In breve
Nella società del mercato globale è ancora possibile il riconoscimento della dignità umana del lavoro? Il lavoro, reso flessibile, è destinato ad essere definitivamente “demoralizzato”? Rilevanti diventano il rapporto tra lavoro e reddito, l’equilibrio tra lavoro e famiglia, il ruolo del sindacato e la figura dello sciopero. Le sfide del presente esigono attenzione a tutte le dimensioni della persona lavoratrice, valorizzando la cultura della festa e la formazione permanente.
Descrizione
Nella società del mercato globale e flessibile l’uomo è rappresentato sempre più come individuo e il suo lavoro come opera strumentale e accessoria rispetto all’identità del singolo, isolata nella sfera extraeconomica e ridotta alla privacy. In tale contesto culturale è ancora possibile il riconoscimento della dignità umana del lavoro? O il lavoro è destinato ad essere definitivamente “demoralizzato”?
La tradizione dell’insegnamento sociale della Chiesa si rivolge decisamente al senso del lavoro quale categoria antropologica generale e stimola ad esplicitarne il significato nei termini di una impostazione non tecnocratica e non puramente gestionale delle relazioni produttive. Suggerisce così ipotesi forti di democrazia industriale ed economica.
Rilevanti diventano alcuni problemi: il rapporto tra lavoro e reddito, l’equilibrio tra lavoro e famiglia, il ruolo del sindacato e la figura odierna dello sciopero. Le sfide della “nuova civiltà del lavoro” esigono di valorizzare il lavoro manuale, la cultura della festa e l’educazione professionale, attenta a tutte le dimensioni della persona che lavora.