Ma da riprendere e valorizzare.


M.T. Pontara Pederiva, in VaticanInsider.it 3 marzo 2018

Non è un mistero che il cardinale Walter Kasper, già presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani, sia tra i teologi più ascoltati dal Papa che gli ha affidato, tra l'altro, la relazione introduttiva al Concistoro del 21 febbraio 2014 sul ''Vangelo della famiglia". A parere di non pochi osservatori quella riflessione dev'essere intensa coma una sorta di "prologo" ad Amoris laetitia.

Nel breve saggio da pochi giorni in libreria, "Il messaggio di Amoris laetitia. Una discussione fraterna" (pagg.74), Kasper offre una lettura di grande interesse, non come «svolta nella teologia morale», ma «cambio di paradigma che pone le leggi di un orizzonte nuovo, più ampio». La visione dell'Amoris laetitia «è una sfida all'ulteriore riflessione teologica e a ripensare la prassi pastorale».
In Noi. Famiglia & Vita 2/2018

Amoris laetitia è un testo che punta a diffondere coraggio e serenità nelle famiglie, «un liberante messaggio sulla gioia dell'amore». Si può e si deve discuterne, ma senza divisioni e senza contrapposizioni. Anzi avviando «discussioni fraterne», «con amichevole affetto per tutti coloro che sono di opinione diversa». Vista la gamma molto ampia di argomenti affrontati dall'Esortazione postsinodale pensare che il dibattito si possa chiudere in breve sarebbe fuorviante e forse anche ingiusto. Il confronto è benvenuto, ma si deve portare avanti su un piano di rispettosa, reciproca attenzione.

L'indicazione arriva da un cardinale-teologo che è forse tra i più profondi conoscitori dell'Esortazione postsinodale. Walter Kasper, presidente emerito del Pontificio consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani, non è soltanto uno dei teologi più ascoltati dal Papa, ma anche l'esperto a cui lo stesso Francesco ha affidato la relazione introduttiva al Concistoro del 21 febbraio 2014 sul 'Vangelo della famiglia'. Un intervento coraggioso che ha aperto la strada al dibattito sinodale ed è considerato una sorta di 'bozza' ideale di Amoris laetitia. Il saggio che arriva in questi giorni in libreria, Il messaggio di Amoris laetitia. Una discussione fraterna, a quasi due anni di distanza dalla pubblicazione del testo di papa Francesco, non intende affatto avere toni ultimativi ma offrire spunti di riflessione per orientare il dibattito in modo più razionale e meno violento. E Kasper per primo dà prova di riflessione dialogante. Certo, le opinioni, al solito, sono espresse in modo chiaro, sintetico, efficace, ma senza la pretesa di escludere altri contributi anche di segno diverso.

L'analisi abbraccia, in modo riassuntivo, l'intero percorso dell'Esortazione postsinodale, senza soffermarsi soltanto sulla solita diatriba – “sì o no la comunione ai divorziati risposati?” - ma anche senza eludere il discorso. Proprio su questo tema il contributo di Kasper appare di profondo equilibrio e di grande finezza. Rispetta il pensiero autentico del Papa, senza pretendere di arruolarlo né tra i rigoristi né tra i lassisti. Ribadisce che il criterio di giudizio per tutte le situazioni critiche è quello del discernimento, che è segno di considerazione e gesto di prudenza. In qualche modo una conferma della risposta arrivata da Papa Bergoglio nel dialogo con i confratelli gesuiti durante il viaggio in Perù dello scorso 19 gennaio, l'esigenza cioè di superare la logica del “fin qui si può, non qui non si può”.

Ogni situazione va contestualizzata, analizzata nelle sue premesse e nei suoi sviluppi, considerata alla luce delle particolari e uniche condizioni in cui si è concretizzata. Di fronte allora al dilemma di una coppia di divorziati risposati - per arrivare al contestato capitolo VIII - che si interroga sul senso del nuovo legame e sulla coerenza del proprio cammino di fede, Amoris laetitia - spiega Kasper - «non dà una concreta risposta diretta», soprattutto evita di entrare nella casistica che risulterebbe comunque incompleta, prescrittiva e quindi incapace di abbracciare tutte le possibilità.

