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Compendio di teologia fondamentale
Salvador Pié-Ninot

Compendio di teologia fondamentale

Prezzo di copertina: Euro 47,00 Prezzo scontato: Euro 44,65
Collana: Introduzioni e trattati 46
ISBN: 978-88-399-2196-3
Formato: 16 x 23 cm
Pagine: 528
Titolo originale: Teología fundamental
© 2018

In breve

Un manuale di teologia fondamentale, frutto di cinquant’anni di esperienza, per una chiesa “in uscita”, una chiesa testimone credibile perché capace di camminare sulle strade degli uomini con misericordia e compassione.

Descrizione

La teologia fondamentale è la disciplina che vuole giustificare la credibilità della rivelazione cristiana. Oggi se ne rileva una rinnovata necessità per la vita ecclesiale: per rispondere al momento storico che viviamo, papa Francesco ha sollecitato la chiesa a cercare di «sviluppare un nuovo discorso sulla credibilità, un’apologetica originale che aiuti a creare le disposizioni perché il vangelo sia ascoltato da tutti» (Evangelii gaudium, 132).
Questo Compendio presenta perciò significativi tratti di originalità: nella parte storica e nell’analisi del mondo contemporaneo, nella sezione delicata alla fede (di solito assente dai trattati per la scuola), nella proposta di una cristologia e di una ecclesiologia fondamentali.
Non da ultimo, il manuale indica la via della testimonianza come chiave della credibilità della chiesa e anche di tutta la rivelazione e del suo centro e compimento che è Gesù Cristo, «il testimone fedele» (Ap 1,5). E, non da ultimo, «la credibilità della chiesa passa attraverso la strada dell’amore misericordioso e compassionevole» (Misericordiae vultus, 10).

Recensioni

Voici la dernière mouture d’un célèbre et toujours utile manuel de théologie fondamentale rédigé par Salvador Pié-Ninot, qui a enseigné pendant un demi-siècle à Rome et à Barcelone. En voici le plan : 1. L’identité et l’histoire de la théologie fondamentale, 2. L’homme ouvert à la question de Dieu, 3. La révélation chrétienne comme principe objectif de la connaissance théologique, 4. La transmission de la révélation ou principe de la tradition vivante de l’Écriture dans l’Église, 5. La foi, principe subjectif de la connaissance théologique, et la crédibilité, 6. Christologie fondamentale, 7. Ecclésiologie fondamentale. En appendice, on trouvera 25 thèses conclusives qui synthétisent les sept étapes du parcours proposé. L’auteur dégage deux dimensions principales de la discipline : la dimension épistémologico-gnoséologique et la dimension apologético-contextuelle. L’ensemble est particulièrement lisible, avec une écriture précise et sobre. Si le parcours est classique, il se signale par l’ampleur de l’information, sans tomber dans l’encyclopédisme. Une question émerge au terme de l’itinéraire : à l’heure de la mondialisation où la question apologétique rencontre inévitablement la diversité religieuse, pourquoi ne pas inclure un chapitre sur le Dieu trinitaire en tant que doctrine structurante de la crédibilité du christianisme et surtout de sa spécificité au regard des autres religions monothéistes ? On pourrait en dire autant de la portée de l’incarnation et d’une théologie de la croix, qui a connu tant d’heureux développements dans la théologie protestante (par exemple chez E. Jüngel). Le Dieu des chrétiens est le Dieu incarné, le Dieu crucifié et le Dieu trinité : ces trois traits spécifiques mériteraient sans doute à l’avenir de constituer des jalons obligatoires d’un parcours de théologie fondamentale en contexte de pluralisme religieux. On signalera l’intérêt du concept de « sens » (J. Grondin, A. Gesché) autour duquel se cristallise une expression contemporaine de l’ouverture à Dieu.


