Lo splendido libro dell’Esodo si presta in modo ottimale a riflettere sulla grazia proveniente di YHWH – portata a perfezione di iniziale compimento in Gesù Cristo – che incontra la libera risposta dell’uomo. La vicenda della liberazione di Israele dalla schiavitù dell’Egitto, il suo cammino di fede e di incredulità nel deserto, la mediazione profetica di Mosè sono vicende e atteggiamenti paradigmatici del cammino di ogni credente. È un’occasione fruttuosa, quindi, quella di potersi confrontare da vicino, con serietà e verità, quella vicenda con il proprio cammino di fede impegnato in una risposta etica di alta qualità.
Il taglio impresso alle meditazioni da parte di Maurizio Chiodi, filosofo e teologo morale – docente alla Scuola di teologia del seminario di Bergamo, all’ISSR di Bergamo, alla FTIS di Milano e ordinario di Bioetica al Pontificio istituto teologico Giovanni Paolo II per le scienze del matrimonio e della famiglia – emerge in tutta la sua valenza caratteristica.
Dopo un’introduzione che chiarisce come l’esodo sia un paradigma della fede e metafora del senso della vita, l’esperienza di un popolo teso fra promessa e compimento, Chiodi distribuisce le sue riflessioni preparate per un corso di esercizi spirituali in sette ampie tappe, che seguono da vicino il dettato biblico. Ogni meditazione comprende tre momenti: l’inquadramento del testo e del suo contenuto all’interno della più ampia sezione che lo comprende e la sua strutturazione interna indicata da chiari segnali letterari e contenutistici. Segue una tappa di riflessione teologico-filosofica che sottolinea i temi teologici principali, con speciale attenzione a qualche termine di più difficile interpretazione per il lettore moderno. Riflessioni di teologia biblica si mescolano a sottolineature di antropologia filosofica tese a sottolineare la validità universale del contenuto biblico. La terza tappa – discernimento – sollecita mediante una serie di domande concrete la riposta del lettore, che è invitato a confrontare con serietà e verità la pagina biblica con il proprio vissuto umano e cristiano.
Il libro dell’esodo mette in campo l’insieme dei dati fondamentali che interrogano la vita teologico-spirituale del lettore chiamato ad una risposta concreta, etica, matura e responsabile. La grazia di YHWH, libera e gratuita, si rivela come liberatrice di Israele dalla schiavitù dell’Egitto in vista di una vita di servizio “liturgico” umanizzante al solo Dio che vale la pena di adorare. YHWH si manifesta nel roveto ardente del suo amore che non si consuma e resta fedele al suo popolo, accompagnando la sua liberazione e l’entrata nella terra della promessa, vincendone la resistenza e la ribellione sempre in agguato. YHWH supera le cinque obiezioni postegli da Mosè per non intraprendere la missione di mediatore salvifico. Obiezioni che sono comuni ad ogni credente chiamato a mettere a disposizione della comunità i doni ricevuti da Dio. La liberazione si apre il varco tramite il passaggio del Mar Rosso, nella notte della provvidenza, luminosa per i credenti, oscura per i persecutori annichilenti la dignità umana.
Il cammino nel deserto fa emergere come la libertà dell’uomo debba riconoscere la propria dipendenza da un Altro incommensurabilmente più grande e Santo, che segue con mano provvidente la fame e la sete della comunità, del popolo, facendo percepire ad esso la pericolosità di un desiderio più che legittimo che, però, può diventare ingordigia onnivora, idolatria che non lascia spazio all’altro e all’Altro. La dipendenza da Dio non è schiavitù, ma riconoscimento filiale da una Origine che supera le origini puramente umane.
La liberazione, che diventa sempre più matura e approvata grazie all’esperienza della prova e della manifestazione di fede, è tesa alla stipulazione di un’alleanza con YHWH in cui il popolo riconosce le sue parole di vita, le Dieci Parole, che lo custodiscano in un cammino di vita, di liberazione, senza alcuna castrazione della dignità dell’uomo e di un popolo intero. La tentazione di rendere visibile, e quindi manipolabile, il Dio liberatore è severamente punita, perché l’uomo non faccia diventare un idolo le proprie idee e le proprie aspettative.
Un commento alle Beatitudini e all’affermazione di Gesù di essere venuto a portare a compimento la Torah chiude il volume, scritto con linguaggio volutamente accessibile, con la precisione e l’accuratezza che tradisce l’esperienza del docente di lungo corso. Le riflessioni presuppongono un pubblico che conosca almeno in modo iniziale il testo biblico.
R. Mela, in
SettimanaNews.it 12 febbraio 2020