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Leggere Jürgen Moltmann
Fulvio Ferrario, Rosino Gibellini, Simone Morandini

Leggere Jürgen Moltmann

Prezzo di copertina: Euro 29,00 Prezzo scontato: Euro 27,55
Collana: Giornale di teologia 470
ISBN: 978-88-399-3470-3
Formato: 12,3 x 19,3 cm
Pagine: 400
© 2025

In breve

Un’introduzione chiara e coinvolgente al pensiero di Jürgen Moltmann, uno dei più grandi maestri della teologia contemporanea: i contributi di Gibellini, Ferrario e Morandini guidano il lettore attraverso le sue opere fondamentali e le più recenti riflessioni su speranza, trinità, etica ed ecologia. Per chi cerca una teologia capace di parlare al presente con coraggio e radicalità, una teologia che abbia il polso della vita e una visione rinnovata del compito della Chiesa nel mondo.

Descrizione

Jürgen Moltmann (1926-2024) è stato uno dei più grandi interpreti del cristianesimo del Novecento. Teologo della speranza, pensatore del Dio sulla croce, voce profetica del dialogo tra l’umanità, il creato e il Creatore, ha lasciato un’eredità intellettuale che continua a parlare con forza al presente. In questo volume, curato da tre autorevoli studiosi italiani – Fulvio Ferrario, Rosi Gibellini e Simone Morandini – viene offerta una guida chiara e appassionata al suo pensiero e alla sua opera. Si parte dai testi fondamentali, come Teologia della speranza e Il Dio crocifisso, per arrivare ai temi più recenti sviluppati nei suoi contributi sistematici sulla Trinità, l’etica, l’escatologia, l’ecologia. Un’introduzione solida e accessibile, arricchita da un apparato cronologico e bibliografico puntuale, pensata per studiosi, studenti e lettori interessati a una teologia capace di affrontare le sfide del nostro tempo senza rinunciare alla radicalità evangelica. Perché leggere Moltamnn oggi significa riscoprire la potenza trasformativa della fede e della speranza, in un mondo che ne ha urgente bisogno.

Recensioni

Il libro esce a un anno esatto dalla morte del noto teologo riformato, pubblicato da Queriniana. Lo stesso Moltmann si sentiva legato alla casa editrice di Brescia, responsabile, tra l’altro, della traduzione e pubblicazione di tutte le sue opere principali. Il libro porta la firma di tre teologi italiani: Rosino Gibellini, grande amico del teologo tedesco, deceduto solo qualche anno prima di Moltmann nonché storico direttore letterario di Queriniana; Fulvio Ferrario, professore di teologia sistematica alla Facoltà valdese di Teologia di Roma; e Simone Morandini, fisico e teologo, docente all’Istituto di studi ecumenici «S. Bernardino» di Venezia.

Il libro si presenta come un’iniziativa editoriale piuttosto curiosa che, da una parte, offre molto di più di ciò che suggerisce il titolo ma, dall’altra, anche qualcosa di meno. È diviso in tre parti: la prima, a firma di Gibellini, si occupa del «decennio preparatorio» di Moltmann (1954-1964); la seconda, sempre affidata a Gibellini, copre gli anni 1964-1975, esplorando ciò che viene chiamata «una sorta di trilogia della speranza». «Sorta» perché, oltre ai tre volumi forse più noti di quest’epoca (Teologia della speranza, Il Dio crocifisso e La chiesa nella forza dello Spirito), vengono discussi anche testi come Uomo e Sul gioco, sotto la rubrica «L’antropologia cristiana tra i conflitti del presente».

Le prime due parti del libro, dunque, per un totale di quasi 300 pagine, non solo «leggono Moltmann», ma fanno molto di più: leggono il dibattito teologico del Novecento, soprattutto (ma non esclusivamente) nell’ambito del protestantesimo tedesco di cui Gibellini era grande conoscitore. Va detto, però, che queste due parti del libro, che costituiscono ben due terzi del tutto, sono «sostanzialmente tratte» dal «Giornale di Teologia» 89 La teologia di Jürgen Moltmann, già pubblicato nel 1975, sebbene ora rivisto e aggiornato dalla redazione Queriniana.

Le rimanenti cento pagine che costituiscono la terza parte del libro, intitolata «Contributi sistematici, ecoteologia ed ecumenismo», sono equamente divise tra i due autori contemporanei. A loro compete dare conto di trent’anni di produzione teologica da parte di Moltmann, principalmente i Contribuiti sistematici di teologia, ai quali ambedue gli autori hanno aggiunto l’Etica della Speranza.

