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Teologia delle relazioni
Julia Knop

Teologia delle relazioni

Matrimonio, vita di coppia, famiglia

Prezzo di copertina: Euro 43,00 Prezzo scontato: Euro 40,85
Collana: Biblioteca di teologia contemporanea 217
ISBN: 978-88-399-3617-2
Formato: 15,7 x 23 cm
Pagine: 384
Titolo originale: Beziehungsweise. Theologie der Ehe, Partnerschaft und Familie
© 2023

In breve

In questo volume si annuncia una nuova teologia del matrimonio, dell’unione fra partner e della famiglia, percorrendo una molteplicità di prospettive e inaugurando una riflessione molto profonda: quella che si attendeva da tempo.

Un lavoro straordinario di decostruzione e di ricostruzione: Knop sviluppa una teologia contemporanea del matrimonio.

Descrizione

Le modalità in cui uomini e donne vivono il proprio essere coppia o genitori e la forma che danno alla loro vita in comune sono destinate a modificarsi nel corso del tempo. I modelli ecclesiali di matrimonio e famiglia, di uomo e donna, di amore e sessualità sono invece tipicamente inamovibili, “fuori dal tempo”: provengono da un mondo e da una cultura premoderni. Eppure anch’essi non sono fatti per durare all’infinito, come hanno dimostrato le controversie e i dibattiti sviluppatisi attorno all’esortazione apostolica Amoris laetitia di papa Francesco (2018).
Quali sono le risorse – derivanti dalla Bibbia e dalla tradizione cristiana, dalla dottrina e dalla vita, dalla liturgica e dall’ecumenismo – che contribuiscono a una comprensione moderna delle forme di relazione oggi? Quali sviluppi teologici sono necessari, oltre che adeguati, alle dinamiche del nostro tempo?
In questo volume si annuncia una teologia contemporanea del matrimonio, dell’unione fra partner e della famiglia, percorrendo una molteplicità di prospettive teologiche e inaugurando una riflessione molto profonda. Svolgendo un lavoro straordinario di decostruzione e di ricostruzione, Julia Knop mostra come si possa parlare responsabilmente delle modalità di relazione umana, nella loro riuscita e nel loro fallimento.

Recensioni

L’opera che recensiamo vuole essere un contributo academico alla riflessione in materia di sessualità, coppia e famiglia, destinata a chi nella Chiesa cattolica ha responsabilità di governo, di insegnamento o di animazione pastorale. A tale scopo, l’Autrice presenta e discute criticamente gli intrecci tra antropologia dei sessi, etica sessuale e teologia delle relazioni, con notevole attenzione alla dimensione esistenziale e ai dati delle ricerche. Lo sguardo confessionale è cattolico, ma ricco di agganci ecumenici.

Per quanto possa essere evidente, è bene ricordare che il saggio non intende riprodurre la dottrina della Chiesa, ma offrire una opinione teologica scientifica, secondo quanto auspicato da Veritatis gaudium, per di più, fortemente contestuale, in linea con quanto recentemente recepito da Ad theologiam promovendam. Il volume è in effetti scritto da una teologa tedesca che, facendo ricorso alla abbondante produzione bibliografica locale e adiuvata dalle «molte conversazioni e discussioni con colleghe e colleghi [delle università] di Erfurt e Münster» (p. 8), esce incontro alle sfide del tempo nelle proprie latitudini.

Il volume si articola in dodici capitoli – ciascuno con una breve introduzione e tre paragrafi – su cui confluiscono sei brevi contributi preliminari. Le diverse sezioni, concepite in modo integrale, possono tuttavia essere lette in modo continuo, selettivo o discontinuo. A tale scopo, il testo è provvisto di rimandi incrociati che invitano all’approfondimento consultando capitoli tra loro collegati. Tutto questo spiega varie ripetizioni.

Siamo davanti ad un testo documentato, che palesa il proprio pensiero senza evitare questioni ardue, anche sensibili, né manca, proprio per questo, di affermazioni forti, alcune discutibili, forse controverse. Il primo capitolo si avvia con una ricognizione storico-sociale al modo di intendere e configurare oggi la vita di coppia e di famiglia, per poi rilevare il cambiamento introdotto da Amoris laetitia nella prospettiva, nella narrativa e nella pratica ecclesiale. Knop è convinta che, relativizzando «la dottrina della chiesa a vantaggio della pastorale» (p. 28), l’esortazione apostolica abbia aperto le porte ad una revisione, correzione e sviluppo dell’insegnamento vigente, «assoggettando la sua pretesa a un criterio più alto, ossia al Vangelo di Gesù Cristo» (p. 36).