In Recherches de Science Religieuse 110-3, 547

Quando un teologo autorevole e di lungo corso come il catalano Salvador Pié-Ninot propone in forma rinnovata (la prima edizione è del 1989) la sua sintesi di insegnamento nella forma del "Compendio" il lettore scopre di trovarsi di fronte a un'opera di scuola e a un percorso compiuto. La compiutezza del percorso consiste nell'offrire un quadro storico completo sulla teologia fondamentale abbinato a un'impostazione teorica che fa leva sull'idea di credibilità: credibilità teologica, storica e antropologica della rivelazione cristologico-trinitaria. Alternando metodo teologico-dogmatico al metodo teologico-fondamentale, Pié-Ninot conduce gradualmente il lettore verso le sue tesi portanti, esposte nei capitoli 3 (la rivelazione cristiana come «principio oggettivo della conoscenza teologica») e 5 (la fede come «principio soggettivo della conoscenza teologica»). I termini del rapporto oggettivo/soggettivo sono spesso ribaditi nel corso del testo e fanno coppia con il rapporto verità/senso: la credibilità della rivelazione si giustifica in quanto «proposta di senso pieno» (p. 480) per l'uomo "aperto" alla trascendenza.

Per l'A. la teologia fondamentale prevede due dimensioni: quella epistemologico-gnoseologica e quella apologetico-contestuale. Quest'ultima sta conoscendo un rilancio sulla scia della cosiddetta «rinascita dell'apologetica», formula coniata da A. Dulles e rilanciata anche recentemente da Evangelii gaudium, n. 132, che auspica «un nuovo discorso sulla credibilità, un'apologetica originale». Tale impostazione è ampiamente condivisa dallo stesso Pié-Ninot, che non esita a iscrivere se stesso al termine di una sequenza di autori che inizia con M. Seckler, passando per Fisichella, Capelle, Marion e Tanzella-Nitti.

Lo scopo del manuale è esplicitamente dichiarato fin dalle prime righe del testo: «Proporre una nuova sintesi accademica» (p. 5) in consonanza con una "chiesa in uscita". Per conseguire tale obiettivo, l'A. segue il filo rosso di una teologia fondamentale che, dopo un iniziale inquadramento storico (cap. 1), si propone anzitutto come trattato di epistemologia e di gnoseologia (cap. 3, 4 e 5) e apologetico-contestuale (cap. 2). Seguendo questa linea, Pié-Ninot rivisita in chiave teologico-fondamentale lo schema moderno della "triplice dimostrazione" (religiosa, christiana e catholica) approdando, dopo il percorso sulla «capacità ricettiva» dell'essere umano del cap. 2, a una nuova "dimostrazione" cristiana, chiamata «cristologia fondamentale» (cap. 6) e a una nuova dimostrazione cattolica, chiamata «ecclesiologia fondamentale» (cap. 7). Il mistero di Gesù è studiato per mostrarne la credibilità storica, antropologica e infine teologica. La chiesa è presentata seguendo la via delle note classiche, rispetto alle quali Pié-Ninot aggiunge una nuova «via empirica»: quella che mostra la credibilità della chiesa in base alla sua testimonianza: testimonianza della fede apostolica, della fede vissuta e dello Spirito. Completa il corposo volume un'Appendice che contiene 25 tesi riassuntive e conclusive.

Com'è noto, l'opera di Pié-Ninot, aggiornata agli ultimi orientamenti ecclesiali e magisteriali, è rappresentativa di un approccio, quello della scuola della Gregoriana, che identifica il compito della teologia fondamentale con l'impegno nel presentare la credibilità della rivelazione cristiana. In risposta al mandato "fondativo" che l'enciclica Fides et ratio consegnava ormai vent'anni fa alla riflessione teologica, Pié-Ninot propone un percorso epistemologico e apologetico preoccupato soprattutto di elaborare una «proposta sensata e di senso pieno» (p. 313). La categoria del senso, tuttavia, viene presentata nel testo come figura dell'adesione alla fede e non come mediazione antropologica costitutiva per l'istituzione della verità di Dio. La cartina al tornasole è la modesta attenzione (appena sei pagine: 90-96) rivolta da parte dell' A. nei confronti della dimensione ermeneutica e contestuale della teologia fondamentale, versante imprescindibile del fare teologia oggi. Appare problematico proporre un percorso di senso pieno a prescindere da una fenomenologia dello scenario contemporaneo che assuma le sfide poste da una metamorfosi del fenomeno religioso dai contorni ancora incerti e tuttavia decisamente influente sull'esperienza della fede. Un «nuovo discorso sulla credibilità» non può non considerare la tematizzazione della verità antropologica della fede, pena il riemergere del rischio estrinsecista.


