Ventidue edizioni complessive sono prova eloquente del consolidato apprezzamento di questo manuale, che fin dalla sua nascita (1981) si è affermato quale riferimento maggiore, se non irrinunciabile in Italia, per introdurre teologicamente alla Sacra Scrittura. Il volume è stato più volte positivamente recensito. Quanti già si sono pronunciati hanno saputo abilmente presentare gli autori, il disegno, i contenuti e l’evoluzione dell’opera, oltre che segnalarne i valori e apportavi alcuni rilievi critici (minori). L’ulteriore presa di parola si giustifica non solo per il desiderio e l’opportunità di ribadire la qualità di questo libro, ma per l’offerta di un punto di vista connotato dall’impiego effettivo del manuale nell’attività di insegnamento. Dopo aver rapidamente presentato le coordinate del testo, dunque, ci soffermeremo su alcune sottolineature marcatamente didattiche.
Mantenendo le cinque parti del manuale di V. Mannucci – il cui impianto segue il piano espositivo e teologico della Dei Verbum, commentandolo quasi passo a passo – il presente volume rivisita, integra e aggiorna interamente l’originale, riuscendo nell’impresa di trasformarlo, senza snaturarlo, in un’opera a quattro mani (L. Mazzinghi è co-autore, non solo curatore). Introducendosi con un’analisi della parola umana (sue funzioni e suo modo di operare), la riflessione va incentrandosi – attraverso la dimensione amicale del linguaggio, decisiva in DV per qualificare la Rivelazione – sulla Parola di Dio (parte I). Di qui si passa a considerare il modo in cui tale Parola è stata trasmessa, studiando la realtà delle tradizioni (AT e NT) nella quale prende forma la Bibbia, che è la memoria del popolo di Dio scritta con linguaggio e strumenti umani (parte II). Gli autori affrontano quindi il problema del “canone ispirato”. Dapprima si abborda la riflessione circa l’ispirazione, mostrandone i fondamenti biblici, recensendo il secolare pensiero della Chiesa sul tema e annotando le questioni tutt’ora aperte su un tema difficile e inesauribile (parte III). In seguito si presenta la questione della formazione del canone (punto di vista storico-positivo) e del problema teologico che esso pone, con particolare attenzione al tema della verità della Bibbia (parte IV). La V parte si concentra sull’interpretazione della sacra Scrittura, presentando il problema dell’ermeneutica biblica (cattolica) – in epoca antica, moderna e soprattutto contemporanea – anche alla luce dell’insostituibile contributo della filosofia. Il testo si conclude con una sintetica considerazione della sacra Scrittura nella vita della Chiesa, sulla scorta delle indicazioni dell’ultimo capitolo di Dei Verbum.
Questo volume introduce in senso forte alla sacra Scrittura: invita ad accedervi ogni lettore ben disposto, facendolo vibrare per la bellezza appellante del testo sacro letto nella Chiesa e riconosciuto come Parola amicale di Dio. Senza celare l’impegno indispensabile per conoscere le Scritture, gli autori contribuiscono a rendere tale conoscenza accessibile e la familiarità con la Parola desiderabile. Sottolineiamo alcuni degli elementi che concorrono a rendere eccellente – per la sua qualità sia scientifica che spirituale – questa “introduzione”.
Le parti “strategiche” del testo sono molto ben fatte: i titoli dei capitoli e dei paragrafi sono intelligibili e offrono il quadro dell’opera, mentre le brevi introduzioni alle cinque parti del manuale (e al c. 20) tratteggiano, specialmente se lette in sequenza, il nitido senso globale del percorso, non senza un afflato poetico capace di muovere l’intelligenza e il cuore. Gli autori hanno quasi sempre l’accortezza di porgere in maniera patente gli elementi essenziali della loro argomentazione, anche quando questa si rivela più esigente. Tale presa immediata dei concetti centrali permette anche al lettore frettoloso di procedere senza perdersi.
La maniera di approcciare le problematiche(in particolare quelle dell’ispirazione, del rapporto fra Tradizione e Scrittura e della verità biblica) è didatticamente efficace, sia per la capacità di restituire in sintesi gli elementi storici irrinunciabili, sia per la chiarezza nella presentazione (aggiornatissima) dei vari status quaestionis. La conoscenza di tali problematiche è arricchita attraverso numerose citazioni(anche consistenti), utili non solo perché permettono agli esordienti di accedere direttamente ad autori che occorre conoscere, ma anche perché, nel complesso, queste vanno a costituire una pregevole antologia di pagine chiave (p.e. Agostino, G. Galilei, P. Grelot, L. Alonso Schöckel, P. Benoit, K. Rahner, N. Lohfink, P. Ricoeur). La bibliografia, del resto, è globalmente molto ricca e aggiornata. Soprattutto essa è impiegata per apportare al testo il frutto dei cambiamenti maggiori degli ultimi anni circa le prospettive esegetiche ed anche per integrare gli ultimi riferimenti magisteriali sui vari temi. La posturarispetto alla parola del magistero è perfettamente equilibrata, esemplare per chi (specialmente seminaristi) è agli esordi negli studi teologici: la si recepisce con assoluta serietà, ma anche con la serenità di poterne rilevare le debolezze, le omissioni, le lacune, i vuoti argomentativi.
L’apparato critico, pur imponente, non deborda al punto da frammentare la lettura, grazie anche alle accortezze tipografiche che rendono più gradevole questa nuova edizione del manuale. Nel senso della fruibilità del testo, vari recensori ne rilevano e lodano il linguaggio semplice e chiaro. Concordiamo, precisando che tale sforzo didattico è ancor più apprezzabile quando i contenuti abbordati sono, per forza di cose, di più ardua comprensione. In realtà, i temi più difficili rimangono impegnativi per il lettore, anche quello preparato, ma la trattazione non risulta mai astrusa o troppo ostica: certe pagine vanno lette con molta attenzione, e magari rilette, ma lo sforzo di applicazione è ripagato.
Diversi recensori sottolineano altresì l’utilità di questo testo per un corso di “introduzione generale alla sacra Scrittura”. Nei fatti, le ore che si possono dedicare a tale introduzione in un primo corso biblico, normalmente di AT, non bastano certo ad esaurire la materia proposta e questa, d’altronde, non è di sola competenza degli esegeti (annotiamo che Mannucci era dottore in Teologia e licenziato in Sacra Scrittura). Utile è, piuttosto, che i docenti delle varie discipline – anzitutto Bibbia (e Lingue antiche), Teologia fondamentale, Ermeneutica ed Ecumenismo (e, in parte, Teologia delle religioni), ma anche Teologia Pastorale (soprattutto Catechetica e Omiletica), Sacramentaria e Liturgia – sappiano che gli studenti dispongono di una simile risorsa trasversale, in modo da potervi fare riferimento in modo congiunto, anche ad una sola parte puntuale.
Questi servizi che, insieme ad altri qui non descritti, i due autori rendono ormai da generazioni ai loro lettori sono speciale manifestazione di una virtù, fra le altre: l’umiltà.
L. Castiglioni, in
La Scuola Cattolica 148/3 (2020)