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Cristologia
Dietrich Bonhoeffer

Cristologia

Prezzo di copertina: Euro 15,00 Prezzo scontato: Euro 14,25
Collana: Dietrich Bonhoeffer - Edizione paperback
ISBN: 978-88-399-1284-8
Formato: 13,5 x 21 cm
Pagine: 160
Titolo originale: Christologie
© 2020

In breve

Saggio introduttivo di Alberto Conci
Postfazione di Eberhard Bethge e Otto Dudzus

«La Cristologia di Bonhoeffer, ricostruita da Eberhard Bethge sulla base di appunti presi quasi sotto dettatura, ci si presenta come un testo ricchissimo, a volte troppo denso rispetto alle questioni che solleva. In questo modo ci restituisce però la profondità di quelle lezioni che – poderoso sforzo di sistematizzazione delle questioni più urgenti nel dibattito filosofico e teologico dell’epoca – impressionarono gli uditori e che, a detta dello stesso Bonhoeffer, gli costarono più fatica di qualsiasi altro corso universitario» (Dalla Introduzione di Alberto Conci).

Descrizione

Questa Cristologia deriva dal corso tenuto da Dietrich Bonhoeffer, allora giovane docente di teologia sistematica, nell’anno in cui Hitler venne nominato cancelliere del Reich (1933). Quel corso rappresentò il vertice massimo della sua attività accademica all’Università di Berlino.
Essendo andato perduto il manoscritto originale, il testo – qui nella rigorosa edizione critica – è stato stabilito sulla base degli appunti presi dagli svariati uditori del corso.
Il filo conduttore di questa Cristologia è «Cristo come centro». In questo principio sono tenuti insieme l’ascolto, pieno di gratitudine, della cristologia del cristianesimo antico e della Riforma, la revisione critica di posizioni della teologia contemporanea, ma anche l’appassionata ricerca del Signore che si fa incontro alla sua comunità nella Parola e nel Sacramento. La “teologia dal basso” trova già qui il primo avvio. E già qui tende al titolo cristologico più semplice che si possa pensare – e che più tardi Bonhoeffer stesso enuncerà: Cristo come «l’Uomo per gli altri».

Recensioni

La lettura di Cristologia del teologo evangelico Dietrich Bonhoeffer (1906-1945) richiede, a nostro avviso, alcune prccisazioni introduttive. Almeno quattro. Si tratta di un “corso scolastico”, tenuto da Bonhoeffer nell'estate del 1933 all'Università di Berlino, non pensato in vista della pubblicazione e non rivisto dall'A. Ciò spiega la sua sinteticità (circa 60 pagine in tutto) e la densità del linguaggio (quasi degli schemi per l'insegnamento). In secondo luogo il testo è stato ricostruito non a partire dal manoscritto originario di Bonhoeffer, andato irrimediabilmente perduto, ma dagli "appunti" di alcuni dei suoi studenti. Questa è la ragione del carattere frammentario e, in qualche punto, incerto di alcuni passaggi di Cristologia, che l'edizione italiana segnala opportunamente in nota, offrendo le possibili varianti interpretative. Il volume è poi una "traduzione" e ogni traduzione richiede un supplemento di vigilanza. Va comunque riconosciuto a Carlo Danna, traduttore, e ad Alberto Conci, curatore, il merito di aver indicato negli snodi più delicati i vocaboli tedeschi, così da ricondurre il lettore all'originale. Infine - ed è la quarta precisazione - Cristologia va contestualizzata sia da un punto di vista storico (la nomina di Hitler a cancelliere del Reich è proprio del 1933), sia da un punto di vista biografico (lo scritto è considerato uno "spartiacque" tra la fase accademica di Bonhoeffer e quella più impegnata nella pastorale e coinvolta negli eventi del mondo).

Queste precisazioni introduttive, oltre all'opportunità della Postfazione di E. Bethge e O. Dudzus (pp. 129-140), già pubblicata nell'edizione italiana di Cristologia del 1984, spiegano il senso dell'ampio Saggio introduttivo di Alberto Conci (pp. 7-59), che ha il merito di inquadrare l'opera all’interno della riflessione teologica di Bonhoeffer. Il titolo - Esserci per altri. Uno sguardo sulla cristologia di Dietrich Bonhoeffer - indica la categoria di "relazione" come la chiave di lettura per comprendere adeguatamente il percorso cristologico di Bonhoeffer: un cammino che Conci vede, sì, come sviluppo ma nella continuità, anziché - come per altri autori - in una logica di forte rottura e discontinuità (Barth, soprattutto).

