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Padre nostro
Walter Kasper

Padre nostro

La rivoluzione di Gesù

Prezzo di copertina: Euro 15,00 Prezzo scontato: Euro 14,25
Collana: Meditazioni 256
ISBN: 978-88-399-3256-3
Formato: 11 x 20 cm
Pagine: 160
Titolo originale: Vater unser. Die Revolution Jesu
© 2020

In breve

In questo breve testo il cardinal Kasper svela che il Padre nostro non è una preghiera innocua: mette a soqquadro opinioni comuni, espone in modo nuovo la vita e il mondo, ma altresì dona sostegno e speranza.

«Un’interpretazione del Pater che ha il pregio di essere chiara e accessibile a tutti, oltre che ben fondata. Un libro altamente raccomandato». (S. Kronthaler, Wiener Sonntag, 7/7/2019).

Descrizione

Il Padre nostro è di gran lunga la preghiera più preziosa dei cristiani perché risale a Gesù stesso. Walter Kasper, teologo di fama mondiale, dischiude i segreti della preghiera del Signore. E lo fa in tre modi: prima di tutto, la comprende alla luce della tradizione ebraica, perché ogni frase si colloca nel solco della tradizione del giudaismo e denota dei parallelismi con la preghiera della sinagoga. In secondo luogo, l’oratio dominica viene interpretata a partire dal messaggio complessivo di Gesù – e in effetti fin dagli inizi è stata interpretata nella chiesa come una sintesi di tutto il vangelo. In terzo luogo, kasper sottolinea che Gesù ha lasciato ai suoi discepoli non solo le parole di una preghiera da recitare, ma anche una promessa: come preghiera nello Spirito, il Padre nostro intende accompagnarci proprio nella vita attuale. E, in definitiva, rinnovare il potere originario della preghiera del Signore, con tutta la sua forza rivoluzionaria, è lo scopo ultimo di questo libro.

Recensioni

Vera summa della preghiera e della fede cristiana il Padre nostro, con la semplicità delle sue parole, costituisce da millenni la preghiera per eccellenza insegnata dallo stesso Gesù Cristo ai suoi discepoli quando uno di questi gli chiese: «Signore, insegnaci a pregare!» (Lc 11,1). L’a., teologo di fama mondiale, con intelligenza illuminata dalla fede dischiude al fedele e al lettore interessato le sedimentazioni, i «segreti» che si celano dietro quelle semplici e rivoluzionarie parole. Tre traiettorie sono utilizzate per spiegare questa preghiera: la tradizione ebraica a cui intrinsecamente appartiene, il suo essere una promessa che ci accompagna nel corso dell’esistenza, la forza sovvertitrice che ora e sempre sconvolge i bastioni della nostra finitudine.


D. Segna, in Il Regno Attualità 4/2021, 98

È sorprendente come una analisi attenta del testo della preghiera più conosciuta, se compiuta da un teologo di valore, faccia emergere aspetti del testo che ci erano sfuggiti o sui quali non avevamo concentrato l’attenzione.
S. Valzania, in Radio InBlu. La Biblioteca di Gerusalemme 9 gennaio 2021

Padre Nostro: la più bella preghiera del cristiano. Ce l’hanno insegnata i nostri nonni, primi maestri della fede; la preghiamo a tavola con i nostri genitori; la recitiamo ogni volta in cui vogliamo manifestare la nostra fratellanza con gli altri. La preghiera che ricongiunge il cielo alla terra; che rende l’uomo vicino a Dio. Il nuovo messale adottato dalla Chiesa cattolica in Italia ne contiene la nuova versione approvata da papa Francesco: un invito a pregare con fiducia il Padre!

Ma, perché un altro volume sulla preghiera cristiana per eccellenza? L’autore, il card. Kasper, ce lo spiega così: «Ho cercato di spiegare il Padre nostro in termini chiari e accessibili a tutti, e di comprenderlo per così dire come la lente focale di tutta la fede cristiana. Il volume può servire siacome direzione e meditazione personale sia come base per una serie di prediche, conferenze o giornate di ritiro» (p. 5).

