>«Spero che in queste pagine i lettori troveranno una possibile ispirazione per riconoscere che possiedono già l'Unzione, là dove forse non l'attendevano ancora» (pp. 5-6). È con queste parole di auspicio che prende avvio l'opera. Dio Trinità. Comunione e trasformazione, del ben noto teologo domenicano francese Emmanuel Durand, docente di teologia sistematica al Collegio Universitario Domenicano di Ottawa (Ontario, Canada). Egli fin dall'inizio dichiara di voler chiarire una serie di «sfide attuali» poste alla tradizione teologica trinitaria, mettendo in luce «alcuni errori» e «certe riduzioni o deviazioni infelici» (p. 7) di un certo modo di argomentare oggi «le implicazioni pratiche della fede trinitaria» circa, ad esempio, «il rinnovamento possibile di un soggetto etico», la «cultura della reciprocità nelle relazioni umane» (p. 5) e la stessa dimensione comunionale-comunitaria della chiesa e della società.
Dopo aver mostrato - nell'ampio cap. I - che la fede trinitaria non nasce come «trasgressione del monoteismo ebraico», bensì come suo «compimento», svelando «il modo propriamente divino dell'unità divina», ovvero che «essa è comunione» (p. 17), e dopo una breve sintesi "strategica" delle principali acquisizioni della tradizione teologica trinitaria (cap. 2), per far emergere come la fede trinitaria si costituisca in quanto «grammatica della fede ecclesiale» (p. 65), Durand può dedicarsi ad affrontare la questione delle implicazioni etiche e comunitarie della fede trinitaria, a cui si riferisce molta parte della teologia trinitaria contemporanea.
Anzitutto (cap. 3) egli mostra che occorre andare oltre la semplice «similitudine» o «analogia», perché «l'enigma della persona umana» possa venire «profondamente illuminato dall'archetipo delle persone divine»: «fra Dio Trinità e il soggetto etico, l'analogia ha tutto il suo peso solo quando tematizza una conversione possibile, che essa favorisce» (p. 104).
Allo stesso modo, egli discute criticamente a quale condizione si possa considerare la Trinità come modello effettivo di comunità o di comunione (cap. 4), non solo in rapporto alla realtà ecclesiale ma anche alla realtà sociale in genere, mostrando che nessuna unità è possibile se non in quanto accolta, ricevuta per la fede in Cristo, attraverso le mediazioni battesimale ed eucaristica, rispetto alle quali le forme puramente umane che esprimono l'aspirazione universale alla comunione («ecclesialità potenziale») possono essere considerate come mediazioni in cui si manifesta una sorta di «pre-sacramentalità o una sacramentalità potenziale» (p. 138).
Infine, nel cap. 5, mediante un confronto critico tra von Balthasar e Tommaso d'Aquino circa il «dove» e il «come» del rivelarsi di Dio Trinità nella vita di Gesù, Durand torna a focalizzare il fondamento della fede trinitaria della chiesa: «Dalla natività alla Pentecoste, riconosciamo che Gesù è il centro di un'epifania trinitaria, poiché la sua identità stessa è relazionale. Egli si è presentato incessantemente agli uomini come l'inviato del Padre e l'annunciatore dello Spirito, che infine ha effuso» (pp. 164-165).
Sono molte le puntualizzazioni e gli stimoli che l'A. offre lungo il percorso, in uno stile spesso scarno, sempre preciso e sintetico, con continui riferimenti ai testi dei Padri (Agostino, soprattutto, ma anche i Cappadoci, san Cipriano, san Tommaso) e ad autori del '900 come il già citato von Balthasar, Congar e altri. Ma la conclusione del volume, che sembra voler fare da inclusione con l'auspicio iniziale, esplicita l'istanza di fondo sottesa a tutte le questioni affrontate: «per noi la posta in gioco principale della tradizione trinitaria del Vangelo consiste nel riceverla nella posizione dei piccoli, configurati al Figlio. Solo lo Spirito di Gesù può insegnarcelo» (p. 173).
V. Sottana, in
Studia Patavina 3/2024, 578-579