Giovanni Ancona, docente ordinario di antropologia teologica ed escalologia presso la Facoltà di teologia della Pontificia Università Urbaniana, propone ai lettori un saggio di sintesi dei principali temi di carattere antropologico che hanno segnato il percorso della riflessione cattolica. La constatazione da cui muove l'A. è che «l'idea teologica cristiana della grazia, in quanto tale, non può che essere totalmente riferita al Dio di Gesù Cristo. Nella rivelazione di Gesù Cristo, infatti, Dio si autocomunica agli umani in modo assolutamente unico come Dio che si prende cura della sua creazione secondo un criterio amorevole e misericordioso, benevolo e riconciliante, libero e gratuito, al fine di salvare totalmente quanto è uscito dalle sue mani di creatore» (p. 206). La teologia della grazia sviluppata cristologicamente è il nucleo teoretico centrale della visione antropologica proposta da Ancona. Il volume, per dichiarata ammissione dell'A., non ha la pretesa di essere un manuale nel senso classico del termine. Egli diffida persino della stessa possibilità di uno studio sufficientemente esaustivo di questa disciplina. Tale consapevolezza lo spinge pertanto ad elaborare uno strumento che conservi del manuale il linguaggio piano e uno schema di fondo lineare e coerente, ma che disponga di quella libertà creativa nel soffermarsi in modo più ampio su alcune questioni specifiche, che di solito la manualistica, per sua natura, deve trattare solo en passant. Il risultato di questo sforzo possiede alcuni pregi osservabili già ad occhio nudo.
Innanzitutto, sebbene si tratti di uno studio che possiede una preoccupazione pedagogica e che è pensato per l'insegnamento accademico, esso risulta stimolante anche per lo specialista. Inoltre, la scelta selezionata di sei questioni fondamentali nella storia del trattato permette all'A. di poter rinviare ad opere enciclopediche o a monografie più specifiche l'approfondimento di alcuni argomenti peculiari che non risultano decisivi per un'introduzione di carattere generale, per potersi invece soffermare sugli snodi cruciali che hanno segnato lo sviluppo dell'antropologia teologica.
La scelta di Ancona cade su alcuni cardini tematici autonomi, quasi fossero trattati distinti che consentono una lettura non necessariamente interdipendente gli uni dagli altri. Naturalmente, la creazione in Cristo è il filo conduttore che lega tra loro i sei macroargomenti attorno ai quali Ancona articola la propria riflessione. Il testo inizia con il tema dell'elezione (predestinazione), prosegue con una teologia della creazione, la trattazione dell'uomo in quanto creatura, il tema (centrale) della grazia di Dio, l'immagine deformata, ossia l'uomo peccatore, e infìne la grande categoria della giustificazione.
Ogni scelta tematica, tuttavia, ha un suo prezzo. Si può opinare, ad esempio, l'assenza di riferimenti espliciti al XX secolo e ad autori come Rahner e de Lubac, così decisivi per il ripensamento dell'antropologia teologica in chiave attuale. Eppure occorre riconoscere che si tratta pur sempre di un'opzione coerente con l'intenzione originaria, che appare quella di offrire un'introduzione ai grandi plessi problemalici della storia della teologia, individuando uno sviluppo tematico che, in realtà, tiene conto anche delle acquisizioni più recenti. Non a caso il volume si apre con una riflessione sulla visione cristica dell'antropologia, cioè sull'elezione di Dio in Gesù Cristo, termine con cui l'A. traduce il più controverso «predestinazione» e che egli pone a fondamento del proprio itinerario teologico. Scrive Ancona: «L'evento della elezione (predestinazione) è comprensibile all'uomo nella fede e per la fede gli viene chiarito l'orizzonte del proprio vivere globale. Quando l'uomo, in altre parole, riconosce, crede, accoglie l'eterno progetto del Padre, il quale intende salvarlo, per mezzo di Cristo, nella forza dello Spirito, gli viene dischiuso l'orizzonte della propria storia e della storia universale e in tale orizzonte egli istituisce il suo agire concreto, legato alle vicende dell'esistenza» (p. 51). Se dunque l'evento dell'elezione è un'opera interamente dovuta alla grazia di Dio e alla sua iniziativa provvidente, tale dono si riverbera nella storia degli uomini e sul loro concreto porsi nelle vicende dell'esistenza, secondo il criterio della chiamata di Cristo di tutta l'umanità. Qui l'A. individua nello spazio della libertà il riflesso antropologico centrale dell'elezione-predestinazione. Elezione di Dio e risposta confidente e libera dell'uomo sono i due poli che costituiscono dialetticamente la storia della salvezza. Il dinamismo di chiamata e risposta è reso possibile da una «creaturale struttura trascendentale», che rende l'uomo capace di determinarsi liberamente nei confronti di un dono che risulta decisivo per la sua pienezza di vita. Di tale dono egli avverte già la presenza ed è propriamente ciò che contrassegna «tutto il percorso dell'esistenza umana credente e ne plasma l'identità» (p. 52).
Quello di Ancona è in definitiva un volume capace di prendere per mano il lettore e di accompagnarlo nella comprensione (biblica, patristica, storico-teologica e sistematica) delle non semplici questioni che hanno segnato la strutturazione del rapporto uomo-Dio in Occidente. Esso si segnala pertanto come uno strumento prezioso di sintesi e di raccordo.
E. Brancozzi, in
Firmana 2/2015, 129-130