«Questo dialogo, articolato e preciso, dei due autori incrocia gli ambiti più diretti e problematici del nostro tempo: il consumismo […], il modo come vengono vissute le relazioni umane […], la manipolazione della verità […], infine i temi scottanti (aborto, fecondazione artificiale, eutanasia). In ognuno di questi ambiti, la mano felice degli autori ci costringe a un viaggio dentro le nostre scelte e i nostri comportamenti, ma con una leggerezza e perfino una garbata ironia che ha, sinceramente, dello straordinario tanto è puntuale, in quanto capace di svegliare una coscienza assopita nelle molte e contrastanti voci della convulsa contemporaneità. La conclusione del libro, in forma di postfazione, è un piccolo capolavoro di sintesi non solo del viaggio compiuto nel testo, ma anche della domanda che riguarda molti cristiani per i quali, non meno che per i non credenti, la coscienza sembra essersi sposata alla “banalizzazione di Dio”. […] Gli autori mostrano bene e con un grande coraggio cosa significhi questa banalizzazione di Dio a cui oggi è concesso soltanto di essere “buono” e senza esigere alcuna responsabilità non solo nella fede ma anche nella vita. Scrivono, in questa prospettiva, gli autori: «Tra una rigida morale dell’obbedienza e un atteggiamento di fondo permissivo verso la vita, questo libro voleva indicare una terza via: la via della coscienza responsabile, acuita grazie ai principi morali […]». Sì, è proprio questo che ci manca: una coscienza libera che non giudica in modo precipitoso né scusa ogni cosa, ma che mostra la strada del perdono verso noi stessi e verso gli altri di fronte alla persona di Dio che prende sul serio le nostre persone. Ci augureremmo, tutto sommato, che questo libro venisse letto da chiunque abbia ancora a cuore la coscienza umana quale migliore consigliera e protezione contro l’anarchia dei nostri rapporti e delle nostre scelte che negano spesso la nostra libertà di tendere verso il vero, il buono, il bello».
C. Mezzasalma, in
Feeria n. 38 (dicembre 2010) 65s.