Il secondo capitolo guarda oltre il proprio orizzonte ecclesiale, presentando gli insegnamenti, le teologie, le norme e i riti sul matrimonio nelle comunità ortodosse, evangeliche e vetero-cattoliche «in Germania» (p. 310). Secondo l’Autrice, «percepire e valorizzare queste alternative» sarebbe qualcosa che «fa bene anche alla chiesa cattolica» (p. 37). Anzi, «imparare in modo ecumenico» porterebbe pure ad assumere «le posizioni delle altre chiese», invece di perseguire «l’univocità» della propria tradizione (p. 331). Come si può indovinare, non mancano le perplessità, considerando che in queste comunità ecclesiali né la dottrina, né l’assetto liturgico, né quello giuridico, né la pastorale presentano un quadro unitario.

Il terzo capitolo analizza anzitutto il tema della dualità e della complementarità naturale dei sessi come presupposto antropologico eteronormativo della dottrina cattolica sul matrimonio. Si apre poi alla questione del genere, discutendo in particolare la “tradizione” che sancisce la superiorità dell’uomo sulla donna. Infine, affronta il fenomeno dell’omosessualità e delle sfide che esso porge all’insegnamento della Chiesa, alla scienza teologica e alla pratica pastorale. Da una parte, queste pagine riassumono lo sviluppo del magistero romano su tali argomenti nel corso degli ultimi novant’anni; dall’altra, mettono anche in discussione molte formulazioni della dottrina cattolica e rilevano – a giudizio dell’Autrice – il bisogno di introdurre coraggiose correzioni, prendendo in considerazione gli sviluppi culturali, nonché le conoscenze scientifiche più recenti.

Dei molti aspetti che si potrebbero commentare, facciamo un cenno alla questione biblica. Come noto, l’esegesi si interroga da molto tempo sui riferimenti tradizionali della dottrina ecclesiale; le pagine di Knop prediligono una certa linea interpretativa, dando logicamente minor rilievo ad altre. Peraltro, è inutile dire che le letture e soprattutto le conclusioni a cui perviene l’Autrice potrebbero essere diverse. Ad esempio, lei riconosce «che generalmente si adduce» (p. 61) ai primi due capitoli della Genesi per sostenere la sessualità eterosessuale come forma esclusiva dell’esperienza coniugale voluta da Dio e conforme alla natura. Eppure, contesta ciò, dichiarando che questi racconti non rappresenterebbero né «una fondazione di diritto naturale dell’ordinamento dei sessi», né «una codificazione binaria della realtà» (p. 63). Il discorso conduce ad altre conclusioni, soprattutto riguardo alla questione omosessuale. L’impiego di categorie ermeneutiche come “sesso”, “genere” e “identità sessuale” introduce una prospettiva che di fatto nel testo biblico non c’è. Discutibile è anche il fatto che si parli di «eziologie nella forma linguistica di un mito» (p. 61), visto che la narrazione dell’origine, benché usi tratti simbolici e anche elementi mitologici, nell’intenzione del redattore vuole descrivere una realtà teologica, ma non di meno “storica”.

Il quarto capitolo sottopone ad un’analisi molto critica la percezione della sessualità da parte del magistero e disapprova il suo sforzo «tanto anacronistico quanto illusorio [...] di regolamentare la vita sessuale dei cattolici» (p. 95), anziché consegnarla «in modo moderno» (p. 103) al loro giudizio di coscienza. È un’idea che si riconferma nella conclusione: le «questioni di vita e di relazione sono questioni di coscienza», per cui tocca a ogni persona «configurare autonomamente la loro vita e la loro coppia» (p. 329) e, alla Chiesa, accompagnare piuttosto che normare, né tantomeno condannare o «punire con sanzioni, per esempio, in questioni relative al diritto ai sacramenti (ammissione all’eucaristia e al matrimonio) e al diritto del lavoro» (p. 172).

