Il libro mette a disposizione, per i lettori di lingua italiana, la sintesi che G. Greshake ha fatto del suo prezioso Maria – Ecclesia. Perspektiven einer marianisch grundierten Theologie und Kirchenpraxis (2014, traduzione italiana del 2017) che, naturalmente, rimane imprescindibile per una lettura esaustiva e per utili chiarimenti o approfondimenti. Il volume sintetico si divide in due parti che si articolano, rispettivamente, in tre e quattro capitoli. L’ultimo di questi fa da sintesi conclusiva.
Come si legge nell’Introduzione, il filo rosso per la lettura del libro sta nel suo titolo. Questo «non solo richiama alla memoria la più antica riflessione della chiesa su Maria (per questo il sottotitolo parla di “tema antico”), ma ne evidenzia anche la rilevanza per oggi (“sfida per il presente”)» (p. 7). Infatti, nonostante sia trascurata, la prospettiva mariologica è necessaria per pensare la Chiesa, come peraltro suggeriscono alcuni teologi contemporanei (es.: H. Rahner, H.U. von Balthasar).
La domanda sul titolo costituisce il tema della prima parte, «cosa significa “Maria è la Chiesa?”». La risposta, anzitutto, prende in considerazione i testi biblici in cui si parla direttamente di Maria (es.: Lc 1:26-38; Gv 2:1-12) e dai quali si evince che ella «sta per l’intero popolo di Dio dell’Antico e del Nuovo Testamento, come sua sintesi e rappresentante» (p. 39). La rilettura dei dati scritturistici, nel cristianesimo delle origini (es.: Agostino, Cirillo di Alessandria), fa poi risaltare una forte correlazione reciproca tra Maria e la Chiesa, fino a porre l’accento sulla loro identità.
Per comprendere al meglio tale identità, secondo l’autore, bisogna prendere le mosse dal concetto di “personalità corporativa”, precisato, in dialogo con K.-H. Menke, nel senso del “paradosso” e dentro l’orizzonte relazionale della teologia trinitaria. La precisazione si accompagna all’immagine della sposa: Maria «come “corporate personality” della chiesa, rappresenta l’umanità sposa di Cristo […] realizza ciò che la chiesa è nella sua più profonda natura: come la “credente”, che è “unita nuzialmente” con Dio, ella genera Cristo e lo porta nel mondo» (p. 75). Diversamente da Maria, che vive in modo perfetto la propria chiamata al servizio del disegno di Dio, la Chiesa sperimenta delle difficoltà, sia per la propria peccaminosità e sia per la realizzazione della propria missione, nello spazio e nel tempo, in una forma istituzionale.
Alla rappresentazione di Maria – Chiesa come sposa, si accompagna quella della madre e della vergine. Un aspetto della realizzazione di Maria-Chiesa si esprime, in modo del tutto originale, mediante il ricorso alla Sapienza, di cui parlano i libri sapienziali. Greshake spiega che ci sono teologi e artisti (es.: P. Teilard de Chardin, M. Grünewald) «che identificano la Sapienza biblica con Maria-chiesa […]. Tutti costoro vedono nella Sapienza, che identificano con Maria-chiesa, la creatura creata per prima, anzi di più: la “creazione nel fondamento primordiale”, il “principio originario” creato […] di tutte le cose esistenti, la grandezza nella quale e per la quale Dio è totalmente nella sua creazione e la creazione totalmente in Dio» (p. 98). Sullo sfondo accennato, il realizzarsi della Chiesa chiede di essere pensato nell’orizzonte della creazione e della grazia.
Al concreto vissuto ecclesiale è riservata la seconda parte, «conseguenze spirituali e pratiche per la vita della chiesa», relativa alle “attuazioni fondamentali”, quali, ad esempio, la fede, la tensione tra una visione meramente istituzionale e una mistica, il dialogo con le religioni.
Anzitutto, va evidenziata la prospettiva dell’agire espressivo, opportunamente scelta per presentare la cooperazione all’opera salvifica. Questa, infatti, non è da intendersi nella linea di sorprendenti risultati da conseguire o di efficienti prestazioni da realizzare, ma della trasparenza, legata alla disponibilità radicale e al desiderio vivo di offrire segni autentici.
Una sottolineatura riguarda il riferimento al processo di riforma avviato da papa Francesco. Riflettendo sull’urgenza che la Chiesa si riappropri del profilo mariano, il testo orienta l’attenzione verso alcuni passaggi dell’esortazione Evangelii gaudium e mostra come si collegano bene con la necessità di recuperare la forma mariana. Questa richiede che si accordi decisamente la priorità al Vangelo, all’unione con Dio, alla fede, alla speranza e alla carità. Con il riferimento in questione, Greshake aggiunge un elemento nuovo, assente nel volume intero.
Infine, va dato risalto alla ripresa della Sapienza, per suggerire un peculiare rapporto con il mondo: «se Maria è intesa come “sapienza creata”, come “creata all’inizio delle sue vie”, la nostra idea di chiesa si allarga oltre ogni confine. Ella è la “chiesa fin dal principio”, una chiesa dalla quale […] non si può uscire […]. La conseguenza […] non è soltanto una nuova visione universale della chiesa, ma anche […] una prospettiva nuova in cui vedere il mondo, sperimentarlo come luogo della presenza di Dio, della sua incondizionata vicinanza e amore» (p. 145).
Il libro, come già il volume originario, ha l’indubbio pregio di spingere la riflessione teologica «a integrare la chiesa in Maria, per ottenere così un’intensificazione mistica dell’atto di fede e una sana “relativizzazione” del processo di istituzionalizzazione della chiesa» (pp. 138-139).
N. Capizzi, in
Gregorianum 2/2021, 461-462