L'articolata dicitura di questo contributo dà il titolo al terzo volume del "Nuovo Corso di Teologia Morale" a cura di Pier Davide Guenzi e Maurizio Chiodi. Anche se, di per sé, il testo di Martin M. Lintner si presenta come parte di un Corso, possiamo dire che viva anche di vita autonoma e offra una lettura complessa e articolata in un orizzonte speculativo assolutamente originale e completo. Se, da un lato, infatti, si lega alla tradizione con una puntuale analisi di quanto finora "prodotto" dalla riflessione moral-teologica (cioè dalla Patristica fino al più recente Magistero di papa Francesco), dall'altro si proietta verso l'orizzonte di una feconda ricerca futura.
Indubbiamente, non è facile parlare di sessualità, non lo è mai stato: troppe paure, troppi timori di contrastare gli insegnamenti del Magistero, troppa paura di "esporsi" ed essere presi per teologi borderline. Nonostante questo, tra aperture e chiusure, spinte in avanti e censure, la morale sessuale e matrimoniale ha continuato il suo percorso anche se accidentato e in salita. Per di più, come dico spesso con una battuta, si è trattato di una teologia paradossalmente pensata da soli uomini per di più celibi!
Certo non è facile far sintesi di un corposo volume di quasi ottocento pagine ma, al tempo stesso, non è possibile trascurare la presenza di un così significativo studio nel panorama della teologia morale e della morale sessuale in modo particolare. Cercherò pertanto di evidenziare quelli che mi sembrano i suoi punti di forza.
1. Le dinamiche storiche. Innanzitutto mi sembra significativa la tripartizione che l'autore ha voluto dare, che si distacca da quella classica circolarità ermeneutica alla quale siamo stati abituati. L'articolazione tipica era quella della fondazione biblica, della sua recezione nella tradizione e nel Magistero della Chiesa, della riflessione sistematica. Il tutto, se era il caso, preceduto da un'analisi fenomenologica e seguito dalle possibili ricadute pastorali. Lintner parte invece dall'analisi storica, quasi come nell'apprendimento di una lingua in cui, prima ancora di studiare la grammatica, ci si tuffa nella conversazione. Ci ritroviamo così proiettati immediatamente nel pensiero patristico, nelle elaborazioni dottrinali del Concilio di Trento fino al Magistero recente. Di particolare interesse, a mio avviso, le tensioni dialettiche tra diritto canonico e teologia morale che, solo a fatica, si affrancherà dal primo, in merito alla dottrina sul matrimonio. Non vengono trascurati alcuni aspetti che, raramente, la trattazione moral-teologica recente prende in esame come quello relativo ai "sistemi morali" oggi relegati a dispute del passato.
Per ciò che riguarda il Magistero recente mi permetto di dire che bisogna non solo acquisire quanto l'autore dice ma anche saper leggere tra le righe un'abile ed elegante prudenza che lo porta a smorzare le obiettive differenze di orientamento tra i papi del periodo moderno, da Paolo VI a papa Francesco. Anche se questo, con apprezzabile parresìa, lo conduce a valutazioni critiche laddove c'è da criticare.
2. La fondazione biblica. Segue la parte biblica, una sorta di grande flashback che dà senso e approfondimento a quanto detto nella prima parte. Per l'Antico Testamento troviamo un'esegesi attenta, profonda, ricca di riferimenti all'origine dei termini ebraici, spesso inadeguatamente compresi. Nei testi fondativi della Genesi si viene quasi presi per mano e, versetto dopo versetto, si è introdotti nel grande e spesso incompreso mistero che quelle pagine vogliono svelarci. Il testo affronta con coraggio anche pagine difficili come la violenza sessuale nei confronti di Dina o l'aggressione subita da Tamar.
Interessante notare come la normatività sessuale più che a una rigida iussività moralistica venga ricondotta a "norme per l'umanizzazione delle relazioni sessuali e del matrimonio", un orizzonte valoriale che la norma addita e tutela.
