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Marco nella sinfonia delle Scritture
Francesco Mosetto

Marco nella sinfonia delle Scritture

Prezzo di copertina: Euro 24,00 Prezzo scontato: Euro 22,80
Collana: Commentari biblici
ISBN: 978-88-399-1138-4
Formato: 15,7 x 23 cm
Pagine: 296
© 2021

In breve

Un’esegesi sempre più specialistica rischia di sciupare la fecondità del testo biblico. Occorre riscoprirne l’appartenenza a un discorso unitario, che parte dalla Genesi e approda all’Apocalisse, riconducibile a quella parola che è il Verbo fatto carne.

Un commento al Vangelo di Marco che conduce alla scoperta di un orizzonte più arioso, suggestivo di molteplici attualizzazioni.

Descrizione

Il presente commento al più antico dei quattro vangeli intende assecondare un’autorevole indicazione dell’esortazione apostolica Verbum Domini di papa Benedetto XVI (n. 34). Di fatto, esso si propone di avviare a una rinnovata lettura “canonica” del testo evangelico, collocandolo nell’orizzonte complessivo dell’unica e molteplice “parola di Dio”.
Questo genere di lettura viene suggerito mediante due specifiche attenzioni aggiuntive nella spiegazione del testo, che per il resto segue il modello consueto e rodato dei commentari:
a) una citazione tratta da un commento dei Padri della Chiesa, la cui funzione è quella di illustrare in modo esemplificativo l’esegesi della grande trazione;
b) una esplorazione delle risonanze del testo di Marco nell’insieme delle Scritture: di volta in volta ci si sofferma su di un singolo tema, il più significativo per quella pericope, dando forma a un Excursus dedicato.
Se un’esegesi sempre più specialistica rischia di smarrire la ricchezza del testo biblico, sciupandone la fecondità, questo nuovo commento evidenzia come il racconto di Marco appartiene a un discorso unitario che dalla Genesi giunge all’Apocalisse e le cui singole parole acquistano il loro pieno significato se ricondotte a quella parola che è il Verbo fatto carne.

Recensioni

Il tratto peculiare del commentario al Vangelo di Marco, qui segnalato, è di carattere metodologico. Come evidenzia il titolo stesso, Marco è letto «nella sinfonia delle Scritture». Si tratta quindi di un approccio dichiaratamente canonico: vuole attirare «l'attenzione del lettore sul fatto che esso [il secondo vangelo] appartiene al contesto globale della Bibbia, Antico e Nuovo Testamento» (p. 18). Con questo l'A. non intende certo rinnegare il metodo storico-critico, che tanto ha dato ali' esegesi biblica, ma ne evidenzia il rischio di un approccio atomistico dei testi, che tende a isolarli dal contesto canonico in cui sono inseriti e dall'unica origine pneumatologica da cui prendono forma e contenuto.

L'altro riferimento che guida il commentario è l'esegesi patristica, intesa nella sua attenzione olistica alla Scrittura come attestazione pluriforme, ma unanime tesa a «indagare e illustrare il mistero che si cela sotto la lettera» (p. 18). A sostegno di quest'approccio l'A. adduce Dei Verbum n. 12 e l'esortazione post-sinodale di Benedetto XVI Verbum Domini nn. 34.39-40, che insistono sull'unità cristologica della Scrittura, messa in rilievo alla luce della regola della fede.

L'organizzazione del testo riflette chiaramente i presupposti del metodo adottato proponendo a corredo di ciascuna pericope – riportata nella traduzione Cei 2008 – uno stringato commento esegetico, seguito dai richiami ai paralleli sinottici e all'occorrenza anche giovannei.

Di seguito appare un breve saggio di esegesi patristica (per lo più tratto dai commentari di Girolamo e di Beda, gli unici dedicati all'intero secondo Vangelo). Per concludere con un excursus che - alla luce delle indicazioni emerse nell'esegesi - ne evidenzia un tratto saliente, che da un lato riprende ed evidenzia eventuali riferimenti veterotestamentari presenti nel testo marciano, dall'altro rimanda ad altri passi del Nuovo Testamento, i quali – pur con linguaggio, intenti parenetici e prospettive teologiche differenti – rimandano allo stesso tema presente nel passo evangelico in questione.

Il linguaggio adottato, scorrevole e chiaro, si rivolge a un pubblico non specialistico. Tuttavia, il commento esegetico, pur non indugiando in questioni storiche e redazionali (manca del tutto un apparato di note), coglie con efficacia il significato centrale di ogni passo. Frutto questo della lunga e competente consuetudine dell'A. con il racconto di Marco. Dello stesso tenore sono anche le sezioni dove sono illustrati i rimandi paralleli agli altri Vangeli: precise e puntuali.

Sulla scorta di questo materiale, il lettore è messo di fronte ai brevi commenti patristici, dove il prevalere della prospettiva tipologica cristocentrica e morale sono formulate in un linguaggio che talvolta risulta desueto, ma non oscuro. Il tratto più interessante, a motivo della loro originalità, sono gli excursus: i temi, selezionati con apprezzabile sagacia, sono esposti attraverso un centone di citazioni bibliche, sostanzialmente neotestamentarie, che aprono a prospettive non di rado positivamente sorprendenti negli accostamenti proposti.

