È impossibile vivere una vita spirituale senza disciplina. Lo Spirito Santo che guida la vita spirituale è uno Spirito di ordine non di caos. È uno spirito di bellezza e la bellezza è fatta di armonia. Disciplina e discepolato vanno sempre mano nella mano. Disciplina non intende un controllo maniacale ma, come spiega Henri Nouwen nel libro Una spiritualità per la vita, significa «lo sforzo di creare uno spazio in cui Dio possa agire» (15). Nella vita spirituale, paradossalmente, disciplina significa «creare uno spazio in cui possa accadere qualcosa che non abbiamo pianificato o considerato. La disciplina ci aiuta a seguire la voce dello spirito, che vuole condurci in posti nuovi, verso nuove persone e nuove forme di servizio» (16).
Il piccolo volume, che raccoglie testi inediti di uno dei grandi maestri spirituali del XX secolo, prende spunto dal passo del Vangelo di Luca 6,12-19 che racconta di Gesù che prega di notte, la mattina chiama gli apostoli e nel pomeriggio opera guarigioni, deducendo che la notte è fatta per la solitudine, il mattino per la comunità, il pomeriggio per il ministero. Ecco i tre pilastri della disciplina proposta da Nuowen per la vita spirituale: solitudine, comunità e ministero.
Solitudine
«Nella solitudine - spiega Nouwen in un altro testo - non soltanto incontriamo Dio, ma anche il nostro vero io». In noi c'è una infinita sete di comunione. «Tutto il nostro essere desidera ardentemente un altro spirito, il nostro cuore ha bisogno di un altro cuore» (20). La solitudine della preghiera non è una solitudine vuota, ma una solitudine di ascolto. Ascoltare, audire, va di pari passo con obbedire o ob-audire. Se non ascolta, l'uomo diventa sordo spiritualmente, surdus, e la sua vita sa di absurdus, rasenta l'assurdità. «La solitudine è dove Gesù ascoltava Dio. E dove noi ascoltiamo Dio. La solitudine è dove inizia la comunità» (30).
Comunità
La comunità è laddove umiltà e Gloria si toccano. La comunità non è un'organizzazione, è un modo di vivere. La vita comunitaria non è facile. Parker Palmer una volta osservò che la comunità è il luogo in cui vive sempre la persona con la quale meno vorresti vivere. «Nella disciplina della comunità rientrano le discipline del perdono e della festa. Il perdono e la festa sono ciò che rende possibile il matrimonio, l'amicizia e qualsiasi altra forma di comunità» (35).
Perdono e festa si sostengono a vicenda. Il perdono è necessario per i limiti reciproci. La festa è il luogo del gioire della specificità dell'altro. «Celebrare i doni di un'altra persona non significa scambiarsi qualche piccolo complimento... no, questo si fa nelle esibizioni. Celebrare i doni dell'altro significa accettare l'umanità l'uno dell'altro» (39).
Ministero
Il ministero non è, prima di tutto, qualcosa che facciamo. Il ministero è qualcosa di cui dobbiamo fidarci. È sapere di essere amati e mettere a frutto questo amore. Un'altra caratteristica del ministero è che è una potenza di salvezza di Dio che opera tramite noi a prescindere dalle nostre capacità. «II ministero sanante si può esprimere attraverso due discipline: gratitudine e compassione» (45).
La guarigione che siamo chiamati a portare è una guarigione dalla ingratitudine. «La guarigione spesso avviene portando le persone alla gratitudine, perché il mondo è pieno di rancore».
R. Cheaib, in
Theologhia.com 2 febbraio 2018