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La questione di Dio fra cambiamento e rottura
Julia Knop (ed.)

La questione di Dio fra cambiamento e rottura

Teologia e pastorale nell’epoca della secolarità

Prezzo di copertina: Euro 39,00 Prezzo scontato: Euro 37,00
Collana: Biblioteca di teologia contemporanea 208
ISBN: 978-88-399-3608-0
Formato: 15,7 x 23 cm
Pagine: 336
Titolo originale: Die Gottesfrage zwischen Umbruch und Abbruch. Theologie und Pastoral unter säkularen Bedingungen
© 2021

In breve

Quella su Dio è una domanda figlia dell’Età moderna, che il Postmoderno ha liquidato come irrilevante. Le riflessioni storiche, sistematiche e pastorali di questo volume svelano i contorni inaspettati e avvincenti che la domanda su Dio attualmente possiede.

Descrizione

Per la nostra generazione, a differenza delle precedenti, la “questione di Dio” non si pone affatto: come domanda rilevante per la vita, sembra sparita dall’orizzonte. Cifra del nostro tempo è diventata, piuttosto, l’indifferenza religiosa.
Ebbene: la teologia e la pratica ecclesiale hanno recepito il cambiamento radicale nella questione di Dio – anzi, il suo smantellamento? Lo rispecchiano in maniera adeguata? Ora che ci siamo lasciati alle spalle persino l’ateismo di protesta, che significato assume il fenomeno dell’indifferenza religiosa per la riflessione sulla fede e la ricostruzione responsabile dei contenuti della fede? Quali richieste devono soddisfare, in un ambiente (post)secolare, l’annuncio del vangelo e la pastorale della chiesa? Quali tradizionali presupposti teologici e antropologici della tematica relativa a Dio, ieri considerati ovvi, devono oggi essere ripensati e se necessario corretti?
Una questione irta di sfide, scandagliate con competenza e acume da venti fra teologi, filosofi e sociologi della religione appartenenti alle migliori università di lingua tedesca. Ne deriva una panoramica completa e molto ben costruita, oltre che di grande attualità, su una domanda che è di sempre.

Commento

Contributi di: Florian Baab, Münster (Germania); Notker Baumann, Fulda (Germania); Rainer Bucher, Graz (Austria); Benjamin Dahlke, Paderborn (Germania); Susanne Gillmayr-Bucher, Linz (Austria); Veronika Hoffmann, Friburgo (Svizzera); Hans-Joachim Höhn, Colonia (Germania); Martin Kirschner, Eichstätt (Germania); Tobias Kläden, Erfurt (Germania); Kurt Koch, Città del Vaticano; Jan Loffeld, Utrecht (Olanda); Friederike Nüssel, Heidelberg (Germania); Gert Pickel, Lipsia (Germania); Dorothea Sattler, Münster (Germania); Michael Schüssler, Tubinga (Germania); Bernhard Spielberg, Friburgo in Bresgovia (Germania); Eberhard Tiefensee, Erfurt (Germania); Robert Vorholt, Lucerna (Svizzera); Jürgen Werbick, Münster (Germania).

Recensioni

<br>Il libro raccoglie le relazioni tenute da teologi, filosofi e sociologi nelle due giornate di studio di Bensberg (settembre 2017) ed Erfurt (novembre 2017) rispettivamente sui temi: I. Chi ha (ancora) bisogno di un Dio che fa grazia? La domanda di Lutero nel corso del tempo; 2. Dio ovvero: Quale fu propriamente la domanda? La teologia dopo la perdita di rilevanza del suo oggetto. I contributi della miscellanea curata da Julia Knop, teologa emergente della nuova generazione, docente di Dogmatica alla Facoltà cattolica di Teologia dell'Università di Erfurt, ruotano attorno alle seguenti domande: «La teologia, la pratica ecclesiale hanno già percepito adeguatamente, e rispecchiano seriamente, i più recenti cambiamenti radicali della domanda su Dio, che sotto molti aspetti devono essere considerati semplicemente rotture? Che cosa significa il fenomeno dell'indifferenza religiosa per la riflessione, la ricostruzione e la responsabilità dei contenuti della confessione di fede? Quali richieste devono o dovrebbero soddisfare l'annuncio e la pastorale della chiesa nelle condizioni (post) secolari? Quali presupposti teologici e antropologici abituali, considerati ovvi, della tematica su Dio devono essere oggi ripensati ed eventualmente corretti?» (Knop, Introduzione, pp. 6-7).