In definitiva il commentario è molto utile per cogliere il senso delle diverse pericopi, ma è nelle altre parti, qui solo menzionate, che risulta senz'altro originale. Mette a disposizione una mole cospicua di riferimenti, che nell'arricchire le prospettive interpretative, stimola il lettore a intraprendere un lavoro di confronto e di approfondimento, lasciato per lo più alla riflessione e alla creatività dello stesso. Si tratta del pregio più evidente del lavoro e nel contempo anche della sua sfidante originalità.


G. Bonifacio, in Studia Patavina 1/2024, 184-185

Si bien es cierto que comentarios a los libros bíblicos hay muchos, cada uno de ellos tiene sus propios matices y aportaciones. Es lo que también sucede con la obra que tenemos entre manos y que, en este caso, se centra en Marcos. La pretensión, tal y como se sugiere desde el título, es ofrecer una mirada a este evangelio situándolo como una voz más dentro de la sinfonía total que constituye la Escritura. Así se hace evidente que la manera desde la que se acerca el autor al texto bíblico es a partir de una mirada canónica. Este acercamiento, del que ya se habla en el documento de la Pontificia Comisión Bíblica sobre la interpretación (1993), tiene la ventaja de enmarcar cada libro en el conjunto de la Escritura, pero, a la vez, despierta reticencias y preguntas sobre el rigor científico de este modo de estudio entre los estudiosos. Sea como fuere, se trata de la perspectiva desde la que Mosetto aborda a Marcos en esta obra.

Los elementos básicos para acercarnos al más antiguo de los relatos evangélicos se presentan en la introducción. Es ahí donde Mosetto aborda de manera muy breve cuestiones como la trama del libro, su proceso de formación, el autor, el ambiente, el mensaje teológico y espiritual y algunos trazos de la historia de la interpretación de este evangelio. Tras estos datos, el autor justifica las opciones por un acercamiento canónico y por el recurso a la interpretación de los Santos Padres.

Tras la introducción, se va recorriendo en orden el texto evangélico. En esta tarea mantiene una estructura similar en cada sección que analiza y que pasamos a describir. Presenta la traducción italiana aprobada por dicha Conferencia Episcopal para, después, incluir un sobrio comentario de texto que apunta al sentido inmediato del pasaje. Se sigue con una referencia a los otros paralelos sinópticos o, en caso de que lo hubiera, al testimonio del cuarto evangelio. Cada parte concluye con referencias a interpretaciones patrísticas y un excursus con el que Mosetto sitúa el pasaje marcano en el contexto del conjunto de la Escritura. De este modo, pretende mostrar tanto la unidad y continuidad de la Palabra de Dios escrita como la coherencia y unidad de los escritos del Nuevo Testamento.

Se trata, sin duda, de una obra atrevida que puede resultar útil para la labor pastoral, siempre que se complemente con otros comentarios de mayor carácter científico.


I. Angulo Ordorika, in Archivo Theológico Granadino n. 86 (2023), 309-310

Dans cet ouvrage, Francesco Mosetto propose un commentaire de l’ensemble de l’évangile selon saint Marc en suivant une approche canonique. Il rappelle, à juste titre, que cette approche est encouragée par le magistère récent. Après une introduction d’une dizaine de pages, l’A. suit la progression du deuxième évangile, péricope par péricope. Dans chaque cas, le contenu proposé est le même : le texte biblique selon la tradition officielle de la conférence épiscopale italienne, quelques éléments fondamentaux de commentaire, une comparaison avec les autres évangiles, un passage d’un commentaire patristique et un développement thématique qui propose un parcours dans l’ensemble de l’Écriture. La méthode suivie par F.M. permet effectivement de situer les textes étudiés à l’intérieur de la « symphonie des Écritures ». Le commentaire est simple et permet une première approche aisée de l’évangile de Marc. On pourra regretter, occasionnellement, que certaines aspérités du texte ne soient pas vraiment prises en compte. Un tel commentaire sera utile pour celui qui voudra se familiariser avec l’évangile de Marc à travers une lecture simple et nourrissante.


A.d.B., in Nouvelle Revue Théologique 145/1 (2023), 129

El libro que presentamos es un comentario al evangelio de Marcos (Mc.), del biblista Francesco Mosetto, quien fuera presidente de la Asociación Bíblica Italiana en el periodo 1994-2002. Atendiendo a su haber bibliográfico, al presente comentario le precede otro volumen dedicado siempre al segundo evangelio (Le risonanze bibliche del Vangelo di Marco), solo que más monográfico, concentrando el estudio sobre cinco pasajes del texto. Y siempre en la misma línea del precedente estudio, Mosetto se propone ofrecer una lectura «canónica» de Mc., una lectura en la «sinfonía» de las Escrituras, por usar su término.

El libro está dividido prácticamente en dos secciones: (1) una parte introductiva, breve por cuanto a su carácter informativo se refiere (pp. 9-21), (2) y la sección mayor que corresponde al comentario del entero evangelio (pp. 23-276). Al final, se recoge una sucinta presentación bibliográfica ordenada en: estudios introductorios, comentarios modernos, comentarios patrísticos, estudios patrísticos y medievales, y estudios de exégesis «canónica».