Di particolare interesse è la trattazione relativa alla morale sessuale nel Nuovo Testamento, a partire dalla scelta celibataria di Gesù, anche questa anteposta alle più specifiche questioni normative dato che, come diceva Paolo VI, "il mondo crede più ai testimoni che ai maestri". Anche la trattazione della morale paolina è affrontata in modo originale. Accanto alla classica trattazione del concetto di porneia o alla trattazione del rapporto tra verginità e matrimonio ecco che il passaggio sul non essere più maschio e femmina in Cristo vengono ricompresi come "Paolo e i ruoli di genere" secondo quella che è la più pertinente sensibilità contemporanea.
Quanto trattato in questa seconda parte, biblica, viene ripreso e riconnesso (per usare una terminologia contemporanea) con la terza di carattere sistematico. Infatti questa è introdotta dalla necessità di "rinnovamento" con il "ritorno consapevole ai messaggi fondamentali della Scrittura", quella che, con una parola cara al contesto postconciliare, veniva chiamato ressourcement.
3. L'analisi sistematica. Andando alla terza parte, tutta la prima sezione è dedicata proprio a esplicitare quanto affermato alla fine della seconda, cioè la maggior connessione tra una teologia morale sistematica e la sua fondazione biblica. In tal senso Lintner non fa altro che adempiere a quell'invito (o vero e proprio comando) dell’Optatam Totius che invitava a far sì che, nella teologia morale, «la sua esposizione scientifica, più nutrita della dottrina della sacra Scrittura...» (OT, 16). Dopodiché ci si aspetterebbe la trattazione sistematica dei vari problemi di morale sessuale: omosessualità, autoerotismo, sessualità prematrimoniale, ecc. Invece no. Lintner ci sorprende ancora una volta e ci tuffa con coraggio nella spinosa questione degli abusi sessuali. E lo fa senza mezzi termini chiedendosi se esista una correlazione tra la crisi degli abusi sessuali e la morale cattolica. Ampia la documentazione, i riferimenti magisteriali ma anche l'approfondimento categoriale e psicologico ingiustamente relegato a un excursus in corpo minore ma che invece getta luce di approfondimento sulle varie tipologie di violenza.
E non poteva mancare la trattazione sui gender studies che, non a caso, vengono definiti "una sfida teologica ed etica". È interessante notare come tutta questa trattazione venga problematizzata (e non poteva essere diversamente) senza aperture semplicistiche né difese apologetiche, ma evidenziando tutto il potenziale di una necessaria ricerca nell'ambito della teologia morale e anche della teologia tout-court. Il programma è chiaro ed è limpidamente formulato. Occorre passare: "dal modello monosessuale, al modello bisessuale, fino al riconoscimento della diversità sessuale".
4. L'attenzione alle scienze umane. È un ulteriore punto di forza del testo. Il Concilio Vaticano II ha fortemente attenzionato le scienze umane e il loro contributo alla ricerca teologica. Tuttavia la prevalenza del sentire ecclesiale e liturgico rispetto a quello più specificamente teologico-morale ha una po' marginalizzato tale esortazione. In realtà è proprio l'ambito della morale sessuale quello in cui il contributo delle scienze umane è più necessario. L'autore ne parla in modo tematico in termini che raramente sono presenti in testi similari. Il titolo di un paragrafo recita, infatti, «Premessa ermeneutica: le acquisizioni delle scienze naturali e delle scienze umane come fonti della conoscenza etico-teologica». Vorrei dissezionare quella che, apparentemente, potrebbe sembrare una semplice titolazione. Innanzitutto l'apporto delle scienze naturali ed umane viene visto come premessa ermeneutica, cioè non marginale e ancillare contributo ma elemento intrinseco di un corretto approccio ermeneutico. In secondo luogo tutto questo rientra nelle "fonti" della conoscenza etico teologica. La parola "fonte" è un termine importante in teologia morale. Richiama infatti l'antico concetto di "fonti della moralità" per cui non va sottovalutato il senso del sostantivo e la sua dimensione genetica sull'elaborazione teologica. Infine tutto questo è essenziale contributo alla "conoscenza etico-teologica", non solo una prassi comportamentale, ma un'acquisizione speculativa e nozionale che dovrà poi costituire il riferimento essenziale per la conseguente elaborazione normativa. Si parla quindi di sessuologia, di antropologia culturale, di scienze sociali, di medicina, di psicologia evolutiva.
