Il nome del prof. Zevini è legato, da molti anni, al binomio corpus johanneum e lectio divina. Lo studioso salesiano, decano e docente emerito all’Università Pontificia Salesiana, ha profuso il suo impegno scientifico di tutta una vita al commento del Vangelo di Giovanni e delle tre lettere, così come al metodo della lectio divina, seguendo il quale ha curato le collane “Lectio divina per ogni giorno dell’anno” (17 volumi) e “Lectio divina per la vita quotidiana” (16 volumi).
Dopo la laudativa prefazione del card. Ravasi (pp. 5-14), non si deve assolutamente bypassare la Premessa di Zevini stesso (pp. 15-20). In essa lo studioso spiega come egli intenda perseguire una lettura spirituale della Bibbia (e quindi anche di 1-2-3 Gv). Facendo tesoro deli risultati ottenuti dal metodo storico-scientifico applicato ai testi biblici, egli si dice convinto che non basti una lettura che potrebbe risultare puramente “archeologica”, ma che nella profondità del testo si deve giungere ad un’intelligenza spirituale della parola di Dio. Il senso spirituale non è oltre o al di là del testo, ma nella sua profondità, all’interno del senso letterale approfondito, esplicitato e assimilato. Oltre al senso letterale, la tradizione antica parlava infatti di un altro senso della sacra Scrittura, il senso spirituale, declinato poi nella sua connotazione dogmatica (senso allegorico), pratico-morale (senso tropologico) ed escatologico-contemplativo (senso anagogico).
Il documento conciliare sulla Rivelazione Dei Verbum, al n. 12, afferma la necessità di leggere la sacra Scrittura nello stesso Spirito con il quale è stata composta. Si deve ricercare il senso letterale e poi quello inteso più profondamente da Dio, autore principale della sacra Scrittura, grazie ad un accostamento alla parola di Dio at-testata nella Bibbia intriso di fede, di umiltà, di preghiera, di apertura alla tradizione viva della Chiesa nella quale la parola di Dio at-testata viene “trasmessa” come in un fiume di acque vive che ne illuminano la comprensione.
Il commentario di Zevini si pone chiaramente su questa linea. Ogni pericope del testo, riportato nella traduzione CEI 2008, viene accompagnata da un doppio commento. Uno complessivo che abbraccia l’insieme del blocco letterario scelto (“Lettura teologico-spirituale”) e uno più articolato, versetto per versetto, composto a partire dalla citazione del pensiero dei padri (“Lettura patristica”). Le note sono rarissime, limitate alla citazione delle fonti patristiche prese in esame. Il linguaggio di Zevini è sempre molto chiaro, esente da tecnicismi e discussioni esegetico-filologiche.
Alla fine del I secolo, nella zona efesina si raccoglie la catechesi dell’apostolo Giovanni, che aveva inviato due “lettere circolari o “encicliche” (1-2Gv) e una “lettera” alle Chiese del Vicino Oriente, in particolare a quelle dei Parti, che si confrontavano con varie difficoltà: divergenze comunitarie di natura teologica e liturgica, confronto aperto con la Sinagoga, opposizione alle incipienti idee gnostiche che negavano l’incarnazione di Cristo e la carnalità e che al posto della fede mettevano l’intelligenza e, ben consce della grande dotazione dei doni dello Spirito, surclassavano indebitamente ogni legame con il comportamento morale. Anticristi e falsi profeti, detta in altre parole, gironzolavano liberamente in comunità.
Facendo riferimento solo a 1Gv, l’apostolo sottolinea l’importanza della fede in Cristo e dell’amore fraterno. Zevini condivide l’opinione del grande esegeta R.E. Brown che considera la 1Gv «come uno scritto introduttivo che serviva per accompagnare il vangelo e renderlo più comprensibile all’interno della comunità giovannea, dove non mancavano dei problemi circa l’identità cristiana» (p. 32). La comunione con Dio è il caposaldo fondamentale su cui si regge l’impianto della fede cristiana e di 1Gv.
Dopo il compatto prologo comunionale e antignostico (1Gv 1,1-4), il tema decisivo della comunione con Dio si esplica in primo luogo come un camminare nella luce (1,5–2,28). I tre criteri di discernimento per il singolo e per la comunità sono camminare nella luce (1,5–2,2), osservare i comandamenti, cioè amare (2,2-11), proclamare la fede (2,12-28). La comunione con Dio si esplica, in secondo luogo, come un vivere da figli di Dio (2,29–4,6). I tre criteri di discernimento sono: giustizia sì, peccato no (2,29–3,10), l’imperativo cristiano consistente nell’amare il fratello (3,11-24) e la fede in Cristo quale segno dello Spirito di Dio (4,1-6). La terza parte della 1Gv tratta, infine, della comunione con Dio come un vivere di fede e di amore (4,7–5,21). I criteri di discernimento in questo caso sono: alla sorgente dell’amore (4,7-21), alla sorgente della fede (5,1-13), un’esortazione che è un vero epilogo (5,14-21).
Il volume esprime bene la “diafania” di Zevini notata da Ravasi (p. 13): far emergere e risplendere la bellezza della interior intelligentia o sensus interior del testo, facendo vibrare ciò che lo Spirito santo dice oggi al singolo e alla Chiesa per comprendere la parola di Dio composta e attestatata nello stesso Spirito Santo (DV 12).
Un bel commentario, su una porzione “dolce” ma decisiva per designare il volto di Dio e l’impegno attuale dei discepoli di Gesù.
R. Mela, in
SettimanaNews.it 25 febbraio 2019