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Gesù contemporaneo
Emmanuel Durand

Gesù contemporaneo

Cristologia breve e attuale

Prezzo di copertina: Euro 32,00 Prezzo scontato: Euro 30,40
Collana: Books
ISBN: 978-88-399-2899-3
Formato: 13,5 x 21 cm
Pagine: 288
Titolo originale: Jésus contemporain. Christologie brève et actuelle
© 2021

In breve

Dall’indice: 1. Gesù in mezzo agli storici; 2. Gesù in testa ai màrtiri del nostro tempo; 3. Il Cristo di Paolo, nelle pratiche; 4. Il Cristo dei concili, nella sua tunica lacerata; 5. L’incarnazione come interpellazione, empatia e compassione; 6. Dall’imperdonabile alla riconciliazione: la croce; 7. Approssimazioni della gloria; Conclusione: Stupirsi delle parole e appropriarsi degli avvenimenti nell’intimo.

Descrizione

Gesù di Nazaret, oltre i secoli e le dottrine, può essere nostro contemporaneo? Come possiamo orientarci fra i diversi ritratti del Gesù della storia? Non vi è forse un abisso fra il Cristo di Paolo, il Gesù dei sinottici e il Cristo dei concili? Come mai le definizioni conciliari sulla natura di Cristo hanno causato tante divisioni nelle chiese? È accettabile che la tunica del Cristo rimanga lacerata, mentre le dichiarazioni ecumeniche professano la stessa fede nel Cristo?
Facendo leva su domande decisive come queste, la breve cristologia di Durand propone alcuni criteri di valutazione e apre un cammino innovativo. L’autore è attento non ai soli concetti, ma valorizza altresì i màrtiri, le pratiche, il dialogo. Prende poi in esame incarnazione, croce e gloria, facendosi aiutare da esperienze strutturanti per la nostra sensibilità come l’interpellazione, l’empatia e la compassione, il fatto di dover affrontare l’imperdonabile, la scomparsa del Risorto e così via.
Un approccio acuto e innovativo a Gesù, a prova della vitalità indomita della cristologia europea contemporanea.

Recensioni

È possibile oggi parlare, o anche solo tentare un rinnovamento serio della riflessione sistematica concernente la Cristologia, ovvero la riflessione ermeneutica circa la verità di Gesù il Cristo? Ogni anno le librerie sono invase da nuovi libri sulla figura di Gesù, autentico long-seller dell’editoria mondiale; non si può assolutamente dire la stessa cosa della qualità effettiva di questi carichi editoriali. Fortunatamente questi ultimi anni sono stati forieri di buone prove in tal senso nell’editoria teologica, e presenteremo, in una visione analitica mirante alla costruzione di un rinnovamento cristologico adulto e di cui si inizia a percepire qualche segnale importante, alcuni di questi lavori.

Quello che qui intendiamo presentare è il breve ma intenso saggio di Emmanuel Durand Gesù contemporaneo (Queriniana, Brescia 2021), che si presenta come una vera fucina cristologica. Il lettore attento, ma anche il più svagato, resta alquanto sorpreso dalla struttura del lavoro: nel panorama teologico contemporaneo, e segnatamente tra quanto riguarda i lavori dedicati alla cristologia in Europa, il testo del domenicano francese porta uno sguardo rinnovato e indica una originale prospettiva metodologica: nell’avvicinare la figura di Gesù di Nazareth, il Cristo, il riferimento all’impianto classico della dogmatica è affiancato a una elaborazione che unisce felicemente la base filosofica e l’apporto esperienziale e storico, raggiungendo un risultato di indubbio valore sia per il lettore specialista sia per un pubblico più ampio e assettato. 

Il testo si presenta in sette capitoli che formano una trama viva e attuale: la disamina storica fa esordire la narrazione e si lega al contesto attraverso la categoria del «martire» e una rilettura attualissima, chiudendo poi col terzo capitolo in cui nel pensiero emergente dalla letteratura paolina emerge il personale volto cristologico dell’apostolo delle genti, con uno focus rivolto ai capisaldi della sua teologia. La visuale dogmatica, tematizzata nel quarto capitolo, presenta le ferite e i bendaggi benefici della discussione dottrinale intorno alla comprensione di Cristo, che ha il pregio di illustrare il cammino delle enunciazioni conciliari non venendo meno nel presentare, sebbene per sommi capi, la vivacità dialettica di tali dibattiti e il loro contesto.