La problematica viene affrontata in quattro sezioni: 1) Cercare Dio -Trovare Dio - Pensare Dio. La questione di Dio nel mutare del tempo, offre un percorso cronologico attento ai diversi contorni epocali della domanda su Dio; 2) Tipicamente moderno? Premesse antropologiche alla domanda su Dio, riflette sul contesto religioso del mondo occidentale fortemente secolarizzato e cerca di sondare le eventuali piste di riflessione offerte dalla teologia contemporanea; 3) Là domanda su Dio dopo la perdita della sua signifìcatività. Nuove collocazioni della teologia e della pastorale, cerca di mettere in luce i loci teologici da scoprire, cioè quel potenziale teologico "generativo" presente in luoghi sconosciuti e al di fuori della chiesa, che può essere rilevante per un discorso su Dio per tutto il popolo di Dio; 4) Dio al di là della sua necessità: contorni di teologia della grazia della domanda su Dio, raccoglie approcci della teologia della grazia che, a partire dall'indifferenza religiosa, possono aiutare a riflettere su Dio come colui che non deve dimostrarsi necessario ed è eccedente qualsiasi domanda dell'essere umano.

La relazione introduttiva di K. Koch sulla attualità permanente della domanda di Lutero "come trovo un Dio che fa grazia?" si conclude con il richiamo al «criterio più elementare per un discorso credibile su Dio. Esso è autentico solo se esprime e protegge il mistero assoluto di Dio» (p. 29). Su questa linea si collocano due contributi di carattere biblico che sottolineano il «particolare rapporto di vicinanza di Dio al suo popolo, della salvezza e dell'aiuto divino ripetutamente sperimentati nella storia» (S. Gillmayr-Brucher, p. 47) e il "vedere il Signore" che per Paolo signifìca la percezione di una «decisiva autocomunicazione di Dio che cambia radicalmente la vita» (R. Vorholt, p. 49). Per Agostino, invece, la strada della ricerca di Dio è quella della interiorità: «Tu eri più dentro di me della mia parte più interna» (Conf. 3,11). Egli «considera la conoscenza di sé il primo passo verso la conoscenza di Dio» (N. Baumann, p. 59). Per Anselmo la «lotta nella fede per la comprensione di Dio, per la giusta relazione con l'Assoluto» (M. Kirscher, p. 71) è la strada di avvicinamento alla realtà di Dio che va percorsa attraverso la "mistagogia razionale". In Cur Deus homo egli mostra «il modo in cui si uniscono l'avvenimento della grazia e il compimento di sé umano nella libertà» (p. 80). Dal canto suo Lutero scopre la vera giustizia di Dio, essa è" creatrice" perché Egli «non stimola solo rapporti giusti, ma li crea». A essa occorre dare fiducia fino al punto di «comprendere la presenza e la potenza di Dio come una realtà sulla quale si deve contare nelle, con e sotto le condizioni del divenire del mondo» (F. Nüssel, p. 94). A queste riflessioni si aggiungono quelle di alcuni esperti in sociologia della religione che si soffermano sulla dimenticanza di Dio, sulla perdita di socializzazione religiosa e sullo sbiadirsi di Dio nella società (G. Pickel, pp. 109-115). Per E. Tiefensee, «dal punto di vista pratico, la sfida è enorme: nella "zona sinistrata per le chiese" dell'Europa occidentale, la chiesa e la sua teologia si muovono ancora soprattutto in una terra incognita. Infatti nella sua storia bimillenaria l'annuncio cristiano non aveva ancora mai incontrato un ambiente religiosamente indifferente cresciuto nel corso di generazioni e ampiamente diffuso nelle città e nelle campagne» (p. 117).

Per V. Hoffinann occorre mostrare la rilevanza antropologica della fede (pp. 130-143) e per J. Knop non si può fare teologia in modo significativo «prescindendo dalla differenza verticale fra Dio e il mondo» (p. 157). J. Loffeld parla di "apateisti" cioè di una giovane generazione che si colloca «senza porsi domande al di là di teismo e ateismo». Ciò dovrebbe «scuotere le chiese o almeno indurle a tendere l'orecchio» (p. 159) passando «da una concezione-devi a una concezione-puoi, dalla presunta necessità universale a un'opzionalità reale della fede in Dio» (p. 174). Per R. Bucher e B. Dahlke è necessaria una "riformattazione pastorale della teologia" che da una parte deve evitare il pericolo del rischio "abduttivo", cioè dell'isolamento dalle nuove periferie umane perdendo in tal caso «il suo luogo di risonanza ecclesiale» (p. 184), dall'altra deve tenere vivo l'intreccio di fondamento e spiegazione della fede «assolutamente possibile [...] e anche necessario» (p. 203). Per Kläden la secolarità è una grande opportunità per le chiese «perché essa configura il mondo come luogo di libertà aperto a Dio assente presente nella sua autocomunicazione»: occorre però passare da «una posizione che discrimina il mondo a una posizione che impara dal mondo»(p. 225) esercitando una funzione di servizio nella «tensione tra communio e ministerialità» (p. 231). Ciò porta B. Spielberg ad affermare che pertanto «il problema non è Dio, ma il modo in cui le persone lo esprimono e lo sperimentano». Questo vale soprattutto per «quelle che lo fanno per professione nel contesto ecclesiale» (p. 234). M. Schübler sviluppa un'interessante tesi sulla trasformazione del luogo dell'avvenimento della grazia «dal Dio del cosmo alla chiesa e oggi al corpo» (p. 249) da intendere come luogo della ottimizzazione del Sé, che oggi viene impiegato per la creazione di significato. Il corpo infatti è «la superficie inconfondibile della propria autopresentazione, è la sede della verità sentita che spesso pesa più del sapere empirico razionale» (p. 261).

