La collana del Nuovo Corso di Teologia Sistematica, diretta da Giacomo Canobbio e Angelo Maffeis con il recente volume di Pasquale Bua, Presbitero della Diocesi di Latina e Docente di Teologia dogmatica presso l’Istituto Teologico Leoniano di Anagni (Frosinone), acquisisce una nuova importante tessera dell’intero progetto sistematico articolato in quindici trattati (di cui undici già pubblicati). Ci troviamo davanti ad un testo che in ragione del suo carattere organico e del metodo seguito lascerà certamente il segno nell’ambito della produzione teologica relativa ai sacramenti della iniziazione cristiana. Ma di questo diremo in seguito. Prima presentiamo il percorso della riflessione proposta.
Il testo, destinato principalmente agli studenti del corso istituzionale di teologia (cf. p. 5), si articola in sedici capitoli a cui segue un ampio e aggiornato repertorio bibliografico (da p. 643 a p. 681) a cui seguono gli indici (onomastico e generale dell’opera). La partizione interna distinta in quattro parti descrive immediatamente l’iter proposto: il fondamento biblico neotestamentario della iniziazione cristiana (parte prima: pp. 29-182), il prospetto storico dell’evolversi della stessa nel primo millennio (parte seconda: pp. 185-340) e nel secondo millennio (parte terza: pp. 343-477) e infine la proposta sistematica in prospettiva mistagogica (parte quarta: pp. 481-639).
L’indicazione metodologica di fondo è detta in modo chiaro fin dalla Presentazione: «In secondo luogo, il rinnovamento contemporaneo della teologia liturgica e sacramentaria reclama il superamento di una trattazione asfittica, dimentica che i sacramenti non esistono se non in quanto celebrati. Ciò si riflette nella costante attenzione riservata ai riti e alla loro evoluzione storica, attenzione che diviene particolarmente evidente nella sezione sistematica, la quale – traendo ispirazione dal ‘metodo’ dei Padri della chiesa – predilige un’impostazione ‘mistagogica’ ma senza con ciò rinunciare al rigore dell’argomentazione teologica» (p. 6). L’altra indicazione ugualmente rilevante punta sulla trattazione dei due sacramenti, battesimo e confermazione, nel più ampio contesto della iniziazione cristiana e quindi dell’eucaristia e dell’intero organismo sacramentale della chiesa (cf. p. 6). Occorre subito sottolineare che la lettura del testo, notevole per la sua ampiezza (quasi 700 pagine), onora costantemente queste premesse, in particolare la seconda. E di questo siamo particolarmente contenti: finalmente il libro liturgico, colto in chiave diacronica e sincronica, diviene effettivamente (e non solo nominalmente o strumentalmente) luogo teologico di primo livello sia per l’indagine storica come per il momento sistematico. Davvero grazie all’Autore per questa svolta non solo detta ma praticata con fine capacità analitica, ricchezza di informazioni bibliografiche, attenzione al dibattito contemporaneo e in ultimo, non meno importante, ascolto puntuale «delle sollecitazioni che quotidianamente provengono dal servizio pastorale» (p. 6).
Veniamo dunque ad uno sguardo più ravvicinato delle singole parti, opportunamente precedute da un’introduzione generale dedicata a presentare un quadro aggiornato del dibattito sulla questione della iniziazione cristiana «ieri e oggi» (pp. 9-26). La prima, di carattere biblico organizzata in quattro capitoli, si pone la questione dell’origine del battesimo cristiano intercalando sezioni stampate in corpo più piccolo, ove l’Autore segnala al lettore il dibattito della critica biblica sui singoli punti, a sezioni stampate in corpo più grande dove il discorso fluisce seguendo il filo della questione genetica del battesimo nel confronto con il retroterra giudaico intertestamentario ed ellenistico fino a porre sul tavolo il problema del mandato missionario e del comando battesimale da parte del Risorto (cf. pp. 59-101). Il contesto della ricerca verte sulla ricognizione storico-critica degli elementi della prassi di iniziazione cristiana che si possono rinvenire nel Nuovo Testamento, in particolare negli Atti degli Apostoli (cf. pp. 45—50), con un excursus sulla vexata quaestio circa “Il battesimo dei bambini nel Nuovo Testamento” (cf. pp. 50-57). Di rilievo lo spazio dedicato al confronto con “I movimenti battisti contemporanei a Gesù” (cf. pp. 80-87; si noti l’opportuno uso del plurale: i movimenti e non il movimento) che rinvia al dibattito mai concluso del rapporto (discepolare? conflittuale? discontinuo?) tra Giovanni e Gesù (cf. pp- 88-100). L’approdo al capitolo quarto, l’ultimo di questa prima parte, dedicato alle teologie neotestamentarie dell’iniziazione cristiana (cf. pp. 132-179), è preceduto da un ampio studio (il capitolo terzo) su Il battesimo atto di Cristo e dello Spirito (cf. pp. 102-131). Vorrei sottolineare il valore euristico del titolo in cui non si dice “atto di Cristo nello Spirito” ma “dello Spirito”. L’attenzione portata alla dimensione pneumatica del gesto battesimale e più ampiamente della iniziazione cristiana è dovuta ed aiuta a chiarificare i rapporti tra le due missioni, quella del Cristo e quella dello