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Prenditi cura della tua anima
Jean-Guilhem Xerri

Prenditi cura della tua anima

Una ecologia interiore

Prezzo di copertina: Euro 28,00 Prezzo scontato: Euro 26,60
Collana: Introduzioni e trattati 50
ISBN: 978-88-399-2200-7
Formato: 15,8 x 23 cm
Pagine: 256
Titolo originale: Prenez soin de votre âme. Petit traité d’écologie intérieure
© 2020

In breve

Nel cristianesimo antico c’è una “medicina dell’anima” che è considerata l’arte delle arti e la scienza delle scienze. È fatta di sobrietà, di pratiche meditative, di ospitalità. Oggi risulta sorprendentemente attuale e opportuna. Questo libro aiuta a identificarne i princìpi, a esplorarne la sapienza, a riscoprirne i segreti perenni.

Descrizione

Solitudine, malessere psichico, ossessione per il lavoro, sessualità in crisi, perdita del senso della vita… sono manifestazioni di profondo disagio che contribuiscono alla sofferenza della nostra anima. Ora, psicoterapia e farmacologia sono di certo risorse preziose, ma non permettono di guarire quel malessere. Perché tutti questi disturbi hanno la loro origine nel nostro intimo, oltre la nostra biologia e la nostra mente: rinviano a delle tensioni interiori che le più grandi tradizioni spirituali dell’umanità hanno identificato ed esplorato. Poterle curare dipende da una sapienza di vita.
Jean-Guilhem Xerri attinge alla «farmacia dell’anima» degli antichi Padri del deserto, veri medici dell’interiorità, per trasmetterci l’arte di vivere meglio, per rendere feconde le nostre vite in un modo che sia solido e incarnato.
Lasciandoci guidare da questi terapeuti, in effetti, ci prenderemo cura della nostra anima e coltiveremo la nostra ecologia interiore come mai prima d’ora.

Recensioni

Il fascino destato dalle questioni di ordine psicologico appare ormai evidente nella cultura contemporanea e allo stesso tempo emerge con forza un aumento della sofferenza psicologica, che si manifesta in diverse forme, fino ai gesti di violenza più estremi.

Jean-Guilhem Xerri, psicanalista e medico biologo francese, nel tentativo di integrare le pratiche psicoterapiche con l'arte della meditazione, mette in luce la centralità della vita interiore come spazio nel quale si radicano le nostre scelte fondamentali, le convinzioni e le relazioni che tessiamo con gli altri.

Secondo l'A., il pensiero cristiano delle origini conduce a riscoprire la vita spirituale come "un laboratorio di vita interiore” (p. 91) accessibile a tutti. Appassionato dei padri del deserto, da lui considerati come "primi terapeuti", delinea un percorso esplorativo della nostra interiorità, a partire da una visione dell'umano capace di integrare la dimensione spirituale.

Dopo una sintetica descrizione dei modelli antropologici, l'A. sottolinea il limite di una visione parziale dell'uomo a due componenti, corpo e psiche, e i suoi rischi patogeni. Propone di recuperare la visione patristica, che consegna un modello antropologico caratterizzato dall'incompiutezza della nostra umanità alla nascita e da una struttura ternaria, composta da corpo-anima-spirito. La dimensione dello spirito, distinto dal corpo e dall'anima e a essi unito, apre all'infinito, attraverso una volontà libera e un'intelligenza intuitiva, non riducibile alle sole competenze logiche. L’anima (psyché, da cui deriva psiche), secondo questo modello, permette di abitare concretamente la realtà e trova la sua figura come mediazione tra il carnale e lo spirituale. Ancora grazie ai padri, l'A. struttura l'anima in tre parti: razionale (intelligenza), timica (forza) ed epitimica (desideri).

Interessante è l’associazione dei tre poli a tre verbi che ne evidenziano la fisiologia e la patologia: cercare, che onora la finalità di un'intelligenza che comprenda la profondità della vita; lottare, che consente di dare forza alla ricerca di senso; amare,orientando i desideri al bene dell'altro. Vi è un patrimonio spirituale di cui riappropriarsi; per allargare il concetto contemporaneo di interiorità e per completare l'attuale modello di interpretazione delle patologie, a partire dal quadro noosologico delle malattie spirituali sistematizzate dai padri.

Il testo invita a una cura concreta della propria interiorità, richiamando alcune pratiche essenziali e sempre attuali: mettere ordine al nostro cercare, amare e lottare; dare metodo alla nostra vita interiore, attraverso "lacustodia del cuore", vigilando e prestando attenzione a ciò che accade dentro di noi; considerare il valore di una quotidianità "misurata", senza eccessi; praticare l'ospitalità, poiché il servizio umile scaccia i cattivi pensieri; infine, dedicare tempo alla preghiera e alla contemplazione della morte, che portano alla memoria incessante di Dio.