I capitoli quinto e sesto sono, invece la peculiarità dell’autore, trovando due perni sistematici la compassione e l’empatia, emozioni fondamentali dell’esperire umano, focalizzando l’attenzione del lettore sulle pagine bibliche ne evidenziano la significanza cristologica. Il perdono e la riconciliazione, attraverso autori come Jankelevitch, Derrida e Ricoeur ricevono spazio e attenzione in quanto sono presentate categorie centrali per accedere al mistero del Crocifisso e alla sua comprehensio, cogliendo la natura gratuita del perdono che la Croce manifesta fenomenologicamente per l’uomo. Nel capitolo conclusivo l’autore dedica alla risurrezione e alla corporeità vissuta in tale mistero il suo sguardo, tentando di superare le difficoltà contemporanee riflettendo tramite gli spunti dati dagli elementi del sepolcro vuoto e dell’assenza del corpo del Nazareno, evidenziando con questo prezioso esercizio teologico come oggigiorno una teologia dogmatico-sistematica debba essere sempre e fecondamente innestata in una sana esegesi scritturistica.

Il testo, agile e non voluminoso, permette al suo lettore ideale, di assaggiare il discorso cristologico passando, oltre che per la cristologia classica, attraverso dinamiche fenomenologiche umane che evidenziano gli elementi “laboratoriali” del saggio; in questo certamente risiede la sua accezione peculiare: e rende molto bene l’idea che qui si sostiene con energia che qualunque teologia, e la significanza ecclesiale che ad essa viene data, dipende dalla qualità dell’attenzione data all’assunto cristologico che Durand, e non solo, dimostra vivo e contemporaneo, sistematicamente parlando, oggi più che mai per l’uomo. Una teologia viva ed ecclesialmente incisiva è tale se il Mistero di Cristo è reso vivo dalla sua riflessione dogmatica nella sua migliore dinamicità.


G.F. Piccinno, in <>Theologhia.com 11 ottobre 2022

Domenicano francese, Emmanuel Durand nell’attuale panorama teologico porta uno sguardo decisamente innovativo in ordine agli studi dedicati alla cristologia, se non altro per la metodologia adottata. L’autore, infatti, nell’affrontare la figura di Gesù Cristo, al classico impianto tipico della dogmatica affianca una raffinata elaborazione intellettuale che coniuga la prospettiva filosofica con l’apporto esperienziale e storico. L’esito di tale approccio – che si potrebbe definire «sperimentale» – è quello di un itinerario che sia alla portata sia del lettore alle prime armi sia di quello già conoscitore della materia.

Tale modus operandi ha comportato una trattazione quanto più possibile vicina alla sensibilità contemporanea ma, al tempo stesso, si pone come una testimonianza d’assoluta fedeltà nei confronti di quell’elaborazione dogmatica avvenuta durante i primi secoli del cristianesimo, caratterizzati dalle dispute cristologiche. Ciò significa che Durand si è rivolto alla figura di Cristo da una molteplicità di prospettive, facendo propri i risultati a cui sono pervenute le diverse metodologie di ricerca e di lettura (storico, esperienziale, dogmatico) con l’evidente intento di rispondere all’esigenza di fondo di unità e d’integrazione fortemente manifestata da più parti. Ciò al fine di superare la sovrapposizione delle diverse voci intervenute nel raccontare oppure nel testimoniare la fede cristiana o, viceversa, nel metterla radicalmente in discussione.

I sette capitoli in cui è composto il saggio hanno, pertanto, tale intento. Muovendo da un rapido status quaestionis si passa alla categoria del «martire» nella contemporaneità, per poi tratteggiare la figura del Cristo così come affiora dal corpus paolinico, per delineare al capitolo IV, dedicato al tema centrale del perdono, il cammino delle enunciazioni conciliari, delle controversie, delle rotture, delle riconciliazioni ecclesiali tese a stabilire la vera natura di Cristo stesso. Negli ultimi capitoli si ripercorrono le pagine evangeliche facendo emergere l’interpellazione come cifra specifica inaugurata da Gesù nei suoi vari incontri testimoniati dai Vangeli.


D. Segna, in Il Regno Attualità 12/2022

Nel panorama teologico contemporaneo, e segnatamente tra quanto riguarda i lavori dedicati alla cristologia in Europa, il testo del domenicano francese Emmanuel Durand porta uno sguardo rinnovato e indica una originale prospettiva metodologica: nell’avvicinare la figura di Gesù di Nazareth, il Cristo, il riferimento all’impianto classico della dogmatica è affiancato a una elaborazione che unisce felicemente la base filosofica e l’apporto esperienziale e storico, raggiungendo un risultato di indubbio valore sia per lo specialista sia per un pubblico più ampio.

Il lavoro si articola in sette capitoli che, pure nella loro densità, costituiscono comunque un testo snello e attuale, come vuole il sottotitolo del libro: la necessaria ricognizione storica, quasi un rapido riassunto dello status quaestionis, è trattata in apertura dell’opera, ed è però subito ricontestualizzata nel secondo capitolo dedicato alla categoria del «martire» nella contemporaneità, e nel terzo capitolo in cui viene tratteggiata la figura del Cristo nel pensiero emergente dall’epistolario paolino, con uno sguardo rivolto ai capisaldi della sua teologia.