Spirito, nella loro sinergia e distinzione all'interno dei processi di iniziazione cristiana (si veda ad es. per chiarezza espositiva: p. 121). Ed è solo in chiusura a questo capitolo che l’Autore può arrivare a ri-proporre, dopo il lungo periplo storico-critico, la concezione trinitaria del battesimo (cf. pp. 126-130), punto di aggancio e cerniera con il capitolo quarto, centrato sulle teologie battesimali (si noti anche in questo caso il valore del plurale). Come gestirà questa eredità normativa la Chiesa nella sua storia bimillenaria? Siamo arrivati alla seconda parte i cui sviluppi sono già accennati in linee generali nella breve sintesi che completa questo primo momento della trattazione (cf. pp. 180-182). «Ad ogni modo, lo studio dell’evoluzione storica della liturgia e della teologia battesimali nel periodo successivo all’epoca neotestamentaria sta per mostrarci che, almeno in un primo momento, sembra prevalere la visione giovannea, che considera il battesimo come nuova nascita nell’acqua e nello Spirito Santo. Sarà solo in quella che viene comunemente denominata l’ ‘età d’oro’ dell’iniziazione cristiana, a partire dal III secolo, che la teologia paolina del battesimo prenderà prepotentemente e definitivamente il sopravvento» (p. 182).
La parte seconda rappresenta proprio per l’introduzione e il declino dell’istituto catecumenale un passaggio particolarmente importante per tutto il trattato, tenuto conto che in epoca contemporanea sarà proprio a questo periodo che la riforma liturgica postconciliare si ispirerà per i nuovi libri liturgici, in particolare per l’Ordo Initiationis Christianae Adultorum. I capitoli molto densi, quattro in tutto, propongono un tragitto storico-liturgico e dottrinale sui due sacramenti già conosciuto agli studiosi per le diverse pubblicazioni in materia sia in chiave storica che sacramentale. L’Autore ne tiene conto e al contempo introduce alcuni elementi di innovazione. Almeno sul piano manualistico. Si veda ad es. la partizione tematica del capitolo quinto, il primo di questa parte, con l’apertura di varie finestre sui diversi mondi e modi della iniziazione cristiana nell’ambito del cristianesimo antico: il periodo sub-apostolico, scarno e frammentario ma decisivo per comprendere i primi passi degli sviluppi relativi ai due sacramenti (cf. pp. 191-201), l’ambiente alessandrino (cf. pp. 202-213), quello africano (cf. pp. 213-220), la chiesa di Roma (cf. pp. 220-226). All’ambiente siriaco si accenna e ad esso si rimanda nella scheda di approfondimento in calce al capitolo (cf. p. 227). Dei gesti rituali, lavacro, unzione e imposizione delle mani in particolare, viene messa in luce la molteplice valenza semantica (cf. p. 189) sia sul piano sacramentale (rigenerazione, purificazione, riconciliazione) che ecclesiale (iniziazione, penitenza, riammissione). Un quadro fluido e di appropriazione e specificazione di quei gesti liturgici che rimarranno normativi, con alterne vicende, per tutto il periodo successivo. Per il periodo successivo, l’età d’oro del catecumenato, si aprono due capitoli, il sesto dedicato all’Oriente (cf. 228-264) e il settimo per l’Occidente (cf. pp. 265-303). Segue l’ultimo capitolo, l’ottavo, sul tramonto del catecumenato (cf. pp. 304-336). È in questo contesto che prende forma e spessore teologico il tema della maternità della Chiesa, con le relative espressioni architettoniche legate al battistero. A questo proposito interessanti per il valore interdisciplinare gli approfondimenti suggeriti nella scheda rispettiva in margine al capitolo settimo (cf. p. 303). In questo contesto, come in altri successivi, avrei menzionato nel ricco repertorio bibliografico anche lo studio di un giovane teologo italiano, G. Ziviani, recentemente scomparso, dal titolo La Chiesa Madre nel Concilio Vaticano II (Analecta Gregoriana, Roma 2001). Per il resto la trattazione è condotta in modo chiaro ed accurato sul piano dell’analisi di singole figure e aree geografiche. Rilevante per gli sviluppi successivi sul battesimo e l’antropologia teologica, la messa a fuoco, nel contesto dell’esame della teologia di S. Agostino, del tema del peccato originale avendo davanti il duplice fronte, donatista da una parte e pelagiano dall’altra (cf. pp. 278-291). La diffusione del pedobattesimo unitamente alla prassi di cristianizzazione dei popoli barbari, nuovi inquilini dell’Europa dopo il tramonto dell’impero romano d’Occidente, diventano fattori decisivi nel disegnare nuovi modelli di aggregazione alla Chiesa, gradatamente si passa dal “cristiani si diventa” al “cristiani si nasce”. Il fenomeno è complesso perché tocca alcuni nervi scoperti del dibattito, ormai secolare, sul rapporto tra la Chiesa e il potere. L’Autore è cauto nel mantenersi vicino ai fatti senza farsi prendere per mano da giudizi di parte o pregiudizi che troppo rapidamente tendono a sottoscrivere un luogo comune che farebbe del periodo medievale un periodo di sola decadenza su tanti fronti compreso quello della prassi della iniziazione cristiana. Ma qui siamo già entrati nella parte successiva, la parte terza relativa al secondo millennio.