La introducción presenta sintéticamente las cuestiones clásicas relativas a la estructura y al contenido del evangelio: el diseño narrativo, la cuestión del origen y formación, el autor y ambiente, el mensaje teológico y espiritual, la historia de la interpretación y cuestiones relativas al diseño del libro. Con un apartado a manera de justificación de todo el comentario y del método empleado concluye Mosetto la introducción. Con relación a esto, algunas palabras dedicaremos más adelante. Del resto del conjunto abordado por el autor, sobre todo dos cosas merecen la atención dada su importancia: la primera, la cuestión de la datación y ambiente en que se coloca el evangelio y, la segunda, el origen literario.

Mosetto se hace eco de la situación particular de la recepción de Mc. Como el resto de evangelios, Mc. se presenta como una obra anónima, pero a diferencia de la atención e interés que en los últimos años acapara, su suerte otrora fue completamente diversa. En la antigüedad no fue objeto de gran consideración; su presencia es escasa o casi nula, ya sea en el uso litúrgico como en los comentarios de los primeros autores cristianos. La atribución a Marcos como autor llega por via «secundaria», el testimonio más antiguo es el de Papías de Hierápolis, entorno a la mitad del siglo II, recogido por Eusebio de Cesarea en su Historia Eclesiástica. Eusebio aduce que, en el prefacio a una obra titulada Explicación de las sentencias del Señor, Papías afirmaba que Marcos fue el intérprete de Pedro, y tras la muerte de este y sobre la base de su predicación compuso el evangelio (cf. h. e. 3,39,14-16). La tradición llegó a identificar Roma como lugar de composición y a Marcos con Juan Marcos, el personaje que comparece en Hechos de los Apóstoles como compañero de Pablo y Bernabé, y más tarde de Pedro. En la actualidad, sin embargo, no existe un acuerdo unánime sobre la identidad del autor del segundo evangelio.

La tesis predominante desde la antigüedad partía de Mateo (Mt.) como el evangelio más antiguo y consideraba Mc. como una síntesis – abreviación – del primero, hecho que justifica la preponderancia de Mateo dentro de los elencos y códices más antiguos, indicativo de su recepción extraordinariamente positiva en la literatura cristiana primitiva que lo reconocía ciertamente como el «primer evangelio». Es hasta inicios del siglo XX que Mc. deviene objeto de mayor atención y bajo ciertos criterios los estudiosos coinciden en considerarlo el primer evangelio escrito y una fuente primaria de información de la cual se sirvieron Mateo y Lucas.

Según la visión más común, todavía hoy, Mc. habría sido compuesto en Roma en la segunda mitad del siglo I. El estudio crítico ha añadido a esta noticia otros datos que parecen favorecer un origen romano. Entre ellos, el uso de algunos latinismos (por ejemplo, Mc. 12,42; 15,16), la explicación de algunas costumbres tipicamente judías o el clima de adversidad, que encaja con la persecución de Nerón. Pero esta visión se ha cuestionado, observando el carácter apologético de la temprana vinculación con Pedro y con Roma, así como el insuficiente valor demostrativo de los datos internos aducidos a favor de dicha vinculación. En este sentido, se echa de menos una presentación por parte de Mosseto, del status quaestionis actual y de la nueva propuesta que se ha ido abriendo paso sobre la ubicación de Mc. En una introducción, es un elemento de primer orden, para el autor como para el lector. En vista de tal vacío, trazamos unas líneas.

La investigación de los últimos años ha dado paso a una nueva propuesta que sitúa la composición de Mc. cerca de Palestina. Si bien minoritaria al principio, esta propuesta se ha ido reforzando sobre la base de argumentos cada vez más sólidos, razón por la cual exige ser tenida en consideración a la hora de explicar la situación histórica en que fue compuesto Mc., y a la hora de comprender su propuesta como relato. Los principales argumentos para la nueva localización parten de una premisa: la guerra judía y sus efectos en las regiones cercanas a Palestina son el contexto vital. Diversos autores han corroborado esta premisa con nuevos datos, contribuyendo a crear un nuevo consenso. Aunque la identificación precisa del lugar es aún discutida, la mayoría de los autores que vinculan Mc. con la guerra judía coinciden en situarlo en la región de Siria, un entorno en el que dicha guerra tuvo un impacto directo. Los principales indicios que lo relacionan con la guerra judía se encuentran en los capítulos finales del evangelio (cf. Mc. 11–16) y, de forma particular, en el capítulo que incluye el «discurso de despedida» (cf. Mc. 13). Recientemente se han añadido nuevos argumentos a favor de la ubicación en Siria –Christopher Zeichmann, por ejemplo– después de la guerra del 70. Estudios de tipo lexico-gráfico sobre el uso de palabras latinas en textos griegos del siglo I muestran que los latinismos de Mc. se explican no con relación a Roma sino con relación a Siria. Por otra parte, análisis sutiles del célebre episodio de Mc. 12,13-17 (dad al César…) en las políticas fiscales de la época y en la acuñación de monedas que circulaban en la Palestina del siglo I, hacen concluir que Mc. no pudo haberse escrito antes del año 71.