Il quinto capitolo affronta il cosiddetto bonum coniugum come scopo e plusvalore del matrimonio, sia esso contratto civilmente o in chiesa, di fronte alle coppie non sposate. Fondata sul consenso personale degli sposi, per essere riuscita e duratura una relazione coniugale dev’essere fedele e riempita ogni giorno di vita. In termini generali, l’indissolubilità sarebbe da intendersi comunque come imperativo e impegno morale anziché, come nella narrazione cattolica, realtà ontologica costitutiva del sacramento.

In continuità, il sesto capitolo tratta del bonum prolis, cioè del modo in cui coppia e genitorialità sono ordinate l’una all’altra secondo il magistero della Chiesa. In questo contesto sono affrontate due questioni spinose: la pianificazione familiare e la contraccezione, e la problematica delle famiglie omoparentali. Anche qui non mancano affermazioni altisonanti di biasimo al magistero papale; in questo caso, prendendo di mira Paolo VI e l’Humanae vitae, l’enciclica «a partire dalla quale il magistero cattolico [perse] il suo credito in sexualibus nella chiesa, nella società e nella scienza» (p. 151).

I quattro capitoli restanti presentano quei contenuti che, in un modo più o meno simile, figurano all’inizio di un “manuale classico” sul matrimonio. Eppure, in questo caso, né si trovano all’inizio, né sono sviluppati nel modo consueto. Il capitolo settimo passa in rassegna testi dell’Antico e del Nuovo Testamento che si riferiscono al matrimonio, mettendo anche qui in discussione i brani biblici che dovrebbero mostrare l’istituzione di tale sacramento. L’ottavo capitolo studia invece la sacramentalità del matrimonio da prospettive dogmatiche, sistematiche, liturgiche, canoniche ed ecumeniche. Com’è da aspettarsi, l’indagine progredisce tra le pieghe della storia che hanno definito il profilo attuale della questione. Tra altre difficoltà che rileviamo, l’Autrice considera praticamente impossibile poter offrire una descrizione adeguata all’interno di quella teoria sacramentaria segnata dalla categoria aristotelico-tomista di causalità. Inoltre, ritiene gli sviluppi teologici e magisteriali posteriori alla Scolastica inconsistenti o incoerenti. Critica anche l’uso di categorie ilemorfiche per descrive il segno sacramentale ed esprimere la formula di amministrazione. Interessante qui la discussione sull’«ospitalita eucaristica» (pp. 212, 216) di un partner non cattolico in un matrimonio interconfessionale.

Il nono capitolo approfondisce gli aspetti rituali della celebrazione del matrimonio tra cattolici, tra cristiani di confessioni diverse, o tra un battezzato e un partner di altra religione o non credente. Stimolante il cenno agli eventuali esiti teologici di cerimonie che nel loro linguaggio prendono distanza da «riduzioni del diritto canonico e unilateralità dogmatiche» (p. 218). Infine, esplicitando che sposarsi è conferire a questo vincolo una forma religiosa e una decisione che non tutti fanno né percepiscono desiderabile o realistica, il decimo capitolo analizza i rapporti che sussistono, tra i cristiani, fra stili di vita, figure giuridiche e stati ecclesiali, e sonda quali possibilità siano offerte alle coppie omosessuali stabili nell’ecumenismo. Qui acquisiscono imprevista attualità le parole dell’Autrice sulla benedizione di tali coppie; non si può che essere d’accordo con la logica – non necessariamente con il contenuto – secondo cui, nella Chiesa cattolica, non è possibile avviare certi cambi “pastorali” senza valutare, sviluppare e correggere al tempo stesso la propria dottrina. «Scarti temporali fra dottrina, vita, teologia e liturgia non sono insoliti», ma non possono essere sostenuti «in modo permanente» (p. 271).

L’ultima parte presenta, infine, due capitoli che riguardano la dinamica storico-biografica di una coppia. L’undicesimo capitolo sviluppa le posizioni di Amoris laetitia che chiamano a «valorizzare i passi individuali di una coppia verso una maggiore unione e una comunione piu intima, invece di misurarli con la fredda norma del diritto matrimoniale o delle prescrizioni in materia di etica sessuale lontane dalla vita» (p. 278). In questa cornice, il riserbo cattolico sui legami stabili fra partner omosessuali e sul loro «possibile impegno di padri o madri» è giudicato «comprensibile dal punto di vista della teologia della chiesa, ma oggettivamente deplorevole» (p. 292). Con un approccio simile, il dodicesimo capitolo si sofferma sulle storie di vita delle coppie e delle famiglie segnate da separazioni, divorzi e nuovi matrimoni.