Offre però tre criteri di giudizio che il cardinale di origini tedesche sintetizza così. Il primo è quello dell'integrazione. Il Papa spiega con chiarezza che matrimoni civili, unioni di fatto e unioni tra persone omosessuali «non corrispondono alla visione cristiana del matrimonio», ma anche in queste situazioni possono esserci elementi positivi quando presentano «relazioni durature, in presenza di mutuo affetto e di un vincolo di fedeltà, di responsabilità e cura reciproca come la cura e l'educazione dei figli». Matrimonio sacramentale e unioni irregolari (il Papa avrebbe posto l'aggettivo tra virgolette, Kasper non le usa) non sono sullo stesso piano, ma le persone coinvolte possono essere invitate a partecipare alla vita della Chiesa «verso la piena realizzazione dell'ideale». Il secondo criterio è il discernimento tra divieto oggettivo e colpevolezza soggettiva. Qui entra in gioco il ruolo della coscienza personale e di coppia, che secondo la visione di Francesco ha una dignità inviolabile. La Chiesa, ha spiegato in Amoris laetitia, ha il compito di contribuire alla formazione delle coscienze, non di sostituirsi a un giudizio personale. Il terzo criterio è quello ispirato dall'amore e dalla misericordia che deve sempre guidare l'applicazione di una legge. Kasper spiega che in questo caso il riferimento va a Tommaso secondo cui «ogni legge generale è incompleta poiché non prevede tutte le circostanze concrete e pertanto non può in anticipo regolare concretamente tutte le situazioni».

C'è una differenza sostanziale da questa 'etica della situazione', ispirata dalla prudenza e la 'teologia delle situazioni' che pretenderebbe di ignorare la legge generale. In questa logica, osserva ancora il porporato teologo, «non si può condannare o escludere» una persona per sempre. Una svolta nella teologia morale? Kasper preferisce parlare di un «cambio di paradigma» nel solco della tradizione, «una sfida all'ulteriore riflessione teologica e a ripensare la prassi pastorale», un invito a recuperare «il carisma del discernimento spirituale» non per aprire «un'epoca di fatali conflitti, ma di una nuova gioia (laetitia) nella Chiesa».


L. Moia, in Avvenire 17 febbraio 2018

Il cardinale Walter Kasper scende in campo in difesa di papa Francesco. Lo fa con le 96 pagine del saggio «Il messaggio di Amoris Laetitia. Una discussione fraterna» (Queriniana, Brescia). È sotto gli occhi di tutti come Francesco sia apprezzato, dentro e fuori la chiesa, ma anche osteggiato da molti nei suoi tentativi di scuotere e riformare la chiesa. Secondo i critici non rende la chiesa più conforme al vangelo, ma crea una realtà nuova, un cattolicesimo che è una nuova religione mondiale, sincretista e pluralista. Insomma, «questo papa è già oltre la chiesa cattolica» (Francesco Lamendola), «è prigioniero della macchina da guerra che si chiama Ego-latria... corregge Gesù adeguandolo ai tempi e agli uomini... Il papa – per definizione - può essere solo conservatore, altrimenti non è più papa. Il suo ministero è custodire la fede» (Antonio Socci). Altri scrivono che dimentica i principi fondanti del cattolicesimo, tanto da essere definito il leader della sinistra mondiale, il comunista che onora della sua amicizia l’ateo Eugenio Scalfari.

Ma già a fine marzo del 2014 a cinque studenti belgi Francesco ha confessato: «Non sono comunista, l’amore per i poveri è il cuore del vangelo». Il nuovo libro «Come la chiesa finì» di Aldo Maria Valli, vaticanista del Tg1, prefigura la chiesa che tramonta proclamando il superdogma del dialogo e abbracciando il modernismo, sintesi di tutte le eresie. Dopo l’elezione Bergoglio ha aperto il suo improvvisato discorso con «buonasera», un saluto giudicato non laico, bensì ostentatamente laicista. In seguito ha sempre messo al primo posto i gesti della misericordia, ma per alcuni questa priorità, sostenuta da potenza comunicativa, nasconde anche narcisismo.

