Il saggio di Maurizio Aliotta costituisce l’undicesimo dei quindici volumi del «Nuovo corso di teologia sistematica», edito dalla Queriniana e diretto Giacomo Cannobio e Angelo Maffeis. Il trattato intende considerare il matrimonio sotto l’aspetto antropologico e quello teologico. Nel caso specifico del sacramento del matrimonio, infatti, realtà naturale e soprannaturale coincidono. La naturalità del matrimonio è vista dagli autori cristiani antichi nella stessa volontà di Dio. Così tale naturalità è rivestita della dimensione sacrale.
Il matrimonio nella Bibbia
Il primo capitolo del volume riflette sul matrimonio nella Bibbia. I testi biblici si distinguono tra testi che presentano il dato empirico del matrimonio e testi che usano la simbologia e la metafora nuziale. L’a. considera i testi sul matrimonio primariamente dal punto di vista antropologico. Uno sguardo trasversale sulla Bibbia manifesta la positività della concezione nuziale nella Bibbia. E «nonostante il peccato allontani il matrimonio dall’immagine ideale della coppia edenica, nella letteratura profetica e sapienziale esso diventa immagine dell’alleanza di Dio col suo popolo e la sessualità è vista come inserita nel progetto della creazione, senza tuttavia sacralizzarla. Essa ha un carattere ‘secolare’ e non rientra nella sfera del sacro» (p. 24).
Il matrimonio per Gesù
L’a. evidenzia anche come l’insegnamento di Gesù sul matrimonio non è separabile dall’insieme della sua predicazione sul Regno e dalle esigenze della sequela. Il matrimonio si inserisce nell’ethos del discepolato. Nell’insegnamento di Gesù vi è un rinvio al «in principio» che diventa la chiave ermeneutica per capire il senso del matrimonio nel progetto di Dio.
La parabola storica del matrimonio tra patto e sacramento
Il secondo capitolo presenta una rassegna storica sul matrimonio dei cristiani tra istituzione e sacramento. L’a. riassume la storia in alcuni passaggio: dal ‘mistero’ al ‘sacramento’, dal ‘patto’ al contratto, dal contratto al ‘patto’ (con il Concilio Vaticano II) (cf. p. 67ss.). Egli ripercorre le prime testimonianze di una messa nuziale nel IV secolo. Per i Padri, il matrimonio era un sacramentum/mysterion, non nel senso tecnico che questo termine assumerà con gli scolastici, ma nel senso che l’atto del matrimonio costituisce «una partecipazione all’unione del Cristo con la sua Chiesa» (p. 75). La visione giuridica predomina a partire dalla scolastica e fino al XX secolo quando il Concilio Vaticano II segna il passaggio da una posizione legalista a una prospettiva più personalista.
Eros e sacramento
Il terzo capitolo, intitolato «Eros e sacramento dell’amore» costituisce una riflessione di natura antropologica sulla dimensione personalista del sacramento del matrimonio. I teologi post-conciliari, chiariscono che nell’amore personale sta «il nucleo più profondo del matrimonio inteso in senso cristiano» (Karl Rahner). La riflessione dell’a. cerca di integrare i diversi elementi costitutivi del vissuto nuziale. Così, ad esempio, egli evidenzia l’importanza della dimensione corporale nel vissuto nuziale: «Secondo la genuina tradizione cristiana è contrario alla natura della persona umana sia il rifiuto del sesso, con la motivazione di difendersi da una presunta contaminazione di esso, sia il suo opposto contrario, vale a dire rimettersi al godimento in maniera istintiva, quasi come ad una droga» (p. 120). Vi è nel matrimonio cristiano «una tensione tra il prevalere della sárx e del pnêuma. È il paradosso del matrimonio dei cristiani: in esso la potenza di Dio si rivela nella debolezza della coppia. La sessualità non è a priori un rapporto d’amore; può essere egoismo e violenza. Perciò la sacramentalità del matrimonio si manifesta se esso è vissuto nella fede, nella speranza e nella carità. È l’agire ispirato dalla fede, dalla speranza e dalla carità che trasforma il matrimonio dei cristiani in evento di salvezza» (pp. 130-131).
La Trinità: paradigma dell’amore di coppia
La fedeltà e indissolubilità dell’amore hanno il loro paradigma e fine nel Dio trinitario: «Nella teologia cristiana questo amore universale che passa per una persona ha il suo prototipo in Dio stesso. È proprietà di Dio amare in una sola persona tutto e tutti: egli come Padre, mentre genera e ama un solo Figlio, nel Figlio ama e dà vita a tutto il creato» (p. 124). Allo stesso tempo, ogni sacramento «è un evento ecclesiale e perciò si radica nella sacramentalità della chiesa […] e di Cristo, sacramento originario o fontale dell’incontro di Dio con l’uomo» (p. 128). In questo senso, è chiaro che il fondamento della sacramentalità del matrimonio si trovi nel battesimo. Attraverso il battesimo, i cristiani «innestano la loro vita nella vita della chiesa e quindi anche il loro matrimonio» (p. 129).
Questioni aperte
L’autore affronta nell’ultimo capitolo delle questioni aperte (e spinose) con una duplice attenzione, al magistero della chiesa, ma anche al realismo del vissuto delle persone, offrendo così delle risposte che invitano ognuno a interrogarsi, a mettersi in questione e a fare il proprio discernimento.
R. Cheaib, in
Theologhia.com 20 ottobre 2022