Per concludere: all’inizio del lavoro, Knop si domandava come si colloca oggi la Chiesa cattolica su questi temi del nostro tempo? Riesce a superare l’enorme baratro e l’estraniazione che si sono creati fra il suo insegnamento e la vita vissuta di cattoliche e cattolici? Come collocarsi nelle attuali società plurali e democraticamente organizzate? Ebbene, sulla fine del lavoro, Knop avanza delle risposte: esiste «una notevole necessità» di chiarire e di rinnovare i «fondamenti antropologici ed etici (sessuali) della comprensione ecclesiale vigente del matrimonio» (p. 330); di sviluppare e di correggere la dottrina, il diritto e la liturgia cattolica delle nozze, anche secondo una modalità di “apprendimento cooperativo” in senso ecumenico; infine, di accompagnare le persone nelle vicissitudini della loro vita con l’aiuto di «un’ermeneutica della gradualità e della logica della misericordia» (pp. 295; 329). Saranno i lettori d’accordo con i presupposti e le conclusioni dell’Autrice?


G. Cavagnari, in Salesianum 3/2024, 624-627

Il libro presenta una riflessione teologica accurata, ben fondata e ben documentata, sulle questioni contemporanee riguardanti il matrimonio e le relazioni di coppia. Il percorso dell’A., docente di Teologia dogmatica alla Facoltà teologica cattolica dell’Università di Erfurt, si sviluppa all’interno dell’orizzonte magisteriale che va dalla Familiaris consortio di Giovanni Paolo II all’Amoris laetitia di papa Francesco, tenendo conto dei numerosi e stimolanti contributi dei due Sinodi dei vescovi sulla famiglia del 2014 e del 2015.

Una delle caratteristiche più rilevanti della riflessione di Knop è l’attenzione all’attuale sensibilità della società europea e alle questioni emerse negli ultimi anni riguardo ai percorsi affettivi delle coppie, che spesso fanno scelte di convivenza, di matrimonio civile e solo alla fine di matrimonio religioso. L’A. accosta con rispetto e comprensione anche le problematiche dei numerosi fallimenti coniugali, della collocazione ecclesiale dei divorziati risposati e della benedizione delle unioni omosessuali stabili.

Avendo come riferimento il magistero contemporaneo della Chiesa cattolica, Knop, nel secondo capitolo, presenta le diverse posizioni magisteriali delle altre confessioni cristiane – ortodossa, evangelica e vetero-cattolica –, offrendo la possibilità di conoscere nei dettagli il percorso da loro compiuto negli ultimi anni e di valutare gli elementi di convergenza su queste questioni teologiche e umane.

L’A. propone tre accessi alla comprensione delle relazioni di coppia: accessi che in realtà percorrono come linee strutturali l’intero libro. Il primo è la comprensione storico-sociale del matrimonio e della famiglia configuratasi in Europa negli ultimi decenni, in cui «la sovranità sulla definizione delle forme di coppia che possono essere riconosciute come matrimonio è di competenza della legislazione dei singoli Stati» (p. 12); infatti, la legislazione statale ha seguìto i cambiamenti sociali e ha portato a un maggiore allontanamento del diritto civile da quello ecclesiastico. Il secondo accesso è costituito dal ruolo di mediazione che la teologia svolge tra gli insegnamenti del magistero e la vita dei fedeli: «Un compito della teologia accademica è quello di gettare ponti ermeneutici e contribuire al tempo stesso a un solido aggiornamento della dottrina cattolica» (p. 23). Infine, il terzo accesso al tema è l’Esortazione postsinodale di papa Francesco Amoris laetitia, in cui, secondo l’A., è stato raggiunto un «equilibrio esemplare [tra] consultazione e decisione, sinodalità di tutta la Chiesa e responsabilità del Papa, sano decentramento e promozione dell’unità della Chiesa» (p. 31).