Dunque, un testo utile ai parroci, ai catechisti, ai religiosi, agli educatori, ai genitori per meditare e per educare alla preghiera. Nove i capitoli che compongono il libro; ogni singola sezione integra il contenuto della precedente, ma ogni parte può essere letta, studiata e meditata singolarmente. Perché l’intero scritto è offerto al lettore come strumento per la preghiera e la riflessione personale e “personalizzata”.

La preghiera del Padre Nostro è la preghiera che insegna ad amare, ed amare è la cosa più bella ma al contempo più difficile della vita. Amare chi ha un debito con noi, amare le giornate senza pane quotidiano, amare di fare la volontà di Dio… sempre! Il Padre Nostro invita alla “richiesta” umile: richiedere la remissione dei debiti, richiedere la forza nella prova, richiedere di essere liberi dal male. Pregare il Padre Nostro è richiedere, inoltre, la venuta del Regno di Dio! E come afferma san Paolo nella lettera ai Romani (14,17): «Il regno di Dio non consiste in vivanda né in bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo».

Gesù ci ha insegnato questa preghiera, perché noi imparassimo a pregare il Padre con le stesse parole del Figlio. «Quanto più meditiamo le parole del Padre nostro tanto più scopriamo che il regno di Dio è l’opera sovrana di Dio, ma che non cade semplicemente dal cielo. Dio prende sul serio noi e la nostra libertà. Dobbiamo pregare per la venuta del suo Regno e con il suo aiuto realizzare nella vita nel mondo ciò che chiediamo nella preghiera. Dio ci vuole e ci ama a tal punto che ci lascia agire nella nostra libertà anche quando gli siamo infedeli. Nella sua onnipotenza potrebbe lasciarci cadere nella morte ossia nel nulla. Ma così diventerebbe infedele all’amore con il quale ci ha creati e ci ha chiamati alla comunione con lui. Per la fedeltà al suo amore, egli continua a guidarci e a sostenerci quando cadiamo in tentazione e quando nella tentazione soccombiamo. In Gesù Cristo si è spogliato e ha preso su di sé la nostra miseria» (pp. 148-149).

A Natale, davanti alla grotta di Betlemme, questa realtà si manifesta in tutta la sua Verità e noi possiamo solo contemplare con purezza di fede e gustare con fervente amore il mistero di cui Dio ci ha fatti partecipi (cfr., preghiera dopo la comunione della Solennità dell’Epifania).


P. Manca, in Presenza Italiana 6/2020, 23

Il 29 novembre in molte diocesi (tra cui quelle piemontesi) è stata utilizzata per la prima volta la traduzione italiana della terza edizione tipica del “Messale romano”. Una delle novità che più ha suscitato polemiche nei mesi scorsi è l’adozione di quella che già dal 2008 è la versione del Padre nostro secondo il vangelo di Matteo, contenuta nella Bibbia curata dalla Conferenza Episcopale Italiana. Non si dice più “come noi li rimettiamo” ma “come anche noi li rimettiamo” né “e non ci indurre in tentazione” ma “non abbandonarci alla tentazione”.

Evidentemente la preghiera del Signore è il modello di ogni orazione cristiana. È importante allora conoscerla e approfondirne gli aspetti teologici e spirituali. Aiuta in questo l’ultimo libro del cardinale Walter Kasper, presidente emerito del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità fra i cristiani, rinomato teologo molto stimato da papa Francesco, che citò un suo libro nel primo Angelus domenicale del suo pontificato.

S’intitola Padre nostro. La rivoluzione di Gesù ed è edito da Queriniana (pp 155, euro 15). Una riflessione previa s’impone sul metodo da seguire: «Partendo il più possibile dal contesto originale, tenendo conto della storia della trasmissione e degli effetti già cominciata nel Nuovo Testamento, e alla luce di questa cercare di esprimere il testo nello scenario attuale. […]. La migliore traduzione puramente letterale serve a ben poco se viene fraintesa o è addirittura incomprensibile» (p. 16). Sentire Dio come Padre non è una limitazione della libertà umana perché la «sua autorità è un’autorità che ci autorizza» (p. 26). Pronunciare il suo nome significa renderlo presente nel mondo, impegnarsi a fare la sua volontà, adoperarsi a che «tutti trovino un lavoro e partecipino alla vita sociale e culturale» (p. 107), senza trascurare la fame di eternità che alberga nel profondo del cuore di ogni persona, spezzando la catena di rancore e vendetta creando un nuovo inizio.