Ferrario affronta un compito certamente non facile individuando due linee di forza in questa seconda fase di Moltmann: la prospettiva trinitaria, inclusa la pneumatologia, da una parte, e «lo sviluppo dell’intreccio tra speranza, messianismo ed escatologia» (p. 288), dall’altra. In questo modo Ferrario riesce a illustrare e a discutere (talvolta con una certa sufficienza che ho trovato inspiegabile) le proposte di Moltmann circa la Trinità, la dottrina di Dio, la pneumatologia, la cristologia, l’escatologia, e a dialogare con i teologi cattolici contemporanei di Moltmann, come Metz, Rahner, Küng, nonché con le varie teologie della liberazione. Nonostante alcune critiche puntuali tanto ai contenuti quanto al metodo del teologo riformato, Ferrario opina che il suo programma «di una teologia che non si vergogni dell’eredità cristiana occidentale e che, al tempo stesso, non la sacralizzi, assume una nuova attualità» (p. 332). Tuttavia, alla luce delle critiche attuali rivolte all’umanesimo eurocentrico, questo potrebbe rivelarsi proprio il punto debole del pensiero di Moltmann. Sia come sia, Ferrario, alla fine del saggio, riconosce «l’eredità significativa» di Moltmann, ritenendolo un autore con i quali le chiese «dovrebbero continuare a confrontarsi» (p. 335), soprattutto per quanto riguarda due temi: la teologia politica da una parte, e la teologia trinitaria dall’altra.

Il saggio di Morandini, invece, si concentra su un altro tema per il quale Moltmann è conosciuto, l’ecoteologia (che si sarebbe potuto collegare anche all’insistenza sul corpo presente già fin da Teologia della Speranza). Mentre Ferrario ci ha fornito (in 50 pagine!) una panoramica delle opere principali di Moltmann seguendo le due linee sopraindicate, Morandini, nel saggio intitolato «Creazione e speranza», si cimenta con un unico tema: «l’ecoteologia in Moltmann». Due sono i contributi principali di questo saggio, scritti nello stile sobrio ed efficace che caratterizza l’autore. In primo luogo, Morandini non si limita al ben noto Dio nella creazione, ma dimostra come la prospettiva ecologica informasse non solo i successivi contributi di teologia sistematica ma interessasse numerosi altri scritti minori di Moltmann. In secondo luogo, Morandini è attento a mettere in rilievo il contesto ecumenico dell’ecoteologia di Moltmann, fornito dal Consiglio Ecumenico delle Chiese, dimostrando come vari aspetti del pensiero del teologo riformato siano entrati a far parte dell’enciclica papale Laudato sii. Sembra che voglia rimediare alla lacuna piuttosto vistosa dell’enciclica, che evidenzia il contributo del patriarca ecumenico Bartolomeo ma glissa su quello delle altre comunità cristiane (§7, §8).

Per Morandini, la forza dell’ecoteologia di Moltmann sta «soprattutto nell’intuizione teologica che ne è al centro e che abbiamo visto dispiegarsi […] un pensiero della creazione centrato sul suo futuro, a partire dalla Pasqua» (p. 381). Tuttavia, tale forza dimostra il suo limite nelle quattro obiezioni che Morandini solleva: la preminenza data all’esegesi del primo von Rad, l’accento mancato sulla bontà iniziale della creazione, una comprensione poco articolata dell’umano nonché l’uso dell’ipotesi Gaia.

Per utili che siano i due saggi che integrano il testo iniziale di Gibellini, il libro si presenta curiosamente sbilanciato, in quanto solo un quarto è dedicato alla produzione di Moltmann dal 1980 in avanti. Per chi non conosce il saggio di Gibellini è certamente utile per approdare a Moltmann o rileggerlo, com’è utile la tavola cronologica alla fine del libro. Eppure, in ultima analisi, il libro fa meno di ciò che il titolo suggerisce, in quanto si limita a offrire letture parziali senza tenere conto dei teologi e teologhe con i e con le quali lo stesso Moltmann interagiva: le teologie femministe, da una parte, e le teologie della liberazione dall’altra. Si può leggere Moltmann oggi senza qualcosa in più del breve cenno che viene dato loro? Ossia, senza le loro letture? Una piccola nota all’editore: trovare i dettagli bibliografici unicamente nelle note a fine pagina e non elencati anche alla fine rende davvero faticosa la lettura.