Nei 12 capitoli del libro, tra i vari argomenti, risultano ben illustrati teologicamente la sacramentalità del matrimonio, con i suoi aspetti di unicità e indissolubilità, fondati sulla dedizione irrevocabile di Dio all’essere umano e sulla grazia, e il principio della gradualità nell’accompagnamento delle coppie in situazioni complesse. L’illustrazione dettagliata di questo principio porta a cogliere due importanti cambiamenti di paradigma proposti dal magistero contemporaneo: il passaggio dalla semplice applicazione delle norme giuridiche all’ascolto della vita reale delle persone, e il giudizio sulla dinamica di crescita della coppia affidato infine alla coscienza formata dei fedeli. Al riguardo, Knop conclude lucidamente: «Francesco utilizza le categorie della gradualità in contesti fenomenologici, per comprendere e descrivere processi biografici, ma anche per orientare in modo costruttivo il loro accompagnamento pastorale e pedagogico» (p. 288).

Il principio di gradualità, ricorda l’A., non è affatto nuovo, perché era già presente nell’ecclesiologia del Vaticano II, nell’ecumenismo e nel dialogo con le grandi religioni, dove si considerava in prospettiva di crescita cristiana ciò che in esse è vero e santo. Ora, come pure nella teologia morale postconciliare, tale principio viene applicato alle situazioni complesse delle coppie, rilevando i loro valori e gli elementi positivi già presenti, da far crescere con un accompagnamento attento, rispettoso e spirituale.


L.M. Gilardi, in La Civiltà Cattolica 4171 (11 aprile 2024), 90-91

>«Cos'è un matrimonio? Cos'è una famiglia?». Sono le prime domande che compaiono nel libro di Julia Knop, docente di teologia sistematica presso la Facoltà di teologia cattolica dell'Università di Erfurt (Turingia). Domande che, lungi dall'essere retoriche, esprimono il cambiamento epocale che matrimonio e famiglia stanno attraversando.

L'analisi antropologica e sociologica offerta dall'autrice dimostra come si sia ormai dissolto il legame tra il modello e la realtà, tra la teologia della vita di coppia e le varie forme di famiglia oggi esistenti. Ciò comporta – secondo la nostra teologa – un lavoro di riflessione e rinnovamento della teologia del matrimonio e della famiglia, capace di cogliere le sfide attuali.

Per tale ragione, avendo come punto di riferimento le indicazioni provenienti dal magistero recente – in particolare dall'Amoris laetitia (19 marzo 2016) e dalla Veritatis gaudium (29 gennaio 2018) – la Knop elabora una proposta di teologia delle relazioni per «contribuire alla comprensione, alla traduzione e all'inculturazione della fede nel nostro tempo e nei nostri contesti», il cui compito sarebbe quello di «gettare ponti ermeneutici e contribuire al tempo stesso a un solido aggiornamento della dottrina cattolica».

In virtù di tale scopo, già a partire dalla struttura del testo, possiamo notare alcune novità rispetto alla classica impostazione di un manuale di teologia sacramentaria. Abbandonata, infatti, la consueta suddivisione in parte biblica, storica e sistematica, il volume comprende dodici capitoli, ciascuno contenente tre paragrafi, che seguono, grosso modo, questo percorso: il punto di partenza è costituito da una rassegna storicosociale sulla comprensione, la figura e la forma giuridica di «matrimonio» e «famiglia» e dal cambio di prospettiva adottato da papa Francesco in Amoris laetitia (cap. 1). Da questi punti fermi la Knop allarga immediatamente l'orizzonte con uno sguardo ecumenico sulle teologie e le liturgie del matrimonio nelle chiese ortodosse, evangeliche e veterocattoliche (cap. 2). Segue un'analisi del fondamento antropologico dell'etica sessuale cattolica, fondato sulla dualità e la complementarietà dei sessi, che consente all'autrice di affrontare anche temi spinosi -- come quello dell'omosessualità – con estrema puntualità e capacità critica (cap. 3). Viene data, quindi, parola allo sviluppo tradizionale della teologia del matrimonio, seguendo l'ordine dei tria bona di matrice agostiniana (capp. 4, 5 e 6) per poi presentare le prospettive vetero- e neotestamentarie sulla coppia e sulla famiglia (cap. 7).