S. Didonè, in Studia Patavina 1/2019, 184-185

Un testo denso e impegnativo, nel quale è raccolta la riflessione teologica di Salvador Pié-Ninot.

La teologia fondamentale, fino a qualche decennio orsono definita apologetica, è quella branca della teologia che, in modo speculare rispetto alla dogmatica, si dispone alla ricerca di Dio basandosi sull'esperienza fisica, della natura, e sulla ragione.

La parte forse più attuale e interessante dello studio di Pié-Ninot è quella conclusiva, la cristologia. In essa l'autore individua i criteri di autenticità che, impiegando gli strumenti propri della storia, devono essere applicati alle scritture e anche agli altri documenti esistenti relativi alla figura di Gesù per ricostruirne la vicenda. Si tratta di un'operazione tentata il secolo scorso dai teorici dell'interpretazione storico-critica dei testi sacri, ma con spinto diverso.

Mentre l'esegesi storico-critica intendeva individuare gli elementi di certezza che emergono dai testi e dalle fonti, la teologia fondamentale si propone un obbiettivo meno ambizioso: le è sufficiente rendere evidente la piena credibilità razionale del messaggio cristiano.


S. Valzania, in RadioInBlu – La biblioteca di Gerusalemme 6 ottobre 2018

Ci sono manuali di teologia che ormai sono da considerarsi dei veri e propri «classici» della materia, e tra questi va collocato il Compendio di teologia fondamentale del teologo catalano Salvador Pié-Ninot. Pur basato su precedenti edizioni (la prima delle quali risale al 1989), risulta un testo rinnovato e aggiornato, frutto di quasi cinquant’anni di riflessione sui temi teologici e di docenza all’Università Gregoriana.

All’inizio dell’opera viene presentato un resoconto storico e al tempo stesso critico della teologia fondamentale, che si conclude fornendo un sintetico ma prezioso quadro della situazione attuale della disciplina, a cui oggi sembrano mancare due dimensioni: quella epistemologico-gnoseologica o dogmatico-fondamentale e quella apologetico-contestuale.

Dal punto di vista metodologico, non si può tuttavia non procedere da due assiomi centrali: «la fede che cerca di comprendere» e «l’intelligenza che cerca la fede». Siamo in presenza dei due postulati fondamentali di ogni teologia cristiana, che possiamo riassumere nella seguente proposizione di origine agostiniana: credo ut intelligam et intelligo ut credam («credo per capire e capisco per credere»).

Sebbene sullo sfondo sembri ancora cogliersi la tradizionale tripartizione in demonstratio religiosa, demonstratio christiana e demonstratio catholica – che l’A. però interpreta modernamente nel senso di monstratio, ossia più come «proposta» che come «dimostrazione» –, l’impianto del presente trattato si struttura intorno alle due dimensioni della teologia fondamentale sopra indicate. Infatti, «la prima dimensione è il compito fondazional-ermeneutico proprio di ogni discorso teologico costituente e significativo, in chiave di una teologia fondamentale epistemologico-gnoseologica (capitoli 3, 4 e 5.1)», mentre «la seconda dimensione è il compito dialogal-contestuale, radicato nel nostro mondo, in chiave di una teologia fondamentale apologetico-contestuale (capitoli 2, 5.2, 6 e 7)».

In questo senso, il compendio assume una duplice valenza: quella di una riflessione razionale che guarda «sia verso l’interno della fede e della Chiesa, sia verso fuori, verso il nostro mondo», e quella di una disciplina «sentinella della teologia», attenta ad ascoltare il proprio tempo (l’auditus temporis).

Particolarmente apprezzabili e degne di nota sono le parti dedicate alla cristologia fondamentale, alla valenza teologica, storica e antropologica della credibilità di Gesù Cristo, e infine il capitolo dedicato all’analisi della fede come principio soggettivo della conoscenza teologica.

Ogni capitolo è corredato di un’ampia bibliografia, mentre dopo l’ultima parte, che riguarda l’ecclesiologia fondamentale, viene inserita un’appendice particolarmente utile, perché riassume, in 25 sintetiche tesi, i principali temi e argomenti esposti nell’intero compendio.

