La conoscenza di una persona apre un universo di relazioni, ricordi, sentimenti, vie e prospettive. Conoscendo le quali, l’uomo si pone in maniera diversa nei confronti della vita. Se questa persona è una ragazza ebrea di nome Maria (Miriam in ebraico, Mariam nella variazione aramaica) che acconsentì a diventare la madre di Gesù, allora la storia diventa notevolmente interessante. Se ci soffermiamo, oggi, alla conoscenza di Maria attraverso la pietà popolare, ad alcune pratiche religiose da “esaltazione”, è spontaneo chiedersi: che fine ha fatto la “donna ebrea” Madre di Gesù? Perché l’arte l’ha ritratta come una regina con abiti lussuosi? Perché è stata mitizzata nel corso dei secoli?
Il libro edito dalla Queriniana, Alla ricerca di Maria, donna ebrea. La madre di Gesù nella storia, nella teologia e nella spiritualità, scritto da Mary Christine Athans (religiosa statunitense) e tradotto dall’inglese da Marta Pescatori, offre la possibilità di vedere Maria in modo diverso. Il libro offre una densità di informazioni capaci di rischiarare e far vedere Maria, “donna ebrea”. La religiosa statunitense mostra come, nel corso dei secoli, le riflessioni intorno alla figura di Maria si susseguirono. Le arti e la cultura, i canti e le lodi, variarono nel corso dei secoli, rispecchiandone la sensibilità popolare e teologica. Strutturando anche una devozione da esaltazione che decontestualizzava, fino a mitizzare, la figura della Vergine. Attraverso i secoli, infatti, Maria è stata quasi completamente rimossa dal suo contesto storico di “donna ebrea” vissuta nel periodo detto “giudaismo del secondo Tempio”. È necessario, perciò, tornare alle origini “storiche”, per poter meglio apprezzare la ragazza ebrea che, con forza e coraggio, accolse il Verbo. È convinzione dell’autrice che la conoscenza di Maria richieda un’integrazione fra storia, teologia e spiritualità.
I passi preparatori per rileggere Maria nel suo contesto ebreo sono stati diversi. Primo fra tutti la volontà di ricercare il Gesù storico. Fu il concilio di Nicea (325 d.C.) a sottoporre Maria ad un esame minuzioso. Per contrastare una delle prime eresie, definita docetismo (i docetisti affermavano che Gesù non avesse un corpo umano) fu affermato che Gesù aveva un corpo umano generato dal corpo di Maria. L’autrice sintetizza in modo chiaro la disputa teologica tra Cirillo e Nestorio. Il primo, vescovo di Alessandria, era convinto che Maria dovesse essere dichiarata Theotókos (portatrice di Dio) mentre il secondo, patriarca di Costantinopoli, predicava che Maria era Christókos (portatrice di Cristo). Storicamente fu sostenuta la posizione di Cirillo. Poi, il concilio di Calcedonia (451 d.C.) definì il rapporto tra divino e umano in Gesù, noto come “unione ipostatica”. Molto importante, nel filone degli studi, fu la fondamentale apertura di Pio XII, con l’enciclica Divino afflante Spiritu del 1943, che permise ai biblisti cattolici di usare i metodi storico-critici nel campo degli studi scritturistici. Così, come le scoperte dei documenti di Nag Hammadi in Egitto e dei Rotoli del Mar Morto nelle caverne di Qumran. Nell’arco di dieci anni questi eventi cambiarono lo studio delle Scritture ebraiche e cristiane. Studiosi ebrei, cristiani e protestanti cominciarono a esplorare, “insieme”, questi materiali emozionanti. Condivisero la ricerca e le intuizioni a livello ecumenico e interreligioso, e questo fu motivo di arricchimento per tutti. I beneficiari diretti di queste impensate scoperte furono i vescovi ed i teologi che seguirono il Concilio Vaticano II.
Ad oggi si può affermare che gran parte del revisionismo della chiesa che ebbe luogo al concilio Vaticano II, fu possibile solo a causa della reinterpretazione radicale di Gesù come ebreo, resa possibile dal dialogo tra ebrei e cristiani dopo la shoah. In un contesto conciliare nacquero sia il capitolo della Lumen Gentium su Maria, intitolato La beata vergine Maria madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa e Nostra aetate con un articolo (n. 4) sulla chiesa e sugli ebrei. La convinzione di Louis Maria Grignion de Montfort (1673-1716) secondo il quale per raggiungere Cristo si doveva passare attraverso Maria, è riproposta con forza. Le parti sui dogmi dell’Immacolata e dell’Assunzione così come le pagine sulle apparizioni sono sinteticamente approfondite.
Interessanti sono le riflessioni, riprese da Avital Wahlmann (docente israeliana dell’Università ebraica di Gerusalemme), circa il silenzio degli ebrei su Maria. Preliminarmente è da notare come all’inizio, nello sforzo di dimostrare che l’interpretazione cristiana dell’ebraismo non era valida e che Gesù non era il messia, gli ebrei, inclusero nel talmûdh brani poco lusinghieri su Maria. Poi bisogna considerare che nell’ebraismo la verginità non ha il valore attribuitole nel cristianesimo. Infine, sempre per gli ebrei, costituire un intermediario semidivino con Dio è idolatria. Ma secondo la Lumen gentium, Maria è anche tra i redenti. Paolo VI (che promulgò nel 1974 l’esortazione apostolica Marialis cultus) ricordando che il culto è un’offerta a Dio – Padre, Figlio e Spirito Santo – afferma che Maria ha avuto un rapporto unico con tutte e tre le Persone. Per tale motivo la devozione a Maria deve radicarsi in una salda teologia trinitaria, cristologica ed ecclesiale.
Molte riflessioni offre il testo di Mary Christine Athans, che, seguendo i tre passi del metodo ignaziano (dopo la preghiera preparatoria, tre preamboli: a) riflettere sulla storicità di un evento; b) fissare la composizione del luogo; c) chiedere una grazia particolare) ci fa entrare in contatto con una ragazza ebrea di nome Maria, che è stata capace di compiere la volontà del Padre accettando umilmente d’essere la Madre di Gesù attraverso lo Spirito Santo. È un libro davvero carico di informazioni che apre una finestra dalla quale vedere la vera Maria. Molto interessante il fatto che la religiosa, evidenziando la fecondità, l’interesse e la ricchezza del dialogo ecumenico nel ricercare la donna ebrea di nome Maria, offre la possibilità di capire la scelta di papa Francesco. Quella di dialogare con tutti, luterani, ebrei, ortodossi e via dicendo, affinché ogni incontro diventi occasione di crescita. Ovviamente, per farlo, è necessaria la predisposizione all’ascolto ed alla comprensione. Il libro merita d’esser letto. Anche perché è scorrevole e si legge volentieri per l’argomento trattato.
D. De Angelis, in
Zenit.org 20 dicembre 2016