El segundo elemento de la introducción que merece ser reseñado es el del origen y composición del evangelio. El perfil estilístico de Mc. es el de una obra caracterizada por un lenguaje simple, escrita en un griego diríase popular que se deja ver carente de sintaxis y de formas estilísticas, hecho que explica fenómenos internos como la parataxis en la coordinación de los periodos o la excesiva recurrencia de particulas para introducir o proseguir la narración. Esta pobreza de estilo podría ser el origen de la escasa atención que ha recibido por parte de los autores de la antigüedad cristiana. En contrapartida, sin embargo, la narración se presenta paradójicamente diáfana, un elemento que concede a Mc. un estilo desenfadado y preciso.

Mosetto se encarga de señalar con claridad que Mc. se inserta dentro de una cadena de transmisión. En un complemento de la preponderancia marcana en el consolidado esquema de la hipótesis de la «doble fuente» es indispensable tener presente que no obstante su antigüedad, Mc. es heredero de materiales orales y de elementos que cristalizaron en colecciones escritas en una fase previa a su obra. Posiblemente el núcleo inicial estuviera compuesto por un relato de la pasión, al que se sumaría un material tradicional que llegaba al autor en colecciones de parábolas, milagros y controversias, hoy perceptible en el relato. Todo este cúmulo habría sido elaborado y completado con un material (tradicional) propio y organizado al interno de una trama, inserta dentro de un marco espacio-temporal con vista hacia aquello que está en el origen del proyecto marcano: la pasión. Siendo posible, por tanto, distinguir dos fases en el itinerario de la misión jesuana: la fase galilea (1,1–8,30) y la fase jerosolimitana (8,31–10,52), sirviendo de gozne el interesante episodio ambientado en las inmediaciones de Cesarea de Filipo (cf. 8,27-30).

Mosetto identifica dos arcos narrativos: el primero se abre después de la misión del Bautista, dando inicio a la primera fase de la predicación jesuana, y se prolonga hasta el capítulo tercero, con el firme propósito que urden el partido de los fariseos y la facción de los herodianos de eliminar a Jesús; mientras que el segundo arco, se extiende desde este mismo capítulo hasta 6,6, con la institución de los Doce y la incomprensión de Jesús por parte de sus parientes. La denominada «sección de los panes» (6,6b–8,26) alberga una serie de episodios: comprende la multiplicación de los panes, la travesía por el mar de Galilea, la discusión sobre el pan y una curación. Entretanto la narración discurre, la curación del ciego de Betsaida (8,22-26) sirve de preparación a la confesión de Pedro en 8,27-30, momento en que el evangelio alcanza el punto final de la primera parte y el punto de arranque de la segunda.

La sección de 8,31–10,52 es el camino de Jesús a Jerusalén, divida en tres momentos, los tres anuncios de la pasión (8,31-33; 9,30-32; 10,32-34), cada uno de los cuales es ocasión de catequesis sobre el discipulado; junto al milagro del joven epiléptico, en el itinerario tiene lugar la enseñanza sobre el escándalo y el divorcio. El episodio de la transfiguración en 9: 2-8 se presenta como destello en la sección junto con la curación de ciego Bartimeo, el cual, una vez curado sigue a Jesús en el tramo que le queda hacia Jerusalén. En la sección siguiente, propiamente jerosolimitana (11,1-12. 44) tienen lugar el ingreso a Jerusalén, signo profético sobre el templo, una serie de disputas (cinco en total) y el episodio de la viuda en el templo que introduce el conocido capítulo 13, el único discurso que registra Mc. La narración fluye hasta desembocar en su punto culminante, la pasión (14-15), con los momentos preliminares del gesto de unción en Betania, la conspiración de las autoridades y la complicidad de Judas en el complot, «última cena», la traición de Judas, la oración en Getsemaní, seguido de los momentos finales de la captura, el juicio religioso-político a Jesús y, finalmente, la condena, ejecución, muerte y sepultura. A modo de conclusión, se encuentra el relato de la resurrección (1,1-20).

La segunda parte es el comentario del evangelio y ocupa, como es lógico, la mayor extensión. Los 16 capítulos que integran Mc. son tratados por perícopas: 1,1-45; 2,1-3. 6; 3,7- 35; 4,1-34; 4,35–5,43; 6,6b. 29; 6,30 –8,26; 8,27–10,52; 11,11–12,44; 13,1-37; 14,1-15. 47; 16,1-20. Para el comentario de cada perícopa Mosetto sigue el mismo esquema, articulado en cinco secciones: (1) texto en traducción: el autor reporta la traducción CEI (2008), si bien reconoce que no es una traducción rigurosa del texto griego, al menos se presenta fiable; (2) comentario exegético: sin entrar en cuestiones de orden histórico-crítico, redaccional o narrativo, Mosetto presenta un sumario comentario exegético del texto, donde es necesario recurrir a explicaciones de tipo filológico; (3) paralelos sinópticos: el apartado es funcional al lector, ya que permite ver la recepción de un mismo hecho al interno de la tradición sinóptica o del evangelio de Juan, cuando es el caso; (4) comentario patrístico: una pequeña muestra de cómo los autores antiguos han léido el evangelio, entre estos sobresalen Jerónimo y Beda el Venerable, con menor recurrencia el Crisóstomo y Ambrosio; finalmente, (5) excursus: en realidad se trata de un ejercicio de intertextualidad con la finalidad de identificar resonancias del texto dentro del horizonte bíblico, del Antiguo y Nuevo Testamento. Dos son las razones, según anota el autor: la continuidad y la unidad de la palabra de Dios, y la coherencia y unidad entre todos los escritos canónicos del Nuevo Testamento.

