Teologo e arcivescovo, Bruno Forte sintetizza ora in un aureo libretto più di mezzo secolo di personale fede e ricerca di Dio, in un dialogo continuo intrecciato di silenzio e parola. In Vorrei parlarti di Dio. Una proposta per chi è in ricerca (Queriniana, pagine 144, 12,00 euro), Forte accompagna il lettore alla ricerca di Dio, attraverso otto lettere e poi otto interrogativi che costellano un itinerario semplice, profondo, ricco di domande e capace di far esperire spiritualmente la grande serenità e fiducia che il teologo sa trasmettere attorno a sé: una compartecipazione all’amore stesso di Dio ricevuto in dono.
Per Forte quattro sono le vie offerte da Gesù a chi desideri esser suo discepolo nell’ascolto dell’amore di Dio. Innanzitutto occorre intraprendere la via del perdono, preliminare poiché la scena del mondo umano è segnata dal peccato, da male e sofferenze conseguenti a egoismi, ingiustizie, violenze e guerre. Il perdono dato e richiesto è quindi l’unica possibilità di convertire il nostro mondo. Ma per perdonare e ricevere perdono occorre alimentarsi con la preghiera, non certo per piegare Dio alle nostre richieste, inesaudibili solo per mezzo dell’insistenza, quanto perché quella della preghiera è la via che educa ad ascoltare la voce di Dio, dell’amore di Dio anche nei suoi stessi silenzi, sino a partecipare alla vita stessa di Dio, pregando in Dio. Attraverso di essi infatti siamo invocati da Dio, a discernere innanzi a Lui la nostra più profonda e personale vocazione.
E infine solo nell’ascolto della propria vocazione, in cui sigeticamente Dio ci chiama a noi stessi per esporci in Lui, sarà possibile scoprire la via superiore, quella dell’amore, che si rivela nel dono di Dio, nella gratuità e farsi dono dell’amore che è Dio. Chi ama ama per primo, per questo Dio è il principio primo di ogni realtà e creazione, poiché è purissimo amore, dono infinito d’amore, offerta di amore a chi apra il proprio cuore.
Ma il Dio cristiano non è una legge a cui conformarsi, né una verità totale e totalizzante. Le idolatrie di sempre che hanno sostituito la verità e la legge a Dio in quanto suoi umani idoli, le ideologie moderne che han ritenuto di far a meno di Dio sostituendovi ideali totalitari, non sfociano che in omologazioni, iniquità, violenze, sopraffazioni. Il Dio cristiano è il Dio vivente della rivelazione, nel duplice e pregnante senso del termine.
V’è per Forte una dialettica della rivelazione, per cui Dio si mostra celandosi, parla nel silenzio, incarnandosi umanamente mostra l’ulteriorità evidente del mistero, appunto si rivela rivelandosi. Non perché Dio sia contraddittorio poiché vivo, bensì perché totalmente altro dall’uomo desidera tuttavia mettersi in comunione, offrire il proprio amore infinito alla sua creatura, aprirla a una gratuita libertà. L’uomo è costitutivamente volto alla trascendenza, chiamato a un esodo da sé per volgersi al mistero da cui giunge e verso cui tende, in ricerca continua, umile ascolto, arrischiante esercizio di libertà. Il primo esodo da sé è quello verso gli altri, ma negli altri e oltre di essi il passo radicale è di balzare alla volta di Dio, altro per eccellenza, origine d’ogni libertà creaturale. Non c’è amore senza libertà, al di là di ogni legge o ideologia, attraverso la grazia e verità del dono d’amore di Dio e della sua fedeltà.
Forte ci accompagna dunque, passo dopo passo ma senza imporsi come guida, mediante la serena e inquieta sapienza della sua umile fede di lunga data e dell’arricchitasi nel tempo sua amorevole operatività, attraverso una sorta di esercizi spirituali per uomini alla ricerca di Dio e credenti ancora sempre in esodo da se stessi, in un comune cammino verso la terra promessa dell’amore divino. Perché: «Credere è riconoscere di essere custoditi nel grembo di Dio, chiamati ad affidarci al suo amore con lo stesso abbandono con cui un bambino riposa fra le braccia della madre».
F. Tomatis, in
Avvenire 19 novembre 2021