Il momento più grande nella vita di ogni uomo: la nascita di un bambino. In tutte le religioni il venire alla luce di un essere umano è sempre stato circondato da un alone di mistero. Un mistero avvolto sempre dal timore di qualche evento avverso in grado di mettere in pericolo la vita del nascituro e della madre. Ecco allora l’invocazione a Dio per implorare misericordia su quelle due vite in un momento critico.
Ed ancora oggi il periodo dell’attesa di un figlio e l’evento della nascita rappresentano per i due futuri genitori un’occasione forse unica per riflettere sul senso della propria vita e, talvolta, per (ri)avvicinarsi a Dio. La gravidanza si rivela allora qualcosa di sacro all’interno del quale il Sacro per eccellenza si ripresenta con tutta la sua forza di vita e di senso. In passato le future madri venivano poste sotto una speciale benedizione di Dio: una tradizione che viene talvolta riproposta anche nelle comunità di oggi, magari in occasione dei percorsi di pastorale battesimale per i genitori che intendono chiedere il battesimo per il loro figlio.
Sono riflessioni incisive e delicate, velate da un alone di mistero, cui padre Alselm Grün - monaco benedettino priore dell’abbazia di Münsterschwarzach in Germania e autore di numerosi testi di spiritualità – si avvicina in punta di piedi in rispetto dell’intimità della coppia di genitori dei quali interpreta parole e sentimenti. Un testo dedicato a loro in particolare, ma che in occasione del Natale e in un contesto, come quello italiano, caratterizzato da una drammatica denatalità, rappresenta un segnale di speranza e di apertura al futuro.
Sono le ansie delle madri e l’accompagnamento trepidante dei padri a segnare il libro ricco di riferimenti biblici, teologici e umani, ma è anche un’altra la preoccupazione di padre Grün: il ricordarci che non si nasce solo una volta perché la nascita non si incontra solo all’origine della nostra esistenza, ma ogni qualvolta, attraversato un momento di crisi, ne usciamo «come rinati». «Solo colui che torna sempre ad affrontare queste nuove nascite si mantiene interiormente vivo». La strada che passa attraverso la tristezza è come un parto: «Soltanto se attraversiamo il dolore, nasciamo ad una nuova esistenza». «Se mille volte Cristo nascesse a Betlemme, ma non in te – scriveva il poeta slesiano Angelus Silesius – perennemente saresti perduto», ma che significa la nascita di Dio in noi? «Spesso viviamo le immagini che altri ci costringono a fare nostre, spiega Grün, e l’anima si ribella. Quando invece entriamo in contatto con l’immagine unica che Dio si è fatto di noi, entriamo in sintonia con noi stessi».
Anche i genitori, alla nascita di un figlio e alla scelta del nome nel battesimo, colorano di immagini proprie la «sua» vita con proiezioni e aspettative rivolte più a se stessi che all’altro. Ma è proprio il sacramento della rinascita in Cristo che torna a ricordare loro la necessità di distaccarsi da tutte quelle immagini e false aspettative per percepire lo splendore unico di Dio che riluce in quel bimbo, figlio suo, prima che nostro. Una realtà che il Vangelo dell’infanzia di Gesù narrato da Luca ci rivelerà in tutta la sua pienezza alla luce della fiducia totale nella volontà del Padre che accompagna la crescita di ogni bambino, con una predilezione particolare per quelli più poveri e in difficoltà.
M.T. Pontara Pederiva, in
www.lastampa.it/2015/12/28/vaticaninsider 28 dicembre 2015