«Il testo contiene moltissimi rimandi alla Scrittura, ai Padri della chiesa, ai teologi, alla liturgia e anche alle arti figurative e alla letteratura; tuttavia, il numero di note a pie’ di pagina risulta essere molto ridotto e perciò il testo è di lettura scorrevole, anche per merito dello stile di scrittura utilizzato, piuttosto vivo e personale. Chi conosce la teologia, si accorge, da molti dettagli, che l’Autore possiede una vasta conoscenza della letteratura specialistica – in particolare degli studi biblici – tuttavia egli rinuncia a segnalare in lunghe note i rimandi bibliografici. Va anche sottolineato il continuo riferimento alla sacra Scrittura, che regge tutta l’impalcatura del volume: è arduo trovare una pagina in cui non vi sia almeno qualche rimando alla Bibbia. Infine, potrebbe colpire chi non ha letto precedenti saggi dello stesso Autore, il massiccio rimando a fonti “aliene”, quali le opere d’arte o di letteratura. O’Collins spiega questa sua predilezione per tali fonti affermando che esse svolgono una funzione di “mediazione fra gli eventi della redenzione del passato e l’esperienza presente della salvezza” (p. 209)».
M. Gagliardi, in
Rassegna di teologia 52/1 (2011) 158-160