Chi è la gente che popola nonostante tutto le nostre chiese? Tutti cattolici, ma ciascuno a modo suo, pare. Gente che non conta nulla, ma che cerca cura e salvezza senza andare molto per il sottile (norme? dottrina? mah!). «Non solo» obietterà, pronto, qualcuno. Certo, c'è anche tanta gente che si ritiene l'eletta del Signore (o degli ecclesiastici?) solo perché si muove bene dentro gli argini delle norme e delle pratiche rituali con la passione del tifoso più che con la carità di Dio. Il popolo di Dio in grandissima parte è questo. Gente semplice. Ma non dobbiamo dimenticare, segnalerà qualche altro, tutto il mondo dei battezzati anagrafici, quello che sta indifferente "altrove" o nei sagrati delle chiese ignorando tranquillamente cosa c'è dentro, senza curarsi di cosa si crede e cosa comporta quel battesimo che comunque è stato loro elargito a suo tempo, fosse anche solo per farsene un'idea. Tutta gente, in ogni caso, che spassionatamente vive e sceglie senza badare a dottrine o morali, verità o norme stabilite, preferendo seguire i propri convincimenti. Lo si vede senza troppo cercare: lo stesso Gesù Cristo è per lo più ignorato anche se non ignoto. Non stupirebbe più di tanto che tutto questo si possa verificare lontano dalla chiesa o nelle sue periferie; ma sempre più tutto questo si rintraccia all'interno di quel popolo di Dio che si aggira nelle nostre comunità. C'è da porsi seriamente la questione: crollo della catechesi e della formazione cristiana? Crollo del consenso fondamentale sui valori cristiani? Crollo della fede? Non viviamo un momento brillante per la fede, certamente. Ci si muove tra praticanti non credenti e credenti non praticanti. Si parla anche di «cristiani ricomincianti». Ricominciano che cosa? Per la verità, non se ne vedono poi molti; di più si registrano vaste aree di analfabetismo cristiano e religioso. Questo sì.
Un analfabetismo che viene facile sussidiare con strumenti come questo testo della teologa di Erfurt Julia Knop (si veda il suo recente Teologia delle relazioni. Matrimonio; vita di coppia, famiglia). Per la fede ci vorrà altro. Ma intanto se si riesce a dire oggi qualcosa sul cristianesimo evitando il teologhese e l'ecclesialese è già una buona cosa. L’autrice stessa presenta al lettore il suo libro come una «breve introduzione alla forma cattolica del cristianesimo» (p. 5) costatando (di persona) come appunto molti tra i cristiani non abbiano più dimestichezza con la prassi di vita e la fede (cristiana cattolica).
Per coloro che fossero intenzionati a ricomprendere forme e linguaggio del cattolicesimo oggi (ricomincianti?) ecco quindi sette argomenti basilari scritti in maniera breve, chiara, essenziale per tutti. La finalità è pratica: un sussidio ben congegnato che potrà risultare utilissimo anche «a genitori, educatori, insegnanti, catechisti, operatori sanitari o pastorali». I capitoli (l'orizzonte della fede; Cristo Gesù; spazi e tempi; liturgia e sacramenti; chiesa e vita) si possono leggere di filato oppure per linee tematiche tra loro rigorosamente richiamate per la loro reciproca interconnessione. Tutto ben organizzato in un Indice tematico (pp. 187-191) di facile consultazione. Non è, quindi, un catechismo (basta quello che c'è), ma un sussidio il cui maggior pregio è la leggibilità e la facilità del linguaggio nel dire le cose che contano per la vita cristiana. Un libro da mettere a disposizione di tutti nelle nostre comunità.
D. Passarin, in
CredereOggi 2/2024, 159-160