Su questa base, la Knop elabora la sua proposta sistematica (cap. 8), associandola, con grande originalità, alla dimensione liturgico-rituale (cap. 9). Concludono il testo tre affondi prospettici riguardanti l'opzione dello sposarsi 'in chiesa e la possibilità di prevedere altre forme rituali, anche per le coppie omosessuali (cap. 10), le prospettive aperte da Amoris laetitia (cap. 11) e le questioni riguardanti separazione, divorzio e nuovo matrimonio (cap. 12).

L’originalità della proposta di Julia Knop si fonda, a nostro avviso, su tre importanti segni di «rottura». Anzitutto, la nostra autrice – già a partire dal titolo – ci mostra come l'interesse della teologia non può più essere solo verso la realtà del matrimonio sacramento. Il cambio d'epoca che stiamo attraversando e il rinnovamento del modo di fare teologia richiesto espressamente dai documenti di papa Francesco impongono di virare verso una riflessione che tocchi «le relazioni affettive» nel loro complesso. Nel saggio, infatti, vengono prese in considerazione anche altre questioni che, talvolta, la riflessione teologica tende a dimenticare: i single, le relazioni interrotte, i fallimenti, le coppie omosessuali, ecc. Queste realtà – sostiene l'autrice – non possono essere valutate sulla base di un giuridicismo asettico, come se fossero delle "deviazioni" rispetto a un ordine prestabilito, ma vanno accolte come forme particolari che possono realizzare la vocazione cristiana di ciascuno/a.

La seconda «rottura» riguarda il linguaggio. Oggi, il termine «famiglia» non designa più soltanto un uomo e una donna con dei figli, ma essa «può essere compresa a partire dalla genitorialità fisica o sociale o, in senso ancora più ampio, a partire dalla solidarietà cosciente di una comunità che unisce più generazioni». Questo pluralismo di significati non può lasciare immobile la riflessione ecclesiale. «Una teologia adeguata al nostro tempo non può esimersi dall'affrontare anche questo evidente baratro tra l'etica sessuale e la teologia del matrimonio proposta dal magistero, da una parte, e la vita vissuta e responsabile della (maggior parte) dei fedeli dall'altra, e analizzare le tensioni che ne derivano».

Infine, un'ultima «rottura» riguarda l'inserimento della questione omosessuale nell'ambito di un trattato di teologia dogmatica su matrimonio, vita di coppia e famiglia. L’autrice è consapevole che la teologia cattolica del matrimonio si fonda sul presupposto essenziale della dualità-uguaglianza-complementarietà del maschile e del femminile (cf. Gen 1-2). Tuttavia, ella sostiene, proprio queste premesse sono state alla base di una lunga e «nefasta» tradizione di superiorità dell'uomo sulla donna e di «eteronormatività» che, oggi, necessitano di un'urgente ricomprensione teologica ed etica.

Il saggio di Julia Knop, innovativo, agile e vivace, rappresenta, pertanto, un modo nuovo di fare teologia: «dal basso», in dialogo con altre scienze, finalizzato all'accoglienza e all'integrazione di tutti/e nella comunità cristiana. Una teologia «in cammino», potremmo dire. Un cammino di vicinanza e prossimità a single, coppie, famiglie per far sperimentare loro la vicinanza, l'accompagnamento e la tenerezza di Dio.


R. Massaro, in CredereOggi 259 (1/2024), 179-182

Le coppie che oggi si presentano all’altare per pronunciare un “sì” per sempre, sono davvero consapevoli di ciò che significa il matrimonio cristiano? Oppure, come è convinta Julia Knop, docente di teologia dogmatica all’Università di Erfurt, in Germania, auspicano «in un senso piuttosto indeterminato protezione e benedizione per la relazione». Una posizione, osserva la teologa, che ci dimostra come si sia ormai spezzato il rapporto tra modello e realtà, tra dottrina e vita, tra le rappresentazioni sociali e le concezioni ecclesiali della vita di coppia e di famiglia. Di conseguenza, quando le norme ecclesiali perdono plausibilità di fronte ai cambiamenti sociali, occorre pensare a come preparare una svolta credibile.

Per approfondire un tema tanto complesso l’esperta ha scritto un saggio, Teologia delle relazioni. Matrimonio, vita di coppia, famiglia (Queriniana, pagg. 373, euro 43), in cui partendo dal dibattito innescato da Amoris laetitia, si chiede come la teologia possa accompagnare le trasformazioni in corso per avviare «un dialogo costruttivo tra vita e dottrina, esperienze umane e riti ecclesiali, sviluppi della società e riti della Chiesa».