La lettura del testo bonhoefferiano è foriera di sorprese e di guadagni non piccoli anche per il lettore di oggi. Il primo aspetto cbe si coglie immediatamente è la lucida affermazione del "carattere centrale della cristologia" (p. 64): riflettendo sul "luogo di Cristo", Bonhoeffer arriva a dire in modo cristallino che "questa è l'essenza della persona di Cristo: essere nel centro" (p. 88). Ripercorrendo la struttura di Cristologia, questa consapevolezza conduce Bonhoeffer alla revisione critica di alcune posizioni della teologia di fine '800 e inizi '900 (soprattutto nell'Introduzione alle pp. 64-74) e poi all'appassionata ricerca del Risorto che oggi si fa presente come appello e relazione: nella parola, nel sacramento e nella comunità (II Cristo presente: il pro me, pp. 74-92). Nella seconda parte dell'opera - Il Cristo storico (pp. 92-118) - Bonhoeffer si mette in ascolto della cristologia del cristianesimo antico e della Riforma (Lutero in particolare) e formula una "cristologia positiva", che si fonda sulla verità della resurrezione e sullo scandalo del sepolcro vuoto: «Se il sepolcro non fosse vuoto, non ci sarebbe la nostra fede» (p. 125).

Bonhoeffer intreccia anche un vivace dialogo con alcune delle principali figure della temperie culturale e teologica dell'area tedesca di inizio '900. È impossibile non cogliere la serrata critica all'idealismo hegeliano che, secondo Bonhoeffer, pretende di inserire il Logos (trascendente) nell'ordinamento del logos (immanente) e considera l'incarnazione come una necessità: «Il fatto che il Logos è diventato uomo è un presupposto e non un qualcosa che si può dimostrare [...] il trascendente è sempre e solo un presupposto del nostro pensiero, non una dimostrazione» (p. 65). Parimenti Bonhoeffer manifesta il desiderio di una cristologia che si svincoli dalla domanda sul "come è Cristo" (Wie-Frage), che affligge gran parte della teologia antica e di quella scolastica, e si confronti con la domanda del "chi è Cristo" (Wer-Frage): «Questa è la domanda [...] della fede: chi sei, sei Dio stesso? Unicamente di questa domanda si tratta nella cristologia» (p. 66). Da questo approccio emerge la volontà di uscire dalle secche di una dogmatica astratta, vittima - per dirla con Heidegger - dell'ontoteologia, e indirizzare il discorso teologico su una prospettiva più esistenziale in cui il Cristo non è più "oggetto" di studio ma "soggetto" che interpella: «La domanda: 'Chi sei tu?', che [l'uomo] rivolgeva alla persona di Cristo, rimpalla su di lui: chi sei dunque tu da domandare così? Sei nella verità tanto da permetterti di porre così la domanda? Chi sei tu che puoi rivolgermi delle domande solo perché sei il giustificato e il graziato per mezzo mio? Soltanto dove si ode questa domanda, soltanto lì la questione cristologica è definitivamente formulata» (p. 68). Netta è la presa di distanze da Schleiermacher, che interpreta Cristo in base alla sua opera e non in base alla sua persona (p. 72), mentre per Bonhoeffer si può comprendere Cristo solo se egli si rivela attraverso la sua Parola: «Solo attraverso la rivelazione di Cristo mi si dischiudono la sua persona e la sua opera» (p. 74). In questo modo viene riaffermato il carattere indeducibile e fondante della Scrittura, che rivelando toglie all'opera – anche a quella di Cristo – la sua costitutiva ambivalenza, soggetta alla molteplicità delle interpretazioni. Nell'affermazione perentoria dell'alterità di Dio che si manifesta pienamente attraverso la sua Parola – e non attraverso altre vie – è difficile non riconoscere, come in filigrana, l'influsso della teologia dialettica e del pensiero dell'amico Karl Barth.