Como bien nota Mosetto de Mc. en general, la narración dirige la atención a ciertos elementos que proporcionan fuertes tensiones y acentuados contrates. El más característico es el llamado «secreto mesiánico». Pero también hay otros. El rechazo que experimenta Jesús por parte de sus coterráneos, los comportamientos y reacciones de Jesús ante los personajes y situaciones que entran en contacto con él; Jesús mismo se presenta como una figura de contrastes, por una parte su doctrina resulta novedosa a los oídos de quienes lo escuchan, tanto que su fama se difunde de inmediato, pero también suscita los más severos sobresaltos y reacciones en sus interlocutores; mientras su identidad suscita constantes preguntas entre su círculo de seguidores, es notablemente clara a los demonios y a los personajes que puntualmente entran en contacto con él, incluso en la fase crítica de la ejecución, como el centurión en cuya boca aparece la declaración más solemne que reafirma la propia declaración del evangelista al inicio de su obra.

En este punto queda solamente pendiente decir algo sobre el método empleado, que es prácticamente aquel de la interpretación «canónica». Pero más que el método, es la justificación que el autor ofrece. Aunque Mosetto reconoce que su trabajo no alberga la pretensión de proponer una exégesis y mucho menos una exégesis bajo el perfil de una lectura «canónica», su justificación orbita en esta línea interpretativa. Subyace la clásica etiqueta a la exégesis crítica: la tendencia a hacer desparecer el sentido de unidad de la palabra de Dios. Como fundamento se cita el famoso número 12 de la Dei Verbum, donde – con motivo de una «exegesis canónica» – se enuncian tres principios. Y es justamente el segundo de estos el que se ha colocado en el centro de un acalorado debate bíblico en los últimos años: el principio que aboga por situar cada texto «en la unidad de toda la Escritura». En la reivindicación de tal principio, el entonces cardenal Ratzinger, después Benedicto XVI, lo llamó «exégesis canónica». Curiosamente, de su época al frente de la Doctrina de la Fe, vio la luz en el 1993 el famoso documento de la Pontificia Comisión Bíblica sobre La Interpretación de la Biblia en la Iglesia, el cual, habla, no de «exégesis canónica», sino de «acercamiento canónico». Al margen de esta importante cuestión, una pregunta sigue en pie: «Tener en cuenta la Escritura», como afirma Dei Verbum equivale necesaria y exclusivamente al acercamiento o exégesis canónica? Es posible que existan otras formas de incluir seriamente la unidad y el contenido de la Escritura.

En esta discusión, B. S. Childs, ha sido uno de los autores más prolíficos del acercamiento canónico. Más que exegético, su punto de partida es teológico, y no es otro que el malestar que le producía el método histórico-crítico debido a lo que él llamaba la «esterilidad teológica». De ahí su defensa: lo que realmente importa es el estudio del texto tal como se encuentra y donde se encuentra, sin importar su evolución. En consecuencia, es sumamente reacio a denominar «método su propuesta». Su interés era establecer la perspectiva correcta para una justa «interpretación teológica».

De acuerdo con Mosetto en que la intertextualidad se presenta una operación rica; es legítimo establecer una relación entre los textos que componen el Canon. Sin embargo, el problema que emerge es que tal intertextualidad se presenta como un paso obligatorio - conditio sine qua non - para que el texto literario funcione como texto sagrado. En otras palabras, solo este acercamiento posibilita una lectura teológica de la Biblia. Un planteamiento de este tipo no parece convincente. Prácticamente es cerrar a priori no solo la labor exegético-crítica sino que, absolutizando la interpretación considerada canónica, se niega la interpelación teológica que pueda plantear la exégesis.