Il volume del cardinale Kasper aiuta a entrare nel mistero luminoso di un Dio, che ha voluto farsi chiamare Padre da noi, poveri esseri umani. Un Dio che in Cristo si è fatto lui stesso vittima d’amore. Un Dio che nello Spirito Santo anima la Chiesa guidandola nel cammino verso la Gerusalemme celeste, quel regno la cui venuta è invocata ogni volta che si recita la preghiera insegnata da Gesù.


F. Casazza, in La Voce Alessandrina n. 44, 13

Le riflessioni di Walter Kasper, ottantasettenne cardinale tedesco, teologo molto noto e apprezzato, con alle spalle una brillante carriera accademica e presidente emerito del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità tra i cristiani e per i rapporti religiosi con l’ebraismo, si caratterizzano per la loro chiarezza, semplicità e profondità di sensibilità umana e teologica.

I discepoli hanno visto Gesù pregare e gli hanno chiesto di insegnare a farlo anche a loro. Se Gesù ha pregato, ciò significa che la preghiera non è una dismissione della dignità umana, ma l’esercizio di una facoltà spirituale che tocca le radici dell’essere, che per i cristiani è un Dio Padre onnipotente nell’amore. Kasper commenta brevemente le sei richieste del Padre nostro presenti nel Vangelo di Matteo, al centro del Discorso della montagna.

Pur scritta in greco, la preghiera di Gesù dovette circolare nelle comunità anche nell’originale lingua aramaica, ma le differenze non furono sentite tali da dover ricusare la versione in greco. Il Padre nostro è radicato fortemente nella preghiera ebraica e biblica in generale. Esso è un discorso a Dio e con Dio, una forma di dossologia in cui l’uomo riconosce la propria dignità di figlio di Dio e, nello stesso tempo, di essere oppresso dalle difficoltà mortali con cui la vita quotidiana appesantisce il suo cammino. Kasper rende accorto il lettore della lunga storia degli effetti conosciuta dal Padre nostro e che quindi questa preghiera va compresa con il linguaggio e la sensibilità odierna.

Tre richieste essenziali

Le prime tre richieste vanno all’essenziale. Il discepolo non prega come bambino piccolo, ma con l’invocazione abba si rivolge con rispetto a una persona in cui ha fiducia, che riconosce essere fonte di vita, di paternità che custodisce, ama, protegge e dona vita (benché un certo numero di persone del nostro tempo possano avere o avere avuto un’esperienza molto negativa del proprio padre…). Da münding (maggiorenni) apriamo la bocca (Mund) con piena libertà per rivolgersi con fiducia al Padre fonte di vita, di luce, di forza e di fraternità. Dio è padre di tutti, e quindi tutti sono figli e fratelli fra di loro. Fratelli tutti è il titolo dell’ultima enciclica di papa Francesco. L’orante riconosce l’alterità di Dio rispetto a ogni realtà mondana («stai nei cieli»). Dalla Bibbia e dal NT il credente ha imparato che Dio è Padre soprattutto di Gesù Cristo, il Figlio suo. Il suo essere Padre illumina le paternità di vario tipo che esistono al mondo, smascherando quelle che abusano del loro ruolo per infliggere sottomissione e schiavitù. Il Dio Padre dei cristiani è un Dio rivoluzionario, che ama e custodisce in modo preferenziale i piccoli e i poveri che si affidano a lui.

