Théophile Gautier, il celebrato autore ottocentesco del Capitan Fracassa, invitava i poeti a leggere solo il vocabolario, unico libro degno di colui che dalle parole deve estrarre il fuoco come dalla pietra, ed è forse per questo che Baudelaire gli dedicò i Fiori del male. Devo confessare che, senza essere poeta, fin da ragazzo amavo "leggere" il vocabolario dominante, che in quegli anni lontani e nella provincia, era il famoso Nuovissimo Dizionario Melzi. Naturalmente poi fu la volta dei "lessici" composti di voci ben più corpose e sofisticate. È così che in queste ultime settimane ho trascorso ampie porzioni delle mie notti nella lettura affascinata di un originale e particolare lessico, quello che una legione di 250 teologi tedeschi ha elaborato sulle Opere teologiche principali sbocciate nei duemila anni di cristianesimo.
Alla fine si è allestita una vera e propria biblioteca di oltre mille testi, tant'è vero che la copertina è illustrata da una foto dell'imponente biblioteca olandese di Delft che, però, appartiene a un'università di tecnologia. Elenchiamo subito le obiezioni scontate in questo genere di selezioni bibliografiche: sarebbe attesa forse una più vasta presenza dell'Ortodossia; è sempre possibile segnalare le assenze di opere rilevanti; sottolineature tipiche della scuola tedesca originaria sono sempre reperibili; alcuni accenti ermeneutici possono riflettere opzioni contestabili e così via. Gli stessi coordinatori del volume, il cattolico Bernd Hilberath e il protestante Eberhard Jüngel (che, con modestia, non si è inserito nel catalogo, pur essendone decisamente degno), mettono al riguardo subito le mani avanti e siamo pronti a comprenderli e ad assolverli.
Il risultato, comunque, è straordinario e costringe a usare una metafora abusata e forse banale ma pertinente: siamo di fronte a una miniera dalla quale cavare giacimenti intellettuali preziosi, fondamentali per comprendere la bimillenaria storia del pensiero occidentale non solo cristiano. Proprio per questo giustamente nella versione italiana si invitano a scendere in quell'immenso deposito di ricerche, di idee, di intuizioni, di elaborazioni non solo i teologi di professione, ma anche filosofi, storici, letterati e persino scienziati credenti, non credenti e diversamente credenti.
Laggiù, infatti, ci vengono incontro le stelle della riflessione teologica e si incrociano anche tutte le figure geniali che hanno alimentato per secoli menti e coscienze, hanno scandito tappe storiche capitali e illuminato percorsi esistenziali e sociali. Non per nulla, la palma del maggior numero di presenze va a un sant'Agostino con 27 opere e a un Lutero che lo batte d'un soffio con 28 scritti (ma è ovvio che un Tommaso d'Aquino può ben equipararsi a loro con le sue imponenti Summae).
A questo punto è difficile descrivere un simile giardino di delizie intellettuali: l'alfabeto dei titoli di dischiude con una delle opere ascetico-mistiche rinascimentali maggiori, quell'Abecedario espiritual di Francisco de Osuna che molti come me probabilmente ignorano del tutto ma che fu un ispiratore di quel vertice mistico-letterario che è stata santa Teresa d'Avila (per altro essa pure presente). A suggello, ecco invece un saggio di sole cinque pagine di Friedrich Gogarten intitolato Zwischen den Zeiten divenuto non solo il manifesto della "teologia dialettica" ma anche l'insegna di un'impresa editoriale teologica. Se, invece, a guidarci fosse l'alfabeto degli autori, si partirebbe con Abelardo per approdare a Zwingli, il famoso riformatore svizzero, passando attraverso i più grandi nomi del pensiero patristico, medievale, umanistico e dei successivi secoli, dal XVI al XX, scanditi ormai dalla separazione tra cattolici ed evangelici.
Come si diceva, percorrendo questa galleria di opere ci si imbatte - accanto ai nomi assolutamente necessari e che è inutile citare - in figure inattese ma suggestive: solo per fare qualche esempio casuale, Blondel, Brentano, Fichte, Heidegger, il nostro Bonaiuti, il poeta Coleridge, Ephraim Lessing, Maistre, John Milton, Petrarca (ma allora perché non Dante...?) e così via. Qualche lettore sarà curioso di sapere quale opera rappresenti proprio il Petrarca teologo: è il Secretum, naturalmente per l'indiscutibile legame con sant'Agostino che il poeta introduce come suo interlocutore in un dialogo intimo, imponendo così la figura del vescovo di Ippona anche all'orizzonte letterario e non solo teologico e filosofico.
A questo proposito è significativa la tendenza, che affiora in molte voci del lessico, a ricostruire, sia pure sommariamente, la cosiddetta Wirkungsgeschichte, cioè la storia della recezione e degli "effetti" o influssi esercitati da molte di queste opere teologiche nel corso evolutivo della storia e della cultura dell’Occidente. Per stare ancora a Agostino appena citato, basta solo evocare le sue Confessioni; oppure si può ricorrere alle 95 tesi affisse da Lutero il 31 ottobre 1517 sulla porta del castello di Wittenberg, o ancora ai saggi di Erasmo da Rotterdam, a partire dall’immortale Elogio della follia (l’originale, tra l’altro, nel titolo grecizzante Moriae encomium rimanda a un altro pensatore, il suo amico Tommaso Moro, perché in greco morós è “folle”).
Per questa via si potrebbe anche approntare un vaccino contro la sindrome della stupidità che affetta non pochi dirigenti scolastici o politici inclini a demolire la gloriosa e vitale tradizione cristiana per artificiose ragioni di correttezza sociale. È, però, arduo immaginare tali personaggi alle prese con le molte grandiose e mirabili architetture del pensiero che popolano questa silloge bibliografica. Per comprendere, tra l'altro, quanto la teologia cristiana sia ancor oggi vivace, è significativa la scelta di introdurre in questa sfilata anche gli autori viventi. Ne ho contati almeno 24, a partire dall'ormai centenario Franz Mussner (è del 1916!), autore di un interessante Traktat über Juden, espressione del mutato approccio cristiano al giudaismo dopo il Concilio Vaticano II, passando attraverso nomi ben noti come Ratzinger e Küng, Drewermann, Cox e Kasper, per giungere sino all'America Latina con i due Boff, Clodovis e Leonardo, con Gustavo Gutiérrez e Jon Sobrino.
Nell'ambito dei teologi decisivi del secolo scorso non possiamo non citare Karl Barth, qui presente con sette opere, tra cui la monumentale e incompiuta Kirchliche Dogmatik (12 volumi) e quella Lettera ai Romani che è la "laica" Feltrinelli a riproporre ancor oggi. È a lui che ci affidiamo per trovare idealmente un'epigrafe a questo lessico prezioso e grandioso. Nella sua Introduzione alla teologia evangelica (1962), non presente in questa antologia, confessava: «Tra le scienze la teologia è la più bella, la sola che tocchi la mente e il cuore arricchendoli... Ma è anche la più difficile ed esposta a rischi; in essa è più facile cadere nella disperazione o, peggio, nell'arroganza; più di ogni altra può diventare la caricatura di se stessa».
G. Ravasi, in
Il Sole 24 Ore 27 marzo 2016