Nel libro, l'autore ci parla, a dispetto del sottotitolo, più della vita che della morte. Ci guida, con il suo garbo onesto, in ciò che può rendere speciale ogni esistenza. Che va valutata al di là del mero successo nel fare.
Scrive Henry J. M. Nouwen: «Il nostro fare porta successo, ma il nostro essere porta frutto. Il grande paradosso della nostra vita è che ci preoccupiamo spesso di quello che facciamo o possiamo ancora fare, ma è molto verosimile che saremo ricordati invece per quello che siamo. Se lo Spirito guida la nostra vita – lo Spirito dell'amore, della gioia, della pace, della bontà, del perdono, del coraggio, della perseveranza, della speranza e della fede – quello Spirito non morrà, ma continuerà a crescere di generazione in generazione. […] Ciò che conta realmente sono i frutti che porta la mia vita».
È ciò che da una generazione all'altra ci passiamo come un impegno e come una promessa. Perché, silenziosamente, quella tessitura di pace e di bene coinvolga tutti. È quello che desideriamo e che vorremmo fosse desiderato anche dopo di noi. E, mentre assaporiamo uno dei frutti meravigliosi che l'estate ci offre, potremmo anche fermarci a contemplare la miriade di frutti di bene che seguitano a moltiplicarsi in mezzo a noi.
A. Moro, in
Madre 8/2022, 84