Un tema di grandissimo interesse nell’odierna discussione pubblica è il rapporto tra scienza e fede. È stato quindi un gesto profetico da parte di san Giovanni XXIII quello di affidare alla Specola Vaticana il duplice impegno di spiegare la scienza agli uomini di Chiesa e la Chiesa agli uomini di scienza. Il libro recentemente pubblicato dalla Specola ha tutte le qualità per compiere questa complessa missione.
Il volume contiene undici saggi di otto autori, in parte membri della Specola Vaticana, in parte esperti del settore, che uniscono felicemente competenza professionale e capacità divulgativa. Solo per citare alcuni dei temi principali trattati nel libro: l’autore di fama mondiale, Michael Heller, vincitore del premio della Fondazione Templeton nel 2008, aiuta il lettore a capire «i limiti della scienza e i limiti dell’universo». George V. Coyne, ex-direttore gesuita della Specola Vaticana, tratta dal punto di vista storico «alcuni momenti difficili» dell’«interazione fra scienza e fede religiosa». Alessandro Omizzolo, astrofisico italiano, pone «domande sull’origine e l’evoluzione dell’universo». Il contributo stimolante di José G. Funes, già direttore gesuita della Specola Vaticana, valuta in modo pensante e a volte provocatorio la questione sulla «vita nell’universo», mentre il domenicano Jean-Michel Maldamé riflette sul tema «rapporto tra Dio e natura». Giuseppe Tanzella-Nitti spiega la posizione del «magistero della Chiesa cattolica e la ricerca scientifica» e fa emergere la questione di come «parlare di Dio all’uomo di scienza». Infine, il fratello gesuita, geologo planetario specializzato nello studio delle meteoriti (attualmente presidente della divisione per le scienze planetarie dell’Associazione astronomica americana) Guy J. Consolmagno tratta, in modo sorprendentemente personale, il tema delicato della «fede di uno scienziato».
Senza esagerazione si può affermare, quindi, che gli autori del volume, tutti ricercatori cattolici di spicco nel campo della scienza empirica, stanno compiendo, in accordo con alcuni noti richiami del concilio Vaticano II (cf. GS 5.33), un compito importantissimo. Facendo emergere dei temi che coinvolgono ampi strati di quella società contemporanea a cui la Chiesa cattolica del XXI s. desidera proclamare il mistero di Gesù Cristo, centro della storia e del cosmo, gli autori elaborano una possibile integrazione tra fede e ragione (scienza) e ne sono testimoni in persona. Nel nostro mondo moderno secolarizzato, una tale missione ha una rilevanza non da sottovalutare. La secolarizzazione, intesa come la progressiva scomparsa di una concezione più o meno mitica dell’universo, senz’altro ha un aspetto anche positivo. Essa può essere considerata come un merito della cultura contemporanea e, nello stesso tempo, un grande aiuto per la teologia in quanto contribuisce a distinguere più chiaramente tra «cause seconde» e «causa prima», vale a dire tra relazioni empiriche, tema delle scienze naturali, e l’attività divina metafisicamente rintracciabile.
Questo è però solo un lato della medaglia. L’altro è invece che le scienze moderne (e gli scienziati come loro cultori per eccellenza) hanno una tendenza «innata» di pensare che il metodo scientifico di conoscenza sarebbe l’unico tipo di conoscenza in assoluto, riducendo così la realtà all’empirico e al materiale. Ciò significherebbe la fine della metafisica tout court e l’inizio, per le generazioni future, della dittatura delle scienze naturali e della loro metodologia, vale a dire un pauroso regresso culturale che promuoverebbe il distacco tra fede e scienza e lascerebbe dominare il campo dai cultori delle scienze con la loro percezione limitata alle mere leggi fenomenologiche. Contro una secolarizzazione (o un secolarismo) di questo genere il compito degli scienziati credenti non è altro che rilegittimare la metafisica come indagine necessaria degli ultimi principi, persino quelli delle scienze naturali. Dato che il volume contribuisce sia al chiarimento del campo concettuale che all’integrazione desiderata, esso ha un merito enorme per l’attuale discorso intellettuale.
Alla fine del volume si trova anche un elenco informativo e aggiornato sul «Dialogo interdisciplinare sul web», ossia una mappa messa insieme da Matteo Bonato per facilitare la ricerca e trovare informazioni qualificate in rete sulla vexata quaestio. Il libro viene infine completato con una breve presentazione della Specola Vaticana e un bell’inserto iconografico a colori. Altri libri di questa qualità servirebbero ancora per chiarire vecchi fraintendimenti e per promuovere il dialogo, così necessario oggigiorno, tra «scienza e fede».
F. Patsch, in
Gregorianum vol. 98 (1/2017) 191-192