G. Aráuz, in Augustinianum 61/1 (2021) 277-282

Con la ripresa del tempo ordinario domenicale ricominciamo la lettura semicontinuata del Vangelo di Marco. Anche per questo motivo può risultare utile il recente volume di Francesco Mosetto, Marco nella sinfonia delle Scritture (Queriniana, 290 pagine, euro 24). L'autore ha adottato da tempo un metodo di lettura canonica dei Vangeli, di cui ha dato saggio lo scorso anno sulla rivista Archivio Teologico Torinese con un contributo dedicato alla donna siro-fenicia, non a caso un personaggio del vangelo di Marco. Il testo che ora propone al pubblico non è un commentario in senso stretto, ma un’analisi sintetica di tutte le sezioni del vangelo marciano a cui dedica un piccolo approfondimento tematico su un argomento rilevante della pericope. Questo format rappresenta l'aspetto più interessante della sua opera perché esamina l'argomento scelto nel suo «orizzonte biblico», cioè collocando lo spartito di Marco all'interno della sinfonia delle Scritture. Possiamo presumere che a trovare utile questa sezione saranno non soltanto i sacerdoti e i diaconi che devono predicare su quel brano evangelico e trovano pronti alcuni riferimenti intertestuali, ma anche i fedeli che si dedicano alla lectio divina e non intendono soffermarsi sulle questioni tecniche del testo ma cercano nutrimento nei grandi temi biblici. Mosetto attinge con frequenza alla tradizione esegetica della Chiesa, come mostrano i numerosi riferimenti ai Padri che sono riportati per comodità nell'indice. Questa scelta è ancor più lodevole a proposito del Vangelo secondo Marco che, complice il giudizio sbrigativo di Agostino, venne parecchio trascurato nella Chiesa delle origini, al punto che il commentario più antico che ci è noto, escludendo l'opera frammentaria di Gerolamo, è quello del monaco Beda nel VII-VII secolo.

Mosetto non si limita, però, al contributo specifico di Beda, ma va in cerca anche dei commenti non sistematici che i padri antichi hanno dedicato a singoli passaggi di questo Vangelo. Il risultato è un commento agile che non ignora l'apporto dell'esegesi moderna (c'è un utile elenco di lavori in lingua italiana utilizzati dall'autore e riportati a vantaggio del lettore che intendesse approfondire) ma si radica nella ricchezza della tradizione, recependo in maniera creativa la richiesta di riscoperta dell'esegesi patristica invocata dal Concilio Vaticano II e più volte ripresa nei testi magisteriali. Si potrà obiettare che non sempre i Padri hanno rispettato la lettera del testo, ma certamente avevano una visione di insieme che una lettura troppo particolaristica spesso tende a trascurare. Auspichiamo, quindi, che questo volume possa ridestare l'interesse per voci autorevoli che per lungo tempo sono rimaste trascurate.


G.L. Carrega, in La Voce e il Tempo 27/2021, 22

Questo commentario propone un’esegesi canonica del Vangelo secondo Marco, ispirandosi anche al modello patristico. L’idea di fondo è che ogni scritto è parte dell’unica Bibbia, con la quale intesse un dialogo continuo. Lo scopo specifico del volume è dunque quello di attirare l’attenzione del lettore sul contesto globale, costituito dall’Antico e dal Nuovo Testamento, in cui si inserisce il Vangelo secondo Marco, un obiettivo che viene perseguito seguendo una metodologia coerente.

Dopo una breve introduzione generale, il testo viene suddiviso in sezioni che sono oggetto di un commento sobrio. L’autore ha scelto di non affrontare alcuni problemi che riguardano, per esempio, il rapporto fra tradizione e redazione, o la storicità dei fatti narrati. Queste e altre questioni sono affrontate nei commentari scientifici ai quali l’autore rimanda il lettore eventualmente interessato a tali problematiche. Mosetto propone invece un confronto sinottico dei vari passi, esteso eventualmente anche a Giovanni, e poi aggiunge un saggio di esegesi patristica. Molto spesso il brano patristico è tratto dai commentari di Girolamo e di Beda il Venerabile, senza escludere altri apporti, come quello di Giovanni Crisostomo o di Ambrogio. Interessante e poi il paragrafo intitolato «L’orizzonte biblico» che si presenta come un luogo dove raccogliere le risonanze che il testo evoca all’interno dell’intera Bibbia.

L’obiettivo, come già si accennava in precedenza, è quello di mostrare la continuità e l’unità della parola di Dio, oltre che la coerenza e l’unità profonda che esiste fra tutti gli scritti canonici del Nuovo Testamento. L’autore ha scelto di non scrivere un commentario di tipo scientifico, evitando per esempio le note a pie’ di pagina e limitando la bibliografia ad alcuni testi essenziali. Questa scelta favorisce l’approccio a un lettore non particolarmente versato nello studio della Scrittura, ma richiede un approfondimento ulteriore a chi fosse invece interessato a un approccio più tecnico al secondo vangelo.


D. Scaiola, in Parole di Vita 4/2021, 56

<br>Nell’arco di poco tempo sono apparsi due volume “gemelli” del biblista salesiano Francesco Mosetto, docente emerito presso la Pontificia Università Salesiana (Sezione di Torino). Dal 1994 al 2002 è stato anche presidente dell’Associazione biblica italiana. Al suo attivo sono ascritti commentari esegetici a quasi tutti i testi del NT. Presentiamo insieme i due volumi, apparentati strettamente dal tema e dal metodo seguito dall’autore.

Risonanze bibliche

Le risonanze bibliche del Vangelo di Marco riportano una lunga introduzione (pp. 9-42) circa il cammino recente tracciato dai documenti del magistero sulla sacra Scrittura e la sua interpretazione (concilio Vaticano II e i documenti postconciliari della Pontificia commissione biblica del 1993, 2001 e 2014). L’autore riassume quindi il cammino della ricerca biblica che, andando oltre il metodo storico-critico, sta recuperando il rapporto dell’esegesi patristica e di quella “canonica”.

