In breve
L’Israele biblico prega gridando: è così che interpella Dio e lo invoca a farsi vicino; ma, soprattutto, è così che il popolo cui appartiene Gesù sperimenta la presenza di Dio nella storia.
Un pensiero provocante, fuori dai soliti schemi “sdolcinati”, per coronare l’Anno della preghiera.
Pagine in cui la preghiera perde un’aura ingenua, incantata e sognante, facendosi invece concreta e persino ruvida.
Descrizione
Nella preghiera, la fede cristiana non conosce soltanto le forme della gioia e dell’elevazione spirituale. Conosce anche le forme dell’angoscia e dell’oppressione, il dolore del grido disperato.
Johann Baptist Metz spiega allora con parole lucide un tratto irrinunciabile della preghiera cristiana: la «sensibilità al tempo e al dolore». Descrive una preghiera che è luogo dove abitare la memoria e riscoprire la concretezza del credere, uno spazio in cui le istanze di libertà, pace, giustizia, riconciliazione diventano una critica potente verso una fede troppo astratta.
La preghiera così come raccontata da Metz tiene insieme professione di fede ed esperienza di vita. Evitando stucchevoli frasi fatte, il pregare si carica di una tensione e di una drammaticità che non possono lasciarci indifferenti. Il pregare ci rende responsabili, proprio perché ci invita non a chiudere, ma ad aprire gli occhi sl volto delle nostre sorelle e dei nostri fratelli.