Sulla questione della distinzione tra Gesù della storia e Cristo della fede, che ha segnato il Novecento e anche oggi è al centro di un intenso dibattito, Bonhoeffer è deciso: alla luce dai risultati di quella che noi oggi chiamiamo la Prima ricerca, egli arriva ad affermare che «non è possibile separare Gesù da Cristo» (p. 93), pertanto «il Cristo presente è il Cristo storico. E questi è il Gesù della cronaca storica. Se così non fosse, dovremmo dire con Paolo che la nostra fede è vana» (p. 92). E liquida il tentativo della teologia liberale di «distinguere unGesù sinottico da un Gesù paolino» come «dogmaticamente e storicamente impossibile» (p. 92). Nell'estesa sezione dedicata alla rilettura della cristologia antica, non passa inosservato - ed è l'ultimo aspetto su cui vogliamo portare l'attenzione - l'affondo nei confronti del docetismo (ove si possono cogliere delle assonanze con la lettera Placuit Deo di papa Francesco). L’eresia docetista per Bonhoeffer non è un episodio del passato ma una tentazione persistente nella chiesa: anche il dogma di Calcedonia, secondo lui, non ne sarebbe del tutto immune. Più recentemente il docetismo è riverberato nella teologia liberale: «Tutta la teologia liberale va concepita nel contesto di una cristologia docetista. La teologia liberale non ha voluto vedere in Gesù nient'altro che colui che personifica una determinata dottrina [...] in fondo non prende sul serio l'umanità di Gesù» (p. 101).

In conclusione, Cristologia di Bonhoeffer è un testo inaspettatamente attuale, da accostare per certi versi a Essenza del cristianesimo di Romano Guardini, se non altro per la strenua lotta contro la teologia liberale e contro tutte le forme di pensiero che intendono "ridurre" il carattere misterico, scandaloso e reale dell'incarnazione di Dio nell'uomo Gesù. Il testo di Bonhoeffer è tutt'altro che espressione – come affermano alcuni critici – di una "cristologia dal basso": esso ci appare piuttosto come una "cristologia dall'alto", che concepisce la chiesa come l'unico alveo in cui conoscere adeguatamente il mistero di Cristo. Al tempo stesso, per Bonhoeffer la fede nel Dio-uomo diventa, grazie alla dinamica relazionale che egli riconosce in Cristo (il suo essere pro me, cioè vita che interpella e che si dona), appello alla conversione, alla sequela, alla condanna dell'eresia, all'impegno nella storia, alla testimonianza... È questa fede "alta" in Cristo a motivare la sua adesione alla "chiesa confessante" e, passo dopo passo, il suo impegno nel mondo fino alla decisione di agire concretamente contro il Nazismo, una volta compresa la sua totale incompatibilità con il cristianesimo.


A. Magoga, in Studia Patavina 2/2021, 357-360

Il volumetto presenta, in edizione paperback, il testo del corso tenuto da Bonhoeffer nel 1933 all’Università di Berlino, nella traduzione e con l’ap­parato dell’editio maior italiana delle Opere di Dietrich Bonhoeffer (anch’esse Queriniana), la quale è condotta sull’e­dizione critica tedesca; in appendice la postfazione di Eberhard Bethge e Ot­to Dudzus presente anche nella prece­dente edizione italiana (Queriniana, «Giornale di Teologia» 154; prima an­cora, la Cristologia era stata posta in appendice della prima edizione Queri­niana della grande biografia bonhoef­feriana di Bethge).

Concepito espres­samente per questo volume è invece il saggio introduttivo di Alberto Conci, «Esserci per altri»: uno sguardo sulla cristologia di Dietrich Bonhoeffer: esso costituisce, in realtà, una presentazio­ne sintetica della parabola bonhoeffe­riana, in particolare (ma non esclusi­vamente) dal 1933 in poi; oppure, se si vuole, una presentazione dell’evolu­zione del pensiero cristologico del te­ologo dalle lezioni del 1933 alle lette­re dal carcere.