5. Criteri di un rinnovamento. Particolarmente originale è la prospettiva del rinnovamento che l'autore propone. Non più basato, come spesso avveniva in passato, sul superamento di alcune posizioni teologiche desuete, ma incentrato su due termini. Il primo è quello della vulnerabilità, il secondo quello della relazionalità. Il primo viene declinato in diverse sfaccettature che offrono prospettive diverse per comprendere la dignità umana, il senso del pudore e persino la dimensione del Dio fragile, quindi, dell'imago Dei. D'altra parte uomo e donna non sono stati creati (anche nella sfera della sessualità) a immagine di Dio?
Quanto alla relazionalità è forse la chiave di volta per comprendere non solo il rinnovamento ma tutto il significato del testo che, non caso, porta tale dimensione nel sottotitolo. Il superamento del rapporto natura/contro natura, così caro alla morale post-tridentina e a un certo modo anche odierno di intendere la legge naturale, viene affermato antropologicamente in una prospettiva in cui l'io e il tu sessuale si incontrano nella reciproca relazione. Anche l'autonomia della coscienza viene letta in chiave relazionale come espressione del sé in rapporto a ogni dimensione di alterità.
In questa prospettiva si collocano poi alcuni problemi specifici e di grande attualità come la prostituzione, la pornografia, il cybersex. In questa chiave viene riletta anche la virtù della castità in un lungo e approfondito excursus che, ormai, è raro trovare nelle trattazioni di morale sessuale nonostante la sua centralità.
6. Il contributo del femminile. Elemento di assoluta originalità, anche redazionale, è l'aver voluto inserire un contributo femminile, quello della teologa Gaia De Vecchi, non una postfazione o un'appendice, ma un elemento essenziale del testo che Lintner ha preferito far scrivere a una donna non per banali ripartizioni di genere ma per valorizzare lo specifico e insostituibile sentire di una donna nell'ambito di una teologia morale sessuale, una... "quota rosa" di profondo spessore teologico e non di mera formalità. Non a caso nel percorrere "strade antiche e strade nuove" l'autrice propone la costruzione di diversi cantieri: quello delle vocazioni, del linguaggio, dell'educazione e persino del potere. Tutto questo, ancora una volta, in chiave relazionale. Chi, meglio della donna, vive e incarna tale prospettiva? La dimensione dell'alterità, della cura, del farsi carico, dell'accoglienza, della tenerezza trovano nella donna la loro naturale e ontologica espressione. Non dimentichiamo, d'altra parte che, per una singolare disposizione creaturale, nella donna c'è una quota di DNA in più (DNA mitocondriale) rispetto all'uomo. Diciamo che il suo contributo alla Creazione è maggiore rispetto a quello dell'uomo. Forse, proprio per questo, nei secoli si è cercato di tacitarlo.
Ovviamente in una trattazione di così profondo spessore non potevano mancare anche scottanti tematiche come quelle delle mutilazioni genitali femminili, del femminicidio, delle spose bambine, viste non solo da teologa morale ma anche da donna.
Le considerazioni che abbiamo cercato di fare non vogliono costituire una "recensione", peraltro attualmente non contemplata da questa rivista, non ne hanno l'intento né il genere letterario. Vogliono piuttosto costituire un modesto contributo di riflessione sulla scia delle provocazioni e suggestioni che il testo ci offre. Per invogliare alla lettura, certo, ma anche per contribuire "a partire" da questo a una rinnovata comprensione e ri-elaborazione della teologia morale sessuale e matrimoniale.
Come il lettore potrà notare, pur essendo inserito nell'ambito di un "manuale" pluridisciplinare, sarebbe assolutamente riduttivo definirlo "manuale". Si tratta di un testo serio, importante, profondo, problematico che induce a pensare (operazione, questa, diventata sempre più rara al giorno d'oggi). Dice un mio collega che ci sono molte persone che nello scrivere testi, anche pregevoli, utilizzano sapientemente le idee di altri, e poi ci sono quelli che invece le idee le pensano e le producono. Indubbiamente Martin Lintner, con tale testo, si colloca tra questi.
S. Leone, in
Nuova Rivista di Teologia Morale 2/2024, 406-412