In conclusione, il manuale di Pié-Ninot merita sicuramente l’attenzione degli specialisti della materia, ma è soprattutto indicato per gli studenti di teologia e consigliabile alle persone colte interessate all’argomento. Per tutti i credenti è infine un esempio di come si possa e si debba dar conto al mondo intero delle ragioni per cui si crede, così come insegna la Prima lettera di Pietro: «Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque domandi ragione della speranza che è in voi» (1 Pt 3,15).


R. Timossi, in La Civiltà Cattolica 4034 (21 luglio/4 agosto 2018) 195-196

Scopo del presente manuale è quello di «offrire una disciplina teologica che intende fondare i princìpi della conoscenza teologica e giustificare la credibilità della rivelazione cristiana», così come suggerisce la Prima lettera di Pietro (cf. 1Pt 3,15). Intenzione che, pertanto, va incontro a una precisa indicazione di papa Francesco, il quale ha apertamente sollecitato un’apologetica che crei le condizioni affinché l’Evanghelion sia di nuovo ascoltato, in un mondo che sembra volgere altrove la propria attenzione. L’a., presbitero catalano, approntando un originale compendio rispetto ai soliti manuali, raggiunge l’obiettivo di mostrare come la credibilità della Chiesa passi per la via della concreta testimonianza.
D. Segna, in Il Regno Attualità 8/2018, 222

Il settantaseienne teologo barcellonese è emerito di teologia fondamentale, disciplina da lui impartita per cinquant’anni a Barcellona e alla Gregoriana di Roma.

Nel primo capitolo della sua opera (pp. 9-89) egli espone l’identità e la storia della scienza teologica della teologia fondamentale, ripercorrendo le vie che dall’apologetica e dall’Illuminismo hanno condotto all’esortazione postsinodale Verbum Domini del 2010. Egli passa quindi dagli esiti del Vaticano I ai documenti del Vaticano II, con gli apporti della Fides et ratio del 1998.

Sia la teologia dogmatica che la teologia fondamentale sono guidate dal duplice assioma: «la fede che cerca di comprendere» e «l’intelligenza che cerca la fede» (credo ut intelligam e intelligo ut credam). Il metodo teologico-dogmatico assegna però la priorità al primo assioma, dando la precedenza alla fede, mentre il metodo teologico-fondamentale lo dà alla ragione nella sua duplice istanza: storica e antropologica.

I due assiomi non si contraddicono ma si completano secondo un rapporto segnato dalla circolarità. La priorità ontologica appartiene alla fede, dal momento che per la teologia il punto di partenza deve essere sempre la parola di Dio. La priorità epistemologica appartiene invece alla ragione/intelligenza umana storico-antropologica, dato che «decisivo è che la ragione del credente eserciti la sua capacità di riflessione nella ricerca del vero» (Fides et ratio 73).

La differenza e la complementarità fra le due discipline può essere espressa nei termini seguenti. La teologia dogmatica ha come oggetto «il mostrare che ciò che si crede è conforme alla fede della Chiesa», attraverso l’indagine della parola di Dio, della tradizione ecclesiale, del magistero e della storia della teologia. La teologia fondamentale si comprende invece come «la disciplina che vuole fondare i princìpi della conoscenza teologica e, a sua volta, giustificare la credibilità della rivelazione cristiana per poter “dare risposta (apologhìa) a chiunque vi chieda ragione (logos) della speranza che è in voi (1Pt 3,15)» (p. 86).

Il suo metodo sarà duplice: da un lato, «teologico-dogmatico, partendo cioè sempre dalla credibilità teologica», dall’altro, «la sua metodologia sarà teologico-fondamentale, analizzando i due ambiti dove s’incarna la rivelazione, cioè la storia e l’antropologia, per rendere possibile così –mostrando, non di-mostrando – che la rivelazione può essere presentata come “disponibile per essere creduta (croyable disponibile)”, grazie alla sua credibilità storica e antropologica» (p. 87). Le «analisi dei due ambiti propri della storia e dell’antropologia comportano l’uso di una metodologia propria delle scienze sociali» (ivi). Nel discernimento più proprio della teologia fondamentale «la priorità viene data al criterio di convergenza, inteso come frutto della “convergenza di probabilità che conduce a prove legittime e sufficienti per la certezza”» (espressione attribuita a J.H. Newman) (p. 88).

