Anche se letta da non pochi cultori di teologia, questa pagina "Religione e società" è destinata a un pubblico tendenzialmente "laico", desideroso però di affacciarsi oltre la frontiera nel recinto specifico di quella disciplina. È legittimo, perciò, far salire sulla ribalta in queste righe anche teologi di qualità: ne abbiamo scelti due sulla base di recenti proposte editoriali. Si tratta in verità – e lo dico senza retorica o enfasi apologetica – di due giganti del pensiero, come si accorgerà chi oserà avviarsi sul sentiero d'altura dei testi che proponiamo.
D'altronde, la parola di ovvia matrice greca "teologia" (da theòs, "Diò", e lògos, "discorso") ha una genesi classica, coniata da Platone nella Repubblica e ripresa dal discepolo Aristotele nella Metafisica. Il primo teologo che presentiamo è Italo Mancini (1925-1993), sacerdote a lungo docente di filosofia della religione e del diritto nell'università di Urbino, ove fondò il primo Istituto Superiore di Scienze Religiose e la rivista «Hermeneutica». La sua straordinaria curiositas interdisciplinare e la sua umanità generosa è stata anche da me sperimentata quando da giovane professore alle prime armi, invitato come relatore a un congresso, con imbarazzo intravidi seduto tra i partecipanti proprio lui che poi mi coinvolse in un dialogo attorno a un testo biblico a entrambi caro, un capolavoro anche poetico come il Libro di Giobbe.
La bresciana Morcelliana, che si fregia di un catalogo di opere spesso fondamentali in vari ambiti del sapere, ha da tempo deciso di pubblicare alcune «Opere scelte» di Mancini e ora ripropone per la terza volta, ampliato e rivisto, il suo denso e bellissimo Frammento su Dio, con la preziosa guida di lettura di Andrea Aguti e di Elena Cecchi.
[…]
Dobbiamo, però, lasciare queste e altre pagine del Frammento manciniano per riservare un cenno essenziale anche all'altro protagonista, uno dei massimi teologi contemporanei, il protestante Jürgen Moltmann, morto nel 2024 a 98 anni.
Tre teologi italiani – stimolati dall'editrice che più ha contribuito per la conoscenza di questo autore e della teologia recente, la bresciana Queriniana – hanno approntato una vera e propria guida per Leggere Jürgen Moltmann. Rosino Gibellini, che fu anche suo amico, adotta una traiettoria diacronica, partendo dal 1954 lungo un decennio quasi di apprendistato, nel quale il teologo di Amburgo si immerge progressivamente in quell'orizzonte che lo condurrà nel 1964 alla celebre Teologia della speranza. Un orizzonte che si allarga nel decennio successivo (1964-75) al corollario necessario della teologia politica, interloquendo con Ernst Bloch e approdando a un altro suo capolavoro, Il Dio crocifisso (1972).
Ovviamente nel quadro di questa imponente e originale ricerca si incastonano altri temi correlati che Gibellini sa delineare con un linguaggio trasparente e coinvolgente. Moltmann, infatti, amava inoltrarsi anche nelle strade dell'immediata contemporaneità, interloquendo con istanze della cultura e della società, ad esempio con la questione ecologica. A tale varietà di interessi, sempre alimentati da un'originalità e una passione sorprendenti si dedicano gli altri due artefici di questa guida, il maggior teologo protestante italiano attuale, il valdese Fulvio Ferrario, e il cattolico Simone Morandini che è anche un fisico oltre che docente di teologia.
Dopo aver ripreso il discorso di Gibellini sull'etica della speranza e sulla teologia moltmanniana della croce per le sue inferenze nell'ambito della dottrina trinitaria, messianica ed escatologica, essi affrontano in modo suggestivo l'"ecoteologia" che egli ha sviluppato con passione nell'ultima fase del suo pensiero e che aveva centrato sul Dio creatore. Ricoperto da un numero impressionante di lauree ad honorem dalle università di tutti i continenti, nel 2016 Moltmann vedrà con dolore la scomparsa della moglie Elizabeth, sposata nel 1952, anche lei teologa di qualità, la cui collaborazione sarà da lui riconosciuta come fondamentale. Alla sua morte il Comitato Centrale dei Cattolici Tedeschi, anche per la sua passione ecumenica (era stato persino professore ospite nel 1987 alla Gregoriana di Roma), lo definirà «ponte tra confessioni e culture».
G. Ravasi, in
Il Sole 24 Ore 26 ottobre 2025, VIII