All’inizio di dicembre l’emittente televisiva dei vescovi italiani ha comunicato l’intenzione del pontefice di modificare un passaggio della traduzione del Padre Nostro, la preghiera che ci ha insegnato Gesù. Il finale «e non ci indurre in tentazione» verrebbe sostituito da «e non lasciarci entrare in tentazione», perché - dice il papa - «Dio è un padre buono che non mi butta nella tentazione per poi vedere come sono caduto». Anche questa decisione ha sollevato perplessità: Bergoglio vaneggerebbe di un Dio bonaccione che perdona tutti, persino Giuda e Pilato.

Al centro del dissenso c’è soprattutto l’esortazione apostolica Amoris laetitia (La gioia dell’amore) sul matrimonio e la famiglia del 19 marzo 2016. Il bersaglio è l’ottavo capitolo, anzi una nota in cui si afferma che le persone in situazioni dette irregolari, come i divorziati risposati, possono in certi casi essere ammesse alla comunione. Il tema è diventato il pomo della discordia dentro la chiesa e la teologia. Già nel settembre 2016 quattro cardinali hanno chiesto al papa, prima in forma privata e poi pubblicamente, di chiarire alcuni dubbi che davano l’impressione di voler alterare la dottrina tradizionale. L’11 agosto scorso 40 studiosi cattolici provenienti da 20 nazioni hanno recapitato a Bergoglio una «filiale lettera di correzione», nella quale denunciavano che l’Amoris laetitia propaga 7 eresie. In particolare, direttamente o indirettamente, permette che si creda che l’obbedienza alla legge di Dio è impossibile o indesiderabile e che la chiesa talvolta deve accettare l’adulterio in quanto compatibile con l’essere cattolici praticanti; il citato capitolo ottavo conterrebbe una legittimazione del divorzio cattolico. La «lettera di correzione» indicava come causa delle «eresie», oltre al modernismo, l’influenza delle idee di Lutero.

Francesco non ha mai risposto ufficialmente a tali critiche, né ha mai concesso udienza ai quattro cardinali, ma in una lettera ai vescovi della regione di Buenos Aires ha ribadito che non sono possibili altre interpretazioni di Amoris laetitia rispetto a quella fornita dai vescovi suoi connazionali, secondo i quali i divorziati entrati in una nuova unione, dopo un percorso di discernimento individuale, potrebbero in certi casi essere ammessi all’eucaristia. «Nessuno dei sette punti incriminati - scrive adesso il cardinale Walter Kasper - è contenuto in documenti del papa; si tratta di accuse assurde e infondate. Le divergenze degli oppositori riguardano differenti opinioni di scuola formulate sulla base della dottrina ecclesiastica. I critici isolano la questione dal contesto e non prendono atto della visione profetica dello scritto, che non propugna dottrine “nuove”, ma si colloca in perfetta continuità con la tradizione autentica della chiesa, non da ultimo con Tommaso d’Aquino, il Vaticano II e il magistero degli ultimi pontefici».

Per sfatare le presunte contraddizioni tra Giovanni Paolo II e Francesco, Kasper cita il libro «Risposte (amichevoli) ai critici di Amoris laetitia» di Rocco Buttiglione («uno dei migliori conoscitori della filosofia e teologia di papa Wojtyla»), pubblicato nel 2017 con un saggio introduttivo del cardinale Müller, allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. Francesco, come Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, scrive che matrimonio e famiglia sono la culla dell’umanità, perciò il rinnovamento sociale deve partire da qui. «La famiglia è la via della chiesa, che cresce, vive, soffre e gioisce con le famiglie; nelle famiglie e per mezzo di esse è presente nella vita e nel mondo».

«Il papa - conclude Kasper - non lascia spazio a dubbi che matrimoni civili, unioni di fatto, nuovi matrimoni tra divorziati e unioni tra omosessuali non corrispondono alla concezione cristiana del matrimonio... ma oggi molte istituzioni sono in crisi, molte cose sono diventate insicure e parecchi cristiani non riescono più a seguire alcune norme della morale sessuale, matrimoniale e familiare della chiesa. Di qui, nel solco di una tradizione riattualizzata, che non deve essere acqua stagnante ma fresca sorgente, le contestate riflessioni e proposte di papa Francesco per indicare come e in che cosa la chiesa, dato l’attuale contesto, può contribuire positivamente alla riuscita dell’amore in famiglia e nel matrimonio».


G. Poletti, in L’Adige 17 gennaio 2018