Alla soglia, quasi, degli 80 anni, il monaco benedettino Anselm Grün è più che mai fecondo nelle pubblicazioni apprezzate da un vasto pubblico. Queriniana traduce dal tedesco questo testo centrato sull’essere vittime come prigionieri delle proprie sofferenze e paure.
«Nei colloqui pastorali – scrive Grün – incontro regolarmente persone che si sentono vittime: di conflitti familiari, di strutture inique sul posto di lavoro, di un trattamento ingiusto nella società o da parte di una politica che non prende sul serio i loro bisogni. Molte vengono ferite nell’ambiente familiare, diventando così vittime».
Il testo è strutturato in 6 capitoli:
1. Vittime e carnefici nel Nuovo Testamento.
2. Vittime e carnefici nella società moderna.
3. Il vittimismo in ambito personale.
4. Percorsi di trasformazione e di guarigione.
5. Immagini bibliche per uscire dal vittimismo.
6. Percorsi spirituali per abbandonare il vittimismo.
«In questo libro – evidenzia il monaco benedettino che vive nell’abbazia di Münsterschwarzach in Germania – desidero parlare dei due ambiti della società e delle relazioni interpersonali, delle persone che davvero sono vittime e vanno riconosciute come tali e di chi invece assume soltanto il ruolo di vittima per trarne dei vantaggi. In questo libro, perciò, non mi l’accusa ma la guarigione, la guarigione delle vittime e dei carnefici, il perdono e la riconciliazione tra questi due ruoli».
Un testo, come quelli di Grūn, da gustare e lasciar decantare interiormente con calma, pazienza, tempo soppesato.
G. Ruggeri, in RecensionediLibri.it 14 giugno 2021