È un dato di realtà: «si fanno cose folli, pur non essendo pazzi» (p. 200). Indizio semplice, ma non banale, che l'A. suggerisce di non tralasciare: la diagnosi di una malattia e l'attenzione alla propria interiorità, infatti, possono arricchirsi della visione noopsichica della sofferenza psicologica dei padri. La cura della vita spirituale può essere una risorsa e la sua trascuratezza può essere un fattore che contribuisce a deteriorare fino ad ammalare la nostra umanità. li cristianesimo delle origini suggerisce un'ecologia interiore sempre capace di sanare e riconciliare le contraddizioni della nostra umanità, inasprite talvolta da visioni antropologiche riduttive, che, spesso, conducono a un'idealizzazione delle tecniche psicoterapiche.

Il testo invita a non dimenticare che riscoprire la vita spirituale come «un laboratorio di vita interiore» risulta ancora oggi essenziale per un'autentica "esegesi" dell'umano.


M. Vighesso, in Studia Patavina 2/2021, 382-384

Psicoanalista e biologo francese, l'autore si rifà alla "medicina dell'anima" dei Padri del deserto per rispondere al disagio psichico di un io in crisi di fronte alle difficoltà dell'oggi. Xerri, abbracciando e superando scienza e psicoterapia, vede i Padri come i «primi veri terapeuti che hanno elaborato una classificazione, un percorso diagnostico e delle raccomandazioni terapeutiche riguardo alle malattie dell'interiorità». La sfida è duplice, allargare la nostra visione della natura umana e focalizzarsi sulla nostra ecologia interiore.
In Jesus 5/2021, 93

C’è una frase che è utile imparare a memoria, soprattutto per coloro che accompagnano spiritualmente altre persone: «Un baratro è l’uomo e il suo cuore un abisso» (Salmo 63).
Dopo aver letto questo libro sono stato confermato dalla saggezza dell’espressione biblica del Salmo.

Jean-Guilhem Xerri è uno psicoanalista, biologo medico francese e non a caso lui stesso si interroga, quando si chiede: «chi può dire cos’è la nostra vita interiore, la nostra interiorità, che cosa comprende lo “psico”? Si tratta dello psicologico, dello spirituale, o un po’ di tutte e due? Alcune nostre difficoltà psicologiche traggono la loro origine nel registro spirituale o solo nei nostri geni? Viceversa, alcune patologie psichiche o biologiche non condizionano le nostre concezioni spirituali?».

Nella mia esperienza diretta sul campo, come guida di esercizi spirituali, dico che sono vere entrambe le cose esposte in forma interrogativa dall’Autore francese: incontro persone che hanno ferite psicologiche ataviche e che si riverberano inevitabilmente nel terreno spirituale e, nel contempo, incontro persone che hanno maturato una loro personale spiritualità ma distorta, senza esserne consapevoli (spesso con la creazione di immagini falsate di Dio e di loro stesse) che va a condizionare il loro terreno psichico, relazionale.

Xerri intreccia il suo libro attingendo anche dalla tradizione dei Padri del deserto, che lui stesso definisce «primi veri terapeuti che hanno elaborato una classificazione, un percorso diagnostico e delle raccomandazioni terapeutiche riguardo alle malattie dell’interiorità». Il testo è suddiviso in 5 parti (1-3a parti sono sulla dimensione umana sotto diverse prospettive; 4a parte sulle malattie dell’anima; la 5a parte apre a prospettive concrete per valorizzare nel tempo attuale il patrimonio dei Padri del deserto).

Interessanti quelle che Xerri chiama “avidità”, quale malattia endemica della profusione e dell’incitamento; la vanità narcisistica, quale malattia metafisica del mondo dell’immagine; soprattutto l’acedìa (atonìa dell’anima intesa oggi come malinconia, superlavoro, iperattività, instabilità, noia, depressione, fascino per il benessere quale malattia della cupa e futile vacuità). «L’acedioso ignora il proprio male – afferma Xerri – si dà da fare tanto per tenersi occupato, non rimane fermo e al tempo stesso non avanza. Si muove per ingannare la noia e per ingannare se stesso. Egli odia il presente e desidera ciò che non lo è. L’acedìa è la malattia dell’eccesso, del minimalismo e del massimalismo».

Identificare un disturbo, dunque, è condizione preliminare per cercare di prendermene cura, qui ed ora, facendomi aiutare e chiedendo aiuto. Suggerisco questo testo alle guide di esercizi spirituali, a chi svolge accompagnamento spirituale, a chi esercita accompagnamento psicologico in Seminario, ai direttori spirituali nelle equipe formative di Seminari, noviziati. Il testo è filigranato anche da un linguaggio tecnico da parte dell’Autore, che affonda nella sua esperienza di biologo e medico. Merita di essere letto per allargare la conoscenza, e soprattutto il suo esercizio, dell’ecologia interiore per ciascuno di noi.


G. Ruggeri, in Recensionedilibri.it 8 febbraio 2021