Una riflessione che, a suo parere, deve cominciare dallo stesso lessico impiegato. Oggi nel linguaggio comune, spiega Julia Knop, il termine “famiglia” non designa più soltanto l’unione di genitori sposati con figli, ma “la “famiglia” può essere compresa a partire dalla genitorialità fisica o sociale o, in senso ancora più ampio, a partire dalla solidarietà cosciente di una comunità che unisce più generazioni». Un pluralismo di significati che non può lasciare indifferente il pensiero della Chiesa sul tema. «Una teologia adeguata al nostro tempo – scrive – non può esimersi dall’affrontare anche questo evidente baratro tra l’etica sessuale e la teologia del matrimonio proposta dal magistero, da una parte, e la vita vissuta e responsabile della (maggior parte) dei fedeli dall’altra, e analizzare le tensioni che ne derivano».

Da qui la necessità di svolte coraggiose – come appunto quelle avviate da due sinodi sulla famiglia poi sintetizzate nell’esortazione postsinodale di papa Francesco – e di proposte nuove che riescano a concretizzare quanto lo stesso pontefice ha chiesto nell’introduzione di Veritatis Gaudium per «contribuire alla comprensione, alla traduzione e all’inculturazione della fede nel nostro tempo e nei nostri contesti».

In questa prospettiva Knop indaga le opzioni offerte dall’ecumenismo, affronta il percorso dell’antropologia cristiana dalla Casti Connubi di Pio XI (1930) fino a papa Francesco che con Amoris laetitia (2016) ha messo al centro la vita di coppia e di famiglia senza trascurare i cambiamenti in atto. Tanti, in questo excursus, gli approfondimenti proposti dalla teologa che meriterebbero di essere ricordati: dal paragrafo sull’omosessualità a quello sulla pianificazione familiare. Due temi a lungo dibattuti, con tutto il loro carico di problematicità e di connessioni etiche, tra le resistenze al cambiamento e il dovere di prendere atto della realtà che, inesorabile, si incarica di mostrare come la forbice tra direttive dottrinali e coscienza soggettiva sia sempre più vasta.

Nel saggio si prendono in esame altre questioni non ancora abbastanza considerate dalla teologia, a cominciare dalla condizione dei single che oggi, in molte società, rappresentano almeno un terzo della popolazione, considerando le tante relazioni interrotte, i fallimenti, le situazioni che intervallano le storie personali secondo una biografia sentimentale della discontinuità a cui è sempre più difficile applicare le norme morali della sessualità. A fronte di un quadro sociale sempre più variegato, quasi impossibile da determinare in base ai vecchi schemi del giuridicismo, la teologa si chiede quando sia umanamente ragionevole «parlare in modo normativo su questioni sessuali e di etica della relazione», «giudicare le deviazioni da tale norma e punirle con sanzioni, per esempio, in questioni relative al diritto ai sacramenti (ammissione all’Eucaristia e al matrimonio)».

Importanti anche le questioni sollevate nell’ambito delle prospettive bibliche e teologico-dogmatiche, in capitoli densi di riferimenti e di citazioni. Tra i tanti interrogativi quello relativo alla raccomandata estensione sacramentale della vita comune degli sposi. Un conto, spiega Julia Knop, è il matrimonio sacramentale come realtà di fede, un altro è descrivere tutta l’esistenza della coppia come “sacramento permanente”. Si tratta, spiega ricollegandosi a vari passaggi di Amoris laetitia, di una richiesta eccessiva. «La promessa accordata con la benedizione e il sacramento non è la sacralizzazione di una biografia (di coppia) o di una forma di vita». Sullo sfondo la grande questione della coscienza a cui papa Francesco, riprendendo il Vaticano II, è tornato ad attribuire rilevanza irrinunciabile, sollecitando un cambiamento di mentalità aperto alla complessità e alla varietà esistenziale.

In questa disponibilità all’accoglienza e alla comprensione della vita di coppia in tutte le espressioni della sua fragilità, conclude la teologa, si gioca la credibilità della proposta “familiare” della Chiesa nel XXI secolo.


L. Moia, in Avvenire – NOI 15 maggio 2023

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