I contributi di D. Sattler sulla relazione tra grazia e giudizio di Dio (pp. 265-275) e di H.J. Hohn sull'uscita dall'idea di Dio «creduto morto», «contestato e mancante» (pp. 276-291) precedono quello conclusivo di J. Werbick il quale pone alcune domande sulla importanza di Dio, sul suo essere "interessante per sé", sul come motivarlo. Egli risponde affermando che occorre «lasciare Dio essere Dio e lasciarlo essere importante per se stesso» (p. 300). infatti «l'esserci di Dio è il suo voler essere con e in ogni persona. Egli non considera nessuno una quantitè négligeable; vuole restare intimamente legato a ognuno; apprezza ciascuno come imperdibile in sé e significativo per se stesso. Così la partecipazione all'esserci di Dio nel mondo significa la testimonianza di vita per il significato imperdibile di ogni persona come di ogni creatura, con cui Dio vuole eternamente convivere e per la quale vuole essere eternamente Dio» (p. 302).

Le questioni affrontate con competenza e larghezza di prospettive da teologi, filosofi e sociologi rendono ragione della complessità, e nel contempo del fascino, che la "questione di Dio" ha per la chiesa e per l'uomo di oggi. È una questione che l'uomo porta con sé da sempre, che lo accompagna nella ricerca di Dio e nei percorsi in cui Egli si rivela come grazia.


G. Zambon, in Studia Patavina 1/2024, 135-137

Il volume curato dalla teologa tedesca raccoglie una serie di saggi che focalizzano passaggi avvenuti in epoca moderna: dall'emarginazione della questione di Dio, considerata insignificante, al parallelo affermarsi dell'homo a-religiosus e al diffondersi dell'attitudine di indifferenza nei confronti del religioso.

Il volume si articola in cinque sezioni. La prima di tipo biblico e storico (Cercare Dio - trovare Dio - pensare Dio. La questione di Dio nel mutare del tempo, pp. 33-96), raccoglie approfondimenti sull'esperienza di Dio nei Salmi, in Agostino, nella riflessione di Anselmo. La seconda pone attenzione al mutamento avvenuto in epoca moderna (Tipicamente moderno? Premesse antropologiche alla domanda su Dio, pp. 97-176), ricostruisce con puntualità le trasformazioni e indica i percorsi posti in atto nella teologia contemporanea. La terza sezione (La domanda su Dio dopo la perdita della sua significatività. Nuove collocazioni della teologia e della pastorale, pp. 177-246) offre prospettive di ripensamento della teologia e della pastorale nel contesto della secolarizzazione, mentre la quarta (Dio al di là della sua necessità: contorni della teologia della grazia della domanda su Dio, pp. 247-308) raccoglie diversi approcci che declinano un pensiero su Dio come «colui che non deve dimostrarsi necessario, ma previene l'interrogarsi umano come dono immeritato, inaspettato» (ibid., 9-10).

È sottolineato come la questione su Dio richieda di essere affrontata non in termini di dipendenza dalle attese e dalle vicende umane, ma in quanto presenza indisponibile e libera che decostruisce i sistemi teologici nei quali è stato rinchiuso, con richiamo all'intuizione fondamentale di Martin Lutero (1483-1546) sulla gratuità della salvezza quale irrompere inatteso e immeritato di Dio con la sua grazia.

Un saggio ecumenico di Kurt Koch posto all'inizio (Ricerca di un Dio che anche oggi fa grazia. Riflessioni sull'attualità permanente della domanda su Dio di Martin Lutero, pp. 13-32) svolge un'importante analisi con taglio ecumenico della portata per l'epoca contemporanea della nozione di giustificazione luterana da parte del Dio, che ha mostrato il suo volto nell'uomo Gesù.