Mosetto esamina cinque testi del Vangelo di Marco adottando il metodo della lettura canonica. Mc 2,1-17 parr. riporta la pericope di Gesù a mensa con i peccatori (pp. 43-68); Mc 4,26-32 parr. narra le parabole della crescita (pp. 69-94), mentre Mc 7,24-30 si incentra sull’episodio dell’incontro di Gesù con la donna siro-fenicia (pp. 95-122). Mc 9,2-8 parr. ritrae il momento luminoso della Trasfigurazione di Gesù (pp. 123-152), mentre Mc 15,1-5 parr. riguarda la domanda cruciale posta da Pilato a Gesù: «Tu sei il re dei giudei?» (pp. 153-188).

Di ogni pericope Mosetto traccia sobriamente le linee esegetico-teologiche che veicolano il messaggio centrale del testo, per poi allargare la visuale ai paralleli sinottici e al Vangelo di Giovanni. Il commento comprende la riresa di alcune risonanze bibliche del testo che si rinvengono nel corso dell’AT che, in un modo più o meno stretto, rimanda – nella lettura cristiana – al suo compimento in Gesù.

L’autore conclude le sue note con un accenno ai commenti fatti da alcuni Padri o a una risonanza di taglio più liturgico derivante dalla proclamazione del Vangelo di Marco nell’anno B del cammino celebrativo ecclesiale.

Nella sinfonia delle Scritture

Il volume “gemello” Marco nella sinfonia delle Scritture si presenta invece come un commentario sintetico a tutto il vangelo marciano, paragonato dall’autore a un torrente che scorre rapido verso la foce. Prima del commento, ogni pericope è riportata nella traduzione ufficiale della Conferenza episcopale italiana del 2008. Nell’Introduzione (p. 9-22) l’autore espone sinteticamente la trama del vangelo. Dopo la proclamazione del Battista si apre un arco narrativo che illustra la prima fase della missione di Gesù: la chiamata dei primi quattro discepoli, la “giornata tipo” a Cafarnao, la predicazione in Galilea e le cinque controversie galilaiche (2,1–3,6). L’arco narrativo culmina nel proposito tramato dai farisei e dagli erodiani (in teoria nemici fra loro…) di eleminare Gesù.

Il secondo arco narrativo giunge fino 6,6a, e comprende l’istituzione dei Dodici, l’incomprensione di parenti e concittadini, il libretto delle parabole e quello dei miracoli. La “sezione dei pani (6,6b–8,26) comprende due serie parallele di episodi: il miracolo della moltiplicazione dei pani è seguito da un’attraversata del mare, una discussione o un dialogo sul tema del pane e una guarigione. L’illuminazione le cieco di Betsaida (8,22-26) – simbolica della fatica avvertita dai Dodici nel cammino della fede e della sequela – prepara la confessione messianica di Pietro (8,27-30). Essa costituisce la cerniera tra la prima parte e la seconda parte del Vangelo. La sezione 8,27–10,52 ripresenta il cammino di Gesù verso Gerusalemme, scandita dal triplice annuncio della passione e della risurrezione (8,31-33; 9,30-32; 10,32-34). Ognuno di essi è accompagnato da parole esigenti sulla sequela, insegnamenti e ammonimenti vari e da una discussione tra i Dodici che illustra tutta la loro lontananza da una vera sequela di Gesù. Trovano descrizione il miracolo compiuto da Gesù quale esorcismo di un ragazzo epilettico, insegnamenti sullo scandalo, sul ripudio, sulla sequela legata alla povertà. Il momento della trasfigurazione (9,2-8) illumina questa sezione che termina con la guarigione del cieco Bartimeo a Gerico. Ottenuta a gran forza e con viva fede la guarigione da parte di Gesù, egli si mette a seguirlo con entusiasmo (simbolico di ogni vero discepolo) nella sua salita a Gerusalemme (10,46-52). Nella sezione seguente (11,1–12,44) Gesù entra festosamente a Gerusalemme e compie il segno simbolico della “purificazione del tempio” (o forse meglio, del culto asfittico e sterile lì praticato) prefigurato nello sconcertante segno profetico del fico seccato. La serie delle cinque controversie gerosolimitane (11,27–12,37), che fanno da pendant a quelle galilaiche, mostrando come tutta la vita di Gesù per Marco sia stata sotto il segno della lotta e del rifiuto incontrato, è inframmezzata dall’importante parabola dei vignaioli (12,1-12).

L’episodio della povera vedova che getta simbolicamente tutta se stessa come offerta nel tesoro del tempio introduce l’unico grande discorso del Vangelo di Marco: il discorso escatologico (Mc 13). Sulla linea simbolica dell’offerta della povera vedova, anche per Gesù segue a ruota il racconto della sua offerta nella passione e morte, con il racconto dei preliminari, dell’ultima Cena quale interpretazione della morte prossima intesa come sacrificio, dell’annuncio del tradimento di Pietro e della preghiera nel Getsemani. La cattura di Gesù e il giudizio ebraico davanti al sinedrio precedono quello politico romano di fronte a Pilato, la crocifissione, la morte e la sepoltura. Il vero epilogo del vangelo sta però nella risurrezione e nell’annuncio universale del vangelo (16,1-20).

