Leggendo qualsiasi libro del noto monaco tedesco non si deve dimenticare la sua formazione accademica, che comprende un dottorato in teologia dogmatica a Roma. Ciò che egli intende fare in questo ennesimo agile libretto è però quello di tentare di avvicinare tanti più lettori possibile che sono sconcertati dalla difficoltà (talvolta astrusa) delle formulazioni contenute nell’espressione fondamentale della fede della Chiesa cattolica, il Credo, appunto.
Nel suo percorso egli intende attenersi contemporaneamente a due livelli: uno che accenna brevemente al contenuto dogmatico dell’asserto del Credo (seguendo il filo conduttore costituito da Ratzinger), e un altro, esistenziale, che fa risplendere i riflessi che il messaggio espresso, creduto, cantato e onorato nel Credo fa espandere nella stessa persona umana a tutti i suoi livelli.
Grün vede il lavoro teologico come il lavoro di composizione di un mantello prezioso che protegge il mistero di Dio, per non banalizzarlo. Esso abbraccia una molteplicità di immagini, che l’autore invita ad apprezzare e a scandagliare in profondità.
Fondate su eventi salvifici, esse esprimono al contempo anche legittime implicazioni piscologico-esperienziali che possono fare molto bene all’animo umano. Il Dio unico e trino che ha creato buono e bello il mondo lo tiene nelle sue mani amorose e questo fatto lo manifesta nell’invio del Figlio nell’incarnazione e nell’invio quello dello Spirto Santo a compiere un’opera di riscatto, di redenzione, di guarigione interiore dell’uomo. Ciò che è assunto è redento. Caro cardo salutis sono colonne che non vacillano mai e danno estrema serenità all’uomo.
Nella fede, che è assenso di intelletto e di cuore, affidamento fiducioso, l’uomo può sperimentare che Dio è entrato nella carne, l’ha assunta, l’ha redenta e in tal modo l’uomo può incontrare Dio nella profondità di stesso e della propria coscienza illuminata dalla parola di Dio (cf. l’immagine di “cielo”).
Scopo dell’opera del Dio trinitario è la liberazione dell’uomo, il fatto che non sia più schiavizzato dalla paura o da uno stato di autocommiserazione permanente che gli impedisce di raggiungere la pienezza del vero sé, nella gioia della vita quotidiana. Dio assume tutte le ferite, nel giudizio le “guida” a sé (bella l’interpretazione del “giudicare” come “orientare, guidare”, p. 102) perché tutto ciò che non è buono venga riorientato fin d’ora a Dio, pur in un percorso che comprende dolore, lavorio su di sé, desiderio di scendere nel profondo nel proprio animo.
Commentata l’azione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, l’ultima parte del volume è dedicata a descrivere le caratteristiche della chiesa universale.
Penso che il volume di Grün sia valido per la sua positività, la fede sicura, la fedeltà alla terra nella certezza di trovarvi nel profondo quel Dio che ha scelto la strada impervia dell’incarnazione. “Salire” (al cielo) per l’uomo significa anche discendere nel profondo dove il Cristo si è incarnato… Il libro può concorrere a chiarire più di un’idea, a spiegare varie immagini insolite, ma soprattutto a far percepire il potere sanante della fede cristiana, anche se espressa talvolta in formule un po’ difficili ed “estranee” al sentire dell’uomo contemporaneo.
R. Mela, in
SettimanaNews 26 ottobre 2016