A. Cortesi, in CredereOggi 257 (5/2023), 157-158

«Quale Dio mi potrà salvare?»: è con questa domanda che un giovane studente in giurisprudenza di nome Martin Lutero volle lasciare il saeculum per entrare nel convento degli agostiniani di Erfurt. La sua angoscia trova la risposta in Dio stesso che salva il peccatore in maniera ingiustificata, immeritata e gratuita. In tal modo l’intera età della Riforma fu incastonata all’interno della teologia del peccato e della giustificazione determinando un altro cristianesimo, diverso e in opposizione nei confronti di quello che aveva come suo epicentro la Chiesa di Roma, in grado di plasmare in larga parte la civiltà moderna.

Proprio in età moderna, tra il XVII e il XVIII secolo, la questione della centralità di Dio venne meno nel momento in cui vacillò il paradigma secondo il quale l’uomo, in quanto essere finito, ha bisogno dell’assoluto: una prospettiva destinata a rafforzarsi durante tutto l’Ottocento, allorquando furono elaborate concezioni del mondo non teistiche. L’esito finale di questa traiettoria fu che la religione nell’Occidente europeo sperimentò per la prima volta l’urgenza di legittimarsi dinanzi al mondo, cioè doveva spiegare il perché della necessità teologica dell’uomo di fare costantemente riferimento a Dio.

Il volume collettaneo, curato dalla teologa Julia Knop, si propone di fare il punto della situazione contemporanea in ordine al venire meno del carattere ovvio della certezza dell’Eterno e dell’imporsi di quell’homo a-religiosus per il quale la domanda su Dio è semplicemente insignificante, facendo così crollare ogni possibile istanza metafisica.

Indubbiamente, come evidenzia Knop citando Jean François Lyotard, siamo entrati in un’età segnata dalla «fine dei grandi racconti» e dalla profonda frattura che ha coinvolto la domanda su Dio, sul suo significato per il mondo, per la storia, e la disciplina che la rappresenta, la teologia, che non può più avanzare la pretesa di determinare i principi di fondo della ricerca umana in quanto il suo orizzonte problematico risulta, di fatto, estraneo alla mentalità corrente, caratterizzata com’è da una radicale indifferenza per tutto ciò che è religioso.

Dinanzi a tale situazione, il volume affronta, nelle sue articolate 4 sezioni, l’indifferenza dell’homo a-religiosus, tenendo costantemente presente il ripensamento dei presupposti teologici e antropologici che tale disinteresse comporta. Le sezioni, inoltre, sono precedute da un contributo dal forte contenuto ecumenico del card. Kurt Koch, incentrato sul possibile significato che può avere per il nostro tempo la dottrina della giustificazione luterana credente nel Dio che mostra il suo concreto volto nell’uomo Gesù di Nazaret.

A seguire la I sezione, composta da 5 saggi, si caratterizza per un percorso cronologico in grado d’illuminare i diversi contorni epocali della domanda su Dio, spaziando dai Salmi per giungere all’esperienza di Dio fatta da sant’Agostino e alla problematica di cui si fece interprete sant’Anselmo d’Aosta, tesa a rendere accessibile alla ragione umana la fede in Dio. La sezione successiva, muovendo dalla constatazione che, rispetto all’età antica e medievale, la domanda su Dio è definitivamente mutata, ricostruisce con grande rigore le trasformazioni avvenute, soffermandosi ad analizzare le conseguenze sia a livello sistematico sia pratico, valutando le possibili opzioni messe in campo dalla teologia contemporanea.

Nella III parte i contributi riflettono su come, data l’attuale secolarizzazione, sia possibile ricollocare non solo la teologia, ma anche la stessa pastorale, al fine di porre in atto un nuovo approccio antropologico in grado di riconfigurarle in modo più adeguato ai tempi presenti.

Infine, la IV e ultima sezione è indicativamente intitolata «Dio al di là della sua necessità: contorni di teologia della grazia della domanda su Dio». In essa emerge, come filo conduttore, quanto Knop scrive nell’Introduzione, consapevole dell’impossibilità di provare che sia possibile attribuire ai non credenti un deficit d’umanità a causa della loro mancanza di religiosità: «Probabilmente è più adeguato, non solo per il rispetto nei riguardi della comprensione di sé stessi, ma anche dal punto di vista teologico, quindi per amore di Dio, riflettere su Dio come colui che non deve dimostrarsi necessario, ma previene l’interrogarsi umano come dono immeritato, inaspettato» (9s).

A che cosa conduce tale prospettiva? È ancora la stessa autrice a suggerirlo, richiamandosi di nuovo a Lutero: la domanda su Dio deve essere posta fuori dalle rappresentazioni contingenti di rilevanza umana. Egli viene verso gli esseri umani con la sua grazia in maniera libera e indisponibile, a tratti anche irritante perché scompagina, demolisce, irrompe all’interno dei bastioni dei nostri fondamenti nei quali ci siamo rinchiusi.


D. Segna, in Il Regno Attualità 22/2022, 721

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