È questo il 43° libro di Grün che la Queriniana presenta al pubblico italiano. Senz'altro si tratta di un record per un autore che ha scritto più di trecento opere e che viene tradotto in moltissimi paesi.
Ovviamente, il titolo è attraente e invita subito alla lettura. Tuttavia, l'autore non intende soddisfare curiosità spicciole e non si pone assolutamente al livello degli oroscopi, che ogni giorno vengono sfornati dai mass-media, Al contrario, mette in guardia da ogni frettolosa interpretazione dei sogni. Certamente in essi è l'inconscio che emerge, ma in una visione cristiana Grün si domanda se non sia Dio stesso che ci parla nel sogno, come ripetutamente racconta la Bibbia.
A questo allude apertamente anche il titolo dell'edizione italiana, tratto da un paragrafo dell'introduzione (p. 17) dove si parla del «linguaggio dimenticato di Dio», secondo un'espressione che non è di Grün, ma di John A. Sanford, un ministro anglicano, discepolo di Carl G. Jung. Il titolo originale dell'edizione tedesca è molto più sobrio: Vom spirituellen Umgang mit Traumen, cioè: Sul rapporto spirituale con i sogni.
Un'altra caratteristica del libro è di attingere non solo alla tradizione spirituale cristiana, ma anche a quella del mondo cinese, in particolare alla filosofia del taoismo. In questo senso è importante il contributo della teologa evangelica Hsin-Ju Wu, che opera a Taiwan. Il libro, dunque, è stato scritto soltanto da Grün, ma egli riconosce che dai colloqui avuti con la signora Wu sono confluite nella presente opera molte riflessioni, non solo dove vengono citati espressamente testi cinesi (p. 7). È interessante, comunque, sapere che già duemila anni fa il principe cinese Zhou scrisse un libro, che racchiude una profonda sapienza nel modo di rapportarsi con i sogni. Secondo il taoismo, i sogni sono un messaggio che ci manifesta il nostro vero essere, che ci addita la verità su di noi. Nell'Introduzione assai estesa (pp. 5-25) il nostro autore spiega con chiarezza i significati dei sogni, che egli ritiene importanti per il cammino spirituale di una persona. Sono quattro: il primo è che i sogni mi indicano come sto, se tutto in me è in ordine, se sono sulla strada giusta o se c'è qualcosa che non va. Il secondo aspetto è che i sogni indicano quali passi si dovrebbero fare, a che cosa si deve prestare attenzione. In terzo luogo i sogni sono spesso una promessa, ci indicano delle novità, ci invitano ad aver cura del nostro «bambino interiore». Infine, i sogni sono anche luoghi dell'esperienza di Dio, un invito ad approfondire la fede o a ringraziarlo per ogni suo dono.
Il volume prosegue poi con una chiara struttura. Il capitolo secondo tratta del sogno nella Bibbia, sia nell'Antico come nel Nuovo Testamento (pp. 27-43), mostrando che i significati già emersi nell'introduzione si riscontrano anche nei racconti biblici: i sogni indicano la verità su se stessi, istruiscono il credente e promettono salvezza, cioè mostrano che Dio si prende sempre cura di chi confida in lui. Il terzo capitolo (pp. 45-66) esamina il sogno nella tradizione spirituale della chiesa, dall'epoca patristica in poi, soffermandosi in particolare sull'esperienza dei monaci e sugli insegnamenti di Evagrio Pontico. Il capitolo quarto (pp. 67-79) presenta come il sogno è compreso nella psicologia, specialmente secondo la scuola junghiana. Il quinto capitolo, il più esteso (pp. 81-124), cerca di spiegare il significato delle immagini che compaiono nei sogni, come i colori, l'acqua, gli animali ecc., dandone dei criteri generali di interpretazione, ma avvertendo che il significato va sempre collegato alla situazione personale di ognuno. L’ultimo capitolo (pp. 125- 147) e nella conclusione vengono date alcune regole utili per instaurare un rapporto spirituale con i sogni, evitando sia l'angoscia, sia la pretesa di ricevere delle verità assolute, bensì cercando di cogliere gli stimoli positivi che ci vengono dall'ascoltare il messaggio dei sogni, che è sempre anche un invito a proseguire il proprio cammino spirituale. È questo l'augurio che Grün fa ai suoi lettori e che volentieri facciamo nostro.
L. Dal Lago, in
CredereOggi 214 (4/2016) 173-175