Il nome identifica le persone, la loro identità profonda. Il nome “YHWH” qualifica il Dio della Bibbia come un Dio d’amore, presente per salvare, in piena libertà di modi e di tempi. Resta incatturabile e non manipolabile. Il suo nome non può essere pronunciato invano ma santificato, riconosciuto cioè come totalmente altro dalla realtà mondana. Il credente prega perché questo nome sia riconosciuto per quello che è, da tutti. Un Nome che, a partire dalle testimonianze bibliche, assicura presenza, salvezza, amore fedele, unità fra i credenti e nella creazione stessa. La richiesta è espressa al passivo, un passivum divinum. L’uomo deve onorare Dio, ma solo Lui può fare in modo che il suo Nome sia accettato da tutti in terra e in cielo.

Anche se il concetto di regno resta più o meno estraneo alla concezione moderna, esso svolge un ruolo centrale nella Bibbia. Gesù annuncia la regalità di Dio che si avvicina fino a toccare il mondo degli uomini. Lo annuncia con la parola, lo rende visibile con i prodigi, tenta di illustrarne la natura con parabole molto efficaci. Il regno di Dio non è di tipo politico, ma un regno di vita, pace, amore, giustizia, fraternità. Combacia con i frutti dello Spirito ricordati nella Lettera ai Galati. È una regalità che si instaura non in modo eclatante ma discreto, rispettando la libertà dell’uomo e, al contempo, possedendo una propria potenza automatica, capace di produrre esiti esaltanti a partire da inizi piccoli e insignificanti. Una potenza “dentro” le cose, come quella del lievito nella pasta. Giustamente è stato detto che Gesù Cristo è il Regno in persona. Il regno non combacia con la Chiesa, che ne è una primizia e un anticipo, ma sorpassa ogni confine culturale e religioso. Per esso occorre pregare, celebrarlo nell’anticipo dell’eucaristia, testimoniarlo con una vita coerente al vangelo.

Nel Padre nostro abbondano gli imperativi passivi divini: è Dio, infatti, che ha il ruolo principale nel santificare il suo Nome, far venire il suo Regno, far compiere la sua volontà come in cielo così sulla terra. La volontà di Dio non rappresenta un’eteronomia che uccide la libertà dell’uomo ma una teonomia amante dell’uomo, che fiorisce al suo interno come vita e luce. Essa propone all’uomo i paracarri minimali per rimanere nella libertà e nella vita procuratagli da Dio con la creazione e la liberazione dalla schiavitù dell’Egitto. La volontà di Dio è universale ed è salvifica. Assume e fonda, custodisce e fa crescere la libertà dell’uomo.

Tre beni sociali

Il male nel mondo c’è e non può essere negato né spiegato. Non lo ha fatto neppure Gesù, che pure lo ha assunto fino in fondo sconfiggendolo sulla croce. Ognuno deve vigilare sui propri comportamenti tendenti al male, perché Dio non rinuncia al giudizio sull’operato umano. Resta il fatto che Cristo ha vinto il male e dà la possibilità al credente di vivere una vita nell’amore. Non sarà tuttavia una vita esente dalla tentazione al male né dalle prove che permettono la crescita dell’uomo nella sua libertà e maturità completa. La liberazione dal male e dal non abbandono nella tentazione saranno l’ultima richiesta del Padre nostro.

Le altre due che precedono tale richiesta riguardano i bisogni socialidell’uomo. Il primo è quello del pane per vivere con dignità ogni giorno. Pane anche nel domani affidato all’ospitalità e anche forse il pane supersostanziale che allude all’eucaristia. L’uomo chiede a Dio il pane, ma non per questo non si impegna nel lavoro dignitoso e nella solidarietà di comparteciparlo alle persone e ai continenti in difficoltà e impoveriti dalla malvagità organizzata dei poteri forti.

Un bisogno personale e sociale forte è quello del perdono. Necessario chiederlo a Dio, necessario essere disponibili a concederlo al prossimo. I due perdoni sono collegati. Il perdono è una nuova creazione possibile solo a Dio e al suo Santo Spirito. In questo modo la vittima, l’uomo e la donna feriti dal male, ricevono nella preghiera la possibilità di non restare per sempre prigionieri dell’odio, dell’amarezza, ma giungere a vincere il male con il bene, recuperando la serenità e spezzando in tal modo il circolo vizioso che moltiplica solo la violenza, fosse anche legalizzata. Il perdono pacifica, anche se non esclude il giusto corso della giustizia umana.

