Il settantaseienne teologo barcellonese è emerito di teologia fondamentale, disciplina da lui impartita per cinquant’anni a Barcellona e alla Gregoriana di Roma.
Nel primo capitolo della sua opera (pp. 9-89) egli espone l’identità e la storia della scienza teologica della teologia fondamentale, ripercorrendo le vie che dall’apologetica e dall’Illuminismo hanno condotto all’esortazione postsinodale Verbum Domini del 2010. Egli passa quindi dagli esiti del Vaticano I ai documenti del Vaticano II, con gli apporti della Fides et ratio del 1998.
Sia la teologia dogmatica che la teologia fondamentale sono guidate dal duplice assioma: «la fede che cerca di comprendere» e «l’intelligenza che cerca la fede» (credo ut intelligam e intelligo ut credam). Il metodo teologico-dogmatico assegna però la priorità al primo assioma, dando la precedenza alla fede, mentre il metodo teologico-fondamentale lo dà alla ragione nella sua duplice istanza: storica e antropologica.
I due assiomi non si contraddicono ma si completano secondo un rapporto segnato dalla circolarità. La priorità ontologica appartiene alla fede, dal momento che per la teologia il punto di partenza deve essere sempre la parola di Dio. La priorità epistemologica appartiene invece alla ragione/intelligenza umana storico-antropologica, dato che «decisivo è che la ragione del credente eserciti la sua capacità di riflessione nella ricerca del vero» (Fides et ratio 73).
La differenza e la complementarità fra le due discipline può essere espressa nei termini seguenti. La teologia dogmatica ha come oggetto «il mostrare che ciò che si crede è conforme alla fede della Chiesa», attraverso l’indagine della parola di Dio, della tradizione ecclesiale, del magistero e della storia della teologia. La teologia fondamentale si comprende invece come «la disciplina che vuole fondare i princìpi della conoscenza teologica e, a sua volta, giustificare la credibilità della rivelazione cristiana per poter “dare risposta (apologhìa) a chiunque vi chieda ragione (logos) della speranza che è in voi (1Pt 3,15)» (p. 86).
Il suo metodo sarà duplice: da un lato, «teologico-dogmatico, partendo cioè sempre dalla credibilità teologica», dall’altro, «la sua metodologia sarà teologico-fondamentale, analizzando i due ambiti dove s’incarna la rivelazione, cioè la storia e l’antropologia, per rendere possibile così –mostrando, non di-mostrando – che la rivelazione può essere presentata come “disponibile per essere creduta (croyable disponibile)”, grazie alla sua credibilità storica e antropologica» (p. 87). Le «analisi dei due ambiti propri della storia e dell’antropologia comportano l’uso di una metodologia propria delle scienze sociali» (ivi). Nel discernimento più proprio della teologia fondamentale «la priorità viene data al criterio di convergenza, inteso come frutto della “convergenza di probabilità che conduce a prove legittime e sufficienti per la certezza”» (espressione attribuita a J.H. Newman) (p. 88).
L’articolazione dell’esposizione della materia seguita da Pié-Ninot può essere così tratteggiata. Dapprima (pp. 90-132) si esamina il tema dell’uomo che è aperto alla questione di Dio, cioè la capacità recettiva dell’essere umano nei confronti della rivelazione. La Chiesa ha fede sulla capacità dell’uomo di conoscere Dio e si constata l’apertura umana di fronte alla questione del senso. Lo studioso espone poi il tema della rivelazione cristiana, principio oggettivo della conoscenza teologica (pp. 133-193). Si studiano la volontà salvifica universale di Dio e il suo motivo, alcuni modelli teologici della rivelazione, la costituzione dogmatica Dei Verbum e, infine, la parola di Dio quale testimonianza della rivelazione. Nel capitolo successivo (pp. 194-240) Pié-Ninot esamina la trasmissione della rivelazione, studiando il principio della tradizione viva nella Scrittura nella Chiesa. I paragrafi della sua esposizione hanno il seguente andamento: 1) La trasmissione della rivelazione secondo il c. II della Dei Verbum; 2) La teologia del testo biblico, cioè il suo carattere «ispirato»; 3) Il magistero ecclesiale al servizio della rivelazione; 4) Verso il principio cattolico della tradizione, cioè «la Scrittura nella tradizione viva della Chiesa».
Il quinto capitolo (pp. 240-313) tratta della fede, principio soggettivo della conoscenza teologica, e la credibilità. Si studia appunto la fede come principio soggettivo della conoscenza teologica e le affermazioni magisteriali sulla fede; si delinea poi una sintesi teologica della triplice dimensione del credere: l’oggetto, il motivo e il termine della fede sono Dio in Cristo con lo Spirito. Viene affrontata quindi la questione del processo della ragione credente nell’atto di credere (dono della fede, ragione umana, ragione credente) e, infine, la credibilità come «proposta di senso teologico, storico e antropologico».
Il sesto capitolo (pp. 314-397) espone le linee essenziali di una cristologia fondamentale: la dimensione teologica, storica e antropologica della credibilità in Gesù Cristo. Chiude il volume, prima dell’Appendice contenente 25 tesi fondamentali (pp. 475-486), la trattazione di un’ecclesiologia fondamentale (pp. 398-472). Si espone dapprima il posto dell’ecclesiologia fondamentale nella teologia fondamentale (la «via delle note» dopo il Vaticano II, la «via storica» del recupero della storia della Chiesa come «luogo teologico» e l’emergenza di una «via empirica»). Come fatto in precedenza per la cristologia, si esaminano quindi la dimensione teologica, storica e antropologica della credibilità della Chiesa. La ricca Bibliografia generale (pp. 487-496) integra quella specifica posta all’inizio di ogni capitolo. Alle Sigle e abbreviazioni (pp. 497-500) segue un cospicuo Indice dei nomi (pp. 501-516).
Ricco manuale, testo di studio e di consultazione su vari temi specifici, rappresenta l’opus magnum di Pié-Ninot che raccoglie qui la sintesi dell’insegnamento della disciplina da lui impartita in due prestigiose sedi universitarie di teologia. Il linguaggio chiaro e la progressione didattica consolidata e collaudata nel tempo ne fanno un volume di alto valore scientifico.
R. Mela, in
SettimanaNews.it 1 marzo 2018