L’articolazione dell’esposizione della materia seguita da Pié-Ninot può essere così tratteggiata. Dapprima (pp. 90-132) si esamina il tema dell’uomo che è aperto alla questione di Dio, cioè la capacità recettiva dell’essere umano nei confronti della rivelazione. La Chiesa ha fede sulla capacità dell’uomo di conoscere Dio e si constata l’apertura umana di fronte alla questione del senso. Lo studioso espone poi il tema della rivelazione cristiana, principio oggettivo della conoscenza teologica (pp. 133-193). Si studiano la volontà salvifica universale di Dio e il suo motivo, alcuni modelli teologici della rivelazione, la costituzione dogmatica Dei Verbum e, infine, la parola di Dio quale testimonianza della rivelazione. Nel capitolo successivo (pp. 194-240) Pié-Ninot esamina la trasmissione della rivelazione, studiando il principio della tradizione viva nella Scrittura nella Chiesa. I paragrafi della sua esposizione hanno il seguente andamento: 1) La trasmissione della rivelazione secondo il c. II della Dei Verbum; 2) La teologia del testo biblico, cioè il suo carattere «ispirato»; 3) Il magistero ecclesiale al servizio della rivelazione; 4) Verso il principio cattolico della tradizione, cioè «la Scrittura nella tradizione viva della Chiesa».

Il quinto capitolo (pp. 240-313) tratta della fede, principio soggettivo della conoscenza teologica, e la credibilità. Si studia appunto la fede come principio soggettivo della conoscenza teologica e le affermazioni magisteriali sulla fede; si delinea poi una sintesi teologica della triplice dimensione del credere: l’oggetto, il motivo e il termine della fede sono Dio in Cristo con lo Spirito. Viene affrontata quindi la questione del processo della ragione credente nell’atto di credere (dono della fede, ragione umana, ragione credente) e, infine, la credibilità come «proposta di senso teologico, storico e antropologico».

Il sesto capitolo (pp. 314-397) espone le linee essenziali di una cristologia fondamentale: la dimensione teologica, storica e antropologica della credibilità in Gesù Cristo. Chiude il volume, prima dell’Appendice contenente 25 tesi fondamentali (pp. 475-486), la trattazione di un’ecclesiologia fondamentale (pp. 398-472). Si espone dapprima il posto dell’ecclesiologia fondamentale nella teologia fondamentale (la «via delle note» dopo il Vaticano II, la «via storica» del recupero della storia della Chiesa come «luogo teologico» e l’emergenza di una «via empirica»). Come fatto in precedenza per la cristologia, si esaminano quindi la dimensione teologica, storica e antropologica della credibilità della Chiesa. La ricca Bibliografia generale (pp. 487-496) integra quella specifica posta all’inizio di ogni capitolo. Alle Sigle e abbreviazioni (pp. 497-500) segue un cospicuo Indice dei nomi (pp. 501-516).

Ricco manuale, testo di studio e di consultazione su vari temi specifici, rappresenta l’opus magnum di Pié-Ninot che raccoglie qui la sintesi dell’insegnamento della disciplina da lui impartita in due prestigiose sedi universitarie di teologia. Il linguaggio chiaro e la progressione didattica consolidata e collaudata nel tempo ne fanno un volume di alto valore scientifico.


R. Mela, in SettimanaNews.it 1 marzo 2018

Il Compendio di teologia fondamentale di Salvador Pié-Ninot tradotto in italiano per i tipi della Queriniana viene a coronare quasi cinquant'anni di insegnamento di teologia fondamentale.

Dopo varie edizioni della sua Teologia fondamentale edita nella collana «Biblioteca di Teologia contemporanea» (voI. 121), questo compendio non viene a costituire un riassunto – sebbene sia relativamente più breve del volume precedente - ma un aggiornamento e un'integrazione debita.

Il Compendio consta di sette capitoli e una appendice finale con 25 tesi teologico-fondamentali. Il primo capitolo ripercorre la storia della teologia fondamentale cercando di definirne meglio l'identità che, come ben si sa, non trova ancora una grande concordia tra i cultori della disciplina. LA. ricostruisce la storia dell'apologetica - madre dell'attuale TF - attraverso il confronto con le sfide dell'illuminismo e la messa in discussione della possibilità, convenienza, utilità e realtà della rivelazione. Il seguito del capitolo ricostruisce la storia evolutiva dell'identità dell'apologetica e successivamente della TF analizzando i contributi della Dei Filius, del Concilio Vaticano II, specie nella Dei Verbum e l'enciclica di Giovanni Paolo II sul rapporto tra fede e ragione Fides et ratio. Oltre a questi elementi già analizzati nel volume della BTC, l'A. integra l'analisi dell'esortazione apostolica Verbum Domini (2010).