Dio ci ha creati senza di noi, ma non ci redime senza di noi. Nel Padre nostro l’opera principale richiesta al Padre non esclude l’attiva partecipazione dell’uomo credente e di ogni persona di buona volontà alla edificazione del regno di Dio, che resta pur sempre dono divino.

Il mondo è pieno di tentazioni al male e anche di prove che permettono la crescita dell’uomo nella sua maturazione. Le tentazioni non solo e non tanto quelle sessuali; ce ne sono di molto peggiori, afferma Kasper. Sono quelle contro l’amore del prossimo, il cercare abilmente il proprio vantaggio, farla pagare cara a chi ci ha raggirato, far viver bene noi e male gli altri, rinfocolare il pettegolezzo, l’abuso di potere, le grandi tentazioni del denaro ecc. «Non deve essere necessariamente Dio a indurci in tutte queste tentazioni; tutti noi siamo già invischiati in esse» (p. 133). Il credente chiede a Dio di essere custodito nelle tentazioni, che non sono volute da Dio, in modo da non soccombervi miseramente. Chiede anche di essere custodito e sostenuto nelle prove, perché non si trasformino in tentazioni.

Così Kasper paragrafa la richiesta, di difficile interpretazione, che pur si riferisce alla traduzione tedesca «führe uns nicht in Versuchung» (= Non indurci in tentazione»): «Fa’ sì che per noi, che siamo deboli, queste tentazioni intese nel senso di prove non diventino tentazioni al male. Guidaci e custodiscici nella tentazione, non permettere che nella tentazione cadiamo» (p. 138).

Non si pensi, infine, che il male, il Maligno, il Diavolo, non esistano più e la preghiera per esserne liberati comprende i tre aspetti con cui esso è presente nel mondo. Il Diavolo ha la struttura di un essere, come gli esseri liberi. Esitiamo giustamente – prosegue Kasper – a riconoscere al diavolo la dignità di persona, e aggiunge: «Joseph Ratzinger coglie nel segno quando afferma che il diavolo è una persona in degrado, la caricatura e la perversione di una persona. Ha in sé come una smorfia, una pazzia e, in realtà, è folle» (p. 140).

Sulla croce Gesù ha assunto la totalità del male compiuto e patito dagli uomini e lo ha vinto con l’amore, la sua oblazione generosa e onerosa, la risurrezione, l’effusione/consegna dello Spirito Santo. Anche se non accennata da Kasper, penso che la preghiera di liberazione dalla tentazione possa avere anche una notazione escatologica e riferirsi quindi anche alla tragica possibilità di cadere nella tentazione decisiva e ultima della perdita della fede.

C’è chi afferma che il Padre nostro è una preghiera escatologica, da recitare pochissime volte, non in modo devozionale ma in riferimento alla massima serietà del momento escatologico…

Per meditare e pregare

Il Padre nostro si presenta quindi come una preghiera rivoluzionaria, capace di sconfiggere il delirio di onnipotenza dell’uomo, di sovvertire i criteri mondani di vita consolidati, di vincere il male che attanaglia il cuore l’uomo, di infondere speranza certa che il male può essere vinto in Gesù e che nel mondo possa regnare la vita di Dio, Padre buono di tutti i suoi figli. Egli ci invita e ci dà la forza per prenderci cura e responsabilità di tutti i fratelli che compaiono sulla faccia della terra.

Un libro utile per la meditazione e per la preghiera, questo di Kasper sul Padre nostro. Esso fa ritornare tutti alle cose essenziali, soprattutto a non sentirsi onnipotenti ma, al contrario, dipendenti da una un grazia originale proveniente da un Padre che ci ama, ci custodisce e desidera la vita piena per ciascuno dei suoi figli.


R. Mela, in SettimanaNews.it 14 novembre 2020