Il testo della Cristologia è ricostrui­to da Bethge sulla base di appunti degli studenti: non si tratta, dunque, di un lavoro approntato dal suo autore per la stampa − un destino che poi toccherà alle opere più note del teologo. Nel cru­ciale 1933, Bonhoeffer svolge un sinte­tico, ma complesso tentativo di cristo­logia dogmatica, cercando di mostrare il significato del dogma nei confronti delle opzioni riconosciute come ere­ticali, ma individuando anche i limi­ti della riflessione su questo punto da parte della chiesa antica: in particola­re il fatto che essa si concentri, secon­do Bonhoeffer, sulla domanda relativa al «come» del divenire umano del Lo­gos, mentre la domanda cristologica realmente decisiva sarebbe quella sul «chi» di Gesù.

Nel suo saggio, Conci fa notare che il testo si può compren­dere rettamente solo sullo sfondo del­la lotta politico-ecclesiastica di quei mesi: Bonhoeffer rivendica il signifi­cato permanente dell’opposizione tra retta dottrina ed eresia, nel momento in cui la Chiesa evangelica è devasta­ta dall’esplosione del movimento dei cristiano-tedeschi. Esso segna anche il commiato del giovane teologo (nel 1933, giova ricordarlo, Bonhoeffer ha ventisette anni) dall’università. Egli ri­tiene che gli ambienti accademici uffi­ciali siano ormai completamente colo­nizzati non solo dalla teologia collabo­razionista nei confronti del regime, ma anche, più in generale, da un modello di riflessione staccato dalla vita della chiesa e, come tale, radicalmente ina­deguato rispetto al suo tema.

Dopo essere rimasta a lungo in se­condo piano, la Cristologia è oggi am­piamente riconosciuta come uno sno­do importante del pensiero bonhoef­feriano e sarebbe facile mostrare gli elementi di continuità nelle opere più note: siamo di fronte, in ultima ana­lisi, a un pensatore fedele a sé stes­so. L’autentica fedeltà è però creativa e chi cerchi gli echi delle lezioni gio­vanili negli scritti della maturità deve saperli rinvenire in linguaggi diversi e, anche, all’interno di un modo almeno parzialmente diverso di pensare l’in­carnazione stessa e il rapporto di Dio con il mondo. Una tensione tra continu­ità e novità che, da sempre, costituisce una componente significativa del fasci­no di questo autore.


F. Ferrario, in Protestantesimo n. 2-3/2021, 191-192

Chi è Gesù Cristo per noi? È il tema sviluppato in questo testo, redatto dagli studenti che hanno partecipato al corso di Teologia di Bonhoeffer del 1933. La sua teologia critica si è posta il compito di rendere consapevoli dei limiti di tutte le teologie razionali, ed evitare così di disincarnare la figura di Gesù, come si è verificato con la dottrina docetistica, ebionita, monofisita... Cristo non è un simbolo o un’idea, e neppure il fondatore di una dottrina religiosa.

Dio è relazione, e solo nella sequela di Cristo avviene l’incontro con il divino, che per il discepolo implica obbedire al comandamento: essere per gli altri. Questa teologia è anche una teologia crucis, che significa abbracciare la debolezza di Cristo e, di conseguenza, opporsi alla politica di potenza del nazismo.


G. Azzano, in Il Regno Attualità 18/2020, 548

Il denso volume di cristologia di Bonhoeffer fu preparato dal pastore protestante nel 1933, anno della nomina di A. Hitler a cancelliere del Reich, e segna il punto più alto dell’insegnamento accademico del pastore protestante nell’Università di Berlino. Diciotto ore di corso in tutto, dal 3 maggio al 22 luglio, durante il semestre estivo. Il manoscritto originale andò perduto ma il suo contenuto fu ricostruito a cura di E. Betghe a partire dagli appunti di alcuni studenti di allora (H. Enterlein – poi signora Schönherr – K. Hunsche, H. Gadow, F. Lehel, M. Sperling, G. Riemer, W.D. Zimmermann e O. Dudzus) e pubblicato per la prima volta nel 1960.