Caratteristiche del Vangelo di Marco

Mosetto ripercorre la formazione del vangelo, a partire dalla predicazione apostolica e dalla raccolta di detti, dispute e miracoli compiuti da Gesù fatta dalle prime comunità e composti da Marco redazionalmente (io direi come vero autore) in un testo articolato e ben strutturato. I vari rigagnoli dell’annuncio kerygmatico e catechistico compiuto nelle comunità (che può essere ben riconosciuto nei discorsi riportati negli Atti degli Apostoli) trovano in Marco un’organizzazione tematica e ordinata molto semplice: attività in Galilea e attività in Gerusalemme.

Nel vangelo si notano tre tensioni: il “segreto messianico” rivelato solo alla fine ai giudici del sinedrio (si può comprendere la messianicità di Gesù solo sotto la croce ormai imminente), la persistente ostilità degli avversari, la “piccolezza” del Regno nel tempo presente segnato dal rifiuto in tensione con la grandezza a cui arriverà il seme gettato da Gesù nella sua predicazione, nella sua morte e risurrezione. Assieme alla fonte Q, il Vangelo di Marco è stato assunto dagli altri sinottici come fonte per la stesura dei loro testi.

Per Mosetto, l’autore del vangelo è Marco di Gerusalemme, che segue la predicazione di Pietro e compone la trama del vangelo alla fine della rivolta giudaica (70 d.C.). Scrive in greco per una comunità che non conosce la lingua e i costumi giudaici. Una comunità che vede approssimarsi la persecuzione. Marco scrive in modo realistico, sobrio, paratattico e non sintattico. Il suo messaggio teologico e spirituale si incentra sulla grandezza di Gesù Figlio di Dio, che però agisce totalmente immerso nell’umiltà della vita dei suoi conterranei. L’evangelista sottolinea più volte l’umanità di Gesù, con la profondità dei suoi sentimenti manifestati più volte. La sua azione e predicazione sono caratterizzate – secondo una prospettiva tipica di Marco – da miracoli ed esorcismi, quale lotta contro il maligno oppositore del Regno di Dio. Con Gesù è giunto il regno di Dio che sconfigge il male in radice e nei suoi effetti devastanti la dignità dell’uomo.

Le persone che circondano Gesù lo comprendono per lo più come un profeta. Gesù stesso usa il titolo “Figlio dell’uomo” per nascondere la sua identità messianica. Gesù si sente il Figlio amato dal Padre e compie volentieri la sua volontà. Egli porta la salvezza e la guarigione, che però sono legate alla fede. La fede autentica si esprime a sua volta nella sequela, con le sue esigenze molto impegnative. L’adesione a Gesù richiede un rapporto personale, una intimità con la quale si entra nella sua famiglia “nuova”, quella di coloro che compiono la volontà di Dio.

Lettura canonica

Trascurato nel passato, negli ultimi anni il Vangelo di Marco sta riprendendo l’interesse degli studiosi e dei lettori. Fra i Padri sono da ricordare i commentari di san Girolamo e di Beda il Venerabile.

Il metodo seguito da Mosetto è quello della lettura “canonica” del testo. Esplicato brevemente il messaggio teologico delle varie pericopi tramite l’analisi filologica, l’autore legge il Vangelo all’interno dell’insieme della Bibbia, facendo notare parallelismi e allusioni all’intero corpus delle sacre Scritture. Ciò è raccomandato dagli ultimi documenti del magistero e della Pontificia commissione biblica.

Mosetto arricchisce il suo stringato commento ad ogni pericope con un una breve nota riguardante il tema principale presente in essa. L’indice degli excursus (pp. 285-288) riporta il titolo delle note tematiche sia nell’ordine di riferimento al testo biblico commentato sia in ordine alfabetico (ad es. giudizio, preghiera, Gerusalemme, pastori, peccatori, demoni ecc.). Nell’indice dei testi patristici (pp. 283-284) vengono riportati, inoltre, un’ottantina di riferimenti ai brani di commento di Agostino, Beda il Venerabile, Girolamo, Giovanni Crisostomo, Gregorio Magno, Origene, Teofilatto di Ocrida ecc.

La lettura “canonica” (chiamata da altri “intertestualità”) e gli apporti dell’interpretazione patristica sono i due pilastri del metodo seguito da Mosetto nel suo lavoro. Sacra Scrittura e Tradizione viva della Chiesa formano un corpo unico che attesta, trasmette integralmente e aiuta a interpretare in modo corretto secondo l’analogia della fede la parola di Dio, che chiede poi di essere “attualizzata” a livello interpretativo ed esistenziale.

Pensiamo che i due volumi possano essere di utilità immediata per la consultazione in vista della lettura privata del vangelo o dello studio e della predicazione in questo anno liturgico.


R. Mela, in SettimanaNews.it 11 febbraio 2021