La prospettiva strettamente dogmatica, base essenziale in ogni trattazione del tema cristologico, è tematizzata nel quarto capitolo, che ha il pregio di illustrare il cammino delle enunciazioni conciliari, delle dispute, delle fratture e delle riconciliazioni ecclesiali intorno alla figura del Cristo con uno sguardo che non esclude né la contestualizzazione storica, pur non approfondendo troppo, né la trattazione teoretica, pur ricondotta anch’essa all’essenziale. I capitoli quinto e sesto dispiegano l’originalità dell’impianto di questa breve cristologia: percorrendo una via almeno in parte inedita che assume come medium di conoscenza del Cristo i vissuti della compassione e dell’empatia, categorie universali dell’esperienza umana, si ripercorrono pagine evangeliche facendo emergere l’interpellazione come struttura specifica della relazione inaugurata da Gesù di Nazareth negli incontri testimoniati nei vangeli.

La trattazione del quarto vissuto tra quelli scelti dall’autore come rivelativi della figura del Cristo, il perdono, è particolarmente ampia e si avvale del supporto filosofico di autori come Jankelevitch, Derrida e Ricoeur; la nozione di perdono e quella di riconciliazione ricevono particolare attenzione in quanto sono presentate come la via di accesso al tema centrale della croce di Cristo, il cui significato è rivisitato precisamente attraverso tali categorie. Emerge una delimitazione della nozione di perdono che lo riconduce al superamento dell’ingiustificabile, sulla scorta della elaborazione di Jankelevitch, sottolineandone la completa gratuità: all’impossibilità umana di raggiungerlo nella sua purezza e assolutezza si aggiunge il suo essere svincolato dalla necessità che il colpevole lo chieda. La riconciliazione viene distinta come un evento di tipo sociale che consente la convivenza delle parti anche laddove il perdono non sia stato dato né ricevuto.

L’accurata trattazione conduce a rivisitare sia l’insegnamento evangelico (Mt. 18,21-35) sul perdono, sia il carattere assoluto del perdono divino e della riconciliazione che accadono nella croce di Cristo. Un ultimo capitolo è dedicato alla risurrezione e viene svolto con una attenzione specifica al coinvolgimento del corpo in tale evento: la novità della fede cristiana rispetto alle prospettive di immortalità dell’anima viene fatta emergere proprio attraverso una riflessione sulla rilevanza del mancato ritrovamento del corpo e della tomba vuota.

La scena della trasfigurazione, i racconti di apparizioni e alcuni insegnamenti di Gesù, come quello sul destino di fecondità del chicco di grano che muore, sono i punti di riferimento tra i quali l’autore si muove per delimitare l’evento inafferrabile della risurrezione e avvicinarlo al lettore contemporaneo dei vangeli. La breve conclusione mette l’accento proprio sul lettore che viene in contatto con la testimonianza biblica e di fronte a parole e narrazioni ha la possibilità di entrare egli stesso nella realtà profonda del messaggio.

In meno di trecento pagine viene tracciato un itinerario alla portata del lettore contemporaneo, muovendo da elementi della cristologia classica e passando per riflessioni di carattere più esperienziale: l’interesse del lavoro è precisamente in questo suo carattere un po’ «sperimentale», nel cercare una trattazione quanto più possibile vicina alla sensibilità e alle prospettive dell’attualità, restando fedele ai capisaldi di una elaborazione dogmatica emersa al tempo delle dispute cristologiche dei primi secoli del cristianesimo. Il lettore esperto può trovare interesse nella prospettiva originale attraverso cui Gesù, il Cristo, viene avvicinato; il lettore interessato, ma con meno strumenti teologici, può trovare una ricognizione tecnica seria, ma rapida e scorrevole.

Provare a guardare alla figura di Gesù da diversi punti di vista e assumendo i risultati di metodi diversi di ricerca e di lettura, da quello storico, a quello esperienziale, a quello dogmatico, tende altresì a rispondere all’esigenza di unità e integrazione che molti manifestano oggi di fronte alle diverse voci che si sovrappongono nel raccontare l’esperienza della fede cristiana o nel metterla in discussione. Per svolgere il compito si è imposta all’autore la necessità di compiere scelte e di assumere un materiale di partenza molto selezionato, condizione che certamente da un lato penalizza la figura di Gesù ivi tratteggiata, ma dall’altro consente di mantenere la promessa del libro di proporre una cristologia alla portata di una lettura snella e accattivante.

Del resto, il progetto ambizioso che traspare nel titolo, Gesù contemporaneo, è proprio quello di studiare la sua figura nell’effetto che l’incontro con Lui ha determinato e determina nelle persone, secondo categorie umane in cui il lettore di oggi può facilmente riconoscersi.


I. Goss, in Protestantesimo vol. 77 (1/2022) 82-84

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