A partire dall’edizione critica in lingua tedesca, C. Danna ha curato la traduzione, mentre l’edizione italiana è stata curata da Alberto Conci, grande conoscitore dell’opera di Bonhoeffer. Dopo il baccellierato conseguito alla Scuola superiore filosofico-teologica di Bressanone-Brixen, Conci ha ottenuto la laurea in Teologia e quella in Filosofia a Innsbruck e attualmente insegna al Liceo scientifico Leonardo da Vinci di Trento – dove è nato nel 1959 –, tiene corsi di etica per operatori sanitari e ha insegnato presso l’ISSR Romano Guardini di Trento e l’ISSC-FT di Bolzano-Bressanone/Bozen-Brixen.

Suo il lungo saggio introduttivo che apre il volume: «“Esserci per gli altri”. Uno sguardo sulla cristologia di Dietrich Bonhoeffer» (pp. 8-59). A detta di Bonhoeffer stesso, il corso di cristologia fu quello che più lo impegnò nella sua preparazione. Il linguaggio è oltremodo denso e profondo e l’opera si pone come un deciso passo in avanti della prospettiva “dal basso” con cui accostarsi alla figura di Cristo. Il filo conduttore è l’idea fondamentale di “Cristo come centro”.

Seguendo l’indice dei temi preparato da Bonhoeffer stesso (cf. p. 63), si vede come, dopo aver percorso nell’introduzione lo sviluppo della questione cristologica (pp. 64-72) e delineato alcuni aspetti della persona e dell’opera di Cristo (pp. 72-74), l’autore affronta in una prima parte “Il Cristo presente: Il Pro-me” (pp. 74- 88). Dopo l’introduzione al tema (pp. 74-79), in un primo capitolo lo studioso analizza la figura di Cristo (pp. 79-88), considerata sotto il suo aspetto di Parola (pp. 79-82), di sacramento (pp. 82-87) e di comunità (pp. 87-88). In un secondo capitolo (pp. 88-92) Bonhöffer delinea il luogo di Cristo: Cristo quale centro dell’esistenza (p. 89), centro della storia (pp. 89-91) e centro della natura (pp. 91-92).

Nella seconda parte (pp. 93-118) lo studioso si sofferma sul Cristo storico. Nel primo capitolo (pp. 92-96) si analizza l’accesso al Gesù storico e nel secondo (pp. 96-118) la cristologa critica, ovvero la cristologia negativa: l’eresia docetista, l’eresia ebionita, l’eresia monofisita e nestoriana, l’eresia modalista e subordinazionista e, infine, il risultato a cui giunge la cristologia critica.

Nel terzo capitolo (pp. 118-126), Bonhoeffer espone la cristologa positiva articolandola in due momenti: l’Incarnato (pp. 118-120); l’Umiliato e Glorificato (pp.120-126). Il testo è corredato da numerose ma sintetiche note critiche e dall’indicazione della traduzione in lingua italiana delle espressioni latine e greche usate da Bonhoeffer. Alla Postfazione di Eberhard Betghe e di Otto Dudzus (pp. 127-140), fanno seguito le Abbreviazioni (pp. 141-142), le Fonti e la Bibliografia (pp. 143-150) e le note circa i curatori dell’opera (p. 151).

Con questo corso di cristologia Bonhoeffer apre il cammino ad un approccio al Cristo che prenda in maggior considerazione anche il suo elemento umano di solidarietà proesistentiva, quale persona che entra in relazione oblativa con il credente, facendosi prossima all’esigenza concreta della vita ecclesiale e personale, soprattutto nella Parola e nei sacramenti. Un Cristo vicino e solidale, compagno di viaggio pur rimanendo il Redentore dell’uomo.


R. Mela, in SettimanaNews.it 7 agosto 2020

Si sa che i testi del corso di Cristologia tenuto nel 1933 dal giovane Dietrich Bonhoeffer all'Università di Berlino sono andati perduti, ricostruiti poi da differenti appunti presi dagli uditori. Queriniana presenta una nuova edizione, che si avvale di un lungo saggio di Alberto Conci, e si basa sulla ricostruzione di Eberhard Bethge. «Un testo ricchissimo, a volte troppo denso rispetto alle questioni che solleva». Il filo conduttore è il "Cristo come centro", che si avvicina alla sua comunità nella Parola e nel Sacramento.
In Jesus 6/2020, 94