In questa parte l’attenzione è ovviamente riservata al contributo dei grandi teologi della Scolastica senza tralasciare le vicende dei due sacramenti nella storia dei libri liturgici. Particolare cura viene inoltre riservata alle problematiche sacramentali sorte in seguito allo scisma d’Oriente e poi alla Riforma. Le questioni sono trattate con apertura ecumenica, sia per il piano della discussione come per l’apparato bibliografico (si veda ad es. p. 401 per la dottrina battesimale del movimento battista e pp. 438-440 per gli sviluppi relativi al Documento di Lima). I capitoli, in tutto quattro, sondano con ampia e aggiornata documentazione il cammino della prassi rituale come della riflessione teologica, cammino talvolta tortuoso specie per quanto riguarda la separazione rituale (se non teologica) in Occidente della confermazione dal battesimo, nel contesto del nuovo sistema penitenziale suggellato dalle disposizioni vincolanti del Concilio Lateranense IV. Il capitolo nono propone il quadro della teologia dell’Aquinate sullo sfondo delle correnti ereticali che pongono ai margini il valore del gesto battesimale (il consolamentum dei Catari, cf. p. 375) e degli sviluppi magisteriali fino al Concilio di Firenze (cf. pp. 368-369), con un affondo sul contestuale percorso rituale e teologico in Oriente (cf. pp. 370-374). Alla Riforma e al Concilio di Trento è riservato il capitolo decimo con una panoramica che oltre ai grandi riformatori (Lutero, Calvino e Zwingli) tocca anche altre figure minori, particolarmente rilevanti sia per la diversa valutazione del significato del battesimo come per la messa in discussione della sacramentalità della confermazione (cf. pp. 386-391). Segue l’ermeneutica dei testi tridentini con l’esplicitazione che ne deriva per la dottrina dei due sacramenti (cf. pp. 392-400). L’applicazione dei decreti conciliari e i libri liturgici che da essi sono normati (in particolare il Rituale romanum) portano la discussione fino ai nostri giorni (capitolo undici) con il rinnovamento in campo cattolico, e non solo, della teologia del battesimo e della confermazione (a cominciare da G. Dix per arrivare a H. Mühlen (cf. p. 417ss.). La confermazione viene sempre più a precisarsi per il suo riferimento pneumatologico (cf. p. 423). Le schede successive sono dedicate a delineare la dottrina dei documenti del Vaticano II sui due sacramenti. Puntuali e preziose le pagine conclusive relative agli ultimi decenni per la riscoperta della nozione di iniziazione cristiana in ambito liturgico e catechetico (cf. pp. 432-440). Dopo la sezione sui nuovi libri liturgici (capitolo dodici) secondo la sequenza che parte dall’iniziazione cristiana degli adulti per passare al battesimo dei bambini e concludere con la confermazione, l’Autore propone un bilancio critico equilibrato: regressi rispetto al primo millennio ma anche progressi (cf. pp. 474-477). Il frutto più prezioso che riemerge alla fine di questo lungo tragitto del secondo millennio e che troverà ampia esplicitazione nella successiva parte sistematica è la riscoperta dell’eucaristia come culmine dell’iniziazione cristiana e come avvio e sostegno permanente della maturità cristiana. Per il sacramento della confermazione sarebbe stato opportuno porre in luce, proprio per la riserva episcopale tipica dell’Occidente latino, lo sviluppo della parallela dottrina del ministero episcopale nel periodo medievale e tridentino ove non sembra constare una differenza sul piano del sacramento tra vescovo e presbitero ma piuttosto di giurisdizione con la conseguenza che la riserva episcopale sarebbe strettamente legata a questa e non al sacramento dell’ordine. Oggi, dopo il Vaticano II, le cose stanno diversamente. Inoltre lo studente del primo ciclo non potrà non rimanere stupito delle tante variazioni – anche sostanziali – relative al rito della confermazione. Utilissima la scheda di approfondimento, alla fine del capitolo dodici, riservata alla ripresa della prospettiva catecumenale nel recente magistero della Conferenza Episcopale Italiana sull’iniziazione cristiana (cf. p. 472-473): quante conseguenze, ancora inesplorate, per l’ecclesiologia e il rapporto chiesa-mondo!