Il secondo capitolo presenta il volto dialogal-contestuale in chiave di una teologia-fondamentale-apologetico-contestuale analizzando l'apertura dell'uomo alla questione di Dio partendo da un'analisi del contesto contemporaneo in cui la TF svolge la sua missione, contesto secolarizzato, globalizzato e di anemia di senso. La proposta teologica dell'A. dialoga soprattutto con le istanze di Karl Rahner (l'ontologia della potentia oboedientialis e la costituzione dell'uomo come uditore della Parola). Riscoprendosi capax Dei l'uomo si trova "naturalmente" proteso al soprannaturale. Da qui prende importanza l'avvio antropologico del gnothi seauton, conosci te stesso che dialoga con le istanze più bibliche, patristiche (capax Dei) e medioevali (desiderium naturale videndi Deum) per scoprire nell'uomo una breccia che apre la sua questione alla questione di Dio.

A partire dal terzo capitolo, ilvolume sviluppa ilvolto dogmatico-fondativo della teologia fondamentale presentando il «principio oggettivo della conoscenza teologica» che è la rivelazione. La rivelazione costituisce ilprincipio oggettivo perché, come specifica Scheeben, nel suo Handbuch der Katholischen Dogmatik, «la conoscenza teologica ha come principio supremo oggettivo la parola di Dio, che è la sua prima e profonda sorgente. Per questo la rivelazione (revelatio) della parola di Dio è il principio della conoscenza teologica». L’A., sulla scia di Max Seckler, presenta tre modelli della rivelazione: la rivelazione come esperienza epifanica, la rivelazione come istruzione e dottrina, la rivelazione come autocomunicazione di Dio. Anche in questo capitolo, oltre all'analisi della Dei Verbum, l'A. sottolinea il contributo specifico della Verbum Domini.

Ilquarto capitolo si concentra sul processo della tradizione e della trasmissione della rivelazione. L’A., distinguendo sulla scia di Y. Congar tra Tradizione e tradizioni, analizza la regula fidei come prima testimonianza normativa e storica della Tradizione. Il capitolo rintraccia anche la storia della riflessione sull'ispirazione della Scrittura quale «rivelazione attestata» per poi arrivare a presentare il magistero ecclesiale che è a servizio della rivelazione.

Ilquinto capitolo passa verso il polo soggettivo della conoscenza teologica ovvero la fede e la credibilità del dato rivelato. Qui l'A. ripercorre la teologia della fede nell'AT e nel NT e offre una rassegna della riflessione sulla fede dall'epoca patristica fino all'epoca moderna per poi soffermarsi ad analizzare le affermazioni fondamentali del magistero ecclesiale sulla fede a partire dal Sinodo di Orange (529) fino alla Lumen fide (2013). Ilcapitolo sulla cristologia fondamentale argomenta l'imprescindibilità della dimensione storica nella fede in Gesù e va ad analizzare la validità della documentazione attestante la figura e il messaggio di Gesù di Nazareth ripercorrendo le tappe della Leben Jesu Forschung. Dopo la presentazione dei criteri di autenticità applicati alle fonti (evangeliche), l'A. delinea un profilo di Gesù fino alla sua morte in dieci punti per passare poi alla questione della risurrezione dal punto di vista della credibilità storica.

Il capitolo ultimo sull'ecclesiologia fondamentale è arricchito dai lavori che l'A. ha svolto negli ultimi anni sui temi ecclesiologici. In questo capitolo l'A. presenta ciò che nel manuale classico corrispondeva alla demonstratio catholica. Il capitolo ripercorre alcuni degli approcci come la via notarum, la via storica e la via empirica. Quest'ultima è la prospettiva che l'A. adotta come proposta preferenziale presentando una credibilità storica basata sulla categoria della testimonianza.


R. Cheaib, in Theologhia.com febbraio 2018