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Una spiritualità per la vita
Henri J.M. Nouwen

Una spiritualità per la vita

Prezzo di copertina: Euro 8,00 Prezzo scontato: Euro 7,60
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Collana: Meditazioni 234
ISBN: 978-88-399-2834-4
Formato: 11 x 20 cm
Pagine: 64
Titolo originale: A Spirituality of Living
© 2017

In breve

La vita spirituale è qui pensata come tre “momenti” – Solitudine, Comunità, Servizio agli altri – plasmati sulla vita stessa di Gesù e collegati intimamente fra di loro.

Descrizione

“Più entriamo in contatto con l’amore intimo di Dio che ci crea, ci sostiene e ci guida, più riconosciamo la ricchezza dei frutti che scaturiscono da quell’amore”

Una serie di manoscritti inediti di Henri Nouwen danno vita a questo libretto armonioso e affascinante che contiene alcuni degli insegnamenti più importanti che il grande maestro spirituale ci abbia mai lasciato.
Henri è persuaso che quello per diventare più pienamente umani è un viaggio spirituale che inizia e finisce nel cuore di Dio. Come un cartografo spirituale, egli traccia allora un percorso che ci è dato di seguire: ci invita a pensare alla nostra vita come a tre “momenti” – solitudine, comunità e servizio compassionevole agli altri – intimamente collegati fra loro e plasmati sulla vicenda stessa di Gesù.
Entrando nella solitudine, coinvolgendo gli altri nella relazione e inserendosi nella sofferenza del mondo, Henri ha trovato la propria verità. Ha trovato anche una pace che supera ogni comprensione. Questo libro ci condurrà proprio lì.

Commento

In questo splendido libriccino Nouwen dice cose “devote” in modo profondo, spiega concetti impersonali in modo personale, propone compiti seri in un modo tale da farti dire “Grazie!”

Recensioni

Henri Nouwen, olandese, nato nel 1932 e morto nel 1996, fu sacerdote e docente universitario negli Stati Uniti. Fu cappellano di una comunità per persone disabili e con problemi mentali in Canada. Egli stesso attraversò periodi di forte depressione.

L’anno scorso l’editrice Queriniana ha pubblicato un suo libretto, Una spiritualità per la vita (pp 63, euro 8), che mira appunto a proporre un percorso spirituale per l’esistenza quotidiana, raccogliendo materiale inedito, elaborato negli ultimi anni di vita.

Il punto di partenza è la consapevolezza che «se vogliamo essere discepoli di Gesù, dobbiamo vivere una vita disciplinata» (p. 15), strutturata su tre dimensioni fondamentali, solitudine, comunità, servizio, che permettono alla voce divina di avere spazio tra le mille voci di ogni giorno.

La solitudine permette di rientrare in sé stessi cogliendo la verità più profonda, ossia che siamo amati: «la solitudine è dove Gesù ascoltava Dio. È dove noi ascoltiamo Dio» (p. 30). Nella solitudine ci si rende paradossalmente conto di essere parte di una comunità, che non è una mera organizzazione ma «un modo di vivere» (p. 31): si tratta di una «solitudine che accoglie la solitudine» (p. 35). Determinante per questo itinerario comunitario è la dimensione del perdono reciproco: «Perdonare è permettere all’altra persona di non essere Dio» (p. 35). A partire da questo approccio tutto può cambiare: se accetteremo «che un’altra persona non riesca a darci ciò che solo Dio può dare, potremo celebrare il dono di quella persona» (p. 38). Infine, il ministero aiuta «le persone ad abbandonare gradualmente il rancore e a scoprire che proprio nella sofferenza c’è una benedizione» (p. 48). Per questo ministero significa permettere agli altri di gustare il dono della vita pur nel dolore. La conclusione del cammino esistenziale è per tutti la morte, che è il momento dell’abbandono totale. La preoccupazione principale della nostra vita devono essere non i successi ma i frutti, che spesso maturano nella fatica e nella vulnerabilità.

Insomma, il libretto del sacerdote Nouwen, frutto di studi psichiatrici e teologici, ma soprattutto sintesi del confronto con l’esperienza del dolore proprio e altrui, offre in poche ma intense pagine valide indicazioni per una spiritualità incarnata nella realtà.


F. Casazza, in La Voce Alessandrina 41/2018

Una serie di manoscritti inediti di Henri Nouwen raccolti in questo libretto armonioso e affascinante che ribadisce alcuni degli insegnamenti più importanti lasciati in eredità dal grande maestro spirituale.

Ciascuno di noi desidera vivere bene, sperimentare l'amore e l'appartenenza, essere legato alla famiglia e agli amici e fare la propria parte per gli altri. Un viaggio verso la pienezza che può solo iniziare e finire nel cuore di Dio. Il grande autore ci invita a pensare alla nostra vita come a tre "momenti" collegati che egli considerava plasmati sulla vita di Gesù: solitudine, comunità e servizio compassionevole per gli altri. È attraverso la solitudine e la preghiera che possiamo rimanere in contatto con la nostra identità più vera di figli di Dio. Questo ci guida nelle relazioni con gli altri nella comunità in cui impariamo a celebrare e a perdonare. Sono dunque queste relazioni a sostenerci quando ci dedichiamo al servizio degli altri attraverso il ministero compassionevole.

L'Autore ci mette tra le mani un possibile percorso di vita, lo stesso fatto da lui per fronteggiare la sofferenza del mondo. La convinzione è che vivendo una vita pienamente fedele ogni sforzo diventa fecondo. Entrando nella solitudine, coinvolgendo gli altri nella relazione e inserendosi nella sofferenza del mondo con compassione si trova la verità, si trova una pace che supera la comprensione. Grazie a questo piccolo libro si può raggiungere quel luogo.


R. Baldoni, in Consacrazione e Servizio 1/2018, 86

È impossibile vivere una vita spirituale senza disciplina. Lo Spirito Santo che guida la vita spirituale è uno Spirito di ordine non di caos. È uno spirito di bellezza e la bellezza è fatta di armonia. Disciplina e discepolato vanno sempre mano nella mano. Disciplina non intende un controllo maniacale ma, come spiega Henri Nouwen nel libro Una spiritualità per la vita, significa «lo sforzo di creare uno spazio in cui Dio possa agire» (15). Nella vita spirituale, paradossalmente, disciplina significa «creare uno spazio in cui possa accadere qualcosa che non abbiamo pianificato o considerato. La disciplina ci aiuta a seguire la voce dello spirito, che vuole condurci in posti nuovi, verso nuove persone e nuove forme di servizio» (16).

Il piccolo volume, che raccoglie testi inediti di uno dei grandi maestri spirituali del XX secolo, prende spunto dal passo del Vangelo di Luca 6,12-19 che racconta di Gesù che prega di notte, la mattina chiama gli apostoli e nel pomeriggio opera guarigioni, deducendo che la notte è fatta per la solitudine, il mattino per la comunità, il pomeriggio per il ministero. Ecco i tre pilastri della disciplina proposta da Nuowen per la vita spirituale: solitudine, comunità e ministero.

Solitudine

«Nella solitudine - spiega Nouwen in un altro testo - non soltanto incontriamo Dio, ma anche il nostro vero io». In noi c'è una infinita sete di comunione. «Tutto il nostro essere desidera ardentemente un altro spirito, il nostro cuore ha bisogno di un altro cuore» (20). La solitudine della preghiera non è una solitudine vuota, ma una solitudine di ascolto. Ascoltare, audire, va di pari passo con obbedire o ob-audire. Se non ascolta, l'uomo diventa sordo spiritualmente, surdus, e la sua vita sa di absurdus, rasenta l'assurdità. «La solitudine è dove Gesù ascoltava Dio. E dove noi ascoltiamo Dio. La solitudine è dove inizia la comunità» (30).

Comunità

La comunità è laddove umiltà e Gloria si toccano. La comunità non è un'organizzazione, è un modo di vivere. La vita comunitaria non è facile. Parker Palmer una volta osservò che la comunità è il luogo in cui vive sempre la persona con la quale meno vorresti vivere. «Nella disciplina della comunità rientrano le discipline del perdono e della festa. Il perdono e la festa sono ciò che rende possibile il matrimonio, l'amicizia e qualsiasi altra forma di comunità» (35).

Perdono e festa si sostengono a vicenda. Il perdono è necessario per i limiti reciproci. La festa è il luogo del gioire della specificità dell'altro. «Celebrare i doni di un'altra persona non significa scambiarsi qualche piccolo complimento... no, questo si fa nelle esibizioni. Celebrare i doni dell'altro significa accettare l'umanità l'uno dell'altro» (39).

Ministero

Il ministero non è, prima di tutto, qualcosa che facciamo. Il ministero è qualcosa di cui dobbiamo fidarci. È sapere di essere amati e mettere a frutto questo amore. Un'altra caratteristica del ministero è che è una potenza di salvezza di Dio che opera tramite noi a prescindere dalle nostre capacità. «II ministero sanante si può esprimere attraverso due discipline: gratitudine e compassione» (45).

La guarigione che siamo chiamati a portare è una guarigione dalla ingratitudine. «La guarigione spesso avviene portando le persone alla gratitudine, perché il mondo è pieno di rancore».


R. Cheaib, in Theologhia.com 2 febbraio 2018