Nell’ultima parte, dopo la lunga e impegnativa ricognizione nella storia della tradizione, si arriva al momento sistematico in chiave mistagogica (gli ultimi quattro capitoli). In questo contesto l’Autore mette ulteriormente alla prova le scelte metodologiche di cui ci ha detto in apertura. In particolare va messa in evidenza la scelta di attingere dai libri liturgici, colti in prospettiva diacronica (soprattutto nelle prime tre parti) e sincronica (soprattutto in questa ultima parte), gli elementi portanti per la riflessione dogmatica tanto sul battesimo come sulla confermazione. Già altri (compreso il sottoscritto) hanno percorso questa strada, quella della lex orandi), ma in questo caso l’impresa raggiunge, a mio avviso, un risultato davvero maturo sia per la chiarezza espositiva delle questioni trattate come per la profondità analitica con cui sono esaminati e resi eloquenti sul piano dogmatico sia l’eucologia come i gesti rituali ad essa legati. La prospettiva mistagogica risulta essere nuovamente feconda per la trattazione dogmatica. Ne risulta una profonda coerenza di metodo tra le premesse, lo svolgimento storico e l’esposizione sistematica. Le questioni attraversate nei quattro capitoli sono: la dinamica della fede in relazione al sacramento del battesimo (cf. pp, 481-516), il fondamento trinitario dell’atto battesimale con le esplicitazioni sul piano ecclesiologico, etico ed escatologico (cf. pp. 517-554), la relazione tra il sacramento della confermazione e il dono dello Spirito Santo con analoghe esplicitazioni (cf. pp. 555-595) e, in ultimo, alcune questioni aperte sia sul piano dottrinale come anche ecumenico e pastorale (cf. pp. 596-635). Su tutto l’itinerario aleggia il riferimento dei due sacramenti all’eucaristia con conseguenze evidenti sul piano liturgico, dogmatico, pastorale ed ecumenico (cf. ad es. p. 565; 622ss). Opportune annotazioni critiche sono offerte sul senso catecumenale dell’itinerario post-battesimale (cf. p. 609), sulle discutibili operazioni pastorali condotte sul sacramento della confermazione (cf. pp. 610-616) e sul rapporto tra prima esperienza del sacramento della penitenza e l’insieme dell’iniziazione cristiana (cf. pp. 628-632).
Alcune annotazioni conclusive: il pregio per lo studente nell’avere a disposizione una struttura chiara del trattato ben fondato sulla lex orandi e sulla tradizione della Chiesa, la proposta di utili e stimolanti schede bibliografiche per lo studio e l’approfondimento al termine di ogni capitolo (il testo non può dire tutto), l’attenzione costante alla dimensione ecumenica come stile della riflessione dogmatica, la ricognizione critica e precisa dei dati del magistero, la considerazione storica degli elementi rituali e dottrinali dei due sacramenti. Lo studente può prendere sicuramente coscienza in modo critico di come la prassi battesimale influenzi la percezione vissuta tanto della identità cristiana come delle immagini di chiesa (si veda per chiarezza, p. 611s.). Una piccola riserva critica, pensando sempre allo studente del ciclo istituzionale, riguarda l’ampiezza del volume: quasi 700 pagine dedicate a due dei tre sacramenti della iniziazione cristiana a cui poi si devono aggiungere tutti gli altri trattati della dogmatica ed il resto delle discipline previste dal piano di studi del primo ciclo. Comunque la scelta della lettura e studio di questo volume porterà certamente un buon effetto sulla formazione teologica globale dello studente e forse anche del docente di dogmatica. Lo speriamo e ce lo auguriamo in attesa della pubblicazione del trattato sull’eucaristia previsto nel progetto del Nuovo Corso di Teologia Sistematica.
M. Florio, in
Sacramentaria & Scienze Religiose 2017 [in corso di pubblicazione]