E. Green, in Protestantesimo 4/2025, 374-376

Anche se letta da non pochi cultori di teologia, questa pagina "Religione e società" è destinata a un pubblico tendenzialmente "laico", desideroso però di affacciarsi oltre la frontiera nel recinto specifico di quella disciplina. È legittimo, perciò, far salire sulla ribalta in queste righe anche teologi di qualità: ne abbiamo scelti due sulla base di recenti proposte editoriali. Si tratta in verità – e lo dico senza retorica o enfasi apologetica – di due giganti del pensiero, come si accorgerà chi oserà avviarsi sul sentiero d'altura dei testi che proponiamo.

D'altronde, la parola di ovvia matrice greca "teologia" (da theòs, "Diò", e lògos, "discorso") ha una genesi classica, coniata da Platone nella Repubblica e ripresa dal discepolo Aristotele nella Metafisica. Il primo teologo che presentiamo è Italo Mancini (1925-1993), sacerdote a lungo docente di filosofia della religione e del diritto nell'università di Urbino, ove fondò il primo Istituto Superiore di Scienze Religiose e la rivista «Hermeneutica». La sua straordinaria curiositas interdisciplinare e la sua umanità generosa è stata anche da me sperimentata quando da giovane professore alle prime armi, invitato come relatore a un congresso, con imbarazzo intravidi seduto tra i partecipanti proprio lui che poi mi coinvolse in un dialogo attorno a un testo biblico a entrambi caro, un capolavoro anche poetico come il Libro di Giobbe.

La bresciana Morcelliana, che si fregia di un catalogo di opere spesso fondamentali in vari ambiti del sapere, ha da tempo deciso di pubblicare alcune «Opere scelte» di Mancini e ora ripropone per la terza volta, ampliato e rivisto, il suo denso e bellissimo Frammento su Dio, con la preziosa guida di lettura di Andrea Aguti e di Elena Cecchi.

[…]

Dobbiamo, però, lasciare queste e altre pagine del Frammento manciniano per riservare un cenno essenziale anche all'altro protagonista, uno dei massimi teologi contemporanei, il protestante Jürgen Moltmann, morto nel 2024 a 98 anni.

Tre teologi italiani – stimolati dall'editrice che più ha contribuito per la conoscenza di questo autore e della teologia recente, la bresciana Queriniana – hanno approntato una vera e propria guida per Leggere Jürgen Moltmann. Rosino Gibellini, che fu anche suo amico, adotta una traiettoria diacronica, partendo dal 1954 lungo un decennio quasi di apprendistato, nel quale il teologo di Amburgo si immerge progressivamente in quell'orizzonte che lo condurrà nel 1964 alla celebre Teologia della speranza. Un orizzonte che si allarga nel decennio successivo (1964-75) al corollario necessario della teologia politica, interloquendo con Ernst Bloch e approdando a un altro suo capolavoro, Il Dio crocifisso (1972).

Ovviamente nel quadro di questa imponente e originale ricerca si incastonano altri temi correlati che Gibellini sa delineare con un linguaggio trasparente e coinvolgente. Moltmann, infatti, amava inoltrarsi anche nelle strade dell'immediata contemporaneità, interloquendo con istanze della cultura e della società, ad esempio con la questione ecologica. A tale varietà di interessi, sempre alimentati da un'originalità e una passione sorprendenti si dedicano gli altri due artefici di questa guida, il maggior teologo protestante italiano attuale, il valdese Fulvio Ferrario, e il cattolico Simone Morandini che è anche un fisico oltre che docente di teologia.

Dopo aver ripreso il discorso di Gibellini sull'etica della speranza e sulla teologia moltmanniana della croce per le sue inferenze nell'ambito della dottrina trinitaria, messianica ed escatologica, essi affrontano in modo suggestivo l'"ecoteologia" che egli ha sviluppato con passione nell'ultima fase del suo pensiero e che aveva centrato sul Dio creatore. Ricoperto da un numero impressionante di lauree ad honorem dalle università di tutti i continenti, nel 2016 Moltmann vedrà con dolore la scomparsa della moglie Elizabeth, sposata nel 1952, anche lei teologa di qualità, la cui collaborazione sarà da lui riconosciuta come fondamentale. Alla sua morte il Comitato Centrale dei Cattolici Tedeschi, anche per la sua passione ecumenica (era stato persino professore ospite nel 1987 alla Gregoriana di Roma), lo definirà «ponte tra confessioni e culture».


G. Ravasi, in Il Sole 24